lunedì 29 settembre 2014

ASM e Città di Magenta : " la Voce dei giovani "

" Uno strumento di dialogo per le nuove generazioni " : un giornalino, uno strumento "per raccontarci  i vostri pensieri e le vostre idee rispetto alla nostra e vostra citta ". Per questo, io e tutta la Giunta comunale ci aspettiamo anche suggerimenti e proposte per migliorare sempre più la città che tutti amiamo "

Ed i liceali del Bramante rispondono con un bellissimo articolo " Magenta piange l'abbandono del Circolo sportivo Novaceta " sottolineando : " oggi l'area è lasciata al deterioramento e all'abbandono poichè non si sta portando avanti un piano di recupero per le strutture " , ed ancora "è inevitabile chiedersi : perchè non si iterviene ?", ed infine :" Il nostro impegno e quello di Vulcano si uniscono per mantenere accesi i riflettori su un'area un tempo produttiva e di grande rilievo per la città, in cui oggi le erbacce e la ruggine avanzano ovunque :"

NESSUN COMMENTO: QUESTO ARTICOLO E' STATO PUBBLICATO NEL DICEMBRE 2012


giovedì 25 settembre 2014

COMUNICATO CONGIUNTO dall'incontro Movimento Popolare Dignità e Lavoro – Manuel Vulcano Consigliere Comunale PRC-CAG


COMUNICATO CONGIUNTO
dall'incontro Movimento Popolare Dignità e Lavoro – Manuel Vulcano Consigliere Comunale PRC-CAG

Si è svolto - presso l'ex Cral Novaceta, ora Ri-PARCO Bene Comune - ieri mercoledì 24 settembre l'incontro tra i volontari del Movimento Popolare Dignità e Lavoro e il consigliere comunale Manuel Vulcano e una rappresentanza del PRC-CAG.

Il consigliere Vulcano ha spazzato ogni dubbio con la sua posizione e quella del suo gruppo in appoggio totale all'occupazione dell'area CRAL confermando il fatto che si stia liberando un area dal degrado per restituirla alla città. Sono infine stati chiariti tutti gli altri punti su cui ci sono state nelle ultime settimane delle reciproche incomprensioni e si è condivisa la posizione sul futuro dell'area.

Il Movimento ricorda che quell'area è da sempre un'area che i lavoratori (attraverso il CRAL) hanno gestito in piena autonomia dalla Novaceta e i suoi impianti sportivi e ricreativi aperti all'intera cittadinanza, che quell'area fu sottratta ai lavoratori e alla Città con l'inganno come dimostrano i 33 avvisi di garanzia a dirigenti e proprietari per aver portato la Novaceta al fallimento gettando sul lastrico centinaia di famiglie operaie, sottraendo centinaia di migliaia di euro alle casse del Comune e impoverendo il territorio, che il subentro dell'attuale proprietà (Unicredit leasing) ha significato l' abbandono al degrado dell'intera area e della stessa zona del quartiere nord della Città.

I partecipanti hanno immediatamente sgombrato il campo da eventuali speculazioni inerenti la così detta “legalità” e la, inopportunamente denominata, “occupazione” dell'area: semmai l'attenzione va concentrata sul futuro del Cral: cosa intende fare l'Amministrazione Comunale per rispondere ai 1600 cittadini che, ad oggi, hanno sottoscritto la petizione per il recupero del Cral aperto a tutti i cittadini come Parco Pubblico e per attività ricreative e sportive?

E poi, cosa intende fare l'Amministrazione Comunale di fronte all'arroganza di una proprietà che per ritorsione chiude la fornitura di acqua, non solo nell’area Cral, ma all’intera area dello stabilimento, lasciandola ad alto rischio d’incendio (campo sportivo e parco giochi sono ancora coperti da una vegetazione di rovi ed erbacce secche, così come ampie zone verdi all’interno dell’ex area produttiva) pur confinando, a pochi metri con abitazioni civili ? Ma non era la stessa Amministrazione che diceva di voler sanzionare la proprietà per i ritardi nella messa in sicurezza e bonifica ?

Cosa intende fare l'Amministrazione Comunale, sapendo che la mancata fornitura d'acqua, non colpisce tanto i volontari del Movimento, quanto i due senza tetto e senza lavoro che la occupano da quasi un anno, senza avere avuto alcuna opportunità di alternativa. Quelle persone, con mezzi di fortuna, erano riusciti almeno a garantirsi un tetto sulla testa . Come faranno a lavarsi, lavare i panni, cucinare, a bere...? Tutte cose che oggi sono diventate per loro difficili e pesanti e che li precipita in una condizione, ancora peggiore delle precedente, paragonabile solo a quanto si vede nel cosi detto “terzo mondo”. Altro che “eccellenza” lombarda !

Su queste due emergenze il consigliere Vulcano ha preso atto della situazione e ha assicurato il suo intervento presso l'Amministrazione Comunale.

Al consigliere Vulcano è stato fatto presente che nessun componente della maggioranza, a differenza di quelli dell'opposizione, si è fatto vedere per visionare la situazione di degrado dell'area, il lavoro svolto per il recupero della stessa ed anche le condizioni dei due senza tetto. Per questo la presenza di Vulcano è finalmente un’inversione di tendenza con questa, fino ad oggi, incomprensibile assenza. Ci si augura che ci sia una corretta attenzione e rispetto verso quei 1600 cittadini che sottoscrivendo la petizione del Movimento reclamano il recupero dell'ex Cral alla Città.

A testimonianza del grave stato di degrado al consigliere è stato fatto notare come l'abbandono del Cral e la chiusura della Novaceta si sono ripercosse anche sulla zona: atti di vandalismo sono all'ordine del giorno (per l'ennesima volta le staccionate di sicurezza della pista ciclabile sono state danneggiate e non riparate), sotto i cespugli e i rovi che sono cresciuti a ridosso della recinzione dell'ex Cral e dei muri della stessa Novaceta da tempo giacciono abbandonati rifiuti di tutti i tipi mai ritirati, lo sfalcio delle sponde del canale è abbandonato sulla pista ciclabile....

Il subentro dell'attuale proprietà e l'abbandono del sito, invece di nuovi insediamenti produttivi e di un rilancio dell'economia cittadina, hanno fatto di quella zona una zona franca. Movimento e Consigliere concordano sull'urgenza di contrastare il degrado e restituire anche con primi progetti parziali vivibilità alla zona.

Movimento Popolare Dignità e Lavoro 
Manuel Vulcano – Cons. Comunale PRC-CAG

domenica 21 settembre 2014

E’ COSI’ STRANA “ STA’ COSA “ ? , ovvero domanda alla Pubblica Amministrazione Magentina

Vogliamo iniziare questa pagina permettendoci di far memoria, ai nostri lettori, di due articoli della 
Costituzione Italiana, da sempre invocata come esempio di civiltà e di tutela dei diritti del Cittadino.
Stiamo parlando di “bene comune”, di espropri, di “trasferire , mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori atti  a caratterizzare la pubblica utilità ed il pubblico interesse, stiamo parlando di salute, di “bonifica delle terre”, stiamo parlando di
“ ricostruzione di unità produttive”.

Nei princìpi della nostra Costituzione, il Movimento Popolare Dignità e Lavoro sta operando :  

ART.43 : “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.”
ART.44 : “Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà. La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.”
Purtroppo tali princìpi  spesso non sono conosciuti da chi ci governa , a livello nazionale ed a livello locale e quindi (vogliamo credere che sia solo un problema di non conoscenza ) interpretazioni personali, purtroppo divulgate anche a mezzo stampa, tendono a condizionare l’opinione pubblica.
Ciò che resta sconcertante è l’assoluta contraddizione (anche questa casuale ?) in cui personaggi pubblici cadono su temi ideologicamente e storicamente, invece, condivisi. Ci dispiace molto, infatti dover raccogliere dalla stampa locale, credo a proposito della “occupazione” del Cral  Novaceta, alcune dichiarazioni come quelle sotto riportate :  
  • Consigliere Vulcano : “Ci rendiamo conto che l’amministrazione non può sposare una causa che non rientri nella legalità”
Ci chiediamo se il consigliere Vulcano ha sposato “la causa” dell’amministrazione, soggiogata dalle politiche del PD,  e qual è la posizione del gruppo, che egli rappresenta, in merito all’azione compiuta dai volontari del Movimento, che è stata quella di aver voluto fortissimamente recuperare un’area degradata della Città per restituirla, bonificata e pubblica , alla Città stessa. Un’area, oggi,  resa illegale da imprenditori disonesti,. Un’area sottratta ai lavoratori. Una proprietà ed una dirigenza  che dovrà rispondere di ben 33 avvisi di garanzia per bancarotta fraudolenta ! E’ questa l’illegalità! Se lor signori non rubavano, oggi quell’area era ancora nella disponibilità dei lavoratori ( che l’hanno gestita per oltre 50 anni ) . Ma di cosa stiamo parlando???? !!!!
Ricordiamo anche che ne il consigliere Vulcano, ne gran parte della cosiddetta sinistra che egli rappresenta, ha firmato la petizione per il parco pubblico (che non c’entra niente con la successiva “occupazione” delle aree, cosa avvenuta sei mesi dopo il lancio della campagna ).  Non abbiamo capito di quale legalità il consigliere Vulcano si faccia portavoce e di chi. Forse ha già dimenticato che quando al governo della Città c’era l’amministrazione Del Gobbo, egli ha partecipato ad un’azione illegale, che è stata quella di entrare all’interno della proprietà. Occupò, infatti, “illegalmente”, le aree private dello stabilimento, per girare un cortometraggio, forse il suo primo. Ebbe a disposizione gratuita tutto, la sceneggiatura, ovvero la storia scritta dai lavoratori, gli attori, ovvero i lavoratori del presidio, ed il teatro, ovvero gli interni della fabbrica.
Ci chiediamo se per quell’occasione il consigliere Vulcano abbia fatto riferimento all’illegalità . Sicuramente in quei giorni non era ancora indottrinato dalle “moralistiche e legalitarie “ condizioni dell’attuale Amministrazione magentina. Noi sosteniamo, invece, che non c’era illegalità allora come non c’è illegalità adesso !

Ricordiamo ancora, a proposito della dichiarazione in merito ad una prossima visita presso la struttura Cral,  che, è già trascorso oltre un mese dall’inizio lavori di recupero delle aree da parte dei volontari del Movimento Popolare Dignità e Lavoro, e che fino ad oggi, egli, non si è mai fatto sentire, mentre ha affidato,solo adesso, dichiarazioni alla stampa magentina. Ad oggi, sono intervenuti, tantissimi esponenti della società civile, delle associazioni e della politica magentina, di destra, di centro, del Movimento 5 stelle, di una parte della sinistra, ognuno ha portato un contributo attivo di partecipazione al recupero dell’area. Manca tutta la parte della “cosiddetta sinistra” che forma l’amministrazione comunale, secondo cui, la nostra colpa, la nostra “illegalità” è quella di aver voluto, fortissimamente e con largo anticipo nei tempi, l’annunciammo in aula consiliare ad ottobre 2013, fare qualcosa di concreto per la Città.

Se il consigliere Vulcano vuole rendersi utile, non c’è bisogno di venire a trovarci (il luogo e le persone le conosce bene !), invece,  si attivi da subito per  trovare una soluzione alla mancanza di acqua, effettuata dalla proprietà per ritorsione, alla coppia di persone che vivono all’interno dell’area. Parli con l’assessore responsabile, anche se non è solo competenza di un singolo assessore, ma il degrado, la vergogna, di aver lasciato due persone IN ASSENZA TOTALE DI ACQUA, cioè che non possono lavarsi, non possono utilizzare i servizi igienici, non sanno come cambiarsi la biancheria, non sanno come cucinare e sono costretti ad usare, per bere, acqua in bottiglia che qualcuno porta loro, è una vergogna che riguarda ogni amministratore di comunità della ricca, opulenta,  “civile” e progredita Lombardia.

Comprendiamo bene che spesso diciamo le verità “a muso duro“  (tra l’altro dopo aver cercato tranquilli e costruttivi dialoghi da anni , ndr  : Cosiglio comunale aperto, richiesto nel giugno 2012 ) e che tale atteggiamento può suscitare ad altri, dichiarazioni (incomprensibili ) del tipo  : ” Ma dialogare ( ndr : col Movimento ) non è stato sempre facile “ , ma credo che qualcuno dovrebbe innanzitutto guardare bene dentro se stesso. Un esempio : la scorsa primavera il Movimento Popolare Dignità e Lavoro viene ufficialmente invitato alle tre giornate organizzate dalle staffette partigiane ed a partecipare  all’evento con un proprio gazebo ed il relativo materiale di normale propaganda. Bene, cogliemmo l’occasione per continuare la nostra campagna che prevedeva la raccolta firme alla petizione popolare di “ Salviamo il parco dal degrado, restituiamolo alla Città “.
Il consigliere Vulcano, in persona, vietò ( fatto incomprensibile e fuori da ogni contesto logico) la distribuzione dei volantini informativi per la raccolta firme, sui quali era assente qualunque riferimento politico o ideologico.

Infine, un messaggio indirizzato a tutti i Consiglieri del Comune di Magenta : probabilmente Vi troverete a votare una mozione che chiede l’esproprio dell’area Cral per restituirla come Parco Pubblico alla Città di Magenta. La mozione non è né di destra, né di sinistra, è scritta per il “Bene Comune”, è scritta per Città.
Anche nel 2004 un consigliere di opposizione presentò una mozione sull’area Novaceta per vincolarla ad area industriale, pensando al bene comune, quella mozione passò all’unanimità !
Questa volta, un voto a favore, da chi sostiene una presunta “illegalità”, significherebbe anche eliminare tale eventuale condizione.
Non può essere una mozione, oppure la parte politica che essa rappresenta, a chiedere che il Parco Cral diventi di utilizzo pubblico e che non sia un’area degradata, è una normale richiesta di buon senso e di civiltà sottoscritta  da oltre 1500 Cittadini a cui bisogna dare una risposta credibile, corretta, leale.
Sull’aspetto tecnico-economico dell’eventuale esproprio: c’è una certezza, un NON esproprio favorirebbe gli interessi della proprietà che su quelle aree ha, evidentemente, altre mire, inoltre quelle aree, oggi, con i vincoli attuali, hanno un valore molto basso e potrebbe essere possibile anche una raccolta fondi popolare con il fine di donare alla Città di Magenta un’area verde, di aggregazione, di sport e di svago. 
E’ COSI’ STRANA  “ STA’  COSA “ ?

MPDL


sabato 30 agosto 2014

Pubblico parco e privato degrado, oppure degrado pubblico e parco privato ?

E’ un interrogativo sempre più pressante che si presenta  a mano a mano che trascorrono i giorni da quando un gruppo di volontari ha deciso di trascorrere le ferie per pulire, a proprie spese, un pezzo di Città.
E’ un interrogativo che ci poniamo anche perché, chi amministra la Città di Magenta, ad oggi, non si è fatto nemmeno sentire. E’ un fatto sconcertante , poiché, o “parco pubblico “ o “ degrado pubblico” , qualcosa di “pubblico” c’è, e “qualcosa di pubblico” , fino a prova contraria, è di competenza della pubblica amministrazione.

E’ ancora più sconcertante, l’assenza della pubblica amministrazione, poiché, nella gran parte dei componenti la Giunta ed il Consiglio, si identificano persone che si sono sempre dichiarate attente al sociale, chi per convinzione ideologica ( e condividiamo ) , chi per trascorsi lustri nelle magentine parrocchie.

Allora vogliamo immaginare che “le istituzioni” vorrebbero condividere il fine sociale dell’azione che il Movimento Popolare Dignità e Lavoro sta conducendo, ma non possono “istituzionalmente” poiché, così facendo, avvallerebbero un reato ( pseudo ) che è quello dell’inviolabilità della proprietà privata.

Dunque ci tocca fare chiarezza e cerare di fugare qualche dubbio a chi la pensa come l’amministrazione :

  1. le persone che il giorno 20 agosto alle ore 9.00 sono entrate nell’area da bonificare, hanno trovato una porta chiusa con tanto di catena e lucchetto. Queste persone hanno bussato a quella porta ed è stato loro aperto.
  2. lo spettacolo presentato agli occhi delle oltre trenta persone che hanno varcato la porta in oggetto è stato di un disgusto immane. Montagne di sporcizia, rovi alti due metri, alberi con decine di rami secchi, pericolosissimi, che si affacciavano sulla pista ciclabile, piantagioni di ambrosia, coltivazioni di marijuana, topi morti ed escrementi di topi, decine di profilattici all’interno del campo da tennis. Questo spettacolo è stato innanzitutto documentato ed è stato posto immediatamente all’attenzione della stampa e della Polizia di Stato ( Digos ) , soggetti, questi, avvertiti in tempo reale, dai volontari, per certificare che non c’è stata alcuna forzatura di porte e strutture chiuse, per dimostrare che l’area era di fatto già occupata da altri e che immane era lo stato di degrado.
  3. i volontari non sono entrati nelle aree per occuparle o viverci o prendere qualcosa. Sono entrati in quelle aree per dare qualcosa, anzi per Ri-dare qualcosa che è sempre stato della Città, un parco pubblico !
  4. i volontari, semplici cittadini (del territorio), che formano il gruppo del Movimento Popolare Dignità e Lavoro, hanno tutti , per fortuna, già una casa, e non sentono il bisogno di elevare a proprio domicilio quello di viale Piemonte.

Dicevamo, dunque, di non comprendere il silenzio della pubblica amministrazione, anche perché questa, nelle vari sedi di competenza, era già a conoscenza che quelle aree erano occupate , ma direi più esattamente , “abitate” da una coppia di persone. E’ lo stesso vice-sindaco Razzano che dichiara su “Settegiorni” del 29 agosto u.s., rivolgendosi a Simone Gelli :” irresponsabile e ignorante…se si informassero saprebbero che i due cittadini sono stati presi in cura dai servizi sociali del Comune”,
dunque, da questa dichiarazione, è certo che le due persone “domiciliate” in viale Piemonte, sono conosciute e identificate dal Comune da molto tempo. Al di là della domanda logica che il normale Cittadino si pone :” ma a costoro è mai stato chiesto dove abitassero ? “, noi ci siamo rivolti direttamente agli interessati per sapere cosa sapessero, di loro, i servizi sociali ed il Comune di Magenta. Queste persone hanno dichiarato di aver informato le autorità di vivere nelle aree del Cral ed addirittura, una volta, è capitato di essere stati accompagnati, fino al “privato” ( o pubblico ) domicilio dalla Polizia Locale !
Adesso si capisce il silenzio dell’amministrazione comunale. Non solo ha  permesso che queste persone vivessero nel più assoluto degrado, ma ha accettato che si rendessero invisibili per non disturbare chi avrebbe dovuto interessarsi a loro.

Responsabilità non assunta nemmeno nei confronti di quella situazione gravissima, per mancanza di qualsiasi forma di manutenzione e controllo, che la proprietà dell’area Cral aveva generato. Ma a chi toccava controllare, ad esempio lungo la pubblica pista ciclabile, che all’interno di quell’area i rovi ed i rami secchi erano potenziali pericolo di vasto incendio ? Chi doveva avvertire chi, che parte della recinsione in rete metallica era stata abbattuta e che l’area era preda di ogni abbordaggio da parte di malintenzionati ?
Se fossero stati effettuati i minimi controlli, esterni, ad una vasta area insediata sul territorio comunale, forse sarebbe stato utile chiamare la proprietà e “scoprire” la giacenza di piante di ambrosia oppure  delle coltivazioni di marijuana. Forse si poteva intervenire di ufficio ed intimare alla proprietà di porre fine al degrado. Tutto questo non è stato fatto. Ancora una volta, come per la questione amianto, sono dovuti intervenire i Cittadini, con atti concreti , a porre fine al degrado e muovere l’inerzia altrui.

Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro, si è dovuto inoltre interessare anche dei gravi abusi che la proprietà ( o chi per essa ) ha commesso e continua a commettere in materia di sicurezza sul lavoro. Abbiamo scoperto, ed immediatamente denunciato alle autorità competenti, che , ad esempio ai lavoratori addetti alla sorveglianza delle aree industriali, non era concesso l’uso dell’acqua corrente e dell’acqua potabile, nel senso che , chissà da quanto tempo, le guardie giurate erano costrette ad espletare i bisogni fisiologici in latrine disseminate nell’area industriale e senza l’uso di acqua ! Inoltre mancava  acqua nei vasconi antincendio e l’energia elettrica necessaria a muovere le pompe. Una situazione da veri irresponsabili ed incoscienti !

Da queste situazioni e dalla proprietà, l’amministrazione comunale non prende le distanze, non fa, come potrebbe e dovrebbe, intimare ed applicare sanzioni ( un dirigente faceva presente che il “fuoco” degli avvocati Unicredit poteva fare molto male ! )  , prende invece le distanze dal nostro Movimento, da quegli uomini e donne che stanno spendendo le ore libere per cancellare un degrado vergognoso, ma ciò che è inaccettabile è disinteressarsi anche di circa 1500 Cittadini che chiedono di Ri-dare alla Città dignità e decoro, anche attraverso il Ri-cupero dell’area Cral ed al Ri-pristino di un Parco Pubblico !


M. De Luca

mercoledì 27 agosto 2014

Il Governo italiano dalla primavera all'autunno

di
Lidia Cirillo

Che le apparenze non ingannino. Le cose avvenute in Senato nei mesi estivi meritano un po’ di attenzione, anche da parte di chi di solito non gliene dedica alcuna. E’ vero che la rumorosa tenzone tra partiti, con i suoi 8.000 emendamenti, può essere ridotta a una serie di ricatti reciproci in vista del voto sulla legge elettorale e di altre poste in gioco prossime venture. Berlusconi per esempio pone il veto sulle preferenze nel timore di perdere il controllo su Forza Italia, mentre il Ncd aspira invece a reintrodurle perché ha un elettorato composto di clientele personali. Il PD insiste sul doppio turno, che ad avviso dei suoi pensatori dovrebbe favorirlo. I piccoli partiti si ritengono inguaiati dall’enorme soglia di voti minimi e così via con altre poco interessanti e poco edificanti beghe corporative. La battaglia estiva è stata inoltre anche rivolta attraverso i media al popolo elettore per enfatizzare l’opposizione a un governo e a una leadership che si troveranno presto in difficoltà e in previsione di possibili e già previste scadenze elettorali.
E’ vero anche che alcuni organi di stampa hanno avuto gioco facile a sbeffeggiare comportamenti e linguaggi degli ultimi senatori eletti della repubblica: il bestiario con i gufi, sciacalli e canguri entrati nel lessico politichese degli ultimi mesi; i neologismi, come il “discussionismo” coniato da Renzi, che talvolta somiglia davvero all’imitazione che ne fa il comico Crozza; le palline di carta lanciate in aula, come in una classe di scuola media inferiore in libertà. Di tutti i segni di un mondo che vive di logiche e di linguaggi solo propri, vale la pena di sottolinearne uno soltanto. In uno degli ultimi giorni di luglio i parlamentari di opposizione hanno manifestato sotto il Quirinale in solitudine e senza alcun tentativo di coinvolgere porzioni anche modeste di opinione pubblica. Con la consapevolezza forse che il tentativo sarebbe stato vano e comunque a evidente dimostrazione che essi stessi si percepiscono per ciò che sono, una corporazione in lotta per se stessa. Ma appunto, che le apparenze non ingannino. Sia pure con contraddizioni e lentezze, con una consapevolezza solo parziale e in un clima che si presta alla più facile ironia, i senatori hanno svolto una parte non irrilevante dei compiti a casa assegnati da chi davvero comanda e decide.
La soppressione del Senato nel cambio delle regole del gioco
Prima di tutto: Renzi è oppure non è il protagonista di una svolta autoritaria? Se si sostituisce il termine “svolta” con un altro più adeguato e che non dia l’impressione di un cambio improvviso di direzione, allora certo che siamo di fronte a un’operazione di accentramento del potere politico e quindi obiettivamente autoritaria. Il presidente del Consiglio e la sua équipe tentano di portare a compimento una dinamica già in atto da tempo, innescata dalla crisi dei partiti di massa, e che consiste in una modifica delle forme di dominio del capitale. 
Tutta una serie di osservazioni fatte sulle vicende istituzionali negli ultimi mesi (Zagrebelsky, Diamanti, Ferrara ecc.) sono appropriate e possono essere riprese. Si è fatto notare il paradosso antidemocratico di un parlamento eletto incostituzionalmente che mette mano addirittura a una modifica della Costituzione. Oppure l’atteggiamento e il linguaggio del leader con i suoi “asfalteremo” e “decido io”. Si è criticato il passo di marcia con cui è stata condotta la soppressione del bicameralismo paritario, il cui obiettivo è evidentemente quello di ridurre la possibilità del parlamento di ostacolare gli esecutivi.
Guido Crainz in un numero di Repubblica di fine luglio ha ricordato come fosse stata la DC a insistere sul bicameralismo, quando paventava rapporti di forza elettorali favorevoli alle sinistre. E come, dopo la vittoria del 18 aprile, si fosse invece ben guardata dall’attuare gli organismi di garanzia previsti, a partire dalla Corte costituzionale, richiesta con insistenza dalla sinistra. Per altro l’attuale governo appare già dalla sua nascita come l’adattamento a quelle dinamiche di cambiamento delle forme del dominio di cui si diceva prima. Personalizzazione della politica, imitazione del leader carismatico, tendenza alla presidenzializzazione, accentramento di poteri, insofferenza verso la discussione, maschera dell’antipolitica, logiche plebiscitarie, pressioni per asservire ulteriormente l’informazione…
Seconda domanda: in quale misura questo ha a che fare con le relazioni sociali? In questo suo completo abbandono alla corrente Renzi è l’esecutore degli ordini espliciti e impliciti di una parte del corpo sociale. Dell’1 per cento? Del 5 o del 10 per cento? Certo di una piccola parte, ma di una parte effettiva di società e solo per questo le maggioranze possono continuare ad agire pro domo propria. Quando Draghi si lamenta perché la riforma dello Stato monopolizza la politica italiana e rimanda quindi i tagli di spesa promessi da tempo, fa semplicemente il suo mestiere, cioè batte l’asino che già corre nella direzione desiderata perché acceleri il passo. L’Unione europea ha infatti più volte redarguito i politici italiani per quelli che ritiene problemi irrisolti di esercizio del governo nelle sue modalità e negli aspetti strutturali, funzionali e strumentali del governare. Il che significa in parole povere che il frustino della troika e le sue briglie indirizzano nello stesso tempo verso gli aggiustamenti economici e politici, ritenendoli a giusta ragione complementari e inseparabili.
E infine: quanto vale in moneta contante una battaglia di difesa delle logiche di democrazia parlamentare, del bicameralismo, dell’attenzione ai contrappesi e dello spirito e delle intenzioni sul tema di padri e madri costituenti? Ora, intendiamoci, chi per fortuna o disgrazia ha una presenza in parlamento non può sottrarsi alle forme specifiche di un’opposizione al suo interno. E le poche e isolate preoccupazioni reali per la democrazia non hanno potuto sottrarsi nemmeno in questa occasione. Se non altro come denuncia e purché non si siano illuse che ci fosse davvero qualcosa da difendere. Che si provi qualcuno a teorizzare la funzione democratica del Senato, luogo istituzionale in cui sono passate le peggiori porcate berlusconiane, a cominciare dalla compravendita degli eletti.

La crisi e il Medio Oriente come metafora
Mentre il presidente del Consiglio si preparava a passare sotto l’arco di trionfo per essere riuscito a suicidare il Senato, è giunta la notizia che tutte le previsioni di crescita per l’Italia erano sballate. Il Pil è in netto calo e le previsioni di crescita dello 0,8 per cento di primavera appaiono già in estate fuori dal mondo. L’illusione di una ripresa modesta ma a portata di mano non riguarda solo l’Italia, la stessa logica vale per l’eurozona nel suo complesso, sia pure in modo al suo interno differenziato. L’annuncio di una ripresa che non c’è stata e l’attribuzione della responsabilità ora all’Ucraina ora al Medio Oriente hanno a che fare con l’ideologia. Lo sanno ormai anche i gatti, lo dice ormai anche chi poi dal governo la applica che l’austerità deprime e che l’equivalenza conti in ordine/ripresa dell’economia è una balla. La deflazione inoltre è destinata ad aggravare la situazione, perché innesca la spirale per cui a un calo dei prezzi seguono la minore liquidità, le difficoltà maggiori delle aziende e l’aumento della disoccupazione, la minore spesa, l’eccesso di produzione e un nuovo calo dei prezzi. Come poi ha spiegato chiaramente Marco Bertorello sul Manifesto, la deflazione aggrava il peso dei debiti e il debito italiano è già passato in un paio d’anni dal 120 al 135 per cento in rapporto al Pil.
Che a spingere nel senso dell’austerità siano interessi e non errori di calcolo è cosa nota e che non c’è bisogno qui di argomentare, le questioni che possono interessare sono invece altre. Prima di tutto se è vero che esistono in Europa falchi e colombe, settori più interessati all’austerità e settori più interessati allo sviluppo. In secondo luogo se è vero che le formazioni sociali egemoniche sono disposte a pagare anche il prezzo della depressione all’affermazione definitiva di un modello sociale di completa libertà nell’uso della forza lavoro, come sostiene Alberto Burgio in un editoriale del Manifesto del 20 agosto. Ora una tesi e l’altra non sono prive di fondamento. Le classi non hanno interessi omogenei, possono configgere al proprio interno e i loro principali settori premere in direzioni diverse. Così come è vero che l’austerità e le cosiddette riforme strutturali, chieste con insistenza dalla leadership europea, hanno una posta in gioco politica che non viene mai trascurata. Tuttavia un’altra considerazione è forse più importante. Non esistono solo settori del capitale i cui interessi divergono, esiste soprattutto un capitale che diverge da se stesso. Esso avrebbe bisogno nello stesso tempo di austerità e di crescita, cosa evidentemente impossibile ma che non smette di alimentare sia le rappresentazioni ideologiche, sia sforzi e tensioni nell’inseguimento del margine di sviluppo possibile. Non bisogna inoltre resuscitare l’immagine del capitalismo lungimirante e capace di pilotare sempre e comunque la crisi nella direzione che desidera.
Il rischio maggiore è in ultima analisi proprio l’opposto, cioè quello di un capitale capace di vincere la guerra contro l’avversario di classe, ma non di difendersi da se stesso e porre limiti alle proprie dinamiche distruttive. Una metafora degli effetti possibili è l’incendio fuori controllo in Medio Oriente. Lì, lo Stato in cui il capitalismo ha radici più robuste e profonde, ha combinato nel giro di alcuni decenni un disastro a cui non sembra capace di porre rimedio e che gli si ritorce contro.
Le pratiche di potere e i cinque sensi del lavoro salariato
Non si sa se Renzi dorma sonni tranquilli, ma c’è da dubitarne. Allo stato attuale delle cose gode soltanto del patrimonio del voto alle elezioni europee, cospicuo certo ma unico e solo. I dubbi sulla sua legittimità sono diffusi, è ostaggio della destra e inviso a molti in casa propria, deve fare i conti con la terza recessione in pochi anni, è schiacciato tra le pretese della leadership europea e l’esigenza di consenso in vista di scadenze elettorali prossime venture. Ricorre perciò alle tradizionali pratiche di potere. Prima pratica: sollevare una densa cortina fumogena dietro la quale capitalisti, lobbisti, tecnici e i pochi politici che sanno quel che fanno affilano le lame dei tagli. La cortina fumogena in questo caso è la flessibilità, cioè l’applicazione flessibile dei vincoli di bilancio, che in sé non risolve e non rilancia nulla ma servirebbe ad allentare per qualche mese il nodo alla gola del governo. Quanto alle lame si chiamano “riforme strutturali”, “risparmi” e “lotta ai privilegi” e la loro logica di fondo è invariabilmente la stessa. Le misure già approvate e quelle in cantiere, quelle confermate e quelle rinnegate, ma destinate a tornare, delineano infatti una prospettiva che non lascia dubbi. Sotto tiro c’è ancora ciò che resta del martoriato articolo 18. Qui le scuole di pensiero si dividono tra chi ne vuole l’abolizione tout court e chi invece ne propone la sospensione nei primi tre anni di lavoro. Con il rischio che i settori più deboli della forza lavoro non salgano mai il gradino tra terzo e quarto anno, vengano cioè licenziati prima. Si discute e si fanno ipotesi sull’entità dei tagli alle pensioni contributive: sopra i tremila euro? sopra i due mila euro? sopra i due mila lordi o sopra i due mila netti? La CGIL ha già protestato perché nel disegno di legge sulla pubblica amministrazione è prevista una deroga al divieto di trasferimento da un’unità produttiva a un’altra in assenza di comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive. Un importante decreto prevede tra l’altro un’ulteriore deregolazione per l’edilizia privata, mentre il commissario alla spending review ha lavorato alla liquidazione delle società partecipate dalle amministrazioni dello Stato, che per altro come il Senato non verranno rimpiante da nessuno. Ancora una volta poi “dagli all’untore”, cioè calci nel sedere al privilegiato impiegato statale colpevole di godere ancora di qualche diritto e per cui si parla di blocco biennale della busta paga e ancora di blocco del turn over. Contro l’anemia da disoccupazione si prevede la terapia del salasso dell’ulteriore perdita di diritti attraverso una legge che elimina l’obbligo di indicare la causale nei contratti a termine. La scuola dovrebbe venir trasformata secondo criteri aziendali e gli insegnati collocati secondo tre fasce di stipendio e la sanità non sarà risparmiata perché tecnici esperti di lame e di coltelli hanno già deciso in quali delle sue parti sarà più conveniente infilarli.
Sarebbe insensato tuttavia affrontare l’argomento senza dire qualcosa sulla seconda pratica di potere. Mentre la prima (quella della cortina fumogena) riguarda la vista, la seconda riguarda l’udito. Seconda pratica di potere è infatti il silenzio, di cui il governo ha evidentemente deciso di rendersi complice, perché nulla dice e progetta sui famigerati Tpp, Ttip e Tisa, cioè sugli accordi internazionali voluti da una speculazione finanziaria più aggressiva che mai. Sui contenuti e sulle possibili conseguenze varrà la pena di tornare in articoli specifici, ma ricordare qualcosa può aiutare a immaginare le acque in cui nuoteremo. Nei paesi i cui governi aderiranno agli accordi ogni servizio sarà privatizzabile e sanità e istruzione diventeranno il principale oggetto degli appetiti dei capitali in cerca di profitti. Sarà obbligatorio investire le stesse risorse in pubblico e privato e proibito tornare indietro sulle privatizzazioni già fatte. Multinazionali e banche potranno denunciare e pretendere risarcimenti, quando riterranno che questa o quella legge di uno Stato danneggi i loro interessi. L’Europa dovrà essere vincolata alle regole americane sulle merci e verranno così meno le tutele sul lavoro, l’ambiente, l’energia, l’agricoltura e la sicurezza alimentare. La deregolamentazione finanziaria sarà ulteriormente incrementata e i governi potrebbero essere costretti ad approvare prodotti finanziari potenzialmente tossici.
Altre pratiche di potere riguardano l’odorato, il gusto e il tatto e se ne può parlare non per gioco, visto che gli esseri umani entrano in contatto con il mondo attraverso i cinque sensi. Per l’odorato la pratica consiste nella diffusione di sostanze aromatiche cancerogene perché il capitalismo emana odore di marcio. Sarebbe snobistico e astratto obiettare che il problema non è la corruzione di un sistema ma il sistema in sé, perché un sistema si accetta o si rifiuta per gli effetti che produce su tutti i piani. Il capitalismo è amaro e la pratica di potere può tradursi nella metafora di indorare la pillola, mentre al toccare con mano, a cui i subalterni sono prima o poi costretti, si pone rimedio cambiando il nome alle cose. Si chiama per esempio “messa in concorrenza della forza lavoro sul piano globale”, viene ribattezzata “lotta all’immigrazione clandestina”.
Quando riscaldare l’autunno non basta più
Di fronte alla prospettiva del blocco delle buste paga agli statali e ai tagli alle pensioni le confederazioni minacciano un autunno caldo, anzi “incandescente”. Anche in questo caso l’ironia è facile perché ciò che davvero sta sullo stomaco ai sindacati è altro, in modo particolare l’atteggiamento del governo nei confronti della concertazione e il recente dimezzamento dei permessi sindacali. Misura questa che da sola già la direbbe lunga sull’anima nera dell’équipe renziana. Naturalmente coloro a cui l’autunno piace caldo non possono che augurarsi la temperatura più alta possibile. Oggi tuttavia bisognerebbe cominciare a interrogarsi sulla nozione stessa di “autunno caldo” e chiedersi se le vampate ottobrine, anche quelle più credibili nelle intenzioni e legate all’iniziativa dei movimenti e del mondo antagonista, non servano più da assoluzione alla dispersione del resto dell’anno che a costruire davvero qualcosa.
Il problema di fronte all’attuale stato di cose è che servirebbero davvero un minimo di visione collettiva della realtà e qualche elemento di progetto. Inutile e dannoso evocare il mitico partito, i cui tempi e le cui modalità, anche se davvero fosse questa la soluzione, si collocherebbero comunque su altre dimensioni. E che può diventare anch’esso l’alibi per non agire nel presente con le possibilità effettive del presente. Ciò che già questo autunno servirebbe è facile a dirsi e difficile a farsi, ma dare un nome ai propositi potrebbe essere utile. Servirebbe un’unità non contaminata da aspirazioni a liste elettorali e fondazione di forze politiche; servirebbe un’informazione capace di funzionare da antidoto alle pratiche della cortina fumogena e del silenzio; servirebbe la solidarietà per evitare che lotte autorganizzate vadano nella direzione della guerra tra poveri, come la raccolta di firme contro l’inserimento nelle graduatorie di insegnanti del Sud; servirebbe infine la connessione stabile di lotte che serve a poco connettere solo se e quando l’autunno si riscalda e cadono le foglie.