mercoledì 14 agosto 2019

Beni confiscabili, criminalità o delinquenza "comune", che differenza fa ?










Segnalo, di seguito, un articolo, di qualche mese fa, apparso sulla cronaca locale di un giornale marchigiano. Siamo sull'appennino pesarese, un piccolissimo comune, Isola del Piano, al confine con un altrettanto piccolo paese arrampicato a circa 500 m.s.l.m, Montefelcino. Eppure in questo sconosciuto scorcio d'Italia ci sono state infiltrazioni della criminalità organizzata. Mai l'avrei immaginato. Anche in questo caso, organizzazioni di volontari, tra tantissime difficoltà, cercano di dare senso e dignità ad un luogo bellissimo ma, evidentemente trascurato dalle istituzioni locali e nazionali. Non ci sono differenze tra i vari "stadi" della criminalità. La criminalità è tale nel momento in cui è stata creata, svelata, appurata, condannata. La criminalità non è solo quella delle organizzazioni mafiose, la criminalità è anche quella dei colletti bianchi, degli imprenditori senza scrupoli, dei politici corrotti e collusi. La criminalità è quella che assistiamo quotidianamente, è quella che distrugge l'ambiente, è quella che mira a togliere la speranza di un mondo migliore.
Mario De Luca

Beni confiscati, sui terreni di Isola del Piano sottratti alla criminalità organizzata cresce la legalità
La fattoria della legalità di Isola del Piano



di GIORGIO PINOTTI
foto e video di SIMONA DESOLE e ENRICO FORZINETTI
La strada per arrivarci si arrampica sulle colline, la casa è isolata, le altre sono lontane e si perdono nel paesaggio. In questo casale nel nord delle Marche, vicino al piccolo paese di Isola del Piano, aveva deciso di portare la sua famiglia Ruggero Cantoni. L’uomo gestiva un’organizzazione criminale nel Nord Italia, in provincia di Lecco: droga, estorsioni e prostituzione. Dopo la confisca, il casolare e il terreno sono stati trasformati in una “Fattoria della Legalità”.

La storia. Ruggero Cantoni compra la casa di Isola del Piano negli anni Ottanta e si trasferisce con la famiglia, compra anche una trentina di ettari di terreno e il ristorante, La cometa, nel vicino comune di Montefelcino. Il capobanda è di origine calabrese, non è mai stato provato che avesse legami con la criminalità organizzate, ma secondo i magistrati, difficilmente avrebbe potuto mettere in piedi simili attività criminali, senza un accordo con le ‘Ndrine della sua regione.
Cantoni si dà arie da grande imprenditore, in paese è molto considerato, anche perché inizia a ristrutturare casa e i lavori li fa fare a gente del posto. Costruisce dei rustici, muri di cinta e una terrazza verandata che circonda la casa al primo piano. I lavori, oltre ad essere di pessimo gusto, sono abusivi. Nessuno sospetta che dietro l’imprenditore si nasconda un criminale, anche se pare ci siano stati episodi sospetti, sembra addirittura che alcune persone siano state portate a Isola del piano e tenute sotto minaccia nel casale, per intimidirle.
Di certo Cantoni si rifiuta di pagare le bollette della luce e quando l’Enel manda un tecnico per staccargli il contatore, lui lo invita a entrare, ma nel giardino girano liberi sei rottweiler. Cantoni, si offre anche di donare alla chiesa di Castelgagliardo una nuova campana: il parroco la fa fare, ma non vedrà mai un soldo anche perché Cantoni viene arrestato. Siamo alla fine degli anni Novanta, la casa viene circonda dai carabinieri, il boss sa di essere perduto, porta un materasso nel salotto e gli dà fuoco, vuole incendiare la casa, perché non cada nelle mani dello Stato. Il tentativo fallisce, Cantoni viene arrestato e i beni vengono sequestrati.

La confisca, i litigi tra politici e l’assegnazione. La confisca definitiva è del 2006, i beni vanno al Demanio: non esisteva ancora l’agenzia che si occupa dei beni sottratti alla mala. Ai due Comuni su cui si trovano le proprietà viene proposta la gestione dei beni: Montefelcino rifiuta e la maggior parte del terreno e il ristorante vengono venduti all’asta, all’epoca era ancora possibile farlo, oggi no, per evitare che siano ricomprati dai proprietari grazie a prestanome. Isola del Piano invece accetta, anche perché l’attuale sindaco, allora membro del consiglio comunale, Giuseppe Paolini, si impunta. Il demanio sulla base di un progetto per una casa per famiglie disagiate assegna l’edificio e i terreni al Comune. Nel frattempo Paolini litiga con la giunta e il progetto rimane fermo: c’è una gestione poco accorta del bene, tanto che spariscono una sessantina di ulivi dai terreni. Si trattava di piante grandi e quindi di un certo valore. Nel 2010 Paolini diventa sindaco di Isola e riprende in mano il progetto.
La struttura della Fattoria della Legalità. L’edificio è stato confiscato a Ruggero Cantoni nel 2006. L’uomo gestiva un’organizzazione criminale nel Nord Italia, in provincia di Lecco. Dal 2015 il bene è gestito da Libera



























Le associazioni in campo. L’amministratore chiede aiuto a Libera, che sul territorio non ha ancora
 una sua rete. Nasce il coordinamento provinciale dell’associazione, proprio per seguire questo progetto. Nel frattempo è nata l’Agenzia beni confiscati e il Comune chiede una nuova assegnazione con un nuovo progetto: viene concessa. Da questo momento il bene viene gestito con l’aiuto di Libera, che organizza le attività. La prima iniziativa è dell’estate 2011: un campo estivo per ripulire il casale e fare piccoli lavoretti di sistemazione. Da allora nella proprietà sono stati realizzati diversi progetti con le scuole, di tipo sociale  e per sensibilizzare i ragazzi del territorio sul tema legalità.
Le attività principali sono nel periodo estivo, sono stati organizzati campi scuola da Libera con la collaborazione di altre associazioni del luogo e progetti con le scuole. Nel 2015 il Comune di Isola del Piano fa un bando per l’assegnazione del bene che fino a quel momento aveva gestito direttamente. Libera partecipa alla gara e vince con un progetto impostato sulla continuità con le iniziative precedenti. Il bene viene assegnato all’associazione “Fattoria della legalità”.

I progetti della fattoria della legalità. L’associazione sta lavorando per il futuro di questo immobile che viene chiamato Fattoria della legalità. “La struttura ha bisogno di alcuni interventi: in particolare il tetto deve essere rifatto e servono nuovi impianti – spiega Michele Altomeni, referente di Libera sul territorio – Il problema sono i soldi, la nostra associazione sta preparando una campagna per raccoglier fondi e delle attività di autofinanziamento. Inoltre chiederà aiuto alla Regione, almeno per i lavori più urgenti, come il tetto. Libera manterrà vive le attività che si sono svolte fino a ora e cercherà di farne di nuove”.
Le attività di Libera Marche
Alla fattoria lavorano 15 volontari, “ma quando ci sono gli eventi tutto il paese si impegna”, spiega Altomeni. L’associazione riceve anche l’aiuto di alcuni detenuti che collaborano ai lavori. Infatti, grazie a un accordo col carcere di Pesaro, ad alcuni detenuti viene permesso di fare i volontari a Isola del Piano.




 

mercoledì 15 maggio 2019

Sanità pubblica ed "il superiore interesse dei Cittadini " !

La storia che vogliamo raccontare è, una delle tante, che evidenziano i paradossi che siamo costretti a subire nella nostra società.
Immaginiamo che, un giorno, una missione di alieni, pacifici, ma attrezzati ed armati con armi sconosciute ma apparentemente di tecnologia avanzata, atterra sul nostro pianeta, e per caso proprio in Italia, sul suolo della ricca ed evoluta Lombardia.
Gli alieni intraprendono serene interlocuzioni con le istituzioni indigene e chiedono loro di conoscere l’iter attraverso il quale poter richiede asilo. Panico assoluto, nessuno sa rispondere. Certo, sono migranti, e sono anche clandestini. Hanno occupato, con la loro astronave, il suolo pubblico. Non si sa, se i loro Paesi sono in guerra e quindi se hanno diritto all’accoglienza quali profughi, oppure se devono essere rispediti in “patria”, e nel qual caso, dove ? e con quali mezzi ?
Si pensa anche di rinchiuderli in un campo di accoglienza, dare loro un paio di euro al giorno per le telefonate, e dire di attendere, in quelle condizioni, tre o quattro anni  per le “verifiche” necessarie.
Gli alieni, pur comprensibilmente sbigottiti e preoccupati per la nostra organizzazione in materia di accoglienza, decidono di provare il percorso indicato.
La ricca, evoluta ed eccellente Lombardia, da’ inizio alle pratiche sanitarie che dovranno tranquillizzare sia gli indigeni, sulla presenza di alieni, sia gli stessi ospiti, per i quali si ipotizzano lunghi tempi di permanenza.
Certamente la presenza di alieni e la loro assistenza sanitaria non è cosa di tutti i giorni. Ogni ufficio “competente” della struttura sanitaria lombarda non sa , letteralmente , che pesci prendere , quindi si decide di interpellare direttamente la direzione sanitaria affinchè dia le giuste direttive. Si mettono a conoscenza dell’iniziativa anche gli alieni, anzi vengono coinvolti, nell’operazione, in modo che "imparino" in merito all’efficienza ed eccellenza della struttura sanitaria lombarda.

Per fortuna che, da appena un paio di mesi, in Lombardia c’è una nuova direzione sanitaria, appena nominata dalla politica lombarda ed appena succeduta  a quella resistente fino al 2018 i cui manager furono nominati da Roberto Maroni ( Lega Nord ) ex Presidente della Regione Lombardia, condannato a un anno nell'ambito del processo in cui era accusato di pressioni illecite per far ottenere vantaggi a due sue collaboratrici. Già condannato, il 16 settembre 1998, in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e imputato a Verona come ex capo delle camicie verdi, insieme al altri 44 leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l'integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due reati sono stati ampiamente ridimensionati dalla Legge 24 febbraio 2006, varata dal centrodestra, governo nel quale lo stesso Maroni era ministro ed il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, condannato successivamente con sentenza in via definitiva, nel processo per i diritti tv Mediaset, a  4 anni di reclusione.
Maroni, quale presidente della Regione Lombardia,  assegna, quindi, 14 poltrone alla Lega Nord, 11 a Forza Italia, 8 al Nuovo Centro Destra ed una a Fratelli d’Italia.
Le precedenti nomine erano state assegnate quando era sul trono della Regione Lombardia , il “celeste”, un certo Roberto Formigoni . “Per l’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, al potere al Pirellone per quasi 20 anni, si sono aperte le porte del carcere.”. La tesi della procura parla di un «imponente baratto corruttivo» relativamente al crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele. Le inchieste, avviate dalla procura di Milano e dalla polizia giudiziaria della Gdf dal 2012, riguardano la distrazione di fondi pubblici per finanziare le strutture ospedaliere della Maugeri per 70 milioni , inoltre Formigoni  ha arbitrariamente deciso di erogare denaro pubblico, dopo essere stato corrotto dai lobbisti Antonio Simone (ex assessore alla Sanità della Lombardia) e Pierangelo Daccò, suoi amici di vecchia data.

Nel frattempo, la sanità Lombarda si distraeva anche con le faccende di un certo Mario Mantovani, era il 13 ottobre 2015 , dal Sole 24 Ore : Mantovani: si indaga su immobili per 11,6 milioni di euro
di Angelo Mincuzzi  , 14 ottobre 2015
Un palazzo di marmo bianco in una delle vie più note del capoluogo lombardo. Secondo i magistrati della procura di Milano, è da questo edificio al numero 61 di Corso Venezia che si dipanava la ragnatela politico-affaristica del vicepresidente (autosospeso) della Regione Lombardia, Mario Mantovani, finito in carcere ieri mattina con le accuse di concussione, corruzione aggravata e turbativa d'asta. Qui ha sede la Spem, un'anonima società a responsabilità limitata che per gli inquirenti «è direttamente riconducibile» all'ex senatore di Forza Italia, fedelissimo del leader del partito Silvio Berlusconi.
Era il 7 novembre 2017, Sanità, nuovi guai per Mantovani: "Intascava soldi pubblici attraverso le sue onlus", sequestri per 1,3 milioni
l nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano ha eseguito un sequestro di beni per un valore superiore a 1,3 milioni di euro all'ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, già arrestato nell'ottobre del 2015 per corruzione, concussione e turbativa d'asta. In questa nuova indagine del pm Giovanni Polizzi, indagine che coinvolge anche altre nove persone, Mantovani è accusato di peculato.
Era il 27 marzo 2019 : La Procura ha chiesto oggi, mercoledì 27 marzo 2019, la condanna per l’ex vicegovernatore Mario Mantovani e il viceministro Massimo Garavaglia, come scriveremo dettagliatamene sul numero di Settegiorni Legnano-Altomilanese in edicola da venerdì 29 marzo.
“ La Procura e la richiesta per Mantovani .  Nell’ambito del processo a 12 imputati, il Pm Giovanni Polizzi ha chiesto una condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani. Ricordiamo che l’ex sindaco di Arconate è accusato di corruzione, concussione e turbativa d’asta.”
“ La Procura e la richiesta per Garavaglia .Richiesta di 2 anni di pena invece per il viceministro, in quota Lega, dell’Economia Massimo Garavaglia imputato per turbativa d’asta, in qualità di ex assessore lombardo all’Economia, per una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate.”
Nel frattempo, e siamo in questi giorni,  cosa accade in Regione Lombardia ? Tangenti in Lombardia, il governatore Fontana ( Lega )  indagato per abuso d’ufficio.
Provvedimento cautelare personale nei confronti di 43 persone (12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria )
“Nuova tangentopoli a Milano. Terremoto giudiziario e politico per Forza Italia con l’arresto di quattro esponenti di spicco. Si tratta del vice coordinatore regionale Pietro Tatarella; Fabio Altitonante, assessore regionale; Diego Sozzani, deputato parlamentare e membro della Commissione permanente trasporti, poste e telecomunicazioni. Carmine Gorrasi, consigliere comunale e coordinatore Forza Italia a Busto Arsizio.
Tra gli arrestati anche l’ex coordinatore Pdl Gioacchino Caianiello (con una condanna per concussione alle spalle) per istigazione alla corruzione del governatore della Lombardia Attilio Fontana.

Ma dicevamo, il 12 febbraio 2019 a Milano, Il Direttore Generale, Walter Bergamaschi, ha nominato i collaboratori che lo affiancheranno nella conduzione della Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano a partire da venerdì 15 febbraio 2019.
La Direzione Amministrativa è stata affidata al dott. Giuseppe Micale, laureato in Giurisprudenza, proveniente dall’ASST Grande Ospedale L’incarico di Direttore Sanitario è stato conferito al dott. Vittorio Demicheli, medico proveniente dalla Agenzia di Tutela della Salute di Pavia. Alla Direzione Socio Sanitaria è stata nominata la dott.ssa Rossana Angela Giove, laureata in Medicina con specializzazione in Psichiatria, proveniente dall’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda.

Ed è proprio la Dott.ssa Rossana Angela Giove che è stata chiamata a rispondere in merito ad un caso incredibile, quello del Dottor Di Lorenzo, uno stimatissimo  medico di base di Marcallo con Casone (città in cui il viceministro Massimo Garavaglia, precedentemente menzionato, è stato Sindaco per due mandati), punto di riferimento insostituibile di circa 700 Cittadini,  a cui è stato revocato il mandato per non aver aderito al sistema informatico socio sanitario. Avete letto bene :  LICENZIATO IN TRONCO PER NON AVER ADERITO AL SISTEMA INFORMATICO  !

La Dott.ssa Giove, interpellata, ribadisce che “ ATS si è limitata a rispettare le normative attualmente vigenti…sono convinta che sia stato rispettato il superiore interesse dei Cittadini “
Vogliamo ricordare che “il superiore interesse dei Cittadini“ è quello di avere il diritto al medico scelto, con il quale si è instaurato un legame profondo, fatto di professionalità, di conoscenza, di stima, di fiducia, di disponibilità. Crediamo che sia opportuno che la Dott.ssa Giove riconsideri anche alcune dichiarazioni :”…a mio modo di vedere, la situazione è stata già gestita e conclusa “. No, la situazione è stata gestita male e conclusa peggio ! 
In una regione devastata da un sistema sanitario intriso di corruzione e collusioni ci aspettiamo una voce “nuova”, una voce che tenga conto che molte disposizioni normative vigenti sono figlie di quel sistema e, per questo motivo, dovrebbero essere riviste.
Il superiore interesse dei Cittadini di Marcallo con Casone è quello di veder reintegrato, immediatamente, al suo posto, il Dottor Nicola Di Lorenzo.
In questa  vicenda, c'è un'assoluta insufficienza, incompetenza ed inadeguatezza delle strutture preposte a prendere decisioni ed a dare direttive.
Siamo convinti che le parti lese, oltre ovviamente al Dottor Di Lorenzo, siano anche i Cittadini, trattati praticamente come stracci, lasciati senza medico per oltre due mesi ed a cui è stato sottratto il diritto di scegliere il proprio medico. Infine è da contestare la modalità coercitiva attraverso cui ci è stato imposto il nuovo medico.
I Cittadini sono pronti a far valere i propri diritti nelle sedi competenti.
Dimenticavo, gli Alieni, disgustati, hanno lasciato il nostro pianeta !
Sik-Sik



venerdì 8 marzo 2019

Lettera aperta alla D.ssa Calati , Sindaco di Magenta.

Gentile Dott.ssa Calati,

sarà certamente a conoscenza dell’esito del processo Novaceta , il cui primo grado si è concluso con la condanna di ben 17 degli ex manager, ai quali sono state inflitte pene importanti.
Il Tribunale ha anche riconosciuto il danno non patrimoniale agli ex dipendenti che si erano costituiti parte civile. E’ stato, questo, un riconoscimento importante, che ha restituito dignità, sottratta, a quei lavoratori già dal lontanissimo 2003, allorchè “barbari imprenditori”, mentre chiedevano alle istituzioni locali nuovi insediamenti “produttivi”sul territorio magentino, dall’altro programmavano immani speculazioni immobiliari.
Sarà certamente a conoscenza che, già in quel lontano 2004, una mozione, presentata dal sottoscritto in Consiglio Comunale, e passata  all’  “unanimità” vincolava ad uso industriale,  l’area Novaceta . Evidentemente, quell’impegno preso dall’allora amministrazione Del Gobbo, non fu sufficiente. Il progetto dei poteri forti era già partito, inarrestabile e distruttivo, nonostante decine di segnalazioni trasmesse dal gruppo del Movimento Popolare Dignità e Lavoro alle istituzioni locali, provinciali  e regionali.
Nel corso di questi lunghissimi 16 anni, le Amministrazioni che si sono succedute, non hanno “valutato” il danno enorme che si presentava, non solo alle famiglie dei dipendenti Novaceta ed al relativo indotto, ma anche il mancato reddito all’intera Comunità Magentina. In questi giorni, nel nostro Comune, leggiamo di commercianti disperati che sono costretti a chiudere le attività oppure ad esercire in perdita. Ma come avrebbe potuto reggere l’economia locale se sul territorio venivano sottratte risorse enormi ?
Mi permetto di fare un solo esempio: per ogni 1000 posti di lavoro, è venuto a mancare un gettito “vivo” di oltre 18.000.000,00  di euro /anno, ovvero oltre 280.000.000,00 euro nel periodo 2003- 2019.
Pensi che, nelle sole casse comunali, nel periodo, per ogni 1000 posti di lavoro, si è avuto un mancato versamento Irpef ,  0,87%,  di circa 2.500.000,00 euro.
Il dato indicato è sottostimato, poiché, nel periodo, oltre a Novaceta, cessavano l’attività, o
delocalizzavano, tantissime altre aziende, Bruno Romeo, Reno de Medici, Esab, Gaggia…e, negli ultimi mesi, anche STF.
Nel frattempo, la politica e le istituzioni locali, davano il benvenuto ai “barbari imprenditori”, senza effettuare alcun controllo, concedevano (e concedono ancora adesso) licenze per decine di supermercati che, a loro volta, promettevano infrastrutture e posti di lavoro, per poi, come sta accadendo in questi giorni, licenziare decine di dipendenti sostituiti da casse automatiche o da “magazzinieri-robot”. Insomma, il profitto innanzitutto, per pochi, a discapito del lavoro e dell’esistenza di molti !
La sentenza del Tribunale di Milano del 18 febbraio contro i “manager” Novaceta non lascia spazio a dubbi : chiudere le aziende per mettere in pista speculazioni enormi, così è stato e così sarà ancora se non si interviene immediatamente.
Il territorio, ed in particolare le Amministrazioni locali, dovrebbero dare spazio ad un avvenimento così importante. Dovrebbero cogliere l’occasione per meditare su quanto accaduto e studiare nuove metodologie per incentivare il lavoro, il lavoro, il lavoro !
Gli ex Lavoratori hanno condotto una lunghissima battaglia di civiltà, sul territorio, nel Comune di Magenta, hanno dato l’esempio di come battaglie giuste devono essere perseguite e condotte fino in fondo, nell’interesse di tutte e tutti. Una vittoria, unica, che da lustro alla nostra comunità, eppure, la Sua amministrazione non ha speso ancora una sola parola. Crediamo che i molti impegni della Giunta Magentina rispettino una scala di priorità ed attendiamo, con tranquillità, il nostro turno.
Crediamo, inoltre, che sia opportuno mettere a conoscenza i Cittadini in merito al futuro utilizzo degli  “osceni deserti” delle aree ex industriali e di quelle aree, invece verdi, ripulite e salvate dal degrado da volontari concittadini.
E’ così difficile, Dott.ssa Calati, dare una risposta e concederci un incontro ?

Per il MPDL : Mario De Luca

Magenta, 06 marzo 2019

giovedì 28 febbraio 2019

“Io, ex vicesegretario dell’Onu vi spiego il grande imbroglio della crisi in Venezuela, tra Wall Street e petrolio” - Il rapporto dell’esperto Onu che ha visitato il Venezuela nel 2017, Alfred De Zayas, propone il deferimento degli Stati Uniti alla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità perpetrati in Venezuela dopo il 2015.

di  |, 27 Febbraio 2019

Se c’è una lezione che si impara dirigendo una grande organizzazione internazionale come l’Onu è che, nelle cose del mondo, la verità dei fatti raramente coincide con la sua versione ufficiale. Le idee dominanti – come diceva il vecchio Marx – restano quelle della classe dominante. E il caso del Venezuela di questi giorni si configura appunto nei termini di una gigantesca truffa informativa volta a coprire la sopraffazione di un popolo e la spoliazione di una nazione.
Il principale mito da sfatare riguarda le cause di fondo del dramma venezuelano. I media occidentali non hanno avuto dubbi nell’additare gliesecutivi succedutisi al potere dopo l’elezione del “dittatore” Chávez alla presidenza nel 1998 come unici responsabili della crisi, nascondendone la matrice di gran lunga più importante: le barbare sanzioni americane contro ilVenezuela decise da Obama nel 2015 e inasprite da Trump nel 2017 e nel 2018.
Spese sociali mai così alte. La “dittatura” di Chávez, confermata da 4 elezioni presidenziali e 14 referendum e consultazioni nazionali successive, è stata condotta sotto il segno di uno strappo radicale con la storia passata del Venezuela: i proventi del petrolio sono stati in massima parte redistribuiti alla popolazione invece che intascati dall’oligarchia locale e imboscati nelle banche degli Stati Uniti.
Nonostante Chávez abbia commesso vari errori di malgoverno e corruzione tipici del populismo di sinistra – errori confermati in seguito dal più deboleMaduro – sotto la sua presidenza le spese sociali hanno raggiunto il 70% del bilancio dello Stato, il Pil pro capite è più che triplicato in poco più di 10 anni, la povertà è passata dal 40 al 7%, la mortalità infantile si è dimezzata, la malnutrizione è diminuita dal 21 al 5%, l’analfabetismo è stato azzerato e il coefficiente Gini di disuguaglianza è sceso al livello più basso dell’America Latina (dati Fmi, Undp e Banca Mondiale).

Ma la sfida più temeraria lanciata dal Venezuela “socialista” è stata quella contro l’egemonia del dollaro. L’economia ha iniziato a essere de-dollarizzata favorendo investimenti non statunitensi, tentando di non farsi pagare in dollari le esportazioni, e creando il Sucre, un sistema di scambi finanziari regionali basato su una cripto-moneta, il Petro, detenuta dalle banche centrali delle nazioni in affari col Venezuela come unità di conto e mezzo di pagamento. Il tempo della resa dei conti con il Grande Fratello è arrivato perciò molto presto. Molti hanno evocato lo spettro del Cile diAllende di 30 anni prima.
Ma il Venezuela di oggi è preda ancora più consistente del Cile. Dopo laRussia, è il Paese più ricco di risorse naturali del pianeta: primo produttore mondiale di petrolio e gas, secondo produttore di oro, e tra i maggiori diferro, bauxite, cobalto e altri. Collocato a tre ore di volo da Miami, e con 32 milioni di abitanti. Poco indebitato, e capace di fondare una banca dello sviluppo, il Banco do Sur, in grado di sostituire Banca Mondiale e Fondo monetario come sorgente più equa di credito per il continente latinoamericano.

È per queste ragioni che la “cura cilena” è inizialmente fallita. Il tentato golpe anti-chavista del 2002 e le manifestazioni violente di un’opposizione divenuta eversiva e anti-nazionale, si sono scontrati con un esecutivo che vinceva comunque un’elezione dopo l’altra. Perché anche i poveri, dopotutto, votano. L’occasione per chiudere la partita si è presentata con la morte diChávez nel 2013 e il crollo del prezzo del petrolio iniziato nel 2015.
La strategia delle sanzioni – La raffica di sanzioni emesse l’anno dopo con il pretesto che il Venezuela fosse una minaccia alla sicurezza nazionale degliUsa mettono in ginocchio il Paese. Il Venezuela viene espulso dai mercati finanziari internazionali e messo nelle condizioni di non poter più usare i proventi del petrolio per pagare le importazioni. Quasi tutto ciò che entra in un’economia che produce poco al di fuori degli idrocarburi deve essere pagato in dollari contanti. E le sanzioni impediscono, appunto, l’uso deldollaro. I fondi del governo depositati negli Usa vengono congelati osequestrati. I canali di rifinanziamento e di rinegoziazione del modesto debito estero del Venezuela vengono chiusi. Gli interessi sul debito schizzano in alto perché le agenzie di rating al servizio di Washington portano il rischio paese a cifre inverosimili, più alte di quelle della Siria. Nel 2015 lo spread del Venezuela è di 2 mila punti, per raggiungere e superare i 6 mila nel 2017.

Gli economisti del centro studi Celag hanno quantificato in 68,6 miliardi di dollari, il 34% del Pil l’extra costo del debito venezuelano tra il 2014 e il 2017. Ma il più micidiale degli effetti del blocco finanziario del Venezuelaè il rifiuto delle principali banche internazionali, sotto scacco americano, di trattare le transazioni connesse alle importazioni di beni vitali come il cibo, le medicine, i prodotti igienici e gli strumenti indispensabili per il funzionamento dell’apparato produttivo e dei trasporti. Gli ospedalivenezuelani restano senza insulina e trattamenti antimalarici. I porti del paese vengono dichiarati porti di guerra, portando alle stelle le tariffe dell’import-export. Il valore delle importazioni crolla da 60 miliardi di dollari nel 2011-2013 a 12 miliardi nel 2017, portandosi dietro il tonfo del 50% del Pil.
Le banche di Wall Street – I beni che riescono comunque a essere importati vengono accaparrati e rivenduti di contrabbando dagli oligopoli dell’industria alimentare che dominano il settore privato dell’economia venezuelana. La stessa delinquenza di alto livello che tira le fila del sabotaggio del Clap, il piano di emergenza alimentare del governo che soccorre 6 milioni di famiglie. È stato calcolato che tra il 2013 e il 2017 l’aggressione finanziaria al Venezuela è costata tra il 110 e il 160% del suoPil, cioè tra i 245 e i 350 miliardi di dollari. Senza le sanzioni, l’economia del Venezuela, invece di dimezzarsi, si sarebbe sviluppata agli stessi tassi dell’Argentina.

Durante il 2018 si sviluppa in Venezuela una crisi umanitaria interamente indotta. Che si accompagna a un’iperinflazione altrettanto fasulla, senza basi nei fondamentali dell’economia, determinata da un attacco del mercato nero del dollaro alla moneta nazionale riconducibile alle 6 maggiori banche d’affari di Wall Street.
È per questo che il rapporto dell’esperto Onu che ha visitato il Venezuelanel 2017, Alfred De Zayas (di cui non avete mai sentito parlare ma che contiene buona parte dei dati fin qui citati), propone il deferimento degli Stati Uniti alla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità perpetrati in Venezuela dopo il 2015.
* Vicesegretario Generale dell’Onu dal 1997 al 2002



martedì 20 novembre 2018

Movimento Popolare Dignità e Lavoro...ci siamo !

Ciao a tutte / i

è un po’ di tempo che il nostro blog è muto. L’ultimo articolo è relativo al 1° maggio scorso, la festa del lavoro che il Movimento Popolare Dignità e Lavoro aveva organizzato all’interno della sede Ri-Parco Bene Comune di Magenta.
Eravamo nel periodo post elettorale e dell’insediamento del nuovo governo, eravamo appena dopo la ,prevista, disfatta del PD di cui attendiamo ancora oggi dichiarazioni di responsabilità. Eravamo appena dopo la disgregazione di tutte le componenti di sinistra, ancora una volta preannunciata da facilissime previsioni. Una sinistra che ha perso, negli anni, la voglia di scendere in piazza, attivarsi nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, schierarsi incondizionatamente dalla parte della gente, come diremo dopo, dalla parte del popolo.
Avevamo sperato, prima delle elezioni, che una “Rinascita” delle forze di Sinistra, dopo aver subìto la gestione liberista dei governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, potesse almeno reagire verso quelle evidenti mire di espansione populista e di governo della Lega  e del M5S.

Perché “facili previsioni” ?  
Di seguito riportiamo un documento, redatto da Movimento Popolare Dignità e Lavoro, inedito. Avremmo voluto leggerlo durante l’incontro del 4 gennaio scorso, presso la Cooperativa Rinascita ( Ideal ) di viale Piemonte, a cui fummo invitati dalla costituente formazione di Potere al Popolo. Il documento non fu letto poiché, in quella sede,  furono subito evidenti dissapori tra le stesse forze componenti la costituente che indussero la nostra rappresentanza alla sola presenza.


Care compagne e compagni,

il Movimento Popolare Dignità e Lavoro è una piccola entità locale nata anche a seguito di profonde delusioni che organizzazioni politiche e sindacali, di proporzioni ed importanza nazionali, hanno saputo infondere in quella parte della società che vedeva ancora, invece, la sinistra come forza anticapitalista e di opposizione alle politiche neoliberiste e vedeva, altresì, il sindacato unitario, ed in particolare la CGIL, come ultimo baluardo a difesa dei diritti dei lavoratori. Il Movimento nasce appunto nel 2008 allorchè, un patto tra dirigenti di partito, chiamato poi Arcobaleno, ci scippa della nostra identità di Partito Comunista ( eravamo quasi tutti in Rifondazione ) e contemporaneamente il maggior sindacato nazionale, consegna grandi fabbriche alla speculazione più becera.
Novaceta, tanto per restare sul territorio, ma guardate che è un laboratorio nazionale, fallisce nel 2008 e chiude definitivamente nel primo semestre del 2009. Bene, nè la politica, nè il sindacato hanno mosso un dito in una vicenda la cui puzza di speculazione edilizia si sentiva a distanza siderale. Ma Novaceta era soltanto un caso dei mille che contemporaneamente si verificavano in Italia. L’Arcobaleno non era un movimento nato dalla base, e per questo motivo era destinato a fallire, cosa che avviene in un lampo di tempo, distruggendo anche a Magenta, ma anche ad Abbiategrasso, la stessa Rifondazione Comunista che valeva circa il 7-8 per cento e Comunisti Italiani che poteva contare su un 2-3 per cento. Un caso di cannibalismo politico !  Da allora, non solo non ci siamo più ripresi, ma abbiamo dovuto assistere a governi cittadini pietosi, a Magenta come ad Abbiategrasso.
Dignità e Lavoro si è rimboccato le maniche ed ha avviato un processo politico, locale, coerente con le esigenze della gente. Un processo che si concretizzava insieme alle battaglie sul lavoro, la difesa ad oltranza dei luoghi di lavoro, la difesa dei diritti dei lavoratori, la querela fino a richiesta di condanna dei manager speculatori, la difesa della salute pubblica con decine di denunce in materia di presenza di amianto ed altri inquinanti del nostro sottosuolo e delle nostre falde.
Ci sentiamo un po’ i precursori di quei movimenti a sinistra che oggi, dopo nove anni , si materializzano in Potere al Popolo. Mentre vogliamo ricordare che il Movimento Popolare Dignità e Lavoro ha raccolto gente di sinistra, ma con sensibilità diverse e distinte. Guardiamo, comunque, con molta simpatia ed attenzione la nascita di Potere al Popolo.

Certo anche Lenin usava la parola Popolo, ma siamo in un contesto temporale diverso, ed egli intendeva, per popolo, operai e contadini sfruttati. Non riusciamo a capire la definizione odierna di Potere al Popolo.
Leggendo il programma, che si inserisce in una socialdemocrazia di sinistra, sottolineiamo che si rispolvera la concezione fiscale bertinottiana, l’uscita dai “trattati”, ma contemporaneamente se ne auspica una nuova esercitando debolissime critiche alla Unione Europea.
Al punto 7 del programma, ad esempio, si parla di nazionalizzazioni, ma anche questo capitolo viene trattato in modo marginale. Ma quando dobbiamo aspettare ancora per avere il coraggio di considerare come punto prioritario la nazionalizzazione di banche e di grandi gruppi industriali ?
Non voglio tediarvi sul capitolo tasse. Si parla di tassazione progressiva e di diminuzione complessiva , ma non si fa riferimento a chi le tasse non le ha mai pagate, alla debolezza del nostro sistema di riscossione fiscale, forte con i lavoratori e con i Cittadini comuni e debole con i grossissimi evasori.Va comunque riconosciuto ad i miei concittadini di “Io so’ pazzo” ed ai Compagni di Potere al Popolo di aver evitato il rimpasto del primo Brancaccio ( nato da persone perbene ed inquinato, in progress, da quella casta di se-dicente sinistra capeggiata da figuri come D’Alema ).
Va riconosciuto ai Compagni di Potere al Popolo il coraggio di buttarsi nella competizione politica, il coraggio nel voler riorganizzare una coalizione sociale federando, appunto, partiti, movimenti e sindacati di base in un unico fronte comune di lotta. Restano però, secondo noi, due aspetti negativi. Il primo  il “primo Brancaccio” è servito a spazzar via una certa casta, agglomeratasi altrove, ma purtroppo ha sancito o ha ufficializzato l’egemonia di una sola forza politica.  Il secondo punto è che Potere al Popolo resta bloccato proprio da quella logica che vede la federazione di gruppi pre-esistenti ( tanto per riferirci ancora all’Arcobaleno ) invece che rappresentare i non rappresentati, dare speranza a chi è sfiduciato, attingere consensi in quella metà di Italiani, il vero partito del popolo, che non vota più. L’esigenza è quello di ricostruire il Popolo che manca.
Il Movimento Dignità e Lavoro aiuterà la formazione locale di Potere al Popolo in tutte quelle forme che quest’ultima vorrà presentare, dalla raccolta firme, alla presenza ai banchetti cittadini, ma non aderirà al progetto politico. Da parte nostra, comunque, un sincero augurio di buon lavoro.
Mario De Luca
Magenta, 04.01.2018

Non avversiamo ne Potere al Popolo ne alcuna formazione di Sinistra, ma le previsioni del nostro comunicato, non letto, si sono avverate, e, ad oggi, le componenti (elettorali ) di Potere al Popolo si sono nuovamente disunite. Riteniamo che c'è assoluto bisogno di una inversione di tendenza, c'è bisogno di confronto, dialogo ed azione.
Abbiamo apprezzato molto, in questi giorni, la volontà di alcuni compagni di riprendere un dialogo a sinistra per cui rilanciamo sul territorio la nostra formazione.  Infine, a giorni, il Movimento Popolare Dignità e Lavoro attende importanti eventi e consuntiverà  anni di lotte sociali spesso oscurate da interessi beceri e di parte.

Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro è presente nel magentino schierato nella difesa dei diritti di tutte e di tutti.