mercoledì 22 dicembre 2021

Tanti Auguri, D.ssa Calati : parliamo d'inquinamento ?

 

Gentile  D.ssa Calati,

il 9 dicembre u.s., pubblicazioni locali sui social, mettevano in evidenza polemiche in merito alla necessità / convenienza di essere Cittadini di Magenta coinvolgendo anche le Associazioni locali.  Lei suggeriva ai Magentini ed alle Associazioni, in disaccordo con la politica amministrativa del  nostro Comune, di lasciare Magenta e di trasferirsi altrove.  Nel legittimo dubbio, che assale chi legge osservazioni e controdeduzioni, ho ritenuto opportuno non partecipare alla discussione.

Mi consenta l’utilizzo di quel “nostro”, riferito al Comune di appartenenza. Le ragioni di questa auto-attribuzione sono numerosissime e le ho a Lei elencate nella mia precedente e-mail ( a cui non c’è stata risposta ). Quindi,  con la consapevolezza di appartenere al “nostro” Comune, più volte ho chiesto, come Cittadino del territorio, come Associazione magentina, come Lavoratore, come Imprenditore magentino, la possibilità di un incontro in merito alla gravissima situazione ambientale che interessa Magenta, e sa bene che mi riferisco, in particolare , alla aree industriali dismesse.

E ritorno sulla questione delle Associazioni magentine. Il giorno 01 dicembre u.s., Lei ha concesso un incontro, ad emeriti sconosciuti, che millantavano appartenenza ad un’Associazione magentina inesistente.

Due persone, di cui un politico milanese, millantano ruoli, posizioni, storia, responsabilità, e si dichiarano interlocutori di un’associazione che NON ESISTE, presieduta da una signora che con Magenta e con la storia Novaceta non c’entra NULLA !  

Il paradosso è che, all’incontro di cui sopra, era presente anche un ex Consigliere Provinciale che, proprio presso il Comune di Magenta, depositò, invece, nel lontano 2015,  1300 firme di Cittadini a supporto di una petizione popolare presentata dal Movimento Popolare Dignità e Lavoro. Successivamente il MPDL  generava quella che è stata l’originale Associazione magentina ( Ri-Parco Bene Comune ) e che fu regolarmente iscritta all’albo delle Associazioni della Città.

Vorrei ribadire che queste persone vorrebbero, non si sa bene a quale titolo, occupare parte dell’area magentina in viale Piemonte ed avviare un punto vendita di prodotti agro alimentari provenienti da aziende sconosciute e da luoghi sconosciuti ( v. su sito Fuorimercato ). Costoro vorrebbero gestire un punto vendita di cibo preparato altrove, e chiedono concessioni millantando appartenenza a storie magentine e coprendosi dietro false attività di volontariato.

E’ stato, invece, il Movimento Popolare Dignità e Lavoro che aveva dato inizio ad un processo di recupero dell’area ed a un progetto di ristrutturazione ( già consegnato all’attenzione dell’Assessora Cattaneo e protocollato presso gli Uffici Comunali ),  con l’unico scopo che, quell’area, fosse ceduta (v. petizione) al Comune di Magenta per la realizzazione di un PARCO PUBBLICO.

Dunque, gentile Dottoressa Calati, le chiedo cortesemente di rivalutare l’attenzione che ha riservato verso sconosciuti e, possibilmente, informare i Cittadini che a metà gennaio 2022, presso l’area dismessa Novaceta, inizieranno, come Lei li definisce, le attività di bonifica.

Considerando, che, la Sua Amministrazione ha sostenuto, in un primo tempo, che la bonifica dell’area era stata già effettuata, vuole , per cortesia spiegare di quale bonifica si parla ?

Ed infine, non abbiamo mai sentito, ne da questa Amministrazione ne da quelle precedenti, parlare di inquinanti ( pressanti sull’area da molte decine di anni ) quali, Zolfo, Piombo, Acidi, Alcali, Solfuri, e poi PCB ed altro. Non solo Amianto, quindi, potremo dire, anche se, pericolosissimo ed ancora presente in ingente quantità. Non crede che, prima d’iniziare le “opere” di una bonifica “affrettata”, potrebbe essere utile chiedere alla Società Namir Radice Fossati ( incaricata alle attività ) ulteriori particolari relativi alle modalità d’intervento ? , e non crede che potrebbe essere utile coinvolgere la Città tramite un’assemblea pubblica ?

Cordialità e rinnovati Auguri di Buone Feste.

M. De Luca

P.S. : per completezza d’informazione, in allegato riporto una e-mail che il millantatore milanese ha inviato alle Cooperative con cui collabora, e la risposta, del sottoscritto, che smentisce ogni bugia.

 Allegati : -  lettera, della persona ricevuta dalla Sindaca, indirizzata a “Fuorimercato”

                -  risposta puntuale del sottoscritto a tutte le bugie contenute nella lettera di cui sopra.










lunedì 18 ottobre 2021

I MISERABILI

 Chiedo scusa, innanzitutto, alla memoria di Victor Hugo per aver utilizzato il titolo del suo universale romanzo, ma, già da adolescente, leggendolo, percepivo un senso di  disprezzo e ribellione nei confronti di molti personaggi.

Ingiustizia, e poi bugiardi, mentecatti, traditori, infidi, ingannevoli, ingrati, menzogneri, calunniosi. Questi personaggi descritti magistralmente e tratti dalla Francia della Restaurazione post-napoleonica (1815-1832) sembravano appartenere solo a quel periodo storico, invece, dopo oltre 200 anni , riscontri oggettivi ed attuali, disegnano, per molti tratti, una società forse addirittura peggiore, poichè, a quelli già utilizzati, bisogna aggiungere un altro sostantivo : egoista.

Solo qualche giorno fa, attraverso la stampa locale ( vedi articolo allegato ) , che ringrazio, comunicavo l’avvenuto pagamento, nel processo Novaceta, delle quote provvisionali da parte di un condannato, stabilite dal Tribunale, ed il rimborso delle spese legali anticipate da tutti i 20 ricorrenti.

Grande soddisfazione per un enorme lavoro fatto dal Movimento Popolare Dignità e Lavoro (MPDL) nel corso di 10 anni trascorsi tra indagini e processo.

C’è ancora, però, un secondo grado d’appello da affrontare, e le prospettive, visto le lungaggini dei tempi della giustizia italiana, non sono positive. Il rischio è quello della prescrizione ! Ma c’è un’altra incomprensibile vicenda che sta rendendo ancora più fragile la resistenza dei lavoratori verso una classe imprenditrice arrogante e spregiudicata.

Appena dopo la vittoria in Tribunale del primo grado, l’interesse e l’intrusione di gruppi esterni, verso “appetibili” situazioni che si prospettavano dopo la sentenza, per alcuni versi clamorosa, è stata la causa di uno sfaldamento del gruppo. Un gruppo, quello del MPDL fondato con obiettivi chiari, il recupero della Dignità, la lotta per i diritti dei Lavoratori, la solidarietà, ed infine il compimento di un progetto che vedeva restituire, prima ai Lavoratori e poi alla Città di Magenta, un’area verde, oggetto di fini speculativi, sottratta ad imprenditori interessati e poco illuminati.

Parlavamo di  “gruppi esterni” pilotati da un “ideologo” ed un oste, fintamente solidali con quel gruppo di lavoratori e miranti, invece, a nuove speculazioni ed a interessi personali. Un “ideologo” milanese, che dovrebbe chiarire precedenti comportamenti, il cui obiettivo era, invece, l’apertura di “un punto vendita” di prodotti alimentari nell'area ex Cral, ed un “oste” interessato a vendere l’eccedenza dei pasti di altra sede.

Purtroppo qualcuno si è lasciato condizionare da tali miserabili prospettive , e la conquista sociale si è trasformata in una guerra tra poveri. Si sono persi quei valori fondanti che teneva legato il gruppo, ed accade che quattro “pidocchi” ( soldi ), arrivati quale rimborso spese nella vertenza Novaceta, diventano causa di egoismo e di rottura.

E’ disarmante che il “navigato ideologo” che ha costruito negli anni immagine e consensi ( e fortune ), straparlando di solidarietà, di unità, di plurarismo, di lotte di classe, abbia spaccato un gruppo nato, invece, proprio con questi valori e motivazioni. Chissà se si vergogna almeno un po’ per il suo comportamento indegno nei confronti di molti compagni.

Infine, un messaggio rivolto a quei 4 / 5 rinnegati ed al gruppetto da questi imbonito. Persone vissute, sempre, a traino di chi ha condotto battaglie in prima linea. Anonimi ed incapaci di confrontarsi con le controparti, con le istituzioni, con il padrone. Persone vissute da ectoplasma per 18 anni ( dal 2003 al 2021 ) e riapparse quando un primo risultato è stato ottenuto. Anche costoro , non si pongono la domanda di quanto, miserabilmente, sono presentabili ?













martedì 7 settembre 2021

Bugie e presunzioni


 Relativamente ai fatti locali, politici, amministrativi, sociali, forse meno importanti di ciò che si legge quotidianamente sulla stampa nazionale, ma di interesse per le nostre comunità locali, oggi, sulla pagina generale di FB  leggo un post, con la foto di seguito pubblicata, di una utente del social, che la correda con la seguente frase : “ Ri-Parco c’è “.  Il riferimento è un’assemblea pubblica, fatta, probabilmente a Milano, a sostegno del collettivo di fabbrica di GKN.

La foto riporta due striscioni, uno che rappresenta Fuorimercato che ama definirsi “ Sindacato a insediamento multiplo che unisce vertenze del lavoro e per i diritti con attività sociali ed economico-produttive  etiche ed ecologistiche “ , e l’altro striscione è di Ri-Maflow, la storica fabbrica recuperata di Trezzano sul Naviglio.

Entrambe queste realtà sono nate con progetti sociali meritori, la prima però, leggendo la stessa autodefinizione, tende a raggruppare “attività economiche” e, tra queste ha elencato ( si può leggere nel proprio sito ) anche Ri-Parco di Magenta.  La seconda, che ha suscitato solo due anni or sono, grandi emozioni per quanto accaduto allo storico Presidente ( supportato poi da Capi di Stato, da molte Istituzioni e perfino dal Papa ) qualora fu condotto, da estraneo ai fatti, nelle pubbliche galere, deve, spiegare come mai quello stesso Presidente, ed altri lavoratori , sono stati messi da parte per fare posto ad un progetto che non prevede più l’aiuto e la collaborazione di chi ha praticamente fondato Ri-Maflow attraverso storiche battaglie sindacali all’interno della proprietà Maflow.

Non entro nel merito delle competenze di Fuorimercato e di Ri-Maflow, ma in quelle di Ri-Parco devo entrare poiché “Ri-Parco Bene Comune” è nato da un progetto del sottoscritto e di fidati collaboratori che ha visto la partecipazione e la sottoscrizione ad una petizione di circa 2000 Cittadini di Magenta e di una trentina tra personaggi pubblici ed istituzioni del territorio. Di seguito ne pubblichiamo un elenco.

Elenco di personaggi pubblici che hanno firmato la petizione depositata al Comune di Magenta :

1.       Nando Dalla Chiesa                        professore , giornalista

2.       Graziano Masperi                           giornalista

3.       Danilo Lenzo                                  giornalista

4.       Cristina Garavaglia                         giornalista

5.       Emanuele Torregiani                      giornalista

6.       Erika Innocenti                               giornalista

7.       Martina Maerna                              giornalista

8.       Ersilio Mattioni                               giornalista

9.       Alessandra Branca                          giornalista

10.   Luigina Milanese                            assessore comune di Corbetta

11.   Filomena Battipaglia                      professoressa – Ambientalista

12.   Francesco Prina                               senatore

13.   Silvia Minardi                                 professoressa – consigliere comunale

14.   Antonio Mereghetti                        consigliere comunale

15.   Armanda Dall’Ara                         consigliere comunale

16.   Rocco Morabito                             assessore comune di Magenta

17.   Salvatore Costanzo                        consigliere comunale

18.   Marco Maerna                                assessore comune di Magenta

19.   Luca Del Gobbo                             sindaco di Magenta

20.   Marco Invernizzi                            sindaco di Magenta

21.   Igor Bonazzoli                                assessore comune di Arluno

22.   Ambrogio Colombo                       senatore e sindaco di Magenta

23.   Luciano Saino                                presidente Parco del Ticino

24.   Massimo Gatti                               consigliere provinciale

Ri-Parco Bene Comune, ha subìto lo stesso “trattamento” di Ri-Maflow. Incredibilmente, un comune personaggio, politico e ideologo, positivamente accreditato,  (purtroppo solo oggi svelato essere l’esatto opposto ) ha suggestionato e condizionato alcuni associati alla storica “Ri-Parco Bene Comune” di cui sopra, per cancellare quella associazione e rifondarne un’altra, rubando logo e nome, ed il cui obiettivo era quello di intraprendere attività commerciali, appunto con la rete di Fuorimercato ed attività di ristorazione facendo entrare nel consiglio di amministrazione un oste di Cisliano e consorte già inseriti nella distribuzione di pasti, tutt’altro che a buon prezzo, nel territorio.

Ri-Parco Bene Comune che, proporrei di ribattezzate “ Parco Pubblico Dignità e Lavoro “ , per distinguerlo dalla malandrinata altrui, era nato con più nobili scopi ed obiettivi. In un primo momento occupare un suolo privato, abbandonato da anni, successivamente pulirlo e bonificarlo, per quanto possibile, e restituirlo alla Città di Magenta quale Parco Pubblico.

Purtroppo, 6 ( sei ) ingrati  hanno interrotto non solo il progetto intero ma anche il percorso di pulizia e bonifica intrapreso e perseguito, invece , fino al febbraio 2020, data in cui, a seguito di un triste evento, gli ingrati, consigliati dagli esterni,  “ideologo” e “oste”, hanno ritenuto opportuno eleggere una nuova presidenza.

Oggi, pur di incamerare qualche tessera , vediamo alcuni inconsapevoli podisti, che corrono lambendo pannelli di eternit, non più trattati e non più messi in sicurezza da circa due anni e cumuli di spazzatura di ogni tipo ben celati, oppure vediamo persone giocare a tennis all’interno di una struttura in ferro tubolare le cui procedure di verifica della stabilità sono state interrotte proprio all’insediamento dei 6 furbetti ingrati. Non c’è più l’assicurazione, fortemente voluta dal sottoscritto, che tutelava, fino al marzo 2020, tutti i visitatori.

Il fatto incredibile è che, nonostante alcune segnalazioni, in merito all’attuale pericolosità del luogo, fatta all’Amministrazione Comunale ( il Sindaco è responsabile per la salute pubblica )  ed agli Enti preposti, non c’è alcuna risposta, ovvero, qualche Ente, prende atto e comunica di aver trasmesso le segnalazioni. L’attuale proprietà tace.

Chi “non tace”, è l’attuale presidentessa che, con massimo sforzo dialettico ed intellettuale dichiara :” Ri-Parco c’è “.  Non dice però che “c’è” a cosa ? per quale progetto ? con chi ? , ed ovviamente non sa nemmeno cos’è Fuorimercato, cos’è Ri-Maflow, e cos’è stato, per i lavoratori Novaceta e per i Cittadini di Magenta, quello spazio di viale Piemonte, denso di storia, di lotte sociali e sindacali che sicuramente non le appartengono.

Mario De Luca




sabato 5 giugno 2021

PER FAVORE, C'E' QUALCUNO CHE MI QUERELA ?

 

I tragici fatti della funivia del Mottarone disegnano un Paese che, da sempre, ha vissuto sulla bugia, sulla reticenza, sull’insabbiamento ed il depistaggio delle prove e scaricare su quelli più “fessi” colpe dei potenti, degli amici dei potenti o più semplicemente , dei ricchi.

Le “famose” forchette inserite nel sistema frenante della funivia hanno avuto il solo scopo di far risparmiare sulle indispensabili manutenzioni e fare aumentare i profitti.  Oggi veniamo a sapere che, quella pratica, veniva adottata già da alcuni anni. Cadono quindi tutte le motivazioni legate alla “dimenticanza” o dalla “disattenzione”.

Fare delle manutenzioni risolutive al problema, evidentemente costano, e rischiare fermate dell’impianto  con conseguente  “salvataggio” degli avventori , non solo hanno un costo ma pubblicizzano negativamente l’impianto. Quindi, necessariamente, l’impianto DEVE sempre funzionare  !

La pratica  adottata, “i loro profitti valgono più delle nostre vite“ è una consuetudine nel nostro Paese. Ogni anno nei luoghi di lavoro, muoiono migliaia di persone solo per risparmiare danaro sulla sicurezza e sull’addestramento. Non si contano più, i ponti Morandi, le alluvioni e l’assoluta assenza di attenzione verso un territorio fragile.

Porto una testimonianza diretta.

Fui assunto nel 1974 presso una società di Magenta, Novaceta SpA ( gruppo Snia Viscosa ) , e per oltre 20 anni , all’interno dell’azienda, ho avuto l’incarico di responsabile dei servizi elettrici e della centrale termoelettrica.  Quest’ultima aveva impianti vecchi, ereditati dalla Snia Viscosa, che avevano bisogno di essere messi in sicurezza. Le mie continue segnalazioni e richieste di adeguamenti impianti alle norme di sicurezza hanno avuto come risultato la mia rimozione dall’incarico , nel 2001, ed il successivo licenziamento ( mobilità non richiesta ) nel 2005. In questi quattro anni , da rappresentante sindacale come RSU ed RLS ( Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza ) ho avuto modo, di intervenire con la stessa determinazione, su tutte quelle situazioni che ritenevo pericolose per la salute e la sicurezza dei Lavoratori e , come vedremo, anche per gli ignari Cittadini le cui abitazioni erano poste a ridosso dello stabilimento.

Potrei citare decine di segnalazioni, ma in particolare riporto alla Vostra attenzione un fatto, gravissimo, dal punto di vista etico, professionale e della sicurezza.

Come rappresentante della Sicurezza, avevo il dovere di effettuare controlli in ogni reparto. In centrale termoelettrica, che conoscevo in ogni dettaglio, poi, l’attenzione verso gli impianti deve essere più incisiva, diretta e professionale.  Caldaie che producevano vapore surriscaldato ad una pressione di oltre 45 bar ed a una temperatura di 450 °C , alimentate con circa 2000 m3/h di metano, erano certamente delle potenziali super-bombe.

Ero già stato allontanato dalla direzione ma, come rappresentante della sicurezza, durante un’ispezione, rilevo che una macchina, denominata TURBOPOMPA era “fredda” e, quindi, fuori servizio. Il turbopompa ha la funzione, durante un blackout di energia elettrica, di alimentare, con acqua, il generatore di vapore le cui tubazioni tappezzano la camera di combustione in cui la temperatura è di qualche migliaia di gradi. Il Turbopompa funziona tramite l’energia del vapore continuamente prodotto dalla caldaia e alimenta, con acqua, lo stesso generatore che continuerà a produrre vapore fino a quando perderà progressivamente entalpìa ( pressione e temperatura ) e fino a raggiungere le soglie di sicurezza imposte.

Il turbopompa, in condizioni di normale esercizio degli impianti di centrale, deve essere mantenuto caldo, tramite uno spillamento di vapore surriscaldato, alla stessa temperatura del vapore che la caldaia sta producendo. Una macchina rotante, come la turbina del “turbopompa” non potrebbe mai entrare in servizio da fredda. Un improvviso getto di vapore a 450 °C sulle pale della turbina ( se tenuta fredda ) provocherebbe l’immediata rottura della struttura, ne, in caso di bisogno, si potrebbe pensare ad un riscaldamento progressivo che richiederebbe moltissimo tempo generando , per mancanza d’acqua, lo scoppio della caldaia con conseguenze disastrose per lo stabilimento e per la stessa comunità cittadina.

A seguito della mia ispezione e del successivo verbale, mi viene recapitato il documento che vi allego :   turbopompa -La macchina era fredda ma NON era in stato di fuori servizio“, tale documento (assurdo tecnico) è firmato da sette operai di centrale, ma da nessun dirigente aziendale ne dal responsabile per la sicurezza nominato dall’azienda, ne dal capo manutenzione, ne dal se-dicente capo centrale, ne da altri due impiegati sempre proni a 90 gradi !  Firmano solo gli operai, ovviamente minacciati di ritorsione. Gli ispiratori di quel documento furono il direttore di stabilimento ( già coinvolto in altri fatti inerenti la salute pubblica e sanzionato dalla Guardia di Finanza per aver inquinato, a Magenta, una cisterna contenente olio combustibile BTZ, con olio ATZ proveniente, illegalmente, da un altro sito dismesso ) , e l’ingegnere addetto alla sicurezza aziendale, succube del primo. Oggi, il primo in pensione ed il secondo , che lavora in proprio, offrendo servizi aziendali !!!!! ( sigh ! )

(Gradirei che esperti del settore si esprimessero, con una valutazione tecnica, in merito alle mie affermazioni ).

Infine, per quale motivo, il turbopompa veniva mantenuto freddo ?

La centrale termoelettrica in oggetto era in servizio continuo 24 h / 24 h per 345 giorni anno ( tranne venti giorni ad agosto per fermata impianti produttivi ). Il turbopompa, per restare in temperatura e quindi entrare automaticamente ed istantaneamente in servizio, aveva bisogno di essere alimentato in continuo con vapore surriscaldato ( qualche tonnellata / ora ) per 345 giorni all’anno e per 24h/24h. Tali condizioni richiedevano costi importanti che, invece, venivano “risparmiati” proprio a discapito della sicurezza.

Come finisce la storia, al di là di un paio di gravi incidenti in centrale che, con quei personaggi c’era da aspettarselo, Novaceta S.p.A. ( azienda che fatturava oltre 80 milioni di euro/anno ) chiude i battenti nel giugno del 2009 lasciando nella disperazione 200 famiglie. Il sottoscritto ( già licenziato nel 2005 ) raccoglie 98 adesioni tra i dipendenti e denuncia l’azienda per aver chiuso senza apparenti motivazioni di crisi. Nel febbraio 2019 vengono condannati , in primo grado, diciotto manager per bancarotta ( distrazione di circa 70 milioni di euro )  per complessivi 180 anni di carcere. Tra i condannati figure di primo piano nel campo dell’imprenditoria nazionale che non faranno mai un giorno di carcere, ed , aspettando la prescrizione, non pagheranno un centesimo di euro. I lavoratori accettati dal Tribunale come Parte Civile attendono ancora i risarcimenti .

Morale della “favola” : per i fatti della funivia del Mottarone non aspettiamoci che qualche “furbo” manager risponda per palesi colpe, ma aspettiamoci che a qualche “fesso” operaio vengano addossate ogni colpa.

Sentenziava il grande Eduardo : “ al mondo si starà bene quando moriranno tutti i furbi e resteranno solo i fessi !

 DI SEGUITO IL DOCUMENTO DELLA VERGOGNA , (... e pensare che mi sono battuto per tutelare i loro diritti ! ) 


sabato 30 gennaio 2021

Quel “logo” rubato e “la Storia perduta delle Case del Popolo”

 

"Le case del popolo nacquero e si svilupparono all'interno del movimento operaio e popolare, la cui tradizione risale alla seconda metà dell'Ottocento, grazie ad esperienze associative e numerose sottoscrizioni collettive per l'acquisto o l'affitto di edifici o terreni a cui i lavoratori hanno dedicato le loro energie e il loro tempo libero per la realizzazione di una loro casa comune".

“In questi luoghi, comunisti e socialisti si ritrovavano per discutere di politica, trascorrere il tempo fuori dal lavoro, riposarsi o distrarsi, spesso facendo nascere le prime esperienze di associazione e cooperazione.”

“Inutile dire che le organizzazioni fasciste, all'avvento della loro presa di potere, ebbero tra i loro primi obiettivi proprio le Case del Popolo e si misero all'opera in diverse località sia per intimorire i membri delle cooperative che per danneggiare o distruggere, spesso col fuoco, questi simboli di associazione politica” 

Internamente, si presentava con due ampie sale, una al piano terra e l'altra al primo piano. Al piano terra, esisteva inoltre un palcoscenico per le rappresentazioni teatrali. Ebbene, quando in paese arrivò la notizia che i fascisti stavano mettendo a ferro e fuoco le Case del Popolo di altre località, i membri della cooperativa e forse anche parte della popolazione, sentirono di dover fare qualcosa per proteggere un luogo al quale tenevano profondamente, poiché espressione della loro identità e del loro credo.”

Perciò, in fretta ed in silenzio, si misero al lavoro per modificare l'edificio originale: all'interno, suddivisero le due ampie sale con pareti in pietrinfoglio, creando diversi locali. E poi le arredarono, sopra come appartamenti, sotto come botteghe, trasformando l'immobile in abitazione civile.
E si prepararono ad "andare in scena". Quando intorno al 1922 arrivarono le squadre d'azione fascista, praticamente pronte con una fiaccola in mano a dare fuoco a tutto l'edificio, si ritrovarono davanti una scena davvero inaspettata: artigiani ed operai intenti al lavoro nelle botteghe stupiti del loro arrivo, donne con bambini in braccio spaventate e piangenti che li imploravano di non distruggere la loro casa.
L'edificio, con tutto quello che aveva rappresentato, era salvo. Ma oramai era diventato davvero la casa di quanti avevano rischiato e lottato per salvarlo

“La seconda storia si colloca invece intorno agli anni '50. Negli anni successivi alla caduta del regime, questi centri erano occupati da membri del Partito Comunista che vi instaurarono il Circolo ricreativo dell'A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani Italiani).

“Gli anni "duri" delle lotte operaie e democratiche erano finiti ed anche in molte località limitrofi, dopo gli anni '70, le Case del Popolo si trasformarono perlopiù in centri che ospitavano sindacati, polisportive, associazioni varie” 

Quanto sopra, tratto da "la Storia perduta delle Case del Popolo", è la fotografia di tutte le case del Popolo nel nostro Paese. Mi càpita spesso girare per Paesini del centro Italia, Toscana, Emilia e Romagna, Umbria, Marche, ed ancora oggi, qualche Casa del Popolo è rimasta ancora “quel luogo da proteggere, poiché espressione di identità e di credo”.

Purtroppo, dalle nostre parti, qualcosa è cambiato. Oggi, le destre, non hanno più bisogno di “danneggiare o distruggere questi simboli di associazione politica”. Oggi le destre, spesso quelle peggiori, becere e razziste, quei luoghi, semplicemente ne prendono possesso col danaro.

Ricordo con grande piacere ed orgoglio che, forse, l’ultima frequentazione “popolare” di una Casa del Popolo del territorio, avvenne una decina di anni fa, quando il sottoscritto riuscì a far ospitare circa duecento giovani di Sinistra provenienti da ogni parte d’Italia. Un seminario riuscitissimo che diede spessore ed interesse al nostro territorio.

Oggi, interessi privati sovrastano ogni concetto di “casa comune”.

E’ molto triste leggere anche di un “logo” rubato.

Un Logo nato dalla matita di chi scrive, costruito proprio traendo spunto da quelle realtà associative che, in altri territori, risultavano un esempio positivo trainante.

Un Logo nato per far parte di un progetto che avrebbe perseguito attività solidali in tutto il territorio nazionale. Un Logo, invece, infangato da quattro ingrati che stanno facendo il possibile per far naufragare un sogno.

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