sabato 17 novembre 2012

14 novembre, grande giornata di lotta europea contro le politiche di austerità


Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro  "condanna in modo netto l' aggressione poliziesca agli studenti a Roma e in numerose altre città, aggressione del tutto ingiustificata e motivata solo dalla volontà del potere di evitare che i cortei arrivassero in vista dei palazzi della politica" . Riportiamo di seguito un articolo pubblicato dal sito milanese di Sinistra Critica. Ne condividiamo totalmente il contenuto. Restiamo indignati dal comportamento delle forze "dell'ordine", restiamo indignati per gli ordini che i "manovali del manganello" eseguono con estremo zelo, restiamo disgustati perchè questo zelo viene espresso contro gli studenti e contro i lavoratori, contro cioè quelle categorie già massacrate da una crisi socio-economica prodotta dalle banche e da una classe dirigente corrotta. Centinaia di migliaia di lavoratori che perdono il posto di lavoro, milioni di giovani senza alcun futuro. Contro queste persone si manifesta l'indole fascista di gran parte dei componenti delle forze "dell'ordine " . Prende slancio la frustazione e la repressione di costoro che devono, ed hanno dovuto, schierarsi a protezione dei Fiorito, dei Belsito, dei Lusi, dei Berlusconi, dei Bossi, dei Brancher,dei Ciarrapico, dei Cosentino e di tanti altri ancora, tanto per fare un numero , di quei 117 parlamentari indagati o condannati che decidono per la nostra vita e le nostre speranze. A questi "galantuomini", le "forze dell'ordine" , incontrandoli, fanno scattare i tacchi in segno di saluto, alla gente onesta, ai lavoratori e studenti senza futuro, salutandoli, fanno scattare i manganelli !
M.P.D.L.
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14 novembre, grande giornata di lotta europea contro le politiche di austerità

Come in gran parte degli altri paesi della UE, oggi anche in Italia centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, di studentesse e di studenti, sono scesi in piazza oggi nella giornata dello sciopero generale europeo.
La mobilitazione ha rotto gli argini soprattutto grazie allo straordinario sviluppo nelle scuole di tutto il paese, tra le studentesse e gli studenti medi e tra gli insegnanti di un vasto movimento per la difesa della scuola pubblica, contro tutte le misure del governo che, in nome dell'austerità, puntano a una vera e propria distruzione della scuola pubblica, lasciando i giovani senza alcuna prospettiva del futuro.
L'irruzione sulla scena politica e sociale di un vero movimento di massa, di cui si avevano avuto le prime timide avvisaglie con la manifestazione del 27, e poi ancor più con la grande giornata romana degli insegnanti del 10 novembre.
Una ventata di aria fresca che ha, tra l'altro, scompaginato il misero castello di carte delle primarie del Pd e della contemporanea scimmiottatura del Pdl.
E' in questo quadro che si spiega la violenta reazione degli apparati polizieschi contro le/i manifestanti: porre da subito un argine contro lo sviluppo del movimento.
Sinistra Critica condanna in modo netto la aggressione poliziesca agli studenti a Roma e in numerose altre città, aggressione del tutto ingiustificata e motivata solo dalla volontà del potere di evitare che i cortei arrivassero in vista dei palazzi della politica. Cariche violentissime per spaventare, per "insegnare" ai giovani studenti di stare "al loro posto", nella gabbia stabilita dal sistema e di rinunciare a ribellarsi e lottare.
In tutta Europa le mobilitazioni circondano e assediano i luoghi del potere politico, parlamenti o palazzi governativi, ma anche i luoghi simboli del potere economico e finanziario. In Italia, dove il discredito della casta politica raggiunge i massimi livelli internazionali, secondo le compatibilità stabilite dalle “forze dell'ordine” occorre mantenere le proteste lontano, per evitare che l'opposizione contro l'austerità si combini con il rifiuto della “casta”, che altro non sono che i gestori politici delle scelte della borghesia.
Così centinaia di giovani sono stati fermati e identificati, numerosi sono stati denunciati, tantissimi sono stati picchiati a freddo. Sinistra Critica chiede l'immediato rilascio degli arrestati e l'archiviazione di tutte le denunce.
Il governo, evidentemente, sente che il clima nel paese sta cambiando e che sta esaurendosi quel torpore sociale che faceva dire a Monti nei suoi tour europei che tutto il popolo italiano condivideva la sua politica.
La mobilitazione odierna segna quindi un grande passo avanti nella costruzione di un movimento di massa plurale contro il governo delle banche e le sue politiche.
Bisogna continuare.
Le militanti e i militanti di Sinistra Critica si impegneranno fino in fondo per ampliare le dinamiche di lotta, per favorire l'autorganizzazione democratica delle/degli insegnanti, delle studentesse/degli studenti, delle lavoratrici e dei lavoratori e far convergere tutte le opposizioni sociali e politiche al governo Monti.
E' possibile costruire nuove occasioni di mobilitazione continentale, è possibile avanzare verso lo sciopero europeo contro i signori della finanza, le oligarchie borghesi europee e i governi e le istituzioni che ne difendono gli interessi.
Per questo non solo siamo dalla parte di chi è stato picchiato/a, fermato/a, arrestato/a, ma torneremo in piazza anche nei prossimi giorni, tutti e tutte insieme.
Esecutivo nazionale Sinistra Critica

giovedì 1 novembre 2012

VIOLENZA E RAPPRESAGLIA SOTTO IL CIELO GRIGIO DEL LINGOTTO.

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di Franco Turigliatto
Arroganza, brutalità, violenza è questo il linguaggio che la direzione Fiat ha usato ripetutamente nel corso della sua storia e che Marchionne esprime oggi fino in fondo. Il padrone sono io e utilizzo come mi pare la forza lavoro e, se lo stato di diritto presuppone ancora il rispetto della legge e delle sentenze della magistratura, passo direttamente alla rappresaglia, al ricatto più brutale, per seminare il risentimento, la rabbia e lo scontro diretto tra i lavoratori.
La famosa lotta di classe si esprime con ferocia a senso unico, come avviene da molti anni a questa parte e Marchionne tira la volata a tutto il padronato per riaffermare il totale dominio del capitale sul lavoro, facendo a pezzi quello che diverse generazioni di lavoratrici e lavoratori erano riusciti a costruire di diritti conquistati, unità, solidarietà all’interno della classe operaia. C’è piena sintonia tra i nuovi padroni industriali e finanziari del vapore e i personaggi che occupano i posti del governo; appartengono alla stessa classe, il loro linguaggio esprime le stesse concezioni, la pretesa di essere veramente la casta intoccabile, l’upper class, depositaria di un diritto superiore e divino sulla base dei rapporti sociali capitalisti; quei rapporti sociali che garantiscono loro profitti e rendite e che essi vogliono difendere con le unghie e coi denti, a partire dal cosciente progetto di infliggere una sconfitta storica al movimento dei lavoratori sul vecchio continente.
Marchionne non avrebbe potuto commettere le infamie che ha già commesso e sta commettendo, calpestando norme costituzionali e leggi ordinarie, se non ci fosse stato il pieno sostegno, non solo dei suoi compari capitalisti, ma dei governi che si sono succeduti, delle istituzioni, della stragrande maggioranza dei partiti politici, del ruolo vergognosamente complice dei sindacati strapuntino e dell’inerzia colpevole della stessa CGIL. Per non parlare del ruolo dei giornali che sono da anni un braccio fondamentale del padronato nella sua guerra contro classe lavoratrice.
Di fronte a questa ennesima ferita ai diritti è necessaria una grande risposta, un movimento unitario contro la protervia della Fiat, ma anche contro tutti coloro, governo in primis, che stanno portando avanti un vero e proprio massacro sociale. Chiediamo alle organizzazioni sindacali una risposta all’altezza, una vasta campagna di tutti quelli che hanno a cuore le sorti della classe lavoratrice e della democrazia stessa per fare argine alla offensiva della Fiat e dei padroni. E questo argine va costruito ora; già troppo tempo è passato senza che ci fosse una risposta all’altezza dello scontro imposto dalla classe padronale. Non si può lasciare andare in giro impunemente Marchionne, non si può lasciare nelle mani degli Agnelli la più grande azienda del paese.
Marchionne è forte e violento contro chi è più debole, mentre invece non è altrettanto bravo a competere coi suoi simili, cioè con gli altri produttori di auto in Europa, dove la Fiat da anni soccombe. L’attacco a Pomigliano serve anche a mettere in secondo piano il “famoso piano di rilancio” che aveva preannunciato per la fine di ottobre e che si è rivelato ancora una volta un generico “bidone” insussistente.
Poco di nuovo infatti sotto il cielo grigio del Lingotto, dove l’ennesimo “piano produttivo” della Fiat-Chrysler, è ancora una volta il gioco dei modelli che vengono di anno in anno spostati da uno stabilimento all’altro, in un susseguirsi di vaghe promesse, che non possono certo rassicurare le lavoratrici e i lavoratori e dare indicazioni certe su quelli che saranno i reali insediamenti produttivi del futuro. Le novità, se ci saranno, sono ipotizzate per il 2015, 2016 privilegiando le gamme alte di modelli e puntando sulle esportazioni. C’è da chiedersi quale sarà il mercato europeo dell’auto tra qualche anno, per ora presidiato saldamente dalle case tedesche.
Marchionne promette che non chiuderà altri insediamenti produttivi in Italia dimenticandosi che, nel frattempo, ha chiuso Termini Imerese, l’Irisbus e la Cnh di Modena
Le uniche cose certe sono che il mercato europeo per la Fiat è oscuro, che le nuove produzioni sono rimandate sempre più in là, che il marchio Lancia sta per scomparire, ma soprattutto che molti altri anni di cassa integrazione e di redditi saccheggiati. attendono i lavoratori. Naturalmente anche solo per garantire loro questi salari da fame occorrerà che i soldi li metta lo stato con la cassa integrazione in deroga. E questa è un’altra certezza, che i soldi pubblici sono sempre i benvenuti e soprattutto richiesti come specificato nel velenoso comunicato stampa dell’azienda che chiama ancora una volta i sindacati complici a comportarsi da servi vigliacchi e sciocchi e ad attaccare, senza nominarla, la FIOM, colpevole di porre ostacoli “alle magnifiche sorti progressive” dell’azienda contro “gli interessi del paese e soprattutto degli stessi lavoratori”.
Gli utili per gli azionisti (1,2 miliardi), garantiti dall’attività in America, vanno abbastanza bene, ma l’azienda nel 2014 non raggiungerà i 6 milioni di vetture preventivate, ma si attesterà, secondo le previsioni di Marchionne solo a 4,8 milioni prodotte; in compenso l’indebitamento netto già alto (5,4 miliardi) è salito in soli tre mesi ai 6,5 miliardi.
Naturalmente Marchionne e Elkan fanno il loro gioco e i loro interessi, fortemente facilitati dal comportamento vergognoso di governo, partiti e media di pieno sostegno agli interessi privati degli azionisti dell’azienda, contro gli interessi dei lavoratori, dei territori interessati e del paese stesso.
In realtà siamo sempre al punto di partenza. L’impasse della più grande azienda italiana e le scelte dei suoi dirigenti pongono quattro ordini di problemi di primaria grandezza:
l’occupazione per molte decine di migliaia di lavoratori, anzi per molte centinaia di migliaia di considerando l’insieme del sistema produttivo delle automotive;
le ricadute che tutto questo ha sul tessuto produttivo e sulle regioni che ne sono più direttamente interessate;
la necessità di una indispensabile riconversione industriale (non si può continuare a produrre auto all’infinito); la crisi del mercato lo dimostra, ma soprattutto la impongono le esigenze ambientali e ecologiche;
la necessità quindi di un piano complessivo che ridisegni la mobilità, in un quadro di utilità pubblica, di compatibilità ambientali, di garanzia occupazionali e di reddito per tutte e tutti.
Pensare che tutto questo possano farlo dei privati è credere ai miracoli. L’intervento pubblico per cominciare anche solo ad affrontare questi problemi è inevitabile e necessario. Lo è perché in ogni caso lo stato è chiamato a mettere i soldi per gli ammortizzatori sociali per garantire gli interessi padronali e la “pace sociale”. Ma allora tanto vale utilizzare i soldi pubblici ad un livello anche più cospicuo, per dare una soluzione complessiva all’insieme delle sfide prima richiamate.
E’ per queste ragioni di fondo che il nodo dell’esproprio della Fiat è posto; questa azienda va sottratta agli interessi di famiglia Agnelli e soci e posta sotto il controllo pubblico, o, per meglio dire, sotto controllo sociale, cioè sotto il controllo dei diretti interessati, lavoratrici e lavoratori, ingegneri, organizzazioni sindacali, territori, per costruire insieme questo reale piano alternativo, che risponda ai diversi bisogni ed esigenze. E questo è ancora più necessario alla luce delle scelte violente e antidemocratiche della direzione e della proprietà attuale della Fiat
Si dirà che non ci sono le condizioni: non c’è la consapevolezza dell’opinione pubblica, né l’attenzione dei protagonisti, i rapporti di forza, ma, dentro la grande crisi e di fronte alle sfide drammatiche poste, i fatti, le coscienze, i rapporti di forza possono anche cambiare. Ai sindacati che vogliono difendere gli interessi dei lavoratori, alle forze politiche che pretendono di essere sulla stessa lunghezza d’onda chiediamo, perché ne hanno il dovere, di mettere in campo tutti insieme una vasta campagna politica e sociale per sostenere che la Fiat, e con essa, tante altre aziende, sono un “bene comune” e in quanto tali vanno difese, devono diventare di proprietà pubblica e sociale riconvertite in funzione dei bisogni della collettività.

mercoledì 31 ottobre 2012

Facebook...che pa..e !



Certo che Facebook è uno strumento formidabile per la diffusione delle notizie, non importa se sono vere o false, se sono meritevoli d’interesse o tendenziose, l’importante è che circolano. Ricordo sempre con grande interesse una commedia, conosciuta solo da pochi, del grande Eduardo che si intitolava “ le bugie con le gambe lunghe” . Ebbene, il grande drammaturgo napoletano sosteneva che le bugie dovevano avere le gambe lunghe, perché avevano bisogno di girare per il mondo e diffondersi, sostituendosi alle verità che, al contrario, avevano sempre le gambe corte, poiché, se non erano di gradimento del padrone (la metafora è il riferimento ai media, quindi alle televisioni, ai giornali ed a tutti i mezzi di comunicazione), quest’ultimo “ gli spezza le gambe” , le fa diventare corte e non possono più raggiungere la gente. Quindi bugie che camminano e verità che restano ferme. Ricordo le bugie diffuse da Colin Power e da Bush quando in televisione, mostrando un’ampollina di vetro, dichiararono che bisognava invadere l’Iraq e destabilizzare Saddam Hussein poiché deteneva armi di distruzione di massa. Questa era la bugia “che doveva girare “, mentre le verità taciute erano gli interessi petroliferi. Andando poi sulle cose nostrane, fino a qualche mese fa, sulle televisioni italiane circolavano le notizie che per tutelare gli Italiani da un’inefficace e lenta giustizia bisognava fare (e sono state fatte) leggi come il falso in bilancio, la Cirielli, il lodo Alfano, etc. La verità nascosta era quella invece che tali leggi servivano solo e soltanto ad un presidente del consiglio che aveva bisogno di nascondere le nefandezze sue personali e delle sue aziende.
Arriviamo a casa nostra. Facebook ci fa leggere del Consigliere Comunale Manuel Vulcano promotore di un Consiglio Comunale aperto. In effetti l’iniziativa è stata promossa dal Movimento Popolare Dignità e Lavoro e da Comune Solidale. Pur riconoscendo al compagno Manuel interessamenti pregressi sulla questione Novaceta, c’è bisogno però di correggere la notizia, perché , così com’è stata data, non corrisponde a verità. Mettiamo tutto in ordine.
  1. La missione di un Consigliere Comunale è quella di raccogliere, gli umori dei concittadini, di ascoltare le loro problematiche, di dare loro voce istituzionale e coinvolgere la Giunta Comunale in modo tale da deliberare soluzioni indirizzate al benessere della comunità.
  2. I numeri ottenuti dalla lista Movimento Popolare Dignità e Lavoro / Comune Solidale durante l’ultima consultazione amministrativa magentina non hanno consentito una rappresentanza della stessa in Consiglio Comunale. Sono mancati una manciata di voti che sarebbero stati, invece, ininfluenti se la lista avesse fatto alleanze elettorali, cosa ritenuta non perseguibile a causa di assoluta mancanza di programmi condivisi.
  3. Movimento Popolare Dignità e Lavoro, già da subito dopo il responso elettorale, nel rispetto del vero spirito Leninista (nessuna alleanza se questa è solo fucina di poltrone), ha continuato le battaglie a sostegno delle lotte dei lavoratori e dei diritti di tutti.
  4. Il giorno 2 luglio u.s. il Movimento Popolare Dignità e Lavoro e Comune Solidale ha presentano una richiesta al Presidente del Consiglio di Magenta (e quindi ai Consiglieri,tutti) per un Consiglio Comunale aperto e per discutere in merito alle crisi occupazionali del territorio ed in particolare delle questioni Saffa e Novaceta (quest’ultima con 130 licenziamenti operativi dal 23 luglio).
  5. Al documento di cui sopra, protocollato il 09 luglio u.s. fa seguito un'intesa tra le parti per riproporre la questione dopo la pausa estiva.
  6. Ai primi di ottobre al Movimento Popolare Dignità e Lavoro viene chiesto, dal Consigliere Vulcano e dall’Assessore Garegnani un incontro preliminare in merito alla richiesta di Consiglio.
  7. Ieri sera infine, Vulcano ha partecipato alla riunione dei Capi-gruppo e, se lo riterrà opportuno, ci ragguaglierà nel merito delle decisioni assunte a fronte della nostra richiesta.
In attesa che i buoni propositi si traducono in fatti , facciamo “camminare” anche altre verità :

A - Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro, pur “senza poltrone” continua a fare tutto
quanto è possibile a sostegno dei cittadini, e nella fattispecie, ha chiesto un Consiglio
Comunale aperto già dal luglio scorso.

B - Solo in questi giorni, forse, il Consiglio Comunale stabilirà una data per il consiglio aperto.

C - Sebbene tutti i capi-gruppo risultassero informati in merito alla richiesta del M.P.D.L., il
solo Consigliere Vulcano ed Assessore Garegnani ( e ne diamo loro atto ), hanno
avuto la sensibilità di interessarsi al problema.

M.P.D.L.
Mario De Luca

lunedì 15 ottobre 2012

UNA BUONA NOTIZIA

E dopo Formigoni?

NOTA QUOTIDIANA
La crisi del sistema di potere che ha cementato il presidente della Lombardia è una buona notizia. Di quel potere il Pd è stato complice, come dimostra Penati. Ora si parla di Tabacci. L'alternativa, ovviamente, è un'altra.
La parola fine messa alla carriera politica del “governatore” della regione Lombardia Roberto Formigoni è una buona notizia.
Formigoni è presidente della regione Lombardia ormai da quasi 20 anni e certamente le condizioni politiche e sociali per le cittadine e i cittadini lombardi in questi stessi anni sono certamente peggiorate.
I motivi specifici per cui oggi il “governatore” è costretto ad abbandonare il suo posto – con tempi ancora incerti e che cercherà di condizionare con la sua solita arroganza decisionista – parlano d corruzione, di legami tra politica e malaffare, di sistema politico malato e reso quasi “ingovernabile” da chi avrebbe dovuto garantire proprio governabilità “a vita”.
Quello di cui poco si parla è però il “sistema Formigoni” e cioè la stretta relazione tra politica, economia (imprese) e finanza che il governatore ha costruito intorno a sé e alla Compagnia delle opere (e dintorni). Un sistema nel quale la progressiva privatizzazione di servizi formativi, sanitari e sociali è stata una grande occasione di business per le imprese amiche (specialmente del circuito della CdO) e la costituzione di un sistema di potere lombardo per cui i grandi appalti (dalle autostrade all’Expo), i fondi europei per lo “sviluppo”, i vari voucher per la gestione e finanziamento dei servizi rappresentavano (e ancora rappresentano) il cemento di un blocco di potere tra imprese, banche e ceto politico di centrodestra.
Un sistema che – come a livello nazionale e locale – è costruito sul debito pubblico che aiuta i profitti del sistema bancario e viene fatto pagare a lavoratrici e lavoratori (e disoccupate/i e pensionate/i) con le politiche di taglio ai servizi e di austerità.
Evidente l’accordo con la Lega Nord per la sua partecipazione a questo sistema di potere (tanto che l’unico che ha provato a metterlo in discussione – l’ex assessore leghista Alessandro Cè – prima è stato rimosso dal suo posto, poi dalla stessa lega Nord…).
Ma altrettanto evidente la connivenza del centrosinistra e delle sue espressioni economico-finanziarie, che hanno partecipato a questo sistema e che ne hanno condiviso le basi materiali e ideologiche: privatizzare, sostenere le imprese, un’economia regionale che sfruttasse i “grandi eventi” e gli appalti di cementificazione del territorio. L’esempio “fisico” di questa connivenza è la figura di Filippo Penati – che con Formigoni ha sempre lavorato con estrema tranquillità e condivisione nei suoi anni da presidente della Provincia.
Oggi il Pd guida la “rivolta morale” – mentre è stato incapace di condurre un’opposizione degna di questo nome sia sul piano istituzionale che su quello sociale e politico. Ma con quale credibilità?
Si parla di una candidatura di Bruno Tabacci per il centrosinistra, e sarebbe una scelta comprensibile: dopo aver guidato la transizione nel Comune di Milano (presentando un bilancio che si basa sul riconoscimento della legittimità del debito e quindi sui tagli della spesa), potrebbe “legittimamente” guidare anche questa transizione, ricostruendo un blocco di potere che faccia a meno di Formigoni, distribuisca meglio le risorse del potere stesso tra i vari gruppi di interesse politico-economici e lavi le mani alla politica ormai squalificata.
Di fronte a questo scenario non siamo sicuramente tra quelli che si mettono in moto per un appello a “primarie del centrosinistra” perché da lì non potrà passare alcuna alternativa.
L’alternativa può nascere e rafforzarsi solamente sulle ragioni e la forza di soggetti e movimenti sociali e territoriali – lavoratrici e lavoratori che difendono il loro posto di lavoro, studenti che vogliono un’altra idea e pratica della formazione gratuita e universale, cittadine/i in lotta contro la distruzione del territorio e dell’ambiente – e da loro provare a ricostruire le ragioni e la forza di un progetto di sinistra. Sarebbe interessante provarci.
Pietro Maestri

sabato 6 ottobre 2012

LETTERA APERTA A PIERLUIGI BERSANI




Ecco chi si propone alla guida del nostro Paese !
Dopo venti anni di  "macchiette" berlusconiane e di intrallazzi di PDL e Lega, affilano le armi ( tra di loro ) i Democratici di una se-dicente sinistra che di sinistra non ha nulla. E' sotto gli occhi di tutti il prosieguo dello sfascio del nostro Paese a cura del governo Monti sostenuto da PDL, PD e UDC. Un governo, quello attuale, che mira soprattutto alla salvaguardia degli interessi delle Banche, dei poteri forti e che nulla propone ( anzi ) per la tutela dei diritti dei lavoratori e per la salvaguardia dei posti di lavoro, delle imprese italiane, della cultura, delle nostre università, della nostra ricerca, dei nostri giovani.
Gli Italiani, in nome della più grande "bufala", il cosiddetto VOTO UTILE si apprestano a rieleggere i complici della disfatta del nostro Paese.
A distanza di due anni vogliamo ricordare la visita magentina di un possibile nuovo inquilino di Palazzo Chigi, vogliamo ricordare, nel nostro piccolo di Città di Provincia, le promesse non mantenute, vogliamo ribadire L'INUTILITA' DEL VOTO UTILE, vogliamo anche prendere, come abbiamo fatto da anni e molto prima delle amministrative magentine, le distanze da una sinistra locale che non ci appartiene e non ci rappresenta.
Vogliamo , invece, ricordare che a Magenta come nel resto del Paese esiste ancora una Sinistra di lotta, senza compromessi ed intrallazzi e che può, con orgoglio, ribadire che " NOI NON SIAMO TUTTI UGUALI"
Sinistra Critica ed il Movimento Popolare Dignità e Lavoro

Lettera aperta a Pierluigi Bersani

Caro Pierliuigi,
ti voglio raccontare  l’Italia. L’Italia delle mistificazioni, l’Italia che non c’è. L’Italia che appare ma che non esiste.  L’Italia che è lontana dai problemi  reali, l’Italia lontana dai problemi dei lavoratori. Insomma, ti voglio raccontare l’Italia “delle tre carte”.
Questa vince e questa perde ! L’Italia che spesso descrivi tu quando, giustamente, devi
sottolineare la inadeguatezza di chi ci governava (e diciamo anche di chi ci governa), quell’Italia che però, quando ti serve, la usi anche tu.
A seguito della tua visita magentina (era l’8 ottobre del 2010),scriveva un giornale locale :
” Visita improvvisa, ma fortemente voluta quella di Pierluigi Bersani,..prima davanti ai cancelli della Novaceta, realtà in crisi con centinaia di lavoratori…” .Grazie Pierluigi della tua visita, grazie, se non ci fosse stato un piccolo problema: i tuoi rappresentanti locali, pur pubblicizzando la notizia, non avevano avvertito il comitato dei lavoratori. Si erano però affrettati ad esporre le bandiere di partito. Allora, i lavoratori chiesero di non esporle, così come si era sempre evitato di esporre anche le bandiere di partito riferite a quei compagni che hanno trascorso invece, insieme ai lavoratori, il Natale, il capodanno, il ferragosto, che hanno volantinato in città, che hanno raccolto firme per far decadere aberranti delibere sul PGT cittadino.
Nonostante la “visita improvvisa”, avremmo voluto chiederti alcune cose, ma fummo interrotti da una persona, presente sul piazzale Novaceta solo in occasione del tuo arrivo, che, sostenendo il tuo “carisma”, sentenziò :”In questi anni si son dette tante parole, ma ci sono stati pochi fatti “. Così ti “assisteva” il sindacalista (Segretario di zona ) , presente quella mattina tra i lavoratori e supportato a sua volta solo da una decina di impiegati che dalla chiusura della fabbrica, a differenza dei circa duecento operai, non avevano perso un solo euro. Ebbene, viva la mistificazione. Quel pseudo sindacalista, tutore dei colletti bianchi e  del curatore fallimentare  ( a cui molte volte e pubblicamente ha rivolto ringraziamenti per il lavoro che stava compiendo ! ), tra i lavoratori in lotta, NON SI ERA MAI VISTO PRIMA !
Questo è il Paese che non c’è ! Hai parlato con chi non soffre, e non vogliamo
dire altro. Poi, raccontava ancora il giornale magentino, che la tua visita è continuata “in una realtà in espansione e capace di proporsi con forza anche sui mercati esteri “. Siamo contenti per questa realtà magentina. Ma qualora tu dovessi ricordarti di Magenta (evento calcolato statisticamente con probabilità eguali ad un secondo su duemila anni luce) e trovarti a colloquio col nuovo ministro dello sviluppo, cosa gli dirai ? Dirai che a Magenta tutto va bene ? Noi siamo, invece, quelli a cui va male e siamo anche un po’ incazzati perché, nel frattempo, siamo stati definitivamente licenziati. A proposito, ma la tua promessa di interessarti al caso Novaceta ( era l’8 ottobre del 2010 ) com’è finita ? I fatti ci dicono che in un anno, abbiamo ricevuto da te solo un assordante silenzio. Novaceta, infatti, giusto un anno dopo, ha dato inizio alla demolizione degli impianti.
Ah ! dimenticavo, nonostante la tua promessa non mantenuta ( ma a dire il vero anche di quelle fatte e non mantenute dal PDL e dalla Lega Nord ) le elezioni amministrative ti hanno premiato. Ti comunico, infatti, che a Magenta ha vinto il tuo partito e sono già cinque mesi che governa la Città. Anche questi “nuovi” amministratori locali hanno dei progetti sull’occupazione del magentino.
Tutta la Città sta’ facendo ogni scongiuro possibile !
Mario De Luca
Movimento Popolare Dignità e Lavoro