
venerdì 24 aprile 2015
Settanta volte 25 Aprile: l’attualità dei valori della Resistenza
“Settanta volte 25 aprile.
Una data importante per la Storia del nostro Paese.
E’ difficile parlare, senza cadere nella retorica, di un movimento che richiama invece la freschezza, la speranza, la voglia di cambiare il Mondo, proprie dei giovani di ogni tempo!”
Avevo in mente di scrivere un articolo sui valori del 25 aprile, poi ho pensato alle tantissime analogie, con quei valori, che, invece, spesso sono dimenticate o se ricordate ciò avviene con superficialità o addirittura con la rassegnazione di imbattersi in battaglie inutili. Avrei voluto dire la mia sui Valori della Resistenza, sui Valori della Costituzione, sui Valori del Lavoro, sui Valori dello Studio, sui Valori dei Diritti, sui valori della Libertà, sui Valori dei “Doveri”. Avevo voglia di accomunarli tutti sotto un’unica parola : Resistenza , cioè la volontà di difendere, sempre e caparbiamente, quei Valori.
Poi, tra varie letture, mi sono imbattuto in un’iniziativa di una insegnante di Lettere e Storia presso una delle tante scuole italiane (Istituti Professionali di Savona e Provincia). Certamente una di quelle scuole pubbliche dove le difficoltà di gestione, prevalentemente a carattere economico, sono all’ordine del giorno. Una di quelle scuole pubbliche italiane, dove gli insegnanti vengono mortificati da situazioni occupazionali precarie, e da stipendi ( i più bassi d’Europa ) irriguardosi in funzione di una missione così importante qual è la formazione dei nostri ragazzi e quindi della futura classe dirigente del nostro Paese.
Vi riporto quindi alcuni stralci di un’intervista che una testata locale ha fatto alla Professoressa Claudia Palone che accomuna, con grande bravura, i valori di cui parlavamo, e con indiscussa capacità ed intensità, riesce a trasmettere pensieri e sensazioni.
Signora Palone, perché ha voluto coinvolgere i suoi alunni nella celebrazione del 25 Aprile?
Il 25 Aprile è una delle tappe fondamentali della nostra Storia. Ed è importante che i ragazzi, nell’ambito della loro educazione alla cittadinanza, ne conoscano il significato.
Mi è capitato, purtroppo, lavorando come membro interno agli esami di maturità,
di chiedere ai maturandi: “Sapete perché il 25 Aprile di ogni anno restate a casa da scuola?”. Tanti, troppi non hanno saputo dare una risposta alla mia domanda! E questo per me è un segnale negativo della partecipazione alla Storia del nostro Paese da parte dei nostri giovani!
Trovo che sia un impegno della memoria, ma non come celebrazione fine a se stessa, bensì come necessità di reimpostare e reindirizzare l’attuale vita democratica del nostro Paese. Che purtroppo sta perdendo di vista i principi ispiratori di quella battaglia che sfociò nel 25 Aprile, giorno della Liberazione Nazionale!
Si sta disperdendo l’energia con la quale gli Italiani di settanta e più anni fa hanno combattuto con l’idea di consegnarci un Paese migliore.
In che modo ha impostato il coinvolgimento dei ragazzi al suo progetto?
Mi piace, finché sarà possibile, parlare con le persone che hanno vissuto in quel periodo come parti attive dell’aspra lotta in atto nel nostro Paese.
Anche se sono rimasti in pochi, anche se sono molto anziani, li ho invitati nelle mie classi a parlare della loro esperienza di fronte ai ragazzi.
Uno di loro, quasi senza voce e senza microfono, è riuscito a catturare l’attenzione di trenta alunni di una prima liceo in maniera davvero toccante!
I ragazzi ascoltavano in assoluto silenzio questi uomini che, con la forza dei loro ideali che ancora portano dentro, parlavano di fatti per loro lontani.
Grazie al carisma che emana dalla loro personalità, gli alunni si sono sentiti partecipi delle situazioni descritte come se le stessero vivendo in prima persona!
Molti dei Partigiani ai quali ho chiesto di raccontare la loro esperienza, sono malati o davvero molto anziani. Ma non hanno esitato ad aprire la porta delle loro case a me e alle ragazze che hanno voluto seguirmi per raccogliere le loro testimonianze.. Un ideale passaggio di testimone che, dal 25 Aprile di settanta anni fa, attraversa oggi, arrivando agli alunni, ai giovani di domani.
In che cosa sono ancora attuali i valori della Resistenza?
Nei contenuti e anche nella forma.
Nella forma, intesa come lotta, opposizione a tutto quello che, come cittadini, troviamo ingiusto o limitativo della nostra libertà.
Noi abbiamo modo di esprimerci con maggiore serenità, liberamente rispetto al tempo in cui nacque la Resistenza. Ma per essere cittadini attivi e partecipi, non dobbiamo mai perdere di vista il diritto, che è anche un dovere, di esprimere i nostri dissensi.
Nei contenuti, i valori dei Partigiani sono gli stessi che dovrebbero guidare, oggi, una società civile e democratica.
Mi vengono alla mente, a questo proposito, le parole del Partigiano Sangalli: “La Resistenza non è mai passata! E’ attuale! Perché noi volevamo creare un mondo più equo, con lavoro e possibilità per tutti. E se così non è stato, almeno non come era nei nostri intenti, allora il valore della Resistenza è ancora più attuale, perché indica la strada da continuare a percorrere nel tentativo di raggiungerli, i nostri intenti! Se così non fosse, avremmo fatto una Resistenza a metà, che non ha portato a termine i suoi obiettivi!”
Signora Palone, a cosa resisterebbero, oggi, i Partigiani, per la testimonianza da lei raccolta?
E’ la domanda che ho posto loro, insieme ai miei alunni. Ed avendo dimostrato nei fatti di essere persone lungimiranti…hanno risposto : “Oggi noi ci batteremmo per il lavoro!”
Questo perché una parte della Resistenza ha fatto i conti con i primi scioperi.
Allora, quelle rivendicazioni, rivolte a migliorare le condizioni di lavoro, ad ottenere salari più dignitosi, sono state parte integrante del processo che ha poi portato quegli uomini e quelle donne alla Resistenza come la vediamo oggi.
In questo nostro periodo, la mancanza di lavoro è diventata una scusa per tornare indietro. Il lavoro è visto quasi come un privilegio, non come un diritto quale è.
Un diritto senza il quale l’uomo perde la sua dignità. Un diritto sancito dalla Costituzione che altro non è che il frutto di quelle lotte! La politica sembra rinnegare quello che è scritto nella nostra Costituzione, in uno dei suoi valori fondanti!
A loro avviso, la situazione dei giovani, adesso, è peggiore rispetto alla loro.
Mi ha colpita favorevolmente la lucida visione del futuro di queste persone, la loro apertura sui problemi attuali del Paese. Assolutamente priva di retorica.
Persone che hanno combattuto e lottato per darci la libertà di esprimere le nostre idee, non sono rimasti ancorati al loro passato, pur conservandone l’entusiasmo che permette loro di guardare avanti, pienamente consapevoli della realtà in cui vivono.
Ed è commovente sentirli dire…volevamo darvi, lottando, qualcosa di migliore di tutto questo, davvero! Forse se ne andranno con l’idea che tutto quello che hanno fatto non sia servito a nulla. Il mio impegno come insegnante è far sì che questo non avvenga.
A suo parere, la caduta del Fascismo, determinò nei giovani di allora la rottura con la cultura dei padri?
La caduta del Fascismo fu fortemente voluta dai giovani. In parte, su una sorta di implosione del Fascismo. Nessuno aveva legittimato Mussolini a proseguire il Regime con la repubblica di Salò.
I giovani vivevano compressi sotto la Dittatura Fascista. E dimostravano il loro dissenso trasgredendo in maniera consapevole a quelli che erano i riti, le imposizioni del Regime, come ad esempio le adunate.
Cosa della nostra cultura attuale dovrebbe cadere per liberare il nostro futuro?
Dovrebbero cadere le barriere. Le barriere ideologiche di qualsiasi genere..
Manca oggi, il collante della solidarietà sociale molto forte settanta anni fa!
Nel momento in cui c’è grande crisi sociale ed economica, la politica scarica la “colpa” di questo stato di cose su chi sta peggio di noi.
La compressione emotiva, la rabbia esistente nella popolazione per la demoralizzazione a cui siamo arrivati, ci tolgono il discernimento, la lucidità per affrontare lucidamente i problemi.
Invece di cercare una soluzione attraverso gli strumenti a nostra disposizione, come invece ebbero la capacità di fare gli uomini di settanta anni fa attraverso la Resistenza, rovesciamo la nostra rabbia sul primo diverso, altro da noi che incontriamo, straniero o semplicemente vicino di casa eccentrico!
Un’inutile dispersione di energia che non ci permetterà mai, se continuiamo su questa strada, di evolvere da questo stato di cose.
Qual’è la domanda più frequente sulla Resistenza che i ragazzi hanno posto ai Partigiani durante i loro incontri?
Ma chi glielo ha fatto fare? Nel senso dell’impegno, del rischio, del sacrificio che la scelta della lotta clandestina comportava. Spesso è più comodo, come si dice, farsi i fatti propri, piuttosto che prendere una posizione decisa rispetto a quanto accade intorno a noi.
La scelta compiuta settanta anni fa da ragazzi a volte appena quindicenni, presentava l’eventualità di andare incontro alla fucilazione! Non tutti hanno deciso in questo senso. Anche allora, qualcuno ha pensato, pur avendo le stesse idee magari dei coetanei che si davano alla lotta armata, ci sarà chi andrà avanti al posto mio.
Allo stesso modo in cui avviene oggi in ogni ambito della società.
Molti giovani sono pronti, disposti a mettersi in discussione, a lottare. Altri attendono i risultati del loro impegno stando a guardare.
Chi ha la forza, gli ideali, il coraggio, oggi come allora deve mettersi a disposizione diventando parte attiva della realtà in cui vive.
Anche di chi, gli eventi, invece, li subisce.
I Partigiani, ragazzi di ieri, hanno incontrato, grazie all’iniziativa della Prof. Claudia Palone, i ragazzi di oggi.
Niente prediche, niente noiosissimi discorsi retorici.
Solo poche parole per dire: se lo volete, se ci credete, se saprete lottare, riuscirete a rendere migliore il futuro che vi abbiamo dato.
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sik-sik
venerdì 17 aprile 2015
PROPRIETA' PRIVATA E OBBLIGHI SOCIALI
PROPRIETA' PRIVATA E OBBLIGHI SOCIALE: QUANDO CHIUDE UNA FABBRICA
"La “funzione sociale” della proprietà impone degli obblighi allo stesso proprietario privato e Paolo Maddalena lo spiega con un semplice esempio: «il
proprietario di un’industria che, per ottenere maggiori profitti,
licenzia gli operai, trasferisce la sua attività in un altro Stato e
abbandona gli immobili destinati all’attività industriale, non può certo
pretendere, in un secondo momento, un mutamento della destinazione
urbanistica di quella zona, per potervi costruire, ad esempio, un
albergo, in nome del suo diritto di proprietà sull’immobile di cui si
discute»"
"Se la proprietà privata non persegue la “funzione sociale”, viene meno la sua stessa tutela giuridica e non può essere consentito che una proprietà privata possa restare abbandonata e avulsa dal suo fine fondamentale di perseguire la sua funzione sociale senza limiti di tempo: dunque una proprietà privata non può essere perenne.
Non solo: chi ha dei capitali ha anche l’obbligo di investirli in attività produttive, in modo che essi perseguano una funzione sociale e siano utili a tutti.
L’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana; l’articolo 42 della Costituzione infatti recita che “la
legge riconosce e garantisce la proprietà privata … allo scopo di
assicurarne la funzione sociale e l’accessibilità a tutti”. E’ evidente
come non ci si riferisca all’accessibilità alla “grande proprietà“, inconcepibile se si pensa alla concreta impossibilità di poterla garantire a tutti.
A ben vedere, la Costituzione adotta una vera e propria “strategia” dello sviluppo, basata sui due fattori produttivi della ricchezza: le risorse della terra e il lavoro dell’uomo. L’articolo 838 del nostro codice civile ci dice inoltre che «quando il proprietario abbandona la conservazione, la coltivazione o l’esercizio di beni che interessano la produzione nazionale, in modo da nuocere gravemente alle esigenze della produzione stessa, può farsi luogo all’espropriazione dei beni da parte dell’autorità amministrativa, premesso il pagamento di una giusta indennità. La stessa disposizione si applica se il deperimento dei beni ha per effetto di nuocere gravemente al decoro delle città, o alle ragioni dell’arte, della storia, della sanità pubblica»."
(Paolo Maddalena - ex vice presidente Corte Costituzionale da - http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/04/il-territorio-bene-comune-degli-italiani-un-libro-di-paolo-maddalena/)
A ben vedere, la Costituzione adotta una vera e propria “strategia” dello sviluppo, basata sui due fattori produttivi della ricchezza: le risorse della terra e il lavoro dell’uomo. L’articolo 838 del nostro codice civile ci dice inoltre che «quando il proprietario abbandona la conservazione, la coltivazione o l’esercizio di beni che interessano la produzione nazionale, in modo da nuocere gravemente alle esigenze della produzione stessa, può farsi luogo all’espropriazione dei beni da parte dell’autorità amministrativa, premesso il pagamento di una giusta indennità. La stessa disposizione si applica se il deperimento dei beni ha per effetto di nuocere gravemente al decoro delle città, o alle ragioni dell’arte, della storia, della sanità pubblica»."
lunedì 30 marzo 2015
L'Expo dei polli
di Piero Maestri
"Nutrire il pianeta o nutrire le multinazionali dell'agrobusiness?" era il titolo dell'incontro organizzato alla fabbrica recuperata Rimaflow con la presenza del leader dei Sem Terra Joao Pedro Stedile nel novembre scorso. Per gli organizzatori dell'incontro il punto di domanda era evidentemente un artificio retorico, consapevoli che Expo2015 rappresenta una grande occasione per le multinazionali e le più importanti imprese dell'agroalimentare dei paesi economicamente più forti.
Condividiamo questa consapevolezza e questa opinione, ma dobbiamo sottolineare che il gioco di Expo2015 è più sottile, nascosto e quindi pericoloso.
La costruzione materiale e immateriale che è sorta intorno al tema guida dell'Expo si propone di diffondere l'idea che sia possibile "nutrire il pianeta" anche (o soprattutto) con il contributo delle multinazionali dell'agrobusiness, quindi garantendo e sostenendo il loro profitto.
Ma c'è di più. Expo2015 si affida alla "collaborazione tra i diversi stakeholder della comunità internazionale" (dal sito expo2015.org), fingendo di mettere sullo stesso piano governi, organizzazioni internazionali, imprese e multinazionali e "società civile". In questo modo si cerca di far passare l'idea che le soluzioni ai grandi problemi dell'umanità (accesso al cibo, all'acqua, ambientali ecc.) risiedano nelle grandi innovazioni tecnologiche e scientifiche e quindi in un idilliaco avvento di società "green" e collaborative.
Inutile dire che non si pongono problemi riguardo al controllo delle risorse, alla loro distribuzione "equa", insomma ai rapporti sociali globali.
Senza voler entrare nel merito di questo aspetto (anche se lo faremo prossimamente), un'operazione analoga avviene da tempo con la diffusione dell'ideologia food che procede (come scrive Wolf Bukowski nel suo ultimo "La danza delle mozzarelle", Edizioni Alegre) "fantasticando di una trasformazione sociale a partire dal modo di fare la spesa e cucinare... illusione consolatoria per i consumatori (che pensano di poter fare finalmente qualcosa di buono, pulito e giusto) i innocua per il capitale (anzi potenzialmente profittevole...)", per evitare di assumere che "il capitalismo è un crimine di cui è indispensabile contrastare tanto le manifestazioni concrete e presenti (l'iniquità) quanto i sogni (lo sviluppo infinito)".
Condividiamo questa consapevolezza e questa opinione, ma dobbiamo sottolineare che il gioco di Expo2015 è più sottile, nascosto e quindi pericoloso.
La costruzione materiale e immateriale che è sorta intorno al tema guida dell'Expo si propone di diffondere l'idea che sia possibile "nutrire il pianeta" anche (o soprattutto) con il contributo delle multinazionali dell'agrobusiness, quindi garantendo e sostenendo il loro profitto.
Ma c'è di più. Expo2015 si affida alla "collaborazione tra i diversi stakeholder della comunità internazionale" (dal sito expo2015.org), fingendo di mettere sullo stesso piano governi, organizzazioni internazionali, imprese e multinazionali e "società civile". In questo modo si cerca di far passare l'idea che le soluzioni ai grandi problemi dell'umanità (accesso al cibo, all'acqua, ambientali ecc.) risiedano nelle grandi innovazioni tecnologiche e scientifiche e quindi in un idilliaco avvento di società "green" e collaborative.
Inutile dire che non si pongono problemi riguardo al controllo delle risorse, alla loro distribuzione "equa", insomma ai rapporti sociali globali.
Senza voler entrare nel merito di questo aspetto (anche se lo faremo prossimamente), un'operazione analoga avviene da tempo con la diffusione dell'ideologia food che procede (come scrive Wolf Bukowski nel suo ultimo "La danza delle mozzarelle", Edizioni Alegre) "fantasticando di una trasformazione sociale a partire dal modo di fare la spesa e cucinare... illusione consolatoria per i consumatori (che pensano di poter fare finalmente qualcosa di buono, pulito e giusto) i innocua per il capitale (anzi potenzialmente profittevole...)", per evitare di assumere che "il capitalismo è un crimine di cui è indispensabile contrastare tanto le manifestazioni concrete e presenti (l'iniquità) quanto i sogni (lo sviluppo infinito)".
Tornado ad Expo2015, sono diversi gli esempi di questa illusione collaborativa e di questa propaganda dell'equità e delle "magnifiche sorti e progressive" assegnate a scienza e tecnologia, ovviamente considerate neutre rispetto ai rapporti sociali di capitale.
In primo luogo all'interno del sito vengono ospitate esperienze teoricamente differenti o quasi "alternative", per mostrare la diversità e la ricchezza delle risposte possibili. Così all'interno del sito potremo mangiare da Mc Donald's - Official Sponsor di Expo 2015, protagonista del progetto "Fattore Futuro”, "nato con l’obiettivo di accompagnare e aiutare i giovani agricoltori nello sviluppo delle loro aziende, che ha ricevuto il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali; oppure possiamo scegliere di andare a comprare cibo di qualità, alimentare e politico-culturale, da Eataly, la creatura del frizzante Oscar Farinetti, vincitrice (senza gara) di un appalto per "due padiglioni da 4mila metri quadrati ciascuno, in cui funzioneranno 20 ristoranti, uno per regione italiana. Italy is Eataly: sarà il nome di quello che è stato presentato come “il più grande ristorante che mente (e pancia) umana abbia mai pensato”.
Farinetti vs McDonald's? Non è così: i due marchi sono complementari, sia sul piano del target a cui si rivolgono, sia sul piano della comunicazione della loro partecipazione a Expo2015: entrambi si fanno paladini di soluzioni "concrete" per sostenere il "nutrire il pianeta".
D'altra parte, sul piano culturale e ideologico il fast food si prende una rivincita sullo slow food (di cui Farinetti è uno dei maggiori profeti, oltre che distributore e co-proprietario di alcuni dei "presidi"): non perché si afferma una sua superiorità, ma perché irride una presunta e spocchiosa superiorità dell'altro - nel momento in cui quest'ultimo, che era nato programmaticamente come alternativa al sistema dannoso del primo, ne accetta ora una complementarietà all'interno di Expo.
In primo luogo all'interno del sito vengono ospitate esperienze teoricamente differenti o quasi "alternative", per mostrare la diversità e la ricchezza delle risposte possibili. Così all'interno del sito potremo mangiare da Mc Donald's - Official Sponsor di Expo 2015, protagonista del progetto "Fattore Futuro”, "nato con l’obiettivo di accompagnare e aiutare i giovani agricoltori nello sviluppo delle loro aziende, che ha ricevuto il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali; oppure possiamo scegliere di andare a comprare cibo di qualità, alimentare e politico-culturale, da Eataly, la creatura del frizzante Oscar Farinetti, vincitrice (senza gara) di un appalto per "due padiglioni da 4mila metri quadrati ciascuno, in cui funzioneranno 20 ristoranti, uno per regione italiana. Italy is Eataly: sarà il nome di quello che è stato presentato come “il più grande ristorante che mente (e pancia) umana abbia mai pensato”.
Farinetti vs McDonald's? Non è così: i due marchi sono complementari, sia sul piano del target a cui si rivolgono, sia sul piano della comunicazione della loro partecipazione a Expo2015: entrambi si fanno paladini di soluzioni "concrete" per sostenere il "nutrire il pianeta".
D'altra parte, sul piano culturale e ideologico il fast food si prende una rivincita sullo slow food (di cui Farinetti è uno dei maggiori profeti, oltre che distributore e co-proprietario di alcuni dei "presidi"): non perché si afferma una sua superiorità, ma perché irride una presunta e spocchiosa superiorità dell'altro - nel momento in cui quest'ultimo, che era nato programmaticamente come alternativa al sistema dannoso del primo, ne accetta ora una complementarietà all'interno di Expo.
Un altro esempio della confusione ideologica che Expo vuole diffondere riguarda il tema dell'acqua. Mentre in tutti i documenti si racconta la favola del diritto al libero accesso all'acqua, la multinazionale Nestlè (che sarà anche protagonista del padiglione elvetico, per "far scoprire al visitatore il rapporto che c’è tra l’uomo e il cibo") attraverso la san Pellegrino vince l'appalto come "acqua ufficiale" di Expo2015 - nella città che vanta (con buone ragioni) la qualità della sua "acqua del sindaco" e che dovrebbe sostenere la consapevolezza della necessità di ridurre lo spreco causato dalla diffusione di bottigliette di acqua in plastica. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una resa da parte di chi si pone sul piano dell'alternativa possibile, che diventa semplicemente un comportamento sullo stesso piano di quello che si vorrebbe modificare. Siamo ben al di là dei "piccoli passi": siamo alla resa alle ragioni del capitale multinazionale, ancora una volta egemone e vincente persino sul piano ideologico.
Ancora, possiamo parlare della questione Ogm. Anche in questo caso chi organizza Expo2015 sta molto attento a non spingere sul pedale di un'introduzione libera e senza regole degli Ogm. Si limita a voler aprire la strada ad un "ripensamento scientifico", e ad un possibile scambio globale con i paesi della periferia. In questo senso ci sembrano significative le parole di Corrado Passera (al tempo amministratore delegato di Intesa San paolo, principale sponsor di Expo2015) citate ancora da Bukowski: "noi siamo posizionati nel mondo dei prodotti agro-alimentari con una serie di prodotti unici, riconoscibili, non replicabili...", che quindi dobbiamo difendere e promuovere per i consumi internazionali, evitando di "contaminarli" (ideologicamente) con gli Ogm. Allo stesso tempo "in talune parti del mondo si deve spingere a trovare strumenti che permettano di rendere la produzione mondiale più sostenibile sia in termini di qualità, sia in termini di prevedibilità anche in condizioni avverse". In questo modo si prone uno scambio alle aziende italiane e alle multinazionali: manteniamo il più possibile l'Italia libera da Ogm e i suoi prodotti appetibili per la nuova classe media globale, mentre si continui a spingere per Ogm e brevettazioni nei paesi della periferia.
Questa è la compagnia in cui si trova a operare Vandana Shiva nel suo ruolo di "Ambassador" per Expo2015! Perché, come da manuale della collaborazione programmatica, "Ad Expo, a discutere di agricoltura e di ambiente, non dobbiamo lasciare solo le multinazionali della chimica e dei semi": peccato che queste siano ben piazzate nei posti chiave dell'organizzazione del "grande evento".
Questa è la compagnia in cui si trova a operare Vandana Shiva nel suo ruolo di "Ambassador" per Expo2015! Perché, come da manuale della collaborazione programmatica, "Ad Expo, a discutere di agricoltura e di ambiente, non dobbiamo lasciare solo le multinazionali della chimica e dei semi": peccato che queste siano ben piazzate nei posti chiave dell'organizzazione del "grande evento".
Questi esempi della propaganda "collaborativa" di Expo2015 si trovano anche in un'altra grande operazione ideologica: quella rappresentata dalla Cascina Triulza e da "Expo dei popoli", diverse tra loro ma sullo stesso piano della "presenza della società civile" all'interno o collateralmente ad Expo2015.
In questo caso dobbiamo essere chiari. Molte delle organizzazioni e Ong che partecipano a queste operazioni sono onestamente e quotidianamente impegnate per un diverso modello di sviluppo. Non è rispetto al loro impegno che verte la nostra critica, quanto sulla loro scelta di contribuire alla diffusione dell'illusione rappresentata da Expo2015, lavorando, implicitamente o esplicitamente, alla direzione di una conciliazione degli interessi e comunque nell'accettazione del tavolo formato dai "diversi stakeholder" come luogo possibile per affermare quel diverso modello di sviluppo. Non c'è bisogno di essere anticapitalisti per capire che quel tavolo è una truffa e che l'alternativa non può passare dalla collaborazione con le multinazionali o con illusioni "green".
Expo dei popoli dichiara fin dalla prima riga del suo manifesto programmatico: "L’assegnazione a Milano e all’Italia dell’Expo 2015 “Nutrire il Pianeta Energia per la vita” ci offre l’opportunità di condividere, in primo luogo con la comunità milanese, ma poi con tutti gli interlocutori che a livello globale accetteranno il confronto, idee e proposte su un tema strategico per il futuro dell’umanità. L’Expo 2015 sarà l’occasione, secondo quanto dichiarato, per condividere con i popoli del mondo intero esperienze, progetti e strategie per nutrire il pianeta e per garantire energia per la vita alle future generazioni".
A parte la considerazione, per noi importante, che organizzazioni che si vogliono impegnate per i diritti globali dovrebbero porre un po' più attenzione al contesto di un evento che produce "debito, cemento e precarietà"....
Sarebbe come pretendere di far un "controvertice", al G8 piuttosto che ad altre istituzioni neoliberiste, all'interno o parallelamente al vertice stesso, "opportunità" per parlare dei propri progetti. In questo caso si sceglie la strada dell'integrazione nel discorso collaborativo - che tra le Ong ha peraltro grande presa (pensiamo alla loro partecipazione alla ridicola truffa degli "obiettivi del Millennio", che servono a raccontare la storia di governi impegnati a risolvere il problema della povertà mondiale mentre promuovono politiche che distruggono società e ambiente a livello globale).
In questo caso dobbiamo essere chiari. Molte delle organizzazioni e Ong che partecipano a queste operazioni sono onestamente e quotidianamente impegnate per un diverso modello di sviluppo. Non è rispetto al loro impegno che verte la nostra critica, quanto sulla loro scelta di contribuire alla diffusione dell'illusione rappresentata da Expo2015, lavorando, implicitamente o esplicitamente, alla direzione di una conciliazione degli interessi e comunque nell'accettazione del tavolo formato dai "diversi stakeholder" come luogo possibile per affermare quel diverso modello di sviluppo. Non c'è bisogno di essere anticapitalisti per capire che quel tavolo è una truffa e che l'alternativa non può passare dalla collaborazione con le multinazionali o con illusioni "green".
Expo dei popoli dichiara fin dalla prima riga del suo manifesto programmatico: "L’assegnazione a Milano e all’Italia dell’Expo 2015 “Nutrire il Pianeta Energia per la vita” ci offre l’opportunità di condividere, in primo luogo con la comunità milanese, ma poi con tutti gli interlocutori che a livello globale accetteranno il confronto, idee e proposte su un tema strategico per il futuro dell’umanità. L’Expo 2015 sarà l’occasione, secondo quanto dichiarato, per condividere con i popoli del mondo intero esperienze, progetti e strategie per nutrire il pianeta e per garantire energia per la vita alle future generazioni".
A parte la considerazione, per noi importante, che organizzazioni che si vogliono impegnate per i diritti globali dovrebbero porre un po' più attenzione al contesto di un evento che produce "debito, cemento e precarietà"....
Sarebbe come pretendere di far un "controvertice", al G8 piuttosto che ad altre istituzioni neoliberiste, all'interno o parallelamente al vertice stesso, "opportunità" per parlare dei propri progetti. In questo caso si sceglie la strada dell'integrazione nel discorso collaborativo - che tra le Ong ha peraltro grande presa (pensiamo alla loro partecipazione alla ridicola truffa degli "obiettivi del Millennio", che servono a raccontare la storia di governi impegnati a risolvere il problema della povertà mondiale mentre promuovono politiche che distruggono società e ambiente a livello globale).
Ma, ci viene detto, "non si può dire sempre di no", dobbiamo saper cogliere la sfida della proposta. A parte che siamo convinti che ci siano "no che aiutano a crescere", di fronte ad un evento come Expo2015, il cui segno prevalente è quello della promozione degli interessi delle multinazionali e che perpetua la logica di sistema, il no dovrebbe essere un punto di partenza per parlare chiaro, senza fingere che sia altro e senza sostenerne le logiche interne. Perché Expo2015 potrà anche contribuire a migliorare le statistiche sulle performance produttive globali, ed in particolare dei profitti di multinazionali e imprese dell'agrobusiness, ma sicuramente non sosterrà una diversa distribuzione di queste risorse e nemmeno una promozione dell'agricoltura contadina e di consumo consapevole. Insomma, siamo ancora nelle statistiche di Trilussa: anche se aumenterà il consumo di polli, rimarrà sempre vero che di fronte al pollo a testa, "c'è un antro che ne magna due".
per gentile concessione da : Communia network
www.communianet.org
domenica 29 marzo 2015
Vale il principio della faccia di bronzo...
Ieri 28 marzo il Movimento
Popolare Dignità e Lavoro era presente, con larga e convinta
rappresentanza, alla manifestazione per dire no alla devastazione del
territorio. La passeggiata Albairate-Abbiategrasso
è stata senza dubbio un successo. Tanta gente comune, tante famiglie, tanti
bambini. Tutti convinti della inutilità di alcune opere. Tutti coscienti
dell’esistenza dell’enorme cassapanca piena di danaro pubblico la cui maggior
parte servirà per foraggiare politici ed amministratori corrotti.
Facciamo alcuni esempi. Uno,
quello più eclatante è la Brebemi ,
50 chilometri della nuova
direttissima da Milano a Brescia che corrono quasi paralleli all'A4 e sono,
praticamente, semivuoti. Un’opera, il cui progetto fu avviato 18 anni fa, ed i
cui costi sono sempre stati pubblicizzati come investimenti privati, ma si evita di dire che tanto danaro
è arrivato dalla Cassa depositi e prestiti e dalla Banca europea degli
investimenti, entrambe pubbliche. Non solo, oggi si chiede, al pubblico, altri
80 milioni di euro, il prolungamento della concessione , da 20 a 30 anni, ed una defiscalizzazione
di quasi 500 milioni di euro. Tutto questo per un desolante massacro di un gran pezzo di campagna lombarda
e di un prepotente, legalizzato, esproprio di terreni un tempo coltivati.
Dal Sole 24 Ore del 23 luglio 2014 – di Sara Monaci “All'inaugurazione
hanno partecipato il presidente della Lombardia Roberto Maroni, il presidente
della Brebemi Francesco Bettoni, il presidente del consiglio di sorveglianza di
Intesa Giovanni Bazoli e, oltre al premier Renzi, anche i ministri alle
Infrastrutture e all'Agricoltura, rispettivamente Maurizio Lupi e Maurizio
Martina. Sia Maroni che Bettoni hanno ricordato ciò che ancora manca, e che la
società aspetta «con fiducia dal Governo». Si tratta della questione della
defiscalizzazione, che per la
Brebemi comporterebbe un vantaggio fiscale di quasi 500
milioni “
Ciò che è desolante , ed ovviamente sconcertante, sono le dichiarazioni
e gli atteggiamenti dei politici e degli amministratori : Maroni, presidente della Regione che chiede
soldi pubblici ( tanti ) ; Il Governo,
con Renzi, Martina e Lupi, quest’ultimo coinvolto nelle ultime vicende di
corruzione proprio sulle opere pubbliche e costretto a dimettersi, che si
vantano di tagliare il nastro ad un’opera inutile, ed infine, questa è
paradossale, il presidente della Brebemi, Bettoni, è stato per trent’anni presidente dell’Unione
provinciale agricoltori di Brescia e
a lungo pure di Confagricoltura Lombardia, cioè da
una parte toglie la terra agli agricoltori e dall’altra finge di tutelarli ! Un
groviglio tra conflitto d’interessi e facce di bronzo !
Sul nostro territorio, parlo proprio del magentino, non siamo da meno
proprio con le opere inutili. Gli esempi potrebbero essere tanti, ma voglio
raccontarne uno che ha dell’incredibile, almeno per il sottoscritto, forse
perché non ha competenze urbanistiche specifiche : Marcallo con Casone, paesino
di circa 5000 abitanti, era , fino a qualche anno or sono, collegato, appunto
con la “frazione” Casone tramite un ponte, di poche decine di metri, certamente
da ristrutturare, percorribile , però, a piedi, in bici , in auto e persino con
l’autobus. Dopo le “opere inutili”, per raggiungere Casone da Marcallo è
necessario percorrere circa 3,5 kilometri di sopraelevata, ma non solo, questa
mega struttura, in confluenza prolungata per oltre 4 kilometri col casello
autostradale ( da ex Boffalora ribattezzato, per megalomania, Marcallo, )
confluisce, attraverso una bretella ( inutile e sempre deserta ) impropriamente
chiamata “via Padania” ( battezzata in pompa magna da Umberto Bossi alla
vigilia della richiesta di rinvio a giudizio, da parte della Procura di Milano
per la vicenda della gestione dei fondi della Lega e per appropriazione
indebita e truffa allo Stato per circa 40 milioni di euro ) , che a sua volta
confluisce , udite udite, nella “circonvallazione di Casone”, praticamente, una
strada deserta, che è costata l’esproprio di terreni agricoli, per by-passare, la via Jacini ( quattro case
), già a sua volta ...deserta !
A Magenta, poi, come si sa, ci sono aree dimesse per alcune centinaia di
migliaia di metri quadrati. Aree che sono difese dalle speculazioni, per
l’utilizzo pubblico come aree verdi, strenuamente ed unicamente, da Cittadini
comuni, proprio tra quelli che hanno partecipato alla manifestazione di
Albairate.
Cittadini , aderenti al Movimento Popolare Dignità e Lavoro, ed altri
2000 firmatari di una petizione, che hanno chiesto al Comune di Magenta di attivarsi
affinché quelle aree, già in parte aree verdi, restino tali e non oggetto di
future speculazioni edilizie. Questi Cittadini, alla manifestazione di
Albairate erano in coda al corteo. Abbiamo notato che , invece, in testa al
corteo, c’era una parte di quella politica “nostrana”, che, ostacola il verde
pubblico. Può darsi che sia solo
incompetenza, certamente c’è una grande confusione nelle dichiarazioni rese.
Vale il principio della faccia di
bronzo: dire cose giuste, per poi fare lo…. !
Sik-Sik
lunedì 23 marzo 2015
BONIFICA EX NOVACETA: E' INTERESSE DI TUTTI I CITTADINI
Gennaio 2015,
sul cancello di Novaceta è
comparso
un cartello con cui si comunica l’inizio dei lavori di
“bonifica
impianti di materiali contenenti amianto
e di fibre artificiali vetrose”.
La legge, con lo scopo
di tutelare la salute dei cittadini, impone il rispetto di stringenti
procedure.
IL
13 GENNAIO 2012,
SU
DENUNCIA DEL MOVIMENTO POPOLARE DIGNITA’ E LAVORO, LA POLIZIA
LOCALE EFFETTUA UN SOPRALLUOGO ALL’INTERNO DELLE AREE NOVACETA, E
ACCERTA CHE: “SONO IN CORSO ATTIVITA’ DI DEMOLIZIONI
MACCHINARI…PRESENZA DI FUSTI CONTENENTI LIQUIDI PRIVI DI
ETICHETTATURA… RILEVA LA PRESENZA DI AMIANTO,
IN AREE NON RISULTANTI DALL’ULTIMA MAPPATURA…
AD
AGOSTO 2013
VENGONO
DEMOLITI (SU ORDINANZA DEL SINDACO- “demolizioni indispensabil per
terminare le bonifiche dell’amianto” PROT. 23239 DEL 09.07.2013)
BLOCCHI DI FABBRICATO CONTENENTI AMIANTO.
L’ ASL STIMA CIRCA 200 TONNELLATE DI INERTI.
IL 18
DICEMBRE 2013, IL
LIQUIDATORE DI ENERCELL (CENTRALE TERMOELETTRICA) IN RIFERIMENTO AGLI
ADEMPIMENTI RICHIESTI DAL COMUNE PER LA
MASSICCIA PRESENZA DI AMIANTO,
DICHIARA DI ESSERE IMPOSSIBILITATA AD INTERVENIRE IN QUANTO NON
DISPONE DI FONDI PER SOSTENERE LE SPESE
NEL
FEBBRAIO 2015
L'ASSESSORE
ANNUNCIA TRIONFALMENTE AI GIORNALI “NOVE
MESI PER ELIMINARE L'AMIANTO DALLA NOVACETA”
SENZA FORNIRE NOTIZIA DEGLI ADEMPIMENTI E CONTROLLI IMPOSTI DAL TESTO
UNICO PER L'AMBIENTE ALLA PROPRIETA' E ALLE ISTITUZIONI. INOLTRE
DIMENTICA L'AMIANTO DELLA CENTRALE TERMOELETTRICA.
Il Movimento
Popolare Dignità e Lavoro, ha seguito la vicenda
con costante attenzione al problema ed attraverso precise richieste
di documentazioni aggiornate. Non
è chiaro se gli adempimenti e
le verifiche imposte dal Testo Unico per l'Ambiente siano
state effettuate tra il 17.12.2014
(data in cui il
responsabile dell’Ufficio
Tecnico Comunale dichiara
di non avere nessuna indagine preliminare prevista per bonificare) e
il 12.01.2015
(data di inizio dei lavori di bonifica dell’area). Non è chiaro
che ne sarà della notevole quantità di amianto della Centrale
TermoElettrica.
Questo
modo di procedere è motivo di grande preoccupazione vista la
pericolosità dell'amianto per la salute pubblica.
Chiediamo pertanto
di discuterne in un’ASSEMBLEA PUBBLICA a cui
preghiamo d’intervenire tutte le forze politiche e sociali, le
associazioni, i comitati, i singoli Cittadini che hanno a cuore gli
eventi importanti del nostro territorio.
La
vita e la salute dei Cittadini vale molto di più dell’interesse di
pochi
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