Gli
articoli che seguono sono stati già tutti pubblicati da
importanti testate giornalistiche ( Il Giorno, L'Espresso, Il
Corriere della Sera, La Repubblica, ed altri ). Per approfondire e
per sincerarsi dell'attendibilità delle informazioni
successive basta ricercare in Internet, su qualunque motore,
le
parole “chiave” di seguito riportate ed appariranno gli stessi
articoli, tali e quali.
Ma
cosa hanno in comune questi articoli. Cosa hanno in comune i loro
protagonisti, i luoghi, le circostanze, gli affari, le tragedie.
Vi
sembrerà paradossale, ma hanno in comune il nostro territorio.
Non ci credete ? Seguiteci un po'
.
Il
primo “protagonista “ è Mario
Chiesa.
Negli anni 2004, 2005 , 2006 ed oltre, “vince” una gara
d'appalto con Novaceta
Magenta.
Indovinate per cosa ? Per smaltimento
di rifiuti speciali.
Qualche
anno dopo viene
arrestato
nuovamente, dopo 17 anni da “mani pulite”. Eh si, il lupo perde
il pelo ma non il vizio, e la prorietà Novaceta, che deve
smaltire rifiuti, si rivolge a Mario Chiesa sapendo di trovare
un'ottima collaborazione.
Leggete
pure !
Arrestato
Chiesa: ancora tangenti
L'ex
presidente del Pio Albergo Trivulzio (già fermato nel '92 con
la mazzetta da 7 milioni che diede il via a Tangentopoli) è
considerato collettore di tangenti per un traffico di rifiuti.
Il
collettore di tangenti. Il
"mariuolo", come lo
definì Bettino Craxi prima di diventare il grande accusato.
Rispunta 17 anni dopo e Mario
Chiesa è sempre lui.
Dentro a un'indagine per tangenti sui rifiuti
illeciti. Lo chiamano "mister
10%", adesso. Come prima. Le mani sugli affari degli altri.
L'arresto
: Chiesa
è stato prelevato all'alba nella sua
casa di Milano
e portato in caserma, dove ha bevuto un caffè con l’ufficiale
che gli ha notificato il provvedimento restrittivo prima di entrare
a San Vittore.
È accusato di associazione
per delinquere finalizzata all’attività organizzata per il
traffico e la gestione illecita di rifiuti,
truffa aggravata ai danni di società pubbliche e private.
"Abbiamo provato stupore - racconta il colonnello Michele Sarno,
comandante dei carabinieri per la tutela dell’ambiente del gruppo
di Treviso - quando dalle intercettazioni telefoniche abbiamo capito
che ci siamo trovati davanti a un personaggio che ha fatto un po' la
storia d’Italia".
L'indagine
: Il
vasto traffico illecito di rifiuti è stato scoperto dal nucleo
operativo ecologico dei carabinieri di Milano ha eseguito 10
provvedimenti restrittivi emessi dalla magistratura di Busto
Arsizio.
Nel blitz, scattato alle prime ore di oggi, e coordinato
dal gruppo tutela ambiente di Treviso, sono impegnati oltre 150
militari dell’arma della regione Lombardia e del secondo nucleo
elicotteri di Orio al Serio, che stanno eseguendo anche 28
perquisizioni tra le province di Brescia, Milano, Como, Alessandria,
Pavia e Varese.
L’indagine che segue quella chiamata Grisù
del
2005 (19 arresti e 21 denunce), è iniziata nel giugno
2008 e ha accertato un un
traffico illecito di rifiuti pari a 2.700 tonnellate.
Grande
cervello Mario
Chiesa sarebbe riuscito a far annullare una gara d’appalto, già
vinta, rifare il bando e imporre come vincitrice una ditta della
"società".
Per gli investigatori era il gran
burattinaio del sistema al centro del quale c’era la Servizi
ecologici Milano (Sem), la società di cui è
amministratrice unica la sua seconda moglie, coadiuvata dal cognato,
e in cui opera il figlio avuto da Chiesa dalla prima moglie.
Il
secondo figlio è invece dipendente di un’altra società
al centro dell'inchiesta, la Solarese. Chiesa sarebbe stato il grande
elargitore: dava buoni benzina, buoni pasto e buoni d’abbigliamento
facendo triplicare lo stipendio di chi partecipava al sistema. Lui
avrebbe "controllato" le gare d’appalto vincendo al
ribasso. Poi
avrebbe "recuperato" con gli interessi facendo figurare
quintali di smaltimento di rifiuti molto al di sotto di quelli reali,
certificando servizi erogati, ma mai effettuati.
Così il costo finale sarebbe "lievitato" del 10%.
Il
mariuolo
Mario
Chiesa è uno dei dieci destinatari dei provvedimenti
restrittivi emessi dalla magistratura di Busto Arsizio per un vasto
traffico di rifiuti.
Chiesa,
65 anni, di Milano, è considerato dagli inquirenti il
collettore delle tangenti nella gestione del traffico illecito di
rifiuti.
L’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio, secondo gli
investigatori è
l’uomo
del 10%. Il nome di Chiesa è fortemente legato all’inchiesta
di Mani Pulite della magistratura di Milano degli anni ’90: è
con il suo arresto, avvenuto il 17 gennaio 1992, fatto in flagranza
di reato subito dopo avere intascato una busta con sette milioni di
lire, una rata di quella che doveva essere la tangente per concedere
l’appalto a una impresa di pulizia, che è iniziata la più
nota inchiesta di Tangentopoli. Con
l’arresto di Chiesa è emerso un vasto
retroscena di
concussione e corruzioni a largo raggio che ha poi coinvolti numerosi
esponenti della politica, della finanza e dell’imprenditoria.
Continuiamo
il nostro “fil-rouge” e vediamo da chi è chiamato Mario
Chiesa
per far “smaltire” i rifiuti dal sito produttivo magentino. C'è
una proprietà, la famiglia
Cimatti,
coinvolta in un crac finanziario di oltre 200 milioni di euro, e in
bancarotta fraudolenta. C'è un dirigente di Norman
'95
( di proprietà dei Cimatti ) , tale Palenzona
(
uomo forte di Unicredit
)
che
più tardi varcherà le soglie delle patrie galere, c'è
un consulente
della direzione di stabilimento,
ex
direttore generale
, ligure ma residente a Marcallo con Casone, già beccato dalla
Guardia di Finanza 5 / 6 anni prima per aver sversato in una cisterna
da 500.000 kg di olio combustibile idoneo alla combustione, una
enorme quantità di olio destinato, invece, allo smaltimento e
proveniente da un altro sito industriale dismesso.
Questa
associazione
di delinquenti
decide che i rifiuti tossici-speciali di Novaceta
Magenta
devono essere smaltiti da un
pregiudicato delinquente, tale, appunto,
Mario Chiesa.
Buona
Lettura !
hursday
21 july 2011
Bocciata
ieri la proposta di concordato preventivo, questa mattina il
Tribunale di Milano
ha
dichiarato il fallimento della Norman
95,
società
immobiliare della
famiglia
Cimatti
finita in crisi, dopo aver accumulato debiti
per 200 milioni di euro.
Negli anni Unicredit
è stato il principale creditore della società (57
milioni), un legame suggellato dal fatto che il vicepresidente della
banca, Fabrizio
Palenzona,
è stato anche vicepresidente della Norman dal 2001 al 2008.
L’immobiliare della famiglia Cimatti è stata finanziata
anche da Intesa Sanpaolo (45,4 milioni), Ubi (23,2 milioni) e da
altri otto istituti per un totale di 150 milioni di debiti bancari,
cui vanno aggiunti i debiti
erariali e l’esposizione verso i fornitori.
«Risultando
dalla situazione patrimoniale aggiornata debiti per un ammontare
complessivo di oltre 50 milioni di euro - si legge nella sentenza - a
fronte
di
un attivo stimato in circa 6 milioni di euro, la società versa
in grave squilibrio patrimoniale tale per cui non risulta in grado di
adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni».
Il
timore dei banchieri è che da questo fallimento possano
derivare complicazioni sotto il profilo
penale per
tutti gli ex amministratori
della società.
Non è un caso che sia stato tentato il possibile per evitare
che si arrivasse alla dichiarazione ufficiale del crac. La proposta
di concordato era stata accettata dalle banche, era stata ma bocciata
dal 70% dei fornitori. Nel respingere l’istanza, ieri, i giudici
hanno notato che il voto favorevole delle banche si è basato
su considerazioni più «complesse» rispetto alla
valutazione della probabilità di recupero dei crediti.
Tradotto: più che a recuperare i soldi, nell’accettare il
concordato i banchieri hanno forse pensato a evitare le eventuali
complicazioni giudiziarie del crac.
È
significativo che la proposta di concordato sia stata presentata da
un trio di soggetti – Concilium, dalla Fondazione
Cassa di risparmio
di Alessandria e alla Fondazione Crt (azionista quest’ultima di
Unicredit) – dietro il quale si intravede l’ombra dell’uomo
forte di Piazza Cordusio, grande regista peraltro della cacciata
dell’amministratore delegato Alessandro
Profumo.
Oltre
che politico di riferimento della Crt, Palenzona
è anche consigliere di amministrazione della Fondazione Cassa
di Risparmio di Alessandria, mentre Concilium è una società
controllata dall’imprenditore Vittorio Farina, patron della Ilte,
una delle maggiori stamperie italiane, di cui, secondo la Procura di
Napoli, sarebbe “procuratore" Luigi Bisignani. Ossia il
lobbista al centro delle indagini sulla P4, agli arresti domiciliari
da metà giugno, grande mediatore, secondo i pm napoletani, di
nomine e favori nelle aziende controllate dal Tesoro. È almeno
a partire dal 2005 che Palenzona e Bisignani hanno intessuto rapporti
sempre più stretti. In una telefonata, finita nelle
intercettazioni disposte dai magistrati napoletani, il vicepresidente
di Unicredit parlava così a Bisignani: «L’unico amico
mio che ho è Bisignani e Geronzi invece mi fa la guerra. Porca
puttana io sono contento di avere amico Bisignani, ricordatelo è
un onore per me». ( Fonte: www.linkiesta.it)
La Repubblica - Norman,
trema un altro immobiliarista milanese
10.12.2009
di
Ettore Livini
MILANO
- Trema un altro pezzo dell´immobiliare milanese. Il tribunale
meneghino dovrà decidere nei prossimi giorni il destino della
Norman
95, la società
controllata dalla
famiglia Coen e da Massimo Cimatti e
partecipata anche dal gruppo
Ligresti
(15% tramite Immobiliare Lombarda) e da Fondazione Cassa Alessandria
(9,6%). Sul tavolo dei giudici due alternative: il fallimento con la
liquidazione degli asset o il concordato preventivo del gruppo, messo
in ginocchio da quasi 200 milioni di debiti, tra gli altri verso
Unicredit (57 milioni), Intesa (45) e Ubi (23).
Il
salvataggio della Norman è assai complicato anche per la
conflittualità che ha visto contrapposti tra di loro negli
ultimi mesi i soci, Coen da una parte, Fondazione e Ligresti
dall´altra.
Una
serie di scontri culminati a fine ottobre con un braccio
di ferro sulla
nomina dei liquidatori del gruppo, risolta (in attesa di accettazione
degli interessati) conla
scelta di Alessandro
Manfredini per gli azionisti di riferimento e di Paolo Mariconda per
conto delle minoranze.
I
tempi, però, adesso sono strettissimi. I magistrati avrebbero
subordinato il via
libera a
un´eventuale concordato – sempre che arrivino proposte serie
– alla garanzia del pagamento degli stipendi
arretrati ai
dipendenti. E la loro decisione è attesa nelle prossime
ore.
Un
faro sul salvataggio di Norman – nel tentativo di arrivare a un
piano di salvataggio in extremis – l´hanno acceso nelle
ultime settimane la famiglia
Ligresti
e la Fondazione piemontese, il cui consigliere Fabrizio
Palenzona
(che
è pure vicepresidente del creditore Unicredit)
è stato a lungo numero due della società
immobiliare di Cimatti.
Nei giorni scorsi sarebbe stata preparata una sorta di bozza
preliminare di intervento per evitare il crac, con la creazione di
una newco che avrebbe tra i suoi soci alcuni dei creditori,
Immobiliare Lombarda e le Fondazioni bancarie interessate (forse pure
quella di Asti). Un interesse di massima per partecipare
all´operazione sarebbe stato espresso anche dallo stampatore
Vittorio Farina, da tempo attivissimo sul fronte del mattone. Il
piano però potrà scattare davvero solo il tribunale non
farà scattare il fallimento del gruppo.
Sotto
il cappello della Norman, oltre ai debiti, ci sono anche degli asset
di valore come Sansicario,
cinque piani a reddito del Wtc a Bruxelles, alcuni progetti
immobiliari a Milano e cespiti alberghieri. Le tre principali
controllate sono la Sofie (partecipata al 42% da Fondazione Cassa
Alessandria) specializzata nella valorizzazione di iniziative
immobiliari, la Ream – una Sgr che nel capitale, oltre a Norman e
Alessandria, ha anche la Fondazione cassa Asti – e Gladstone, la
holding cui sono affidati i piani di sviluppo (completati per un
terzo) sulla località sciistica piemontese.
Abbiamo
dunque visto come i rifiuti speciali di Novaceta Magenta sono il
“collante” per “galantuomi” che si chiamano Mario
Chiesa, Cimatti, Palanzona,
un residente
di Marcallo
con Casone, e poi di Unicredit
e Norman
'95.
La
gentaglia di cui sopra ne hanno fatte di tutti i colori, ma i loro
progetti di speculare sulle aree hanno incassato un colpo notevole ed
imprevisto. Un knock-out inferto dal vincolo industriale sulle aree
arrivato, a sorpresa, dal consiglio comunale di Magenta.
Si
affacciano nella nostra Città altri personaggi di spicco (
sempre delle patrie galere ) . I nuovi attori sono : “ the family
“, ovvero la famiglia
Ligresti (
quasi tutti in gattabuia e qualcuno contumace ), Gianni
Lettieri (
coinvolto in numerosi processi e fallimenti ) sponsorizzato alla
candidatura a Sindaco di Napoli dai pregiudicati Nicola
Cosentino,
già deputato PDL e capogruppo di Lettieri ed il già
delinquente, Silvio
Berlusconi.
Lettieri
dirà
di Cosentino :” Cosentino è amico mio, ed
allora
? “, Berlusconi dirà
di Cosentino : ” per
Cosentino, garantisco io ! “.
Come
si dice da pregiudicato a pregiudicato !
Infine
ricordiamo i benefattori della Città di Magenta: Ligresti
e Lettieri
sono soci di " I.&
S. mediterraneo " che deteneva il 15% di Novaceta.
Gianni
Lettieri, il candidato
sindaco di Napoli e il lato oscuro della sua attività
imprenditoriale in un'inchiesta dell'Espresso
Una fortuna con
origini misteriose, una scia di aziende fallite alle spalle, numerose
amicizie nelle stanze del potere: l'inchiesta del settimanale
L'Espresso fa luce sulle molte ombre del candidato sindaco del Pdl
per le elezioni comunali di Napoli 2011, Gianni
Lettieri.
Gianni
Lettieri,
il candidato sindaco di Napoli dato per favorito alle prossime
elezioni
comunali 2011,
finisce sotto la lente
d'ingrandimento del
settimanale d'inchiesta L'Espresso.
Secondo i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianfrancesco Turano, la
fortuna economica dell'imprenditore napoletano prestato alla politica
avrebbe“origini
misteriose” mentre
nel suo passato ci sarebbero una sfilza di imprese fallite.
L'inchiesta prende spunto dalle parole del sentatore Emiddio Novi,
che nel 2006 in Commissione Antimafia chiedeva: “Come
mai da modesto imprenditore che alloggiava in un modesto appartamento
di 120 metri
quadri a
Salita Arenella numero 9, in pochissimi anni si trasforma in un
imprenditore di questo livello… Chi stava dietro questo signor
Lettieri? Quali erano i rapporti di questo signore con la politica?
Qual era il sistema di potere?”
L'Espresso
sottolinea
quanto poco si sappia dell'uomo della Confindustria Napoli e solleva
dubbi sulla sua finanziaria Meridie, che – stando a quanto scrivono
Fittipaldi e Turano – avrebbe all'interno un “fiduciario della
‘ndrangheta”. L'articolo continua ricordando che la laurea
honoris causa viene
conferita pochi mesi fa a Gianni Lettieri dall'università
privata napoletana Parthenope,
il cui preside sarebbe stato nominato nel collegio sindacale di una
società dello stesso candidato sindaco di Napoli alle elezioni
2011.
L'Espresso
mette
in dubbio anche le capacità
imprenditoriali di
Gianni Lettieri, il cui nome sarebbe collegato a svariate aziende
fallite o
finite in liquidazione. Tra queste ci sarebbe proprio la finanziaria
Meridie, che si trova in amministrazione straordinaria da Bankitalia.
Altro affare condotto da Lettieri sarebbe l'acquisto del 25% della
compagnia aerea Livingstone, finita in insolvenza a novembre. Infine,
una controllata che costruisce pannelli fotovoltaici avrebbe subito
una perdita netta di due milioni di euro.
Gianni Lettieri è
candidato sindaco di Napoli per il centrodestra, ma è finito
sotto processo per truffa con il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca,
che invece è di centrosinistra. Il motivo è la
trasformazione di alcuni terreni su cui Lettieri aveva fabbriche di
jeans a uso commerciale
e residenziale.
Nonostante questi fallimenti,L'Espresso
elenca
i numerosi sostenitori di Gianni Lettieri: vanno dal Cardinale
Crescenzio Sepe,
fino all'ex-governatore della Campania, Antonio
Bassolino.
Senza dimenticare l'uomo che lo ha proposto a Silvio Berlusconi,
Nicola
Cosentino –
su cui spicca un mandato di arresto per associazione camorristica con
il clan dei Casalesi.
...continua...