domenica 16 aprile 2017

Era il 17.10.2005 , si sono alternate tre amministrazioni comunali : nulla è cambiato

Intervento del Consigliere Comunale Mario De Luca il 17 ottobre 2005. Un governo Berlusconi che si sforzava a fare il peggio ( superato solo, successivamente, dal governo Renzi ) in materia di abolizione delle tutele e dei diritti dei Lavoratori. I governi locali che prendevano sul serio le macroscopiche balle raccontate da sedicenti imprenditori. Le Istituzioni schierate contro i lavoratori ed, invece, a protezione di chiarissimi "fraudolenti".  La storia, le verità, in questi dodici anni, non sono servite a nulla. Leggete :

  CONSIGLIO COMUNALE DEL 17-10-05.   - OCCUPAZIONE .


Per poter parlare di “crisi occupazionale” sul territorio, ma ovviamente il fenomeno è esteso a tutto il territorio nazionale, è necessario cercare di capirne le cause, quelle stesse cause per la quali ogni  classifica redatta da agenzie di valore e credito mondiale, ci colloca al 44° posto ed alle spalle di Botswava, della Moldavia o di Cipro. Il miracolo italiano che il presidente del consiglio, operaio e industriale, ricercatore e medico, giovane e anziano, attento ai problemi delle donne come a quelli degli uomini, del nord produttivo come del sud ricco di storia, cantante e barzellettiere, allenatore e presidente, indagato e perseguitato, condannato e assolto (in prescrizione), presidente e padrone di Mediaset e di Rai, padrone di giornali e di assicurazioni, costruttore ed immobiliarista, calvo ed impiantato, dicente e smentente, amico degli avvocati e degli stallieri, col cappellone da cow-boy, col colbacco russo o con la bandana, e potremmo andare ancora avanti all’infinito. Questo personaggio onnipotente non si è mai preoccupato dei problemi degli italiani, indaffarato com’era e com’è a legificare, quelle Leggi Speciali, che hanno caratterizzato il suo illuminato decennio. Egli si è invece preoccupato di detassare le grandi eredità, a cancellare il conflitto d’interessi, ad imbavagliare la magistratura, a dare quotianidità ai condoni fiscali, a dimezzare i tempi per la prescrizione di reati gravi, ed in tema di lavoro, esasperare la Legge 30, mettere mano allo Statuto dei Lavoratori col tentativo di far cancellare l’articolo18, e depenalizzare infine il falso in bilancio. Trovatemi tra tutti quelli che ho elencato un solo provvedimento emesso a favore del cittadino comune. Non solo non ne troveremo neanche uno, ma il danno diretto e indotto che ogni provvedimento ha portato alla comunità è incommensurabile.
Il rischio che stiamo attraversando è quello di un brutale, incondizionato ed irreversibile processo di ristrutturazione capitalistica e di una politica liberista. Non a caso l’attacco all’articolo 18 della Legge 300 doveva servire come apripista  a quell’attacco ben più feroce e determinato che veniva sferrato contemporaneamente a tutti i diritti dei lavoratori. Con la cancellazione dell’articolo 18 si sottoponeva infatti il lavoratore all’arbitrio padronale che avrebbe potuto così esercitare il suo diritto di licenziare senza fornire alcuna giustificazione. In questo modo si mette in atto, con metodo scientifico, l’attacco ai diritti ed alla dignità dei lavoratori. Ormai ci si relaziona con i lavoratori solo con arroganza, con quella stessa arroganza con la quale, rivolgendosi al sindacato, si “ordina” , tra virgolette, di “farsi da parte”. Quest’arroganza è cresciuta negli ultimi anni con legge quadratica e ormai non è più soltanto preoccupante. Oggi su i nostri territori, signori Sindaci, il padrone solo se percepisce che il lavoratore intende esercitare il proprio diritto allo sciopero, oggi sui territori da Voi amministrati, viene esercitata l’intimidazione. Preventivamente ( come la guerra di Bush ) si chiama la forza pubblica, la si ostenta all’interno della fabbrica addirittura il giorno antecedente lo sciopero, alle cinque del pomeriggio in modo che tutti i lavoratori all’uscita potessero vedere la pattuglia dell’arma dei carabinieri, e poi la presenza delle pattuglie per tutto il giorno successivo, per l’intera durata del tempo previsto per lo sciopero. E a seguito di questa involuzione democratica, chiedo a questa istituzione, a questo consiglio comunale, a tutto il consiglio comunale, di farsi parte diligente affinché queste cose sui nostri territori non accadano mai più. Chiedo a questo consiglio comunale di farsi parte diligente affinché venga applicata la Legge dello Stato, la Legge 300 del 20 maggio 1970 che nel suo articolo 28 “ repressione della condotta antisindacale”  recita testualmente “ qualora il datore di lavoro ponga in essere comportamenti diretti ad impedire o limitare l’esercizio della libertà e della attività sindacale nonché del diritto di sciopero.

Civili e onesti lavoratori che non hanno provocato ne rumori, ne molestie ad alcuno. Lavoratori che hanno aderito all’iniziativa privi di bandiere, striscioni o megafoni, che non hanno chiesto l’intervento dei media. Quei lavoratori, per fortuna tantissimi, sono stati trattati peggio di quei delinquenti soggetti agli arresti domiciliari, dove nemmeno in quel caso sono controllati a vista. Quei lavoratori sono stati invece controllati a vista minuto per minuto, per tutta la durata dello sciopero articolatosi nelle 24 ore. Come istituzione, assistendo a quanto,  mi sono vergognato. E le altre istituzioni dov’erano ?. Le istituzione che contano, come ad esempio i Sindaci, che poi dichiarano alla stampa di seguire e di preoccuparsi per l’impatto sociale negativo che inevitabilmente la disoccupazione porta sul territorio. Dov’è stato l’interessamento delle istituzioni che contano ? Perché queste ultime hanno dato per scontato che da una parte ci fosse il giusto, cioè i padroni, quelli che possono chiamare i carabinieri o sedersi al tavolo di confronto con gli avvocati, e dall’altra parte ci fossero invece i delinquenti, cioè i lavoratori , cioè quelli che vivono senza diritti con 1000 euro al mese , cioè quelli che sono rappresentati  invece solo da altri lavoratori, che pensano in modo diverso dai padroni e per questo motivo sono fatti oggetto delle più turpi e tristi menzogne. E’ il mondo rivoltato, cari colleghi consiglieri. Oggi chi difende il proprio posto di lavoro ha, secondo i padroni, interessi estranei, e chi invece fa del proprio core-business lo smantellamento di aree industriali, com’è successo ad Arese con i 2.200.000 metri quadri su cui si estendeva la storica Alfa-Romeo è portatore di benessere e di iniziative. Ed allora si va alla ricerca di siti industriali, spesso in crisi o in pseudo, provocate ad arte, crisi, dove si promette il rilancio dell’azienda, lavoro per tutti, ma dove si arriva  inevitabilmente alla chiusura definitiva , certamente per colpa di altri, spesso per colpa di quei sindacati che, difendendo i diritti dei lavoratori, rallentano o ostacolano, a detta dei furbi padroni, l’iter di ristrutturazione. Nel frattempo, cioè nell’arco di tempo previsto per portare a termine dettagliati progetti , i lavoratori vengono trattati da mentecatti, da gente che deve apprezzare incondizionatamente l’interessamento dei nuovi padroni poiché senza di loro non ci sarebbe stato l’elargizione dello stipendio. I lavoratori non devono, per gratitudine s’intende, parlare di diritti, devono anche mascherare gravi infortuni con certificati di malattia, perché c’è il rischio di perdere il proprio posto di lavoro. I lavoratori devono imparare che 626 è solo un prefisso telefonico e che la legge trecento non esiste, ma esiste solo la legge 30 con l’errore grafico di uno zero in più. La tutela dell’ambiente e del territorio non è più un dovere, ma un’opzione.
Assistiamo, dunque inermi, a siti industriali acquistati, riavviati e dopo qualche tempo rifermati, oppure ad interi reparti le cui lavorazioni ancora richieste sul mercato vengono inspiegabilmente interrotte o indirizzate a lavorazioni esterne o addirittura portate all’estero.
Ma oggi, molti lavoratori non sono più disponibili ad essere ricattati. Oggi la tutela del posto di lavoro passa principalmente dalla ritrovata coscienza che solo il rispetto della legge può dare, passando da ogni istituzione possibile, dall’ispettorato del lavoro, alle ASL, dalle ARPA alla Polizia Giudiziaria, dagli organismi paritetici alla Guardia di Finanza, dalla Polizia Urbana ai Vigili del Fuoco, alla Magistratura, e non già, per tutto il rispetto per l’Arma, dai soli carabinieri che hanno compiti ben più impegnativi che il non guardare a vista operai in sciopero.

Cosa fare e cosa chiedere agli amministratori del territorio.
Sicuramente maggiore attenzione verso quegli imprenditori che spargono fumo. Visionare ed analizzare i piani industriali. Monitorare con continuità l’evoluzione delle fasi di ristrutturazione dichiarate. Instaurare commissioni di lavoro permanenti formate dai rappresentanti delle aziende, dei lavoratori e delle istituzioni. Garantire i diritti dei lavoratori, garantire il rispetto dell’ambiente.
Tutto questo ed ancora di più, gli amministratori locali possono e devono fare.