CONSIGLIO COMUNALE DEL 17-10-05. - OCCUPAZIONE .
Per poter parlare di “crisi occupazionale” sul territorio,
ma ovviamente il fenomeno è esteso a tutto il territorio nazionale, è
necessario cercare di capirne le cause, quelle stesse cause per la quali ogni classifica redatta da agenzie di valore e
credito mondiale, ci colloca al 44° posto ed alle spalle di Botswava, della
Moldavia o di Cipro. Il miracolo italiano che il presidente del consiglio,
operaio e industriale, ricercatore e medico, giovane e anziano, attento ai
problemi delle donne come a quelli degli uomini, del nord produttivo come del
sud ricco di storia, cantante e barzellettiere, allenatore e presidente,
indagato e perseguitato, condannato e assolto (in prescrizione), presidente e
padrone di Mediaset e di Rai, padrone di giornali e di assicurazioni,
costruttore ed immobiliarista, calvo ed impiantato, dicente e smentente, amico
degli avvocati e degli stallieri, col cappellone da cow-boy, col colbacco russo
o con la bandana, e potremmo andare ancora avanti all’infinito. Questo
personaggio onnipotente non si è mai preoccupato dei problemi degli italiani,
indaffarato com’era e com’è a legificare, quelle Leggi Speciali, che hanno
caratterizzato il suo illuminato decennio. Egli si è invece preoccupato di
detassare le grandi eredità, a cancellare il conflitto d’interessi, ad
imbavagliare la magistratura, a dare quotianidità ai condoni fiscali, a
dimezzare i tempi per la prescrizione di reati gravi, ed in tema di lavoro,
esasperare la Legge 30, mettere mano allo Statuto dei Lavoratori col tentativo
di far cancellare l’articolo18, e depenalizzare infine il falso in bilancio.
Trovatemi tra tutti quelli che ho elencato un solo provvedimento emesso a
favore del cittadino comune. Non solo non ne troveremo neanche uno, ma il danno
diretto e indotto che ogni provvedimento ha portato alla comunità è
incommensurabile.
Il rischio che stiamo attraversando è quello di un brutale,
incondizionato ed irreversibile processo di ristrutturazione capitalistica e di
una politica liberista. Non a caso l’attacco all’articolo 18 della Legge 300
doveva servire come apripista a
quell’attacco ben più feroce e determinato che veniva sferrato
contemporaneamente a tutti i diritti dei lavoratori. Con la cancellazione
dell’articolo 18 si sottoponeva infatti il lavoratore all’arbitrio padronale
che avrebbe potuto così esercitare il suo diritto di licenziare senza fornire
alcuna giustificazione. In questo modo si mette in atto, con metodo
scientifico, l’attacco ai diritti ed alla dignità dei lavoratori. Ormai ci si
relaziona con i lavoratori solo con arroganza, con quella stessa arroganza con
la quale, rivolgendosi al sindacato, si “ordina” , tra virgolette, di “farsi da
parte”. Quest’arroganza è cresciuta negli ultimi anni con legge quadratica e
ormai non è più soltanto preoccupante. Oggi su i nostri territori, signori
Sindaci, il padrone solo se percepisce che il lavoratore intende esercitare il
proprio diritto allo sciopero, oggi sui territori da Voi amministrati, viene
esercitata l’intimidazione. Preventivamente ( come la guerra di Bush ) si
chiama la forza pubblica, la si ostenta all’interno della fabbrica addirittura
il giorno antecedente lo sciopero, alle cinque del pomeriggio in modo che tutti
i lavoratori all’uscita potessero vedere la pattuglia dell’arma dei carabinieri,
e poi la presenza delle pattuglie per tutto il giorno successivo, per l’intera
durata del tempo previsto per lo sciopero. E a seguito di questa involuzione
democratica, chiedo a questa istituzione, a questo consiglio comunale, a
tutto il consiglio comunale, di farsi parte diligente affinché queste cose
sui nostri territori non accadano mai più. Chiedo a questo consiglio comunale
di farsi parte diligente affinché venga applicata la Legge dello Stato, la
Legge 300 del 20 maggio 1970 che nel suo articolo 28 “ repressione della
condotta antisindacale” recita
testualmente “ qualora il datore di lavoro ponga in essere comportamenti
diretti ad impedire o limitare l’esercizio della libertà e della attività
sindacale nonché del diritto di sciopero.
Civili e onesti lavoratori che non hanno provocato ne
rumori, ne molestie ad alcuno. Lavoratori che hanno aderito all’iniziativa
privi di bandiere, striscioni o megafoni, che non hanno chiesto l’intervento
dei media. Quei lavoratori, per fortuna tantissimi, sono stati trattati peggio
di quei delinquenti soggetti agli arresti domiciliari, dove nemmeno in quel
caso sono controllati a vista. Quei lavoratori sono stati invece controllati a
vista minuto per minuto, per tutta la durata dello sciopero articolatosi nelle
24 ore. Come istituzione, assistendo a quanto,
mi sono vergognato. E le altre istituzioni dov’erano ?. Le istituzione
che contano, come ad esempio i Sindaci, che poi dichiarano alla stampa di
seguire e di preoccuparsi per l’impatto sociale negativo che inevitabilmente la
disoccupazione porta sul territorio. Dov’è stato l’interessamento delle
istituzioni che contano ? Perché queste ultime hanno dato per scontato che da
una parte ci fosse il giusto, cioè i padroni, quelli che possono chiamare i
carabinieri o sedersi al tavolo di confronto con gli avvocati, e dall’altra
parte ci fossero invece i delinquenti, cioè i lavoratori , cioè quelli che
vivono senza diritti con 1000 euro al mese , cioè quelli che sono
rappresentati invece solo da altri
lavoratori, che pensano in modo diverso dai padroni e per questo motivo sono
fatti oggetto delle più turpi e tristi menzogne. E’ il mondo rivoltato, cari
colleghi consiglieri. Oggi chi difende il proprio posto di lavoro ha, secondo i
padroni, interessi estranei, e chi invece fa del proprio core-business lo
smantellamento di aree industriali, com’è successo ad Arese con i 2.200.000
metri quadri su cui si estendeva la storica Alfa-Romeo è portatore di benessere
e di iniziative. Ed allora si va alla ricerca di siti industriali, spesso in
crisi o in pseudo, provocate ad arte, crisi, dove si promette il rilancio
dell’azienda, lavoro per tutti, ma dove si arriva inevitabilmente alla chiusura definitiva , certamente
per colpa di altri, spesso per colpa di quei sindacati che, difendendo i
diritti dei lavoratori, rallentano o ostacolano, a detta dei furbi padroni,
l’iter di ristrutturazione. Nel frattempo, cioè nell’arco di tempo previsto per
portare a termine dettagliati progetti , i lavoratori vengono trattati da
mentecatti, da gente che deve apprezzare incondizionatamente l’interessamento
dei nuovi padroni poiché senza di loro non ci sarebbe stato l’elargizione dello
stipendio. I lavoratori non devono, per gratitudine s’intende, parlare di
diritti, devono anche mascherare gravi infortuni con certificati di malattia,
perché c’è il rischio di perdere il proprio posto di lavoro. I lavoratori
devono imparare che 626 è solo un prefisso telefonico e che la legge trecento
non esiste, ma esiste solo la legge 30 con l’errore grafico di uno zero in più.
La tutela dell’ambiente e del territorio non è più un dovere, ma un’opzione.
Assistiamo, dunque inermi, a siti industriali acquistati,
riavviati e dopo qualche tempo rifermati, oppure ad interi reparti le cui lavorazioni
ancora richieste sul mercato vengono inspiegabilmente interrotte o indirizzate
a lavorazioni esterne o addirittura portate all’estero.
Ma oggi, molti lavoratori non sono più disponibili ad essere
ricattati. Oggi la tutela del posto di lavoro passa principalmente dalla
ritrovata coscienza che solo il rispetto della legge può dare, passando da ogni
istituzione possibile, dall’ispettorato del lavoro, alle ASL, dalle ARPA alla
Polizia Giudiziaria, dagli organismi paritetici alla Guardia di Finanza, dalla
Polizia Urbana ai Vigili del Fuoco, alla Magistratura, e non già, per tutto il
rispetto per l’Arma, dai soli carabinieri che hanno compiti ben più impegnativi
che il non guardare a vista operai in sciopero.
Cosa fare e cosa chiedere agli amministratori del
territorio.
Sicuramente maggiore attenzione verso quegli imprenditori
che spargono fumo. Visionare ed analizzare i piani industriali. Monitorare con
continuità l’evoluzione delle fasi di ristrutturazione dichiarate. Instaurare
commissioni di lavoro permanenti formate dai rappresentanti delle aziende, dei
lavoratori e delle istituzioni. Garantire i diritti dei lavoratori, garantire
il rispetto dell’ambiente.
Tutto questo ed ancora di più, gli amministratori locali
possono e devono fare.