venerdì 20 dicembre 2019

TERRITORIO IN MOVIMENTO

Il 14 dicembre, a Magenta, nella saletta dell’ex cral Novaceta , si è svolto un incontro a cui hanno partecipato i leaders della Sinistra di opposizione, quelli “con la schiena diritta” come amo chiamarli. Quelli che non sono mai stati “ex”, ma sono e saranno sempre, non solo ideologicamente, ma strutturalmente, inossidabili portatori di una Sinistra Anticapitalista e di lotta.
Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro è orgoglioso di aver ospitato “Fuori Mercato – autogestione in Movimento – con Gigi Malabarba “ ;  Potere al Popolo con Giorgio Cremaschi,
Sinistra Anticapitalista con Franco Turigliatto ; Partito Comunista Italiano con Vladimiro Marlin ; Rifondazione Comunista con  Mara Ghidorzi e Massimo Gatti.
Si ringraziano gli organi di stampa e le rappresentanze politiche territoriali presenti.
Riportiamo di seguito un breve estratto degli interventi pervenuti.
Mario De Luca


GIGI MALABARBA -  Fuorimercato-Autogestione in Movimento
“Un ciclo è finito, occorre ripartire dal mutualismo in mezzo alle persone, senza steccati”

Occorre prendere atto con umiltà che le Sinistre di opposizione, pur portatrici di valori fondamentali di trasformazione della società, sono ridotte al lumicino  e hanno una difficoltà più grande di altre forze politiche a comunicare con gli stessi lavoratori e lavoratrici e i ceti deboli che pur vorrebbero rappresentare, perché si devono muovere controcorrente.
E questo in quanto sono state azzerate o geneticamente modificate istanze di partecipazione dal basso (sindacati, case del popolo, ecc) che sono state la condizione che ha permesso alla Sinistra – dando risposte a bisogni elementari attraverso questi strumenti – di avere una base di massa per i propri progetti politici di trasformazione.
Bisogna ripartire costruendo prioritariamente, attraverso il mutualismo solidale, quel tessuto connettivo distrutto. Senza fare questo, ogni sforzo di propaganda sarà inutile.
Tutti i partiti qui presenti (Prc, Pci, PaP, Sa, ecc e mancavano ancora Pcl, Pc, Pdac e Scr…) anni or sono erano tutte componenti di Rifondazione e questo la dice lunga non sul personalismo che ha portato alla frammentazione, ma sulla fine di un ciclo storico di cui bisogna prendere atto.
Per comunicare con un elettorato popolare che oggi vota Lega e per non lasciare spazio solo a forze reazionarie poco conta fare un banchetto in piazza – magari con 8 bandiere rosse invece che 1, sfiorando il ridicolo – ma serve dare risposte a bisogni sociali. Fuorimercato, anche attraverso sperimentazioni su questo territorio come RiMaflow (ma anche Ri-Parco nasce in questo alveo), cerca di muoversi in questa direzione: questo per noi sarebbe lo strumento più efficace. C’è chi è entrato a RiMaflow come simpatizzante leghista perché aveva bisogno di lavorare e ora sostiene l’autogestione e un’alternativa di società! Ne nascessero altre di queste sperimentazioni su questo territorio!
Se si vuole però fare qualcosa tutti insieme, come ha proposto la recente assemblea delle Sinistre di opposizione a Roma, che se ne decida almeno una – e propendo per il tema ambiente-salute – in cui concentrare le forze di tutti, magari dando vita a un Comitato di scopo con cui coinvolgere i cittadini. O, se c’è accordo, che questo strumento sia pure il MPDL per tutti – al di là del nome, rinnovato o meno – dato che simbolicamente Mario De Luca, promotore di questo incontro, è stato il consigliere comunale di quella Rifondazione che tutti quanti comprendeva…

INTERVENTO DI FRANCO TURIGLIATTO
Credo che le difficoltà in cui si trovano le classi lavoratrici siano messe in luce dalle modalità con cui si comportano oggi i capitalisti, più che mai convinti di poter agire impunemente. Unicredit comunica contemporaneamente l’elargizione di 8 miliardi di dividendi nei prossimi anni e contemporaneamente il licenziamento di 8 mila dipendenti. Allo stesso modo agiscono i padroni dell’ex Ilva e della Whirpool.
In questi anni grazie alle politiche dei governi e alla passività delle direzioni sindacali hanno avuto via libera nel ricercare il massimo profitto con un sempre più forte sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori.
Non è solo il vostro territorio ad essere profondamento in crisi ed essere massacrato dalle ristrutturazioni industriali. Vengo da una regione il Piemonte e Torino che hanno subito drammatici cambiamenti. Torino oggi è in testa alle classifiche della cassa integrazione, con alti tassi di disoccupazione e povertà. La Fiat se ne è andata in America, i governi nazionali e locali hanno lasciato la famiglia Agnelli fare indisturbata i suoi affari; le direzioni sindacali sono state subalterne ai padroni e a pagare sono stati i lavoratori e un intero territorio.
Nonostante queste grandi difficoltà sono per fortuna presenti  nel nostro paese importanti movimenti di massa, a partire dal movimento delle donne e quello contro il cambiamento climatico ed anche il movimento delle sardine ha assunto un positivo orientamento antifascista e antirazzista.
Ma serve anche la ricostruzione di un movimento dei lavoratori con degli obiettivi forti alternativi ed anticapitalisti per riuscire a modificare i rapporti di forza ed affermare le esigenze i bisogni popolari; per l’occupazione serve una distribuzione del lavoro esistente tra quelli che ne hanno bisogno garantendo a tutti salari decenti; serve la nazionalizzazione delle aziende che chiudono e licenziano, serve un nuovo forte intervento pubblico nell’economia per garantire lavoro, reddito, difesa dell’ambiente.
Serve naturalmente il ruolo e l’attività delle forze della sinistra, una loro nuova capacità di convergere nell’azione per aiutare il protagonismo e l’autorganizzazione delle classi popolari.
Abbiamo cominciato a costruire questo percorso unitario il 7 dicembre a Roma con l’assemblea nazionale unitaria delle sinistre di opposizione. E’ un primo passo che si misurerà nelle prossime settimane con la costruzione di assemblee locali ampie e aperte a tutte le forze sia sociali che politiche per riuscire a prendere delle iniziative concrete sui territori.
Nessuna organizzazione o struttura sia sociale che politica dispone di una piena capacità di comprensione della realtà e tanto più di iniziativa. C’è bisogno di tutti e di convergenze.
Per questo noi pensiamo come Sinistra Anticapitalista che occorra rendere permanente questa unità d’azione costruendo una struttura, un forum sociale che sappia coniugare una forte unità d’azione nelle lotte, nei luoghi di lavoro, nei territori, con una capacità di discussione paziente per verificare le diverse posizioni. Questo modo di agire dovrebbe permettere sia un’attività comune che una possibilità di sviluppare ciascuna delle organizzazioni i temi e le azioni che più ritiene utili alla mobilitazione sociale e nello stesso tempo dibattere i grandi problemi strategici e politici.

INTERVENTO DI MASSIMO GATTI
Grazie per l’invito e per l’efficace volantino di convocazione che in poche righe richiama le crisi aziendali, i siti inquinati, le morti sul lavoro e gli abbandoni scolastici.
Qui siamo nel luogo di una lotta esemplare lunga e difficile che ho avuto l’onere e l’onore di seguire come consigliere d’opposizione nella vecchia provincia di Milano. E anche in questa vertenza Novaceta si è palesato il “sovversivismo” di parte delle classi dirigenti malate di affarismo e di speculazione edilizia. La resistenza, la tenacia, la competenza e il sacrificio delle lavoratrici e dei lavoratori ha prodotto l’esperienza di RiParco come a Trezzano S.N. è cresciuta e di tanto Rimaflow. Le lotte e i conflitti hanno generato risultati e non solo sconfitte.
Ci si chiede un punto di riferimento politico nazionale che può ricostruirsi solo individuando le cause di un crollo che viene da lontano. La crisi economica sposta tanti paesi e il mondo indietro con diseguaglianze crescenti. L’Italia è un a nazione molto a destra (Lega e FdI) con pulsioni fasciste e razziste in cui la contrapposizione agli immigrati copre tutto.
Dagli anni 90 si è proceduto con politiche liberiste, con la distruzione del diritto del lavoro e l’abolizione dell’articolo 18, con il taglio della buona occupazione e con la demolizione del sistema elettorale proporzionale e il conseguente e consistente aumento dell’astensione.
Le vittorie elettorali dell’Ulivo e del centrosinistra non hanno contrastato la deriva finanziaria dell’Europa e le politiche di guerra. Lo scioglimento del PCI(1991) e la sottovalutazione di una consistente e persistente questione morale hanno fatto il resto, cancellando alla fine di un processo storico negativo i sistemi di protezione delle classi popolari.                             .
VI E’ UN PROBLEMA DI SISTEMA
La debolezza nel reprimere le mafie a livello economico sta anche nelle privatizzazioni selvagge compiute e nella abdicazione dello Stato in troppi settori strategici e fondamentali come l’industria, l’urbanistica, la formazione e la salute.
Il referendum popolare del 2011 con il suo formidabile risultato per la gestione totalmente pubblica dell’acqua, del ciclo dei rifiuti e del sistema dei trasporti è stato colpevolmente tradito.
Per risalire la china occorre avere il coraggio di rinazionalizzare, di tentare un’economia sociale, come Rimaflow e di proporre qualche obiettivo audace e “socialdemocratico” a partire dal ruolo nevralgico di Cassa Depositi e Prestiti.
Autostrade, banche, siti produttivi, energia, reti in un’epoca di rivoluzione tecnologica, digitale e informatica non possono contemplare l’assenza dello Stato.
Riorganizzare un intervento pubblico selettivo significa sfidare nel merito e confrontarsi con i movimenti, con la sinistra diffusa, le liste civiche, il Movimento 5 stelle.
È paradossale che il governo gialloverde e quello giallorosino abbiano con continuità l’obiettivo paradossale di altri 18 miliardi di euro di privatizzazioni(quali?) rimarcando una totale sfiducia sul proprio impegno a recuperare risorse davvero dalla evasione fiscale. Tanto chiacchiericcio sulla cosiddetta autonomia differenziata, nessuna politica di sviluppo per i servizi pubblici e le autonomie locali.
Il pensiero unico delle forze politiche tradizionali di centrodestra, centrosinistra e Lega prosegue sulle solite politiche dal 1992. Grandi opere, grandi eventi, Colombiadi, mondiali di calcio, EXPO, con il corollario di Tangentopoli, appropriazioni indebite, indebitamento. Ricordiamo le autostrade TEM-BREBEMI-Pedemontana con 6 miliardi già spesi grazie a ingenti risorse pubbliche. Ricordiamo gli altri stanziamenti previsti per l’Università Statale per costringerla a trasferirsi in parte nell’area EXPO e coprire i buchi di EXPO. Per non smentirsi oggi le cosiddette classi dirigenti si vogliono buttare nell’avventura delle Olimpiadi invernali 2016, nella nuova autostrada TOEM dentro il Parco del Ticino, nel nuovo stadio di San Siro e in nuove cementificazione utilizzando il PGT di Milano e le leggi urbanistiche di Regione Lombardia.
FIDUCIA E BUONI ESEMPI
Senza velleità ed illusioni guardiamo però a vari sommovimenti reali e positivi:
- Un grande movimento mondiale contro i cambiamenti climatici;
- Vertenze di lavoro efficaci e rigenerazioni dal basso, per un nuovo modello di sviluppo, come nel caso Rimaflow;
- Capacità conflittuale di rilancio di un movimento per il disarmo, la riduzione della spesa militare, la pace, i diritti morali e civili prendendo esempio dai Camalli di Genova, che hanno, con un’azione simbolica, bloccato in porto la speculazione immonda del commercio legale e illegale di armi per proteggere gli yemeniti dall’Arabia Saudita e per dare una risposta non solo agli immigrati ma a tutti i popoli del terzo e quarto mondo;
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
- Si investano 8 miliardi non per promesse elettorali, ma per assumere direttamente 100.000 tecnici e operai per un’azione straordinaria di manutenzione in tutti i comuni e per intervenire sul dissesto idrogeologico.
- Si proceda subito a sbloccare le assunzioni di ispettori del lavoro necessari a promuovere sicurezza e a ridurre drasticamente gli effetti della strage dei morti sul lavoro, che costituiscono un triste primato italiano.
Dobbiamo avere il coraggio di riproporre una moderna e aggiornata prospettiva socialista e la piena applicazione della nostra Costituzione.

Il proliferare di tante formazioni politiche e sindacali che si richiamano alla sinistra o alla alternativa di classe non produce risultati soddisfacenti. L’aggregazione deve avvenire su punti, esperienze e valori irrinunciabili e duraturi, non svendibili per un posto da ministro o da sottosegretario.

N.B.: ci scusiamo con i lettori poichè i contributi di Giorgio Cremaschi, Mara Ghidonzi e Vladimiro Merlin non sono ancora pervenuti, ma sappiamo che sono impegnati in numerosi incontri. Nel ribadire che le pagine di questo blog sono a loro completa disposizione, vogliamo esprimere, ancora, loro un grandissimo ringraziamento per il contributo che hanno dato alla serata. 




sabato 7 dicembre 2019

Magenta : Amianto, ambiente e salute. Tra ritardi e disinteresse !

Il  4 novembre scorso sul cancellone dell’ex stabilimento Novaceta, appare un cartello con la seguente scritta :”non parcheggiare davanti a qs ingresso dal giorno 04 novembre 2019 – Rimozione forzata  per lavori stradali “. Dalla foto si evidenzia che il cartello non indica alcun committente, alcun esecutore dei lavori, e non espone alcuna autorizzazione. In effetti da quel giorno, all’interno dello stabilimento, si notano alcune macchine operatrici al lavoro. Ci preoccupiamo per l’assenza di qualunque riferimento in merito alla tipologia di lavoro e chiediamo di essere ricevuti dall’Assessore competente del Comune di Magenta. Il giorno 14 novembre una delegazione del  Movimento Popolare Dignità e Lavoro  viene ricevuta dall’Assessora Cattaneo a cui riportiamo le nostre perplessità chiedendo spiegazioni in merito.
L’Assessora dice di non essere a conoscenza, che avrebbe sentito anche la Sindaca, dott.ssa Calati, e che ci avrebbe dato una risposta in breve tempo.
Abbiamo chiesto all’Assessora, ancora una volta, di contattare la proprietà di ENERCELL affinchè rimuovesse tutto l’amianto presente all’interno della Centrale Termoelettrica che, dopo oltre dieci anni dalla fermata degli impianti, si è ulteriormente degradato, si è frantumato e le pericolosissime polveri sono in giro per gli spazi aerei della nostra Città. Abbiamo mostrato un corposo volume di foto che ci erano state consegnate qualche tempo fa.
Molto gentilmente l’Assessora Cattaneo il giorno successivo , il 15 novembre u.s., dopo aver parlato con la Sindaca, ci ha così risposto : “ all’interno vedi i camion perché stanno facendo qualche altro lavoro di bonifica “ .
Prendiamo atto della repentina risposta e della disponibilità dell’Assessora ma non possiamo che restare, ancor più, perplessi in quanto :
  1. le operazioni di “presunta” bonifica si stavano svolgendo all’interno dell’area di stabilimento ( e non della centrale termoelettrica ) , area, come dichiarato anche dalla precedente Amministrazione, già completamente bonificata.
  2. nella scorsa primavera alcuni compagni del Movimento Popolare Dignità e Lavoro intercettarono, all’interno dell’area  ex Cral, alcuni operatori che, a loro dire, stavano effettuando carotaggi, sull’area ex Cral e su quella dello stabilimento, per verificare qualora vi fossero zone inquinate. Tali operatori dichiararono che le verifiche di cui sopra erano state commissionate ad uno studio tecnico cittadino, il cui titolare, è un professionista molto noto a Magenta.
  3. il professionista di cui sopra, contattato dal sottoscritto, confermò le attività in corso e successivamente dichiarò che i test di qualità ai carotaggi prelevati avevano dato esito negativo, ovvero assenza di elementi inquinanti.

Abbiamo atteso ancora qualche mese confidando che qualche nostro interlocutore chiarisse, in modo definitivo la questione e se, in quelle aree fosse necessario continuare ad effettuare bonifiche oppure no. Invece, proprio in questi giorni, la questione si è ulteriormente ingarbugliata. Sembrerebbe che il “noto professionista” intervistato da un giornalista magentino, abbia dichiarato di non aver mai effettuato alcun carotaggio su quei terreni poiché mai avrebbe ricevuto un ordine di lavoro da alcun committente. Inoltre, sul versante istituzionale, a seguito di interpellanze ed interrogazioni presentate dal gruppo consiliare  “Progetto Magenta” sulla questione, le risposte, molto evasive, non hanno chiarito alcunché.

Intanto la questione amianto nelle aree industriali del magentino è sempre più preoccupante per quanto riguarda la salute dei Cittadini. Di seguito pubblichiamo alcune foto inedite che rappresentano la situazione all’interno della centrale termoelettrica. Tonnellate di amianto sono ancora là senza alcuna protezione. Escrementi di piccioni, animali morti e tantissimo inquinamento, mai rimosso in un arco temporale che è di oltre novanta anni.
Di questo e di tanto altro è possibile discuterne, il giorno 14 dicembre p.v. alle ore 18.30,  presso la struttura Ri-Parco Bene Comune di viale Piemonte 68. L’unica area, verde, di circa 15.000 m2 su cui non c’è mai stata alcuna pressione industriale ed inquinante e l’unica area su cui si è espressa l’ARPA  Lombardia che ha certificato l’assenza di qualunque inquinante o residuo industriale.

Aspettiamo, all’assemblea, i Cittadini di Magenta per definire insieme le prossime azioni da condurre sulla questione dell’amianto in Città.










mercoledì 14 agosto 2019

Beni confiscabili, criminalità o delinquenza "comune", che differenza fa ?










Segnalo, di seguito, un articolo, di qualche mese fa, apparso sulla cronaca locale di un giornale marchigiano. Siamo sull'appennino pesarese, un piccolissimo comune, Isola del Piano, al confine con un altrettanto piccolo paese arrampicato a circa 500 m.s.l.m, Montefelcino. Eppure in questo sconosciuto scorcio d'Italia ci sono state infiltrazioni della criminalità organizzata. Mai l'avrei immaginato. Anche in questo caso, organizzazioni di volontari, tra tantissime difficoltà, cercano di dare senso e dignità ad un luogo bellissimo ma, evidentemente trascurato dalle istituzioni locali e nazionali. Non ci sono differenze tra i vari "stadi" della criminalità. La criminalità è tale nel momento in cui è stata creata, svelata, appurata, condannata. La criminalità non è solo quella delle organizzazioni mafiose, la criminalità è anche quella dei colletti bianchi, degli imprenditori senza scrupoli, dei politici corrotti e collusi. La criminalità è quella che assistiamo quotidianamente, è quella che distrugge l'ambiente, è quella che mira a togliere la speranza di un mondo migliore.
Mario De Luca

Beni confiscati, sui terreni di Isola del Piano sottratti alla criminalità organizzata cresce la legalità
La fattoria della legalità di Isola del Piano



di GIORGIO PINOTTI
foto e video di SIMONA DESOLE e ENRICO FORZINETTI
La strada per arrivarci si arrampica sulle colline, la casa è isolata, le altre sono lontane e si perdono nel paesaggio. In questo casale nel nord delle Marche, vicino al piccolo paese di Isola del Piano, aveva deciso di portare la sua famiglia Ruggero Cantoni. L’uomo gestiva un’organizzazione criminale nel Nord Italia, in provincia di Lecco: droga, estorsioni e prostituzione. Dopo la confisca, il casolare e il terreno sono stati trasformati in una “Fattoria della Legalità”.

La storia. Ruggero Cantoni compra la casa di Isola del Piano negli anni Ottanta e si trasferisce con la famiglia, compra anche una trentina di ettari di terreno e il ristorante, La cometa, nel vicino comune di Montefelcino. Il capobanda è di origine calabrese, non è mai stato provato che avesse legami con la criminalità organizzate, ma secondo i magistrati, difficilmente avrebbe potuto mettere in piedi simili attività criminali, senza un accordo con le ‘Ndrine della sua regione.
Cantoni si dà arie da grande imprenditore, in paese è molto considerato, anche perché inizia a ristrutturare casa e i lavori li fa fare a gente del posto. Costruisce dei rustici, muri di cinta e una terrazza verandata che circonda la casa al primo piano. I lavori, oltre ad essere di pessimo gusto, sono abusivi. Nessuno sospetta che dietro l’imprenditore si nasconda un criminale, anche se pare ci siano stati episodi sospetti, sembra addirittura che alcune persone siano state portate a Isola del piano e tenute sotto minaccia nel casale, per intimidirle.
Di certo Cantoni si rifiuta di pagare le bollette della luce e quando l’Enel manda un tecnico per staccargli il contatore, lui lo invita a entrare, ma nel giardino girano liberi sei rottweiler. Cantoni, si offre anche di donare alla chiesa di Castelgagliardo una nuova campana: il parroco la fa fare, ma non vedrà mai un soldo anche perché Cantoni viene arrestato. Siamo alla fine degli anni Novanta, la casa viene circonda dai carabinieri, il boss sa di essere perduto, porta un materasso nel salotto e gli dà fuoco, vuole incendiare la casa, perché non cada nelle mani dello Stato. Il tentativo fallisce, Cantoni viene arrestato e i beni vengono sequestrati.

La confisca, i litigi tra politici e l’assegnazione. La confisca definitiva è del 2006, i beni vanno al Demanio: non esisteva ancora l’agenzia che si occupa dei beni sottratti alla mala. Ai due Comuni su cui si trovano le proprietà viene proposta la gestione dei beni: Montefelcino rifiuta e la maggior parte del terreno e il ristorante vengono venduti all’asta, all’epoca era ancora possibile farlo, oggi no, per evitare che siano ricomprati dai proprietari grazie a prestanome. Isola del Piano invece accetta, anche perché l’attuale sindaco, allora membro del consiglio comunale, Giuseppe Paolini, si impunta. Il demanio sulla base di un progetto per una casa per famiglie disagiate assegna l’edificio e i terreni al Comune. Nel frattempo Paolini litiga con la giunta e il progetto rimane fermo: c’è una gestione poco accorta del bene, tanto che spariscono una sessantina di ulivi dai terreni. Si trattava di piante grandi e quindi di un certo valore. Nel 2010 Paolini diventa sindaco di Isola e riprende in mano il progetto.
La struttura della Fattoria della Legalità. L’edificio è stato confiscato a Ruggero Cantoni nel 2006. L’uomo gestiva un’organizzazione criminale nel Nord Italia, in provincia di Lecco. Dal 2015 il bene è gestito da Libera



























Le associazioni in campo. L’amministratore chiede aiuto a Libera, che sul territorio non ha ancora
 una sua rete. Nasce il coordinamento provinciale dell’associazione, proprio per seguire questo progetto. Nel frattempo è nata l’Agenzia beni confiscati e il Comune chiede una nuova assegnazione con un nuovo progetto: viene concessa. Da questo momento il bene viene gestito con l’aiuto di Libera, che organizza le attività. La prima iniziativa è dell’estate 2011: un campo estivo per ripulire il casale e fare piccoli lavoretti di sistemazione. Da allora nella proprietà sono stati realizzati diversi progetti con le scuole, di tipo sociale  e per sensibilizzare i ragazzi del territorio sul tema legalità.
Le attività principali sono nel periodo estivo, sono stati organizzati campi scuola da Libera con la collaborazione di altre associazioni del luogo e progetti con le scuole. Nel 2015 il Comune di Isola del Piano fa un bando per l’assegnazione del bene che fino a quel momento aveva gestito direttamente. Libera partecipa alla gara e vince con un progetto impostato sulla continuità con le iniziative precedenti. Il bene viene assegnato all’associazione “Fattoria della legalità”.

I progetti della fattoria della legalità. L’associazione sta lavorando per il futuro di questo immobile che viene chiamato Fattoria della legalità. “La struttura ha bisogno di alcuni interventi: in particolare il tetto deve essere rifatto e servono nuovi impianti – spiega Michele Altomeni, referente di Libera sul territorio – Il problema sono i soldi, la nostra associazione sta preparando una campagna per raccoglier fondi e delle attività di autofinanziamento. Inoltre chiederà aiuto alla Regione, almeno per i lavori più urgenti, come il tetto. Libera manterrà vive le attività che si sono svolte fino a ora e cercherà di farne di nuove”.
Le attività di Libera Marche
Alla fattoria lavorano 15 volontari, “ma quando ci sono gli eventi tutto il paese si impegna”, spiega Altomeni. L’associazione riceve anche l’aiuto di alcuni detenuti che collaborano ai lavori. Infatti, grazie a un accordo col carcere di Pesaro, ad alcuni detenuti viene permesso di fare i volontari a Isola del Piano.




 

mercoledì 15 maggio 2019

Sanità pubblica ed "il superiore interesse dei Cittadini " !

La storia che vogliamo raccontare è, una delle tante, che evidenziano i paradossi che siamo costretti a subire nella nostra società.
Immaginiamo che, un giorno, una missione di alieni, pacifici, ma attrezzati ed armati con armi sconosciute ma apparentemente di tecnologia avanzata, atterra sul nostro pianeta, e per caso proprio in Italia, sul suolo della ricca ed evoluta Lombardia.
Gli alieni intraprendono serene interlocuzioni con le istituzioni indigene e chiedono loro di conoscere l’iter attraverso il quale poter richiede asilo. Panico assoluto, nessuno sa rispondere. Certo, sono migranti, e sono anche clandestini. Hanno occupato, con la loro astronave, il suolo pubblico. Non si sa, se i loro Paesi sono in guerra e quindi se hanno diritto all’accoglienza quali profughi, oppure se devono essere rispediti in “patria”, e nel qual caso, dove ? e con quali mezzi ?
Si pensa anche di rinchiuderli in un campo di accoglienza, dare loro un paio di euro al giorno per le telefonate, e dire di attendere, in quelle condizioni, tre o quattro anni  per le “verifiche” necessarie.
Gli alieni, pur comprensibilmente sbigottiti e preoccupati per la nostra organizzazione in materia di accoglienza, decidono di provare il percorso indicato.
La ricca, evoluta ed eccellente Lombardia, da’ inizio alle pratiche sanitarie che dovranno tranquillizzare sia gli indigeni, sulla presenza di alieni, sia gli stessi ospiti, per i quali si ipotizzano lunghi tempi di permanenza.
Certamente la presenza di alieni e la loro assistenza sanitaria non è cosa di tutti i giorni. Ogni ufficio “competente” della struttura sanitaria lombarda non sa , letteralmente , che pesci prendere , quindi si decide di interpellare direttamente la direzione sanitaria affinchè dia le giuste direttive. Si mettono a conoscenza dell’iniziativa anche gli alieni, anzi vengono coinvolti, nell’operazione, in modo che "imparino" in merito all’efficienza ed eccellenza della struttura sanitaria lombarda.

Per fortuna che, da appena un paio di mesi, in Lombardia c’è una nuova direzione sanitaria, appena nominata dalla politica lombarda ed appena succeduta  a quella resistente fino al 2018 i cui manager furono nominati da Roberto Maroni ( Lega Nord ) ex Presidente della Regione Lombardia, condannato a un anno nell'ambito del processo in cui era accusato di pressioni illecite per far ottenere vantaggi a due sue collaboratrici. Già condannato, il 16 settembre 1998, in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e imputato a Verona come ex capo delle camicie verdi, insieme al altri 44 leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l'integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due reati sono stati ampiamente ridimensionati dalla Legge 24 febbraio 2006, varata dal centrodestra, governo nel quale lo stesso Maroni era ministro ed il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, condannato successivamente con sentenza in via definitiva, nel processo per i diritti tv Mediaset, a  4 anni di reclusione.
Maroni, quale presidente della Regione Lombardia,  assegna, quindi, 14 poltrone alla Lega Nord, 11 a Forza Italia, 8 al Nuovo Centro Destra ed una a Fratelli d’Italia.
Le precedenti nomine erano state assegnate quando era sul trono della Regione Lombardia , il “celeste”, un certo Roberto Formigoni . “Per l’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, al potere al Pirellone per quasi 20 anni, si sono aperte le porte del carcere.”. La tesi della procura parla di un «imponente baratto corruttivo» relativamente al crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele. Le inchieste, avviate dalla procura di Milano e dalla polizia giudiziaria della Gdf dal 2012, riguardano la distrazione di fondi pubblici per finanziare le strutture ospedaliere della Maugeri per 70 milioni , inoltre Formigoni  ha arbitrariamente deciso di erogare denaro pubblico, dopo essere stato corrotto dai lobbisti Antonio Simone (ex assessore alla Sanità della Lombardia) e Pierangelo Daccò, suoi amici di vecchia data.

Nel frattempo, la sanità Lombarda si distraeva anche con le faccende di un certo Mario Mantovani, era il 13 ottobre 2015 , dal Sole 24 Ore : Mantovani: si indaga su immobili per 11,6 milioni di euro
di Angelo Mincuzzi  , 14 ottobre 2015
Un palazzo di marmo bianco in una delle vie più note del capoluogo lombardo. Secondo i magistrati della procura di Milano, è da questo edificio al numero 61 di Corso Venezia che si dipanava la ragnatela politico-affaristica del vicepresidente (autosospeso) della Regione Lombardia, Mario Mantovani, finito in carcere ieri mattina con le accuse di concussione, corruzione aggravata e turbativa d'asta. Qui ha sede la Spem, un'anonima società a responsabilità limitata che per gli inquirenti «è direttamente riconducibile» all'ex senatore di Forza Italia, fedelissimo del leader del partito Silvio Berlusconi.
Era il 7 novembre 2017, Sanità, nuovi guai per Mantovani: "Intascava soldi pubblici attraverso le sue onlus", sequestri per 1,3 milioni
l nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano ha eseguito un sequestro di beni per un valore superiore a 1,3 milioni di euro all'ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, già arrestato nell'ottobre del 2015 per corruzione, concussione e turbativa d'asta. In questa nuova indagine del pm Giovanni Polizzi, indagine che coinvolge anche altre nove persone, Mantovani è accusato di peculato.
Era il 27 marzo 2019 : La Procura ha chiesto oggi, mercoledì 27 marzo 2019, la condanna per l’ex vicegovernatore Mario Mantovani e il viceministro Massimo Garavaglia, come scriveremo dettagliatamene sul numero di Settegiorni Legnano-Altomilanese in edicola da venerdì 29 marzo.
“ La Procura e la richiesta per Mantovani .  Nell’ambito del processo a 12 imputati, il Pm Giovanni Polizzi ha chiesto una condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani. Ricordiamo che l’ex sindaco di Arconate è accusato di corruzione, concussione e turbativa d’asta.”
“ La Procura e la richiesta per Garavaglia .Richiesta di 2 anni di pena invece per il viceministro, in quota Lega, dell’Economia Massimo Garavaglia imputato per turbativa d’asta, in qualità di ex assessore lombardo all’Economia, per una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate.”
Nel frattempo, e siamo in questi giorni,  cosa accade in Regione Lombardia ? Tangenti in Lombardia, il governatore Fontana ( Lega )  indagato per abuso d’ufficio.
Provvedimento cautelare personale nei confronti di 43 persone (12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria )
“Nuova tangentopoli a Milano. Terremoto giudiziario e politico per Forza Italia con l’arresto di quattro esponenti di spicco. Si tratta del vice coordinatore regionale Pietro Tatarella; Fabio Altitonante, assessore regionale; Diego Sozzani, deputato parlamentare e membro della Commissione permanente trasporti, poste e telecomunicazioni. Carmine Gorrasi, consigliere comunale e coordinatore Forza Italia a Busto Arsizio.
Tra gli arrestati anche l’ex coordinatore Pdl Gioacchino Caianiello (con una condanna per concussione alle spalle) per istigazione alla corruzione del governatore della Lombardia Attilio Fontana.

Ma dicevamo, il 12 febbraio 2019 a Milano, Il Direttore Generale, Walter Bergamaschi, ha nominato i collaboratori che lo affiancheranno nella conduzione della Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano a partire da venerdì 15 febbraio 2019.
La Direzione Amministrativa è stata affidata al dott. Giuseppe Micale, laureato in Giurisprudenza, proveniente dall’ASST Grande Ospedale L’incarico di Direttore Sanitario è stato conferito al dott. Vittorio Demicheli, medico proveniente dalla Agenzia di Tutela della Salute di Pavia. Alla Direzione Socio Sanitaria è stata nominata la dott.ssa Rossana Angela Giove, laureata in Medicina con specializzazione in Psichiatria, proveniente dall’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda.

Ed è proprio la Dott.ssa Rossana Angela Giove che è stata chiamata a rispondere in merito ad un caso incredibile, quello del Dottor Di Lorenzo, uno stimatissimo  medico di base di Marcallo con Casone (città in cui il viceministro Massimo Garavaglia, precedentemente menzionato, è stato Sindaco per due mandati), punto di riferimento insostituibile di circa 700 Cittadini,  a cui è stato revocato il mandato per non aver aderito al sistema informatico socio sanitario. Avete letto bene :  LICENZIATO IN TRONCO PER NON AVER ADERITO AL SISTEMA INFORMATICO  !

La Dott.ssa Giove, interpellata, ribadisce che “ ATS si è limitata a rispettare le normative attualmente vigenti…sono convinta che sia stato rispettato il superiore interesse dei Cittadini “
Vogliamo ricordare che “il superiore interesse dei Cittadini“ è quello di avere il diritto al medico scelto, con il quale si è instaurato un legame profondo, fatto di professionalità, di conoscenza, di stima, di fiducia, di disponibilità. Crediamo che sia opportuno che la Dott.ssa Giove riconsideri anche alcune dichiarazioni :”…a mio modo di vedere, la situazione è stata già gestita e conclusa “. No, la situazione è stata gestita male e conclusa peggio ! 
In una regione devastata da un sistema sanitario intriso di corruzione e collusioni ci aspettiamo una voce “nuova”, una voce che tenga conto che molte disposizioni normative vigenti sono figlie di quel sistema e, per questo motivo, dovrebbero essere riviste.
Il superiore interesse dei Cittadini di Marcallo con Casone è quello di veder reintegrato, immediatamente, al suo posto, il Dottor Nicola Di Lorenzo.
In questa  vicenda, c'è un'assoluta insufficienza, incompetenza ed inadeguatezza delle strutture preposte a prendere decisioni ed a dare direttive.
Siamo convinti che le parti lese, oltre ovviamente al Dottor Di Lorenzo, siano anche i Cittadini, trattati praticamente come stracci, lasciati senza medico per oltre due mesi ed a cui è stato sottratto il diritto di scegliere il proprio medico. Infine è da contestare la modalità coercitiva attraverso cui ci è stato imposto il nuovo medico.
I Cittadini sono pronti a far valere i propri diritti nelle sedi competenti.
Dimenticavo, gli Alieni, disgustati, hanno lasciato il nostro pianeta !
Sik-Sik



venerdì 8 marzo 2019

Lettera aperta alla D.ssa Calati , Sindaco di Magenta.

Gentile Dott.ssa Calati,

sarà certamente a conoscenza dell’esito del processo Novaceta , il cui primo grado si è concluso con la condanna di ben 17 degli ex manager, ai quali sono state inflitte pene importanti.
Il Tribunale ha anche riconosciuto il danno non patrimoniale agli ex dipendenti che si erano costituiti parte civile. E’ stato, questo, un riconoscimento importante, che ha restituito dignità, sottratta, a quei lavoratori già dal lontanissimo 2003, allorchè “barbari imprenditori”, mentre chiedevano alle istituzioni locali nuovi insediamenti “produttivi”sul territorio magentino, dall’altro programmavano immani speculazioni immobiliari.
Sarà certamente a conoscenza che, già in quel lontano 2004, una mozione, presentata dal sottoscritto in Consiglio Comunale, e passata  all’  “unanimità” vincolava ad uso industriale,  l’area Novaceta . Evidentemente, quell’impegno preso dall’allora amministrazione Del Gobbo, non fu sufficiente. Il progetto dei poteri forti era già partito, inarrestabile e distruttivo, nonostante decine di segnalazioni trasmesse dal gruppo del Movimento Popolare Dignità e Lavoro alle istituzioni locali, provinciali  e regionali.
Nel corso di questi lunghissimi 16 anni, le Amministrazioni che si sono succedute, non hanno “valutato” il danno enorme che si presentava, non solo alle famiglie dei dipendenti Novaceta ed al relativo indotto, ma anche il mancato reddito all’intera Comunità Magentina. In questi giorni, nel nostro Comune, leggiamo di commercianti disperati che sono costretti a chiudere le attività oppure ad esercire in perdita. Ma come avrebbe potuto reggere l’economia locale se sul territorio venivano sottratte risorse enormi ?
Mi permetto di fare un solo esempio: per ogni 1000 posti di lavoro, è venuto a mancare un gettito “vivo” di oltre 18.000.000,00  di euro /anno, ovvero oltre 280.000.000,00 euro nel periodo 2003- 2019.
Pensi che, nelle sole casse comunali, nel periodo, per ogni 1000 posti di lavoro, si è avuto un mancato versamento Irpef ,  0,87%,  di circa 2.500.000,00 euro.
Il dato indicato è sottostimato, poiché, nel periodo, oltre a Novaceta, cessavano l’attività, o
delocalizzavano, tantissime altre aziende, Bruno Romeo, Reno de Medici, Esab, Gaggia…e, negli ultimi mesi, anche STF.
Nel frattempo, la politica e le istituzioni locali, davano il benvenuto ai “barbari imprenditori”, senza effettuare alcun controllo, concedevano (e concedono ancora adesso) licenze per decine di supermercati che, a loro volta, promettevano infrastrutture e posti di lavoro, per poi, come sta accadendo in questi giorni, licenziare decine di dipendenti sostituiti da casse automatiche o da “magazzinieri-robot”. Insomma, il profitto innanzitutto, per pochi, a discapito del lavoro e dell’esistenza di molti !
La sentenza del Tribunale di Milano del 18 febbraio contro i “manager” Novaceta non lascia spazio a dubbi : chiudere le aziende per mettere in pista speculazioni enormi, così è stato e così sarà ancora se non si interviene immediatamente.
Il territorio, ed in particolare le Amministrazioni locali, dovrebbero dare spazio ad un avvenimento così importante. Dovrebbero cogliere l’occasione per meditare su quanto accaduto e studiare nuove metodologie per incentivare il lavoro, il lavoro, il lavoro !
Gli ex Lavoratori hanno condotto una lunghissima battaglia di civiltà, sul territorio, nel Comune di Magenta, hanno dato l’esempio di come battaglie giuste devono essere perseguite e condotte fino in fondo, nell’interesse di tutte e tutti. Una vittoria, unica, che da lustro alla nostra comunità, eppure, la Sua amministrazione non ha speso ancora una sola parola. Crediamo che i molti impegni della Giunta Magentina rispettino una scala di priorità ed attendiamo, con tranquillità, il nostro turno.
Crediamo, inoltre, che sia opportuno mettere a conoscenza i Cittadini in merito al futuro utilizzo degli  “osceni deserti” delle aree ex industriali e di quelle aree, invece verdi, ripulite e salvate dal degrado da volontari concittadini.
E’ così difficile, Dott.ssa Calati, dare una risposta e concederci un incontro ?

Per il MPDL : Mario De Luca

Magenta, 06 marzo 2019

giovedì 28 febbraio 2019

“Io, ex vicesegretario dell’Onu vi spiego il grande imbroglio della crisi in Venezuela, tra Wall Street e petrolio” - Il rapporto dell’esperto Onu che ha visitato il Venezuela nel 2017, Alfred De Zayas, propone il deferimento degli Stati Uniti alla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità perpetrati in Venezuela dopo il 2015.

di  |, 27 Febbraio 2019

Se c’è una lezione che si impara dirigendo una grande organizzazione internazionale come l’Onu è che, nelle cose del mondo, la verità dei fatti raramente coincide con la sua versione ufficiale. Le idee dominanti – come diceva il vecchio Marx – restano quelle della classe dominante. E il caso del Venezuela di questi giorni si configura appunto nei termini di una gigantesca truffa informativa volta a coprire la sopraffazione di un popolo e la spoliazione di una nazione.
Il principale mito da sfatare riguarda le cause di fondo del dramma venezuelano. I media occidentali non hanno avuto dubbi nell’additare gliesecutivi succedutisi al potere dopo l’elezione del “dittatore” Chávez alla presidenza nel 1998 come unici responsabili della crisi, nascondendone la matrice di gran lunga più importante: le barbare sanzioni americane contro ilVenezuela decise da Obama nel 2015 e inasprite da Trump nel 2017 e nel 2018.
Spese sociali mai così alte. La “dittatura” di Chávez, confermata da 4 elezioni presidenziali e 14 referendum e consultazioni nazionali successive, è stata condotta sotto il segno di uno strappo radicale con la storia passata del Venezuela: i proventi del petrolio sono stati in massima parte redistribuiti alla popolazione invece che intascati dall’oligarchia locale e imboscati nelle banche degli Stati Uniti.
Nonostante Chávez abbia commesso vari errori di malgoverno e corruzione tipici del populismo di sinistra – errori confermati in seguito dal più deboleMaduro – sotto la sua presidenza le spese sociali hanno raggiunto il 70% del bilancio dello Stato, il Pil pro capite è più che triplicato in poco più di 10 anni, la povertà è passata dal 40 al 7%, la mortalità infantile si è dimezzata, la malnutrizione è diminuita dal 21 al 5%, l’analfabetismo è stato azzerato e il coefficiente Gini di disuguaglianza è sceso al livello più basso dell’America Latina (dati Fmi, Undp e Banca Mondiale).

Ma la sfida più temeraria lanciata dal Venezuela “socialista” è stata quella contro l’egemonia del dollaro. L’economia ha iniziato a essere de-dollarizzata favorendo investimenti non statunitensi, tentando di non farsi pagare in dollari le esportazioni, e creando il Sucre, un sistema di scambi finanziari regionali basato su una cripto-moneta, il Petro, detenuta dalle banche centrali delle nazioni in affari col Venezuela come unità di conto e mezzo di pagamento. Il tempo della resa dei conti con il Grande Fratello è arrivato perciò molto presto. Molti hanno evocato lo spettro del Cile diAllende di 30 anni prima.
Ma il Venezuela di oggi è preda ancora più consistente del Cile. Dopo laRussia, è il Paese più ricco di risorse naturali del pianeta: primo produttore mondiale di petrolio e gas, secondo produttore di oro, e tra i maggiori diferro, bauxite, cobalto e altri. Collocato a tre ore di volo da Miami, e con 32 milioni di abitanti. Poco indebitato, e capace di fondare una banca dello sviluppo, il Banco do Sur, in grado di sostituire Banca Mondiale e Fondo monetario come sorgente più equa di credito per il continente latinoamericano.

È per queste ragioni che la “cura cilena” è inizialmente fallita. Il tentato golpe anti-chavista del 2002 e le manifestazioni violente di un’opposizione divenuta eversiva e anti-nazionale, si sono scontrati con un esecutivo che vinceva comunque un’elezione dopo l’altra. Perché anche i poveri, dopotutto, votano. L’occasione per chiudere la partita si è presentata con la morte diChávez nel 2013 e il crollo del prezzo del petrolio iniziato nel 2015.
La strategia delle sanzioni – La raffica di sanzioni emesse l’anno dopo con il pretesto che il Venezuela fosse una minaccia alla sicurezza nazionale degliUsa mettono in ginocchio il Paese. Il Venezuela viene espulso dai mercati finanziari internazionali e messo nelle condizioni di non poter più usare i proventi del petrolio per pagare le importazioni. Quasi tutto ciò che entra in un’economia che produce poco al di fuori degli idrocarburi deve essere pagato in dollari contanti. E le sanzioni impediscono, appunto, l’uso deldollaro. I fondi del governo depositati negli Usa vengono congelati osequestrati. I canali di rifinanziamento e di rinegoziazione del modesto debito estero del Venezuela vengono chiusi. Gli interessi sul debito schizzano in alto perché le agenzie di rating al servizio di Washington portano il rischio paese a cifre inverosimili, più alte di quelle della Siria. Nel 2015 lo spread del Venezuela è di 2 mila punti, per raggiungere e superare i 6 mila nel 2017.

Gli economisti del centro studi Celag hanno quantificato in 68,6 miliardi di dollari, il 34% del Pil l’extra costo del debito venezuelano tra il 2014 e il 2017. Ma il più micidiale degli effetti del blocco finanziario del Venezuelaè il rifiuto delle principali banche internazionali, sotto scacco americano, di trattare le transazioni connesse alle importazioni di beni vitali come il cibo, le medicine, i prodotti igienici e gli strumenti indispensabili per il funzionamento dell’apparato produttivo e dei trasporti. Gli ospedalivenezuelani restano senza insulina e trattamenti antimalarici. I porti del paese vengono dichiarati porti di guerra, portando alle stelle le tariffe dell’import-export. Il valore delle importazioni crolla da 60 miliardi di dollari nel 2011-2013 a 12 miliardi nel 2017, portandosi dietro il tonfo del 50% del Pil.
Le banche di Wall Street – I beni che riescono comunque a essere importati vengono accaparrati e rivenduti di contrabbando dagli oligopoli dell’industria alimentare che dominano il settore privato dell’economia venezuelana. La stessa delinquenza di alto livello che tira le fila del sabotaggio del Clap, il piano di emergenza alimentare del governo che soccorre 6 milioni di famiglie. È stato calcolato che tra il 2013 e il 2017 l’aggressione finanziaria al Venezuela è costata tra il 110 e il 160% del suoPil, cioè tra i 245 e i 350 miliardi di dollari. Senza le sanzioni, l’economia del Venezuela, invece di dimezzarsi, si sarebbe sviluppata agli stessi tassi dell’Argentina.

Durante il 2018 si sviluppa in Venezuela una crisi umanitaria interamente indotta. Che si accompagna a un’iperinflazione altrettanto fasulla, senza basi nei fondamentali dell’economia, determinata da un attacco del mercato nero del dollaro alla moneta nazionale riconducibile alle 6 maggiori banche d’affari di Wall Street.
È per questo che il rapporto dell’esperto Onu che ha visitato il Venezuelanel 2017, Alfred De Zayas (di cui non avete mai sentito parlare ma che contiene buona parte dei dati fin qui citati), propone il deferimento degli Stati Uniti alla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità perpetrati in Venezuela dopo il 2015.
* Vicesegretario Generale dell’Onu dal 1997 al 2002