giovedì 25 luglio 2013

-5 ...ovvero... meno cinque !




sabato 20 luglio 2013

Questo non è un paese normale.


"Il lavoro è stato frantumato, diviso, ha pagato il prezzo principale della crisi. 10 punti di Pil sono passati dalle retribuzioni e dalle pensioni alle rendite e ai profitti. 160 miliardi di euro, un'enormità. C'è chi pensa che è un prezzo da pagare. Non è così, ma non ci si può limitare a sognare …” (Il Manifesto). A difendere il lavoro è rimasto solo Landini, ma per tanti, fra coloro che non hanno il problema del mangiare, è una lingua incomprensibile.
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A Roma è ritornato il movimento dei senza tetto. Tre mila famiglie. Un fiume di persone. Un gruppo ha occupato una clinica dismessa. Non si può pagare una stanza 450 euro dice una giovane donna, non si può, non possiamo perché non abbiamo i soldi necessari per vivere. Giovani coppie sfrattate, anziani con una pensione da fame, gente che non è più riuscita a pagare il mutuo, lavoratori, artigiani, commercianti, che hanno perso tutto. Migliaia di alloggi vuoti, migliaia di persone senza casa. E’ incomprensibile! Spaventoso!
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Dal Governo arrivano solo spot pubblicitari, tante chiacchiere sulle riforme ( di cchè?) e rinvia… imu, f35… Qualcuno dovrebbe spiegare alle larghe intese che non si può rinviare la vita delle persone. Necessitano interventi urgenti per dare alla gente la possibilità di mangiare ed avere un tetto sulla testa. Ci rendiamo conto che per coloro che stanno dentro il palazzo è difficile capire questo discorso, tuttavia necessita che prendano atto della realtà che sta fuori. Possibilmente prima di andare a mare.
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A Padova c è una bambina. Ha nove anni. Mi immagino che si chiami Haisha, come una splendida canzone.
E’ bella come tutte le bambine, avrà gli occhi grandi scuri, come scuri e un po’ mossi saranno i suoi capelli.
E’ nata in Italia parla solo italiano, anzi padovano.
Questa bambina da qualche giorno piange. E’ una campionessa di nuoto sincronizzato. Una piccola grande campionessa. Ma è stata fermata, non può fare gare ufficiali. Non è cittadina italiana. Perché in Italia chi nasce, vive, studia, in Italia, chi sogna in italiano, non sempre è cittadino italiano e non è facile che quando diventerà maggiorenne lo sarà.
Haisha piange, ma, mi dicono, le sue lacrime non sono una priorità, in questo paese.
Io non so cosa siano le priorità, a volte non capisco il significato di questa parola ma quella bambina è in fondo mia figlia, e le lacrime di una figlia, le lacrime di una bambina, devono essere priorità.
Una società che fa piangere dei bambini, che uccide i loro sogni, per colpa di stupide leggi, per colpa di politici nazionalisti che sanno le priorità e ciò che è giusto, è una società arida. E' una società stupida. (goffredo d'antona) 

Graziella Proto *

*Graziella Proto è una giornalista siciliana antimafia. Impegnata, preparatissima, coraggiosa.

mercoledì 17 luglio 2013

Salvatore Ligresti, ovvero....non è mai troppo tardi !


Salvatore Ligresti, presente nelle società di Lettieri ed in quelle di Cimatti, chiude il cerchio delle brave persone coinvolte nello scippo di Novaceta Magenta. Tutte queste brave persone, chi indagato, chi condannato , chi agli arresti, sono stati i protagonisti di chiusura di decine di aziende esclusivamente per fini di speculazione. 
Una storia squallida, senza fine, che vede da una parte personaggi senza scrupoli che comunque non faranno un solo giorno di carcere, dall'altra parte centinaia di famiglie a cui è stato tolto tutto, lavoro, dignità e futuro.
Noi continueremo a denunciare, sperando che la Procura di Milano, anche a seguito di quest'ultimo tassello, perseguiti nella ricerca di verità e delle  responsabilità di chi ha contribuito ad impoverire intere famiglie e territorio.
Si è chiuso ( o quasi ) il cerchio degli imprenditori disonesti. Adesso bisogna andare a cercare i complici politici.
Riportiamo di seguito alcune considerazioni di Roberto Saviano apparse oggi sulla sua pagina Facebook.
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"Salvatore Ligresti e le sue figlie sono stati arrestati, il figlio Paolo è latitante. La loro forza era una e trina: Mediobanca, dove erano azionisti importanti; il Corriere della Sera, dove avevano il 5 %; il legame con la famiglia La Russa. La vita economica della famiglia Ligresti è un possibile racconto dell'Italia.
Dopo aver spolpato letteralmente – magari per finanziare la passione delle figlie per l’equitazione – una delle più importanti imprese assicuratrici italiane, Fondiaria-Sai, nel silenzio assoluto delle autorità preposte al controllo, Consob e Isvap, in danno di migliaia di semplici risparmiatori, Ligresti ebbe il coraggio di dettare condizioni per togliere il disturbo.
Quando Alberto Nagel – AD di Mediobanca – gli chiese di uscire e lasciare la banca, lui scoppiò in lacrime e disse: "Per me meglio il suicidio". Poi, come ricorda Fubini, la richiesta di Ligresti non tardò ad arrivare: 45 milioni di buonuscita, l'accesso per sempre a un resort in Sardegna, e consulenze varie per i figli. Nagel incredibilmente accettò. Una famiglia in grado di saccheggiare il Paese senza aver creato idee, progetti, lavoro, ricchezza. Insopportabili zavorre."
Roberto Saviano

sabato 13 luglio 2013

Marchionne, la Fiat, il capitalismo

di Franco Turigliatto
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Ancora una volta nel silenzio complice delle istituzioni e delle forze politiche si procede al trasferimento all’estero di un importante settore del Gruppo Fiat: la Fiat industrial, costituita solo due anni fa, ha svolto il suo ultimo consiglio di amministrazione pochi giorni fa a Torino, trasformandosi in Cnh industrial e traslocando la sua sede legale in Olanda.
L’azienda sarà quotata a Milano e a Wall Street mentre il prossimo consiglio si terrà in Inghilterra. Per capire meglio il valore di una risorsa che sta lasciando il paese, basta dire che si tratta dell’Iveco, del comparto che produce i veicoli industriali. Vedremo quali saranno gli effetti produttivi ed occupazionali di questo trasferimento.
Avviene in un quadro economico del paese in cui tutti i dati fondamentali descrivono una scenario sociale drammatico: l’ennesimo crollo dei consumi (ormai anche quelli primari) che misura il livello di impoverimento, la disoccupazione (sopra il 12%), l’ulteriore crollo del PIL (si sospetta il 2% nel 2013) con il conseguente aumento del deficit pubblico. Siamo di fronte allo scenario greco, in cui le politiche di austerità producono recessione, aumento del deficit pubblico, nuove manovre economiche in una spirale liberista e antipopolare senza fine.
Ed infatti il segreto di Pulcinella viene fuori: in autunno sarà necessaria una nuova manovra economica per stare dentro il deficit del 3%; e tutti tacciono sulla manovra più grande che incombe, quella a cui obbliga il trattato europeo sul fiscal compact per ridurre il debito storico, una stangata da 40-50 miliardi annui che dovrebbe andare avanti per venti anni.
I padroni sentono ormai di poter utilizzare la crisi del loro sistema capitalista per distruggere quanto resta delle conquiste dei lavoratori. La presidente degli industriali di Torino, dopo aver constatato che “Torino scivola in basso” va giù per le spicce dichiarando: “è finita l’epoca di contratti collettivi”; chiede che si proceda direttamente coi contratti individuali, al massimo con contratti collettivi tagliati sulle necessità delle singole aziende (“gli accordi su misura”… dello sfruttamento).
La condizione che già oggi concerne milioni di precari, costretti a “contrattare” individualmente con il padrone il loro salario, dovrebbe dunque essere generalizzata. Per raggiungere questo obbiettivo la presidente degli industriali torinesi non si perita di utilizzare, stravolgendola, la sacrosanta proposta del salario minimo.
Naturalmente il meglio di sé (stiamo parlando della volgare violenza della classe padronale) l’ha dato ancora una volta Marchionne, durante l’inaugurazione (l’ennesima) della Sevel di Val di Sangro in Abruzzo e nell’incontro con i sindacalisti complici, in cui ha utilizzato tutto il suo abituale repertorio di ricatti e false promesse.
Preoccupato per la sentenza della Corte Costituzionale sulla rappresentanza sindacale, minaccia di fare quello che già sta facendo, il blocco degli investimenti e segnatamente quelli a Mirafiori. Cerca in questo modo di parare il colpo delle forze sindacali di classe che denunciano il fatto che la direzione Fiat è priva di qualsiasi progetto produttivo per questo insediamento, e di rispondere alle flebili preoccupazioni di ambienti governativi che si chiedono che cosa può essere uno stabilimento quasi fermo da dieci anni.
Marchionne chiede al governo un intervento per assicurare regole certe nelle fabbriche, naturalmente quelle sue, già imposte nelle aziende Fiat per garantire un sempre maggiore sfruttamento dei lavoratori.
Nello stesso giorno la Camera di Commercio di Torino, in collaborazione con l’Anfia, l’associazione della filiera automobilistica, comunicava che in Piemonte nel 2012 sono stati persi 4 mila posti di lavoro nella componentistica auto: da  94.303 posti a 90.437 con una variazione negativa vicina al 4%. Ma il dato è nazionale; anzi va peggio nel resto d’Italia dove la componentistica auto perde in un anno più del 9%.
Sono dati che confermano quello che qualsiasi osservatore vede coi propri occhi: fabbriche che non lavorano, lavoratori in cassa integrazione, futuro incerto ed anche tanta disperazione e frustrazione e, per chi lavora,  precario o non, tanto sfruttamento.
In realtà la Fiat un investimento preciso e motivato lo sta facendo (i capi del gruppo l’hanno definito  “interesse storico strategico”), quello per avere il controllo del principale quotidiano, il Corriere della sera.
Niente di nuovo sotto il sole. I padroni della Fiat sono sempre stati molto attenti al controllo dell’informazione, dal fondatore fino all’attuale amministratore delegato. E’ anche grazie alla totale complicità dei media che quel venditore di fumo che è Marchionne ha potuto portare avanti il progetto di trasferire altrove quell’enorme capitale di risorse economiche e di knowhow costituito dalla Fiat e costruito con la fatica e il sudore di molte generazioni di lavoratori e lavoratrici. Senza dimenticare i soldi pubblici.
Chiamato in causa sulla scalata del Corriere da un avversario capitalista di Marchionne, il Presidente della repubblica ha confermato il suo ruolo ipocrita di garante del capitalismo italiano e quindi, avendo il capitalismo una propria gerarchia interna, della sua comprensione per i più potenti. Sarebbe interessante sapere che cosa si siano detti il vecchio presidente e il giovane erede della famiglia Agnelli nella lunga telefonata tra loro intercorsa.
Nella subordinazione e accondiscendenza generale delle istituzioni e forze politiche principali si è ancora una volta distinto per gregarismo totale e fanatico il sindaco di Torino, Fassino, che, in una intervista a “La Repubblica” dal titolo “Sottovalutare i successi di Marchionne ha contribuito ad alimentare le tensioni”, fa una difesa a spada tratta del padrone delle ferriere e del suo operato, quasi non fosse il sindaco di una città saccheggiata dalla disoccupazione e dalla precarietà, prodotta in particolare dalla fuga degli Agnelli verso altri lidi.
Resta da chiedersi: ma come è possibile che non ci sia nessuna reazione da parte delle organizzazioni sindacali principali? E’ scontato il ruolo dei sindacati complici e, purtroppo, a questo punto appare anche scontato il silenzio della CGIL.
Per questa confederazione parlano gli atti, cioè la firma del 31 maggio sulla rappresentanza e esigibilità degli accordi da parte delle aziende, un patto burocratico e corporativo che, in realtà, introduce in tutti i luoghi di lavoro, un meccanismo di prevenzione dello sciopero che Marchionne ha voluto con il contratto dell’auto.
Naturalmente più complesse (meritano un interrogarsi) le scelte che ha fatto e che farà la Fiom, che,  come è noto,  ha accettato l’accordo del 31 maggio e che si sente, però oggi un po’ più forte dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Sentenza della Corte che nello stesso tempo conferma l’incostituzionalità dell’accordo del 31 maggio.
La Fiom negli anni scorsi ha cercato di opporsi allo strapotere di Marchionne, prendendo molte iniziative lodevoli, anche se non è stata in grado di costruire una lotta generale e di tenere insieme tutto il settore dell’automotive: è stata lasciata sola da tutto il mondo politico ufficiale ed istituzionale ed anche dalla CGIL; ha pagato un duro prezzo; naturalmente a pagare il prezzo più duro di questa sconfitta sono le lavoratrici e i lavoratori sottoposti a un regime feroce.
Logico che la direzione Fiom cerchi di utilizzare tutti gli spazi per provare a giocare qualche carta; tuttavia non possono non lasciare sconcertati le parole del ex segretario Fiom, ora parlamentare in quota SEL, Airaudo, quando parlando del passato sostiene la necessità di superare i doppi estremismi: quelli della Fiat e della Fiom?
Segue la domanda inevitabile: per cosa fare e per andare dove? Non è un caso che l’ex segretario Fiom Sergio Bellavita scriva in risposta: “Non è estremismo difendere il contratto nazionale, la costituzione e il diritto di sciopero mettendo al centro la dignità di chi lavora. Un sindacato che cede su questi valori è un sindacato asservito. Il sindacato delle relazioni normali che non vogliamo, quel sindacalismo che è responsabile dello sfascio del paese. Il vero e unico estremista è Marchionne che ancora una volta minaccia di non fare più investimenti (dopo avere chiuso tre stabilimenti e millantato continuamente risorse mai investite… ahimè) nel nostro paese senza certezza giuridica di poter imporre zone franche di supersfruttamento dei lavoratori”.
Naturalmente è molto difficile individuare le strade attraverso cui con la lotta e la mobilitazione sia possibile ribaltare rapporti di forza così sfavorevoli per i lavoratori, ma tuttavia, questa resta una strada obbligata se non si vuole “accettare” le regole dei padroni.
Ma per provarci l’individuazione degli obbiettivi non è secondario.
Possiamo lasciare nelle mani di interessi privati una risorsa così fondamentale e “pubblica”, come la Fiat? E’ doloroso registrare che, mentre nella vicenda dell’ILVA, a un certo punto, una serie di voci sindacali si siano alzate per chiedere l’esproprio di Riva e la rinazionalizzazione di quella azienda, sottolineando che questa operazione va fatta con una forte iniziativa dal basso dei diretti interessati, per quanto riguarda la Fiat pochissimi abbiano affermato che questo bene debba diventare pubblico perché la famiglia Agnelli non offre nessun futuro a questa azienda nel nostro paese e a decine di migliaia di lavoratori.
I danni prodotti dalla proprietà privata in questo caso non sono direttamente ambientali e sanitari come a Taranto, ma si configurano tuttavia come disastri sociali, economici ed occupazionali enormi. Il futuro del settore dell’auto e dell’indotto deve essere perseguito attraverso un organico piano dei trasporti che valorizzi il trasporto collettivo in una diversa integrazione tra questo e quello individuale: può essere fatto solo dalla mano pubblica, in stretta connessione con la partecipazione e il controllo delle lavoratrici e dei lavoratori interessati.
Per rispondere ai ricatti di Marchionne e realizzare la sua “delocalizzazione”, serve la mobilitazione, ma per riuscirci serve una forte campagna che avanzi questo obbiettivo strategico di fondo.
Franco Turigliatto

martedì 25 giugno 2013

...e giurarono : " Ruby è la nipote di Mubarack "

Prendiamo in prestito dal blog " Cultura E' Civiltà " un articolo e lo riproponiamo. Ci sembra interessante mettere in evidenza, anche alla luce della condanna a Berlusconi, come gran parte degli Italiani, troppo in fretta dimenticano chi ha governato questo paese in un modo vergognoso. Gran parte dei politici sono convinti di poter prenedere per i fondelli tutti gli Italiani, perchè questi si fanno distrarre da media compiacenti e da gran parte di una stampa assoggettata al potere politico.
Leggete un po' cosa accade a Marcallo con Casone. Personaggi improponibili ed impresentabili cercano di "informare" i Cittadini ( credendoli tutti disattenti e disinformati ), tramite un capillare volantinaggio, sulla bontà della gestione del governo cittadino e di quello regionale.
 
 
Nelle cassette della ricezione posta delle nostre case gira, a Marcallo, un volantino della Lega Nord, doppia faccia. Da un lato, quello a nome della sezione di Marcallo con Casone, in cui i “marcallesi leghisti” prendono di mira la minoranza consiliare ed un giornale locale, e dall'altro lato, a cura di Fabrizio Cecchetti ( Lega Nord - vicecapogruppo Lega Nord al Pirellone ) un dettagliato elenco dei “provvedimenti più importanti” dei primi 60 giorni della giunta Maroni che, a suo dire, “ha già fatto molto”.
Ovviamente non entreremo nella polemica tra la sezione leghista di Marcallo ed il consigliere Mutti o il giornale “libera stampa l'Altomilanese”. Comprendiamo benissimo che i leghisti marcallesi rigettano tutta l'altra stampa che non sia quella sacra de “ La Gazzetta di Marcallo con Casone “ dove, secondo il nostro modesto parere, si possono leggere, invece, solo macroscopiche stronzate ( scusate per il “macroscopiche” ) !
Tra “ Parola di Sindaco” ,” l'angolo della Teresina”, pagine pubblicitarie e, mediamente due intere pagine, dedicate alle pompe funebri, non abbiamo MAI letto delle ruberie del rampollo di Bossi, di quelle del tesoriere della Lega Nord , Belsito, delle lauree albanesi ( quella del “trota” e quello dell'amico di Rosi Mauro ) , dei diamanti ( con i soldi dei contribuenti italiani), degli investimenti in Tanzania ( con i soldi dei contribuenti italiani), oppure della Banca del Nord miseramente fallita dopo aver depredato migliaia di famiglie. Non si legge neppure di tutte quelle promesse ( stupidate irrealizzabili ) fatte ai lombardi in dieci anni di governo : ne avessero realizzata una ! : federalismo, secessione, ministeri del nord, la padania, insegnanti del nord, stipendi differenziati al nord, le ronde padane, etc.. Un continuo prendere in giro i cittadini.
Ma veniamo ai giorni d'oggi e leggendo quanto sottolineato da Fabrizio Cecchetti nel volantino proposto ci viene da fare qualche ricerca proprio sui punti evidenziati. Abbiamo raccolto ritagli da alcuni giornali nazionali e da alcuni blog che riprendono le notizie. Le trascriviamo così come sono stati pubblicati da altri, senza aggiungere alcun commento, sempre verificabili e confrontabili.
Comprendiamo, però, che forse se non fossero stati rubati soldi pubblici in Regione si potevano avere i fondi necessari per le case ai giovani ed agli anziani. Leggiamo che non è vero che la giunta Maroni ha dimezzato i costi della politica regionale, ma che è vero il contrario. Leggiamo che se l'attuale giunta ha mediato i licenziamenti al San Raffaele è altrettanto vero che la giunta precedente ( quella delle ruberie ) e molti imprenditori vicino alla Lega Nord ne avevano provocato il crack.
Non riusciamo proprio a capire come è possibile che si possa perdonare questa gente, ma cosa devono fare ancora per perdere definitivamente la fiducia dei cittadini ?

Buona lettura .


1 - I 500mila euro che PdL e Lega devono restituire ai lombardi

Inchiesta chiusa e conti fatti. L’indagine sulle spese della Procura regionale della Corte dei conti si chiude a tempi di record per i primi sette consiglieri lombardi di Pdl e Lega Nord e intima loro di restituire le somme (440mila euro in tutto) percepite indebitamente dal 2008 al 2011.

I CONSIGLIERI CHE DEVONO RESTITUIRE SOLDI - Questo l’elenco dei primi sette consiglieri:
1° Rinaldin (Pdl) € 122.074,83 da restituire al Pirellone
2° Colucci (Pdl) € 82.532,42
          Galli (Lega ) 62.628,82 euro di rimborsi
4° Fabrizio Cecchetti (Lega) € 59.147,47
5° Ruffunelli (
Lega) € 53.332,97
6° Toscani (
Lega) € 32.407,33
7° Minetti (Pdl) € 27.750,36

Commenta il Corriere della Sera:
All’ex capogruppo leghista Stefano Galli (62.628,82 euro di rimborsi), che di fatto si «autoliquidato» le spese e come tutti i capigruppo risponde in parte anche di quelle pagate ai consiglieri del suo partito, vengono contestate, tra l’altro, notti in albergo per 7.000 euro ma soprattutto i 6.180 euro fatti sborsare dalla Regione per il banchetto da 103 coperti del matrimonio di sua figlia. A Luciana Maria Ruffinelli (Lega, 53.332,97) viene chiesto di restituire i soldi tirati fuori dall’erario per un pc, un videoproiettore, un happy hour al bar, carta da regalo, salumi, musei, fiori, cristalleria, antiquariato, segheria-carpenteria, frutta e prodotti per serra. Fabrizio Cecchetti (Lega, 59.147,47) deve chiarire i fondi spesi per «un numero spropositato e poco comprensibile» di bollette telefoniche.
Pierluigi Toscani (Lega) dovrà spiegare perché per ottenere 32.407,33 euro abbia usato scontrini di caffè, piadine, panini, gratta e vinci, biglietti della lotteria, oltre che della spesa per casa (71,90 euro) e per uno degli «acquisti più stravaganti»: cartucce per fucile da caccia pagate 752 euro.


2 - La strana riduzione dello stipendio dei consiglieri lombardi


Di Maghdi Abo Abia - 17/05/2013 - La nuova Giunta sta studiando un taglio della retribuzione degli eletti in linea con quanto previsto dalla legge 213 voluta dal Governo Monti, tuttavia verrà contestualmente aumentata l'indennità, prevista a forfait e quindi libera dall'obbligo di giustificativi.

A Milano si studia un modo per ridurre lo “stipendioaumentando però l’indennità.

LE CIFRE - Come spiega il Sole 24 Ore, il presidente del Consiglio Regionale Raffaele Cattaneo ha dato il via alla formazione di tavoli di lavoro che hanno portato ad una proposta collegiale -con l’esclusione del MoVimento Cinque Stelle, per riformare i costi della politica in Lombardia. Secondo la proposta che verrà discussa nel prossimo giugno, lo stipendio scende da 8.531 euro lordi a 6.600, sempre lordi, mentre l’indennità di carica è lievitata da 2.341 euro a 4.500 -netti ed esentasse- ai quali poi vanno aggiunti 2700 lordi per chi può godere di un’indennità di funzione. L’Fp Cgil spiega che in caso di consigliere residente fuori milano, l’indennità può arrivare anche a 6000 euro. Quindi possiamo parlare di un “ritocchino” al rialzo della quota rimborsi. Che poi in realtà non possono essere definiti così visto che non sono giustificati né da fatture né da scontrini. Si tratta di un forfait e tanto basta.

LE DECISIONI DELLA CONFERENZA STATO – REGIONI - Insomma, non si possono superare queste leggi. Non solo, la Conferenza Stato-Regioni ha stabilito che il massimo per i Presidenti delle Regioni e dei Consigli regionali è di 13.800 euro lordi mensili, 11.100 lordi per i consiglieri regionali, 5.000 lordi ogni Consigliere regionale a titolo di contributo per il finanziamento dei gruppi consiliari.
La Commissione Garavaglia, dal nome dell’assessore al Bilancio, Massimo Garavaglia, deputata per raggiungere un accordo, è riuscita a mantenere il livello della retribuzione sui 9000 euro al mese per i consiglieri, discostandosi dalle intenzioni della legge voluta dal Governo Monti.

Romanzo Regionale: dalla Minetti al Trota la storia dei rimborsi al Pirellone

Di Floriana Rullo - 21/12/2012 - I consiglieri indagati. Le spese illecite. Le cifre.


Quattro. E’ questo il numero, che si conta sulle punta delle dita e con una mano sola, dei consiglieri di maggioranza non indagati in Lombardia. Già perché è più facile dire chi non c’entra con lo scandalo dei presunti rimborsi illeciti fatti con soldi pubblici e delle spese sospette che hanno investito il Pirellone, che il contrario, visto che ci sono altri 37 indagati per peculato nell’inchiesta condotta dalla procura di Milano sui rimborsi regionali. Sono tutti consiglieri o ex consiglieri della Regione dell’Eccellenza guidata da Formigoni che si vanno ad aggiungere ai 22 che, nei giorni scorsi, avevano ricevuto un invito a comparire davanti ai pubblici ministeri di Milano. Sessantadue in tutto, su 80, anche se alcuni sono di passati consigli, tutti esponenti di Pdl e Lega.

I NOMI ECCELLENTI E tra loro non mancano ovviamente nomi eccellenti: tra i destinatari degli inviti ci sono Renzo Bossi, meglio conosciuto come il Trota e figlio ovviamente di Umberto e la leghista Rosi Mauro,l’ex pasionaria cacciata dal Carroccio. Proprio la Mauro fu eletta al Pirellone nel 2005 e vi rimase fino al 2008 per poi ‘trasferirsi’ a Palazzo Madama.

IL CONSIGLIERE GOLOSO - Il consigliere regionale lombardo amante dei dolci Cesare Bossetti, avrebbe speso nel 2011 quasi 15 mila euro per comprare dolci in pasticceria oltre che per fare colazioni con brioche e caffé. E’ un risvolto dell’inchiesta della Procura di Milano sui rimborsi ai gruppi regionali del Pirellone.

GRATTA E VINCI E LECCA LECCACon i soldi dei rimborsi al gruppo consiliare della Lega Nord, il consigliere regionale lombardo Pierluigi Toscani avrebbe invece comprato, tra le altre cose, lecca lecca e gratta e vinci. Spese documentate dai finanzieri che hanno condotto le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo.

Ma il migliore, per quel che scrive il Fatto “, è Stefano Galli:
Il capogruppo Stefano Galli, che nei rimborsi ha messo anche le spese del matrimonio della figlia Valeriana, ha il telefonino spento e quello di casa suona a vuoto. L’ammiccante voce femminile con cui Galli ha personalizzato la segreteria telefonica del cellulare comunica, tra sospiri e rumori gutturali, che “al momento il tuo amico è impegnato in una situazione molto toccante”. Per inciso: l’utenza è pagata dalla Regione.


Lega ladrona: l’operaio che rimedia una consulenza da 196mila euro

di Alessandro D'Amato - 15/02/2013 - ...casualmente, è il genero dell'ex capogruppo Galli

Roberto Maroni l’ha detto chiaro e tondo: non accetterà che si continui a diffamare il buon nome della Lega Nord per l’indipendenza della Piadina. E infatti, quando il senatore leghista Torri ha parlato della questione Orsi, Finmeccanica e Carroccio, non ha detto nulla. Oggi si scopre che il capogruppo alla Regione Stefano Galli, dopo aver per errore pagato il matrimonio della figlia con soldi pubblici, ha fatto avere una consulenza da 196mila euro al genero che ha la terza media e di mestiere fa l’operaio.

Scrive il Corriere:

Il gruppo consiliare della Lega Nord alla Regione Lombardia ha ritenuto di ricompensare con ben 196.600 euro lordi di soldi pubblici, affidandogli per 19 mesi una consulenza per la «valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali con particolare attenzione alla provincia di Lecco a supporto dell’attività del consigliere Stefano Galli», che della Lega è appunto il capogruppo in Consiglio regionale.
          La storia è venuta fuori dopo quella del matrimonio della figlia:
Spulciando tra le spese del gruppo della Lega Nord, le Fiamme gialle si sono accorte che per 19 mesi, tra novembre 2009 e gennaio 2013, proprio Paroli, suo genero dal 2010, è stato consulente (da fine 2009 a 15 giorni fa) del capogruppo leghista Galli in Consiglio regionale. Per cosa? Per collaborare «nello svolgimento dell’attività del consigliere Stefano Galli del gruppo della Lega Nord Padania come richiesto dal presidente del gruppo medesimo» nella «valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali, con particolare attenzione alla provincia di Lecco a supporto dell’attività del consigliere Stefano Galli». Compito titanico se affidato a chi ha la terza media, ma redditizio:meno di 20 ore al mese «senza vincolo di orario, di modalità di esecuzione e di luogo», stando ai contratti di collaborazione stipulati con il Consiglio regionale. E a volte con qualche premio «tenuto conto della qualità e quantità di lavoro» del consulente, somme deliberate sempre dal Consiglio regionale con i soldi dei cittadini: un «compenso aggiuntivo » di 12.600 euro «esclusivamente per il mese di febbraio 2010», e di 20 mila euro «solo per il mese di dicembre 2012».
E oggi Maroni che dirà?

CONSIGLIO REGIONALE
Fatta la legge, trovato l'inganno. Così le indennità dei consiglieri regionali lombardi, dopo gli annunci di riduzioni, dopo l'intervento legislativo sui tagli, resterebbe invariato grazie a una legge ad hoc che prevede aumenti.

Pirellone, gli aumenti compensano i tagli: lo stipendio non cambia. Fatta la legge, trovato l'inganno. Così le indennità dei consiglieri regionali lombardi, dopo gli annunci di riduzioni, dopo l'intervento legislativo sui tagli, resterebbe invariato invariato. Già perché a fronte di sforbiciate stanno per arrivare gli aumenti.

Da una parte infatti si è intervenuti sulle indennità degli 80 consiglieri e dall'altra si vanno a compensare i tagli aumentando ad hoc i rimborsi spese, che potrebbero così passare a 4500 euro netti al mese.
Questo l'effetto di una proposta di legge ideata come risposta ai tagli previsti dalla legge 213 del 2012 del Governo Monti, dopo i noti casi alla Fiorito er Batman.
Qualora fosse approvata la proposta di legge (targata Pd, Pdl, Lega) elaborata da un gruppo di lavoro coordinato dall'assessore al Bilancio, Massimo Garavaglia, un consigliere continuerà a prendere poco meno di 9000 euro al mese.
La nuova proposta di legge sui compensi in Regione di fatto è la risposta locale al governo Monti, intervenuto per porre rimedio e fissare dei limiti ai costi fuori controllo dei consiglieri regionali.
In base al testo della proposta bipartisan, ricusata dal M5S, le indennità di carica dei consiglieri regionali saranno effettivamente riviste e ridotte da 8500 (lorde) a 6600 (lorde) come da decreto Monti. Tuttavia è prevista la possibilità di un ritocco dei rimborsi spese per esercizio del mandato: potrebbero passare dagli attuali 2800 circa ai probabili 4500 euro netti a forfait, per chi risiede a Milano, mentre per i pendolari delle province più disparate potrebbero superare ben oltre i 6000 euro ( per vitto, alloggio e trasporti).
Lunedì, 6 Maggio, 2013

3 - Crac San Raffaele, la richiesta dei pm: cinque anni e sei mesi per Daccò

Una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione. Tanto ha chiesto la procura di Milano nel giudizio con rito abbreviato che vede imputato Pierangelo Daccò, accusato di associazione a delinquere e bancarotta per il dissesto del San Raffaele. In carcere già da mesi, il lobbista della sanità, al centro anche dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri, è accusato di aver creato dei fondi neri attraverso una sovrafatturazione dei costi delle prestazioni fornite all’ospedale fondato da don Verzè.
Oltre alla condanna per Daccò, il pm di Milano Luigi Orsi ha chiesto una condanna a 3 anni per Andrea Bezzicheri, imprenditore.
Daccò e Bezzicheri sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali e bancarotta per una distrazione che, secondo le indagini condotte dalla Procura di Milano, si aggira attorno ai 47 mln di euro. Gli stessi reati sono stati contestati anche all’ex direttore amministrativo del San Raffaele, Mario Valsecchi,che ha patteggiato la pena a 2 anni e 10 mesi e agli imprenditori Pierino e Gianluca Zammarchi e Fernando Lora per i quali proprio ieri e’ iniziato il giudizio con rito ordinario.
Sanità inLombardia, indagato consigliere comunale leghista
Massimiliano Bastoni consigliere comunale milanese della Lega Nord è indagato, per un presunto giro di mazzette nella sanità lombarda. Gli inquirenti gli contestano il reato di finanziamento illecito ai partiti in relazione a un versamento di 10mila euro, ricevuti da Bastoni, attraverso la mediazione di Ferdinando Azzarello, anche lui indagato, ma per corruzione.
Una nuova indagine sul Carroccio milanese quindi dopo i casi dell’ex presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni, del tesoriere Francesco Belsito e dei fondi del rimborso pubblico utilizzati per finanziare i figli di Umberto Bossi e il suo “cerchio magico”.

Pm: "San Raffaele giostra criminale cui partecipavano gli imprenditori"

MILANO - Tra gli allora vertici del San Raffaele e alcuni fornitori si era creato "un sodalizio criminale". Questo uno dei passaggi della requisitoria del pubblico ministero di Milano Luigi Orsi nel processo che si è chiusa con una richiesta di condanna per i quattro imputati nel processo sul dissesto finanziario dell'ospedale milanese. La procura ha chiesto di condannare Pierino Zammarchi a 4 anni e 9 mesi, il figlio Gianluca a 4 anni e 4 mesi, l'imprenditore vicentino Fernando Lora a 4 anni e 7 mesi e il suo contabile Carlo Freschi a 4 anni e 3 mesi. I quattro sono indagati per concorso in bancarotta e associazione a delinquere.

Pierangelo Daccò, l'uomo d'affari citato dal pm Orsi, è già stato condannato a 10 anni di reclusione (con rito abbreviato) per il suo concorso nel dissesto finanziario del gruppo ospedaliero ed è considerato dagli inquirenti il collegamento con Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia. I due Zammarchi e Fernando Lora sono imprenditori accusati di aver "dato un servizio particolare alla Fondazione" ovvero, ha spiegato il magistrato, "la retrodatazione delle fatture gonfiate". Secondo quanto ricostruito dalla Procura, e "confermato" da alcuni testimoni - come sottolineato da Orsi - la Diodoro e la Metodo (società della famiglia Zammarchi) e la Progetti (di Lora) gonfiavano le fatture per le prestazioni date al San Raffaele per poi restituire ai vertici una parte dell'incasso in contanti o attraverso operazioni societarie, anche estero su estero.