Magenta, distrutto il presidio dei lavoratori Novaceta
Michela
Giachetta on 1 marzo 2013 in cronaca, disoccupazione, lavoro, protesta
Sotto il gazebo un tavolino di legno, alcune sedie. Ci giocavano a carte i lavoratori e chi passava per un saluto. Pranzavano lì quando non era troppo caldo o troppo freddo. Da lì, alzando la mano, salutavano ogni volta il treno che passava. Il macchinista, con un fischio sparato dalla locomotiva, ricambiava quel saluto. Un modo per sentirsi vivi, nonostante la chiusura della fabbrica, la cassa integrazione, la fatica di continuare una protesta per anni. Loro in quel gazebo hanno passato tre anni. Io sotto quel gazebo ho fatto le prime interviste per il mio libro. Ho preso molti caffè. E ho ascoltato le loro storie.
Mercoledì notte quel gazebo è stato completamente distrutto. Vincenzo Leone, ex operaio Novaceta, è stato avvisato dal portinaio della fabbrica. La produzione si è fermata nel 2008, la fabbrica è fallita nel luglio 2010, ma c’è ancora un portinaio a sorvegliare quell’area immensa che fa gola a molti, ora di proprietà di una banca. Sono pian piano accorsi anche altri ex lavoratori. Hanno fatto un video (qui), con le prime dichiarazioni a caldo. Non si sa se siano stati dei vandali o se ci sia dietro qualcosa altro.
Nei mesi scorsi i lavoratori hanno denunciato alla magistratura alcune presunte irregolarità nella modalità di chiusura della Novaceta. È in corso un’indagine. <Forse è un caso>, dice Vincenzo, ma sembra non crederci nemmeno lui. I lavoratori quando la fabbrica ha chiuso si sono fatti sentire in tutti i modi. Cortei sotto il Pirellone, a Milano, strade bloccate, notti e giorni passati sul tetto della loro fabbrica. Hanno sempre temuto che dietro la decisione di fermare l’attività dell’azienda non ci fosse la crisi economica, ma un tentativo di speculazione immobiliare. Si sono trasformati in tecnici, ingegneri e sono riusciti a bloccare la costruzione di un hotel che avrebbe dovuto prendere il posto della fabbrica, bloccando di fatto il piano regolatore cittadino. Ogni volta partivano da quel gazebo, montato assieme alla tenda nel 2009, e lì tornavano, dopo le manifestazioni, per decidere insieme il da farsi. Per trovare una soluzione. Per non stare chiusi in casa.
<Il gazebo ha un valore fortemente simbolico e qualcuno ha voluto distruggerlo. Noi siamo determinati – dice Mario De Luca, del Comitato magentino Dignità e lavoro – Se lo distruggeranno ogni sera, noi la mattina successiva saremo di nuovo qui a tirarlo su>. Al presidio, mercoledì notte, è arrivato anche Igor Bonazzoli, della Carovana Antimafia Milano ovest: <Questo è un puro atto in stile mafioso. I lavoratori hanno partecipato a molte nostre iniziative. E gli stessi operai hanno denunciato come vi sia un’aurea mafiosa dietro alla dismissione dell’attività produttiva della Novaceta>. Per questo anche la Carovana Antimafia mercoledì notte era lì, fra sedie e tavolini distrutti. Per ribadire a tutti di <alzare il controllo, in modo che queste cose non avvengano>.
Colonna sonora: I cento passi (Modena City Ramblers)
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