mercoledì 21 novembre 2012

A ROBECCO SUL NAVIGLIO SI DISCUTE SULLA QUESTIONE OCCUPAZIONE NEL TERRITORIO

Un accorato appello !

Disoccupazione e disagio giovanile, mancanza di lavoro, corruzione, distruzione del territorio, speculazione edilizia, hanno una sola radice, quella della cattiva politica che si traduce in pessima amministrazione della cosa pubblica.
A Magenta, nel 2012 è nato un Movimento che ha ereditato dal Comitato Magentino Dignità e Lavoro momenti di lotta, di solidarietà, di estrema difesa dei diritti di tutti ed in particolare dei meno abbienti.
Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro  ha “assorbito avidamente e con pietà la storia
di tanta gente “ (rif.Eduardo De Filippo) , ed è giunta l’ora di fare veramente qualcosa, cominciando dal nostro piccolo, dalle nostre comunità, con umiltà e principalmente con onestà.
Ci siamo presentati, quest’anno, alle elezioni amministrative di Magenta insieme ad un’altra lista composta da persone per bene, fuori da ogni sudditanza politica ed appoggiando un candidato sindaco, pulito
e senza alcun “scheletro nell’armadio”. Per il nostro modo di pensare, infatti, non è stata possibile alcuna alleanza, con quel centro-sinistra magentino con il quale abbiamo condiviso pochissimo, talmente
diversi erano i programmi che riguardavano il sociale, il lavoro, l’occupazione, l’ambiente ed il territorio. Pur non riuscendo a raggiungere, per una manciata di voti, i numeri e quindi una rappresentanza in Consiglio Comunale, non ci riteniamo sconfitti, anzi siamo decisi a continuare le lotte che ci hanno sempre visti partecipi da molti anni. Siamo certi che molte persone per-bene condivideranno i nostri programmi, e molte persone, significa essere in tanti, significa avere la possibilità istituzionale di rimuovere dalle case comunali e dalle amministrazioni una classe politica obsoleta e disattenta verso le reali problematiche della gente. "Molte persone" significa avere la possibilità di essere ascoltati, di chiedere e decidere il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Il 30 novembre prossimo, alle ore 21.00, presso il Circolo Cooperativo di Robecco sul Naviglio, via Roma 11, nel corso di un incontro e di una buona cena, di solidarietà , parleremo di progetti e di lavoro sul nostro territorio ed  intendiamo parlare, confrontarci ed ascoltare la gente del magentino. Confidiamo in una
tua adesione.

sabato 17 novembre 2012

14 novembre, grande giornata di lotta europea contro le politiche di austerità


Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro  "condanna in modo netto l' aggressione poliziesca agli studenti a Roma e in numerose altre città, aggressione del tutto ingiustificata e motivata solo dalla volontà del potere di evitare che i cortei arrivassero in vista dei palazzi della politica" . Riportiamo di seguito un articolo pubblicato dal sito milanese di Sinistra Critica. Ne condividiamo totalmente il contenuto. Restiamo indignati dal comportamento delle forze "dell'ordine", restiamo indignati per gli ordini che i "manovali del manganello" eseguono con estremo zelo, restiamo disgustati perchè questo zelo viene espresso contro gli studenti e contro i lavoratori, contro cioè quelle categorie già massacrate da una crisi socio-economica prodotta dalle banche e da una classe dirigente corrotta. Centinaia di migliaia di lavoratori che perdono il posto di lavoro, milioni di giovani senza alcun futuro. Contro queste persone si manifesta l'indole fascista di gran parte dei componenti delle forze "dell'ordine " . Prende slancio la frustazione e la repressione di costoro che devono, ed hanno dovuto, schierarsi a protezione dei Fiorito, dei Belsito, dei Lusi, dei Berlusconi, dei Bossi, dei Brancher,dei Ciarrapico, dei Cosentino e di tanti altri ancora, tanto per fare un numero , di quei 117 parlamentari indagati o condannati che decidono per la nostra vita e le nostre speranze. A questi "galantuomini", le "forze dell'ordine" , incontrandoli, fanno scattare i tacchi in segno di saluto, alla gente onesta, ai lavoratori e studenti senza futuro, salutandoli, fanno scattare i manganelli !
M.P.D.L.
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14 novembre, grande giornata di lotta europea contro le politiche di austerità

Come in gran parte degli altri paesi della UE, oggi anche in Italia centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, di studentesse e di studenti, sono scesi in piazza oggi nella giornata dello sciopero generale europeo.
La mobilitazione ha rotto gli argini soprattutto grazie allo straordinario sviluppo nelle scuole di tutto il paese, tra le studentesse e gli studenti medi e tra gli insegnanti di un vasto movimento per la difesa della scuola pubblica, contro tutte le misure del governo che, in nome dell'austerità, puntano a una vera e propria distruzione della scuola pubblica, lasciando i giovani senza alcuna prospettiva del futuro.
L'irruzione sulla scena politica e sociale di un vero movimento di massa, di cui si avevano avuto le prime timide avvisaglie con la manifestazione del 27, e poi ancor più con la grande giornata romana degli insegnanti del 10 novembre.
Una ventata di aria fresca che ha, tra l'altro, scompaginato il misero castello di carte delle primarie del Pd e della contemporanea scimmiottatura del Pdl.
E' in questo quadro che si spiega la violenta reazione degli apparati polizieschi contro le/i manifestanti: porre da subito un argine contro lo sviluppo del movimento.
Sinistra Critica condanna in modo netto la aggressione poliziesca agli studenti a Roma e in numerose altre città, aggressione del tutto ingiustificata e motivata solo dalla volontà del potere di evitare che i cortei arrivassero in vista dei palazzi della politica. Cariche violentissime per spaventare, per "insegnare" ai giovani studenti di stare "al loro posto", nella gabbia stabilita dal sistema e di rinunciare a ribellarsi e lottare.
In tutta Europa le mobilitazioni circondano e assediano i luoghi del potere politico, parlamenti o palazzi governativi, ma anche i luoghi simboli del potere economico e finanziario. In Italia, dove il discredito della casta politica raggiunge i massimi livelli internazionali, secondo le compatibilità stabilite dalle “forze dell'ordine” occorre mantenere le proteste lontano, per evitare che l'opposizione contro l'austerità si combini con il rifiuto della “casta”, che altro non sono che i gestori politici delle scelte della borghesia.
Così centinaia di giovani sono stati fermati e identificati, numerosi sono stati denunciati, tantissimi sono stati picchiati a freddo. Sinistra Critica chiede l'immediato rilascio degli arrestati e l'archiviazione di tutte le denunce.
Il governo, evidentemente, sente che il clima nel paese sta cambiando e che sta esaurendosi quel torpore sociale che faceva dire a Monti nei suoi tour europei che tutto il popolo italiano condivideva la sua politica.
La mobilitazione odierna segna quindi un grande passo avanti nella costruzione di un movimento di massa plurale contro il governo delle banche e le sue politiche.
Bisogna continuare.
Le militanti e i militanti di Sinistra Critica si impegneranno fino in fondo per ampliare le dinamiche di lotta, per favorire l'autorganizzazione democratica delle/degli insegnanti, delle studentesse/degli studenti, delle lavoratrici e dei lavoratori e far convergere tutte le opposizioni sociali e politiche al governo Monti.
E' possibile costruire nuove occasioni di mobilitazione continentale, è possibile avanzare verso lo sciopero europeo contro i signori della finanza, le oligarchie borghesi europee e i governi e le istituzioni che ne difendono gli interessi.
Per questo non solo siamo dalla parte di chi è stato picchiato/a, fermato/a, arrestato/a, ma torneremo in piazza anche nei prossimi giorni, tutti e tutte insieme.
Esecutivo nazionale Sinistra Critica

giovedì 1 novembre 2012

VIOLENZA E RAPPRESAGLIA SOTTO IL CIELO GRIGIO DEL LINGOTTO.

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di Franco Turigliatto
Arroganza, brutalità, violenza è questo il linguaggio che la direzione Fiat ha usato ripetutamente nel corso della sua storia e che Marchionne esprime oggi fino in fondo. Il padrone sono io e utilizzo come mi pare la forza lavoro e, se lo stato di diritto presuppone ancora il rispetto della legge e delle sentenze della magistratura, passo direttamente alla rappresaglia, al ricatto più brutale, per seminare il risentimento, la rabbia e lo scontro diretto tra i lavoratori.
La famosa lotta di classe si esprime con ferocia a senso unico, come avviene da molti anni a questa parte e Marchionne tira la volata a tutto il padronato per riaffermare il totale dominio del capitale sul lavoro, facendo a pezzi quello che diverse generazioni di lavoratrici e lavoratori erano riusciti a costruire di diritti conquistati, unità, solidarietà all’interno della classe operaia. C’è piena sintonia tra i nuovi padroni industriali e finanziari del vapore e i personaggi che occupano i posti del governo; appartengono alla stessa classe, il loro linguaggio esprime le stesse concezioni, la pretesa di essere veramente la casta intoccabile, l’upper class, depositaria di un diritto superiore e divino sulla base dei rapporti sociali capitalisti; quei rapporti sociali che garantiscono loro profitti e rendite e che essi vogliono difendere con le unghie e coi denti, a partire dal cosciente progetto di infliggere una sconfitta storica al movimento dei lavoratori sul vecchio continente.
Marchionne non avrebbe potuto commettere le infamie che ha già commesso e sta commettendo, calpestando norme costituzionali e leggi ordinarie, se non ci fosse stato il pieno sostegno, non solo dei suoi compari capitalisti, ma dei governi che si sono succeduti, delle istituzioni, della stragrande maggioranza dei partiti politici, del ruolo vergognosamente complice dei sindacati strapuntino e dell’inerzia colpevole della stessa CGIL. Per non parlare del ruolo dei giornali che sono da anni un braccio fondamentale del padronato nella sua guerra contro classe lavoratrice.
Di fronte a questa ennesima ferita ai diritti è necessaria una grande risposta, un movimento unitario contro la protervia della Fiat, ma anche contro tutti coloro, governo in primis, che stanno portando avanti un vero e proprio massacro sociale. Chiediamo alle organizzazioni sindacali una risposta all’altezza, una vasta campagna di tutti quelli che hanno a cuore le sorti della classe lavoratrice e della democrazia stessa per fare argine alla offensiva della Fiat e dei padroni. E questo argine va costruito ora; già troppo tempo è passato senza che ci fosse una risposta all’altezza dello scontro imposto dalla classe padronale. Non si può lasciare andare in giro impunemente Marchionne, non si può lasciare nelle mani degli Agnelli la più grande azienda del paese.
Marchionne è forte e violento contro chi è più debole, mentre invece non è altrettanto bravo a competere coi suoi simili, cioè con gli altri produttori di auto in Europa, dove la Fiat da anni soccombe. L’attacco a Pomigliano serve anche a mettere in secondo piano il “famoso piano di rilancio” che aveva preannunciato per la fine di ottobre e che si è rivelato ancora una volta un generico “bidone” insussistente.
Poco di nuovo infatti sotto il cielo grigio del Lingotto, dove l’ennesimo “piano produttivo” della Fiat-Chrysler, è ancora una volta il gioco dei modelli che vengono di anno in anno spostati da uno stabilimento all’altro, in un susseguirsi di vaghe promesse, che non possono certo rassicurare le lavoratrici e i lavoratori e dare indicazioni certe su quelli che saranno i reali insediamenti produttivi del futuro. Le novità, se ci saranno, sono ipotizzate per il 2015, 2016 privilegiando le gamme alte di modelli e puntando sulle esportazioni. C’è da chiedersi quale sarà il mercato europeo dell’auto tra qualche anno, per ora presidiato saldamente dalle case tedesche.
Marchionne promette che non chiuderà altri insediamenti produttivi in Italia dimenticandosi che, nel frattempo, ha chiuso Termini Imerese, l’Irisbus e la Cnh di Modena
Le uniche cose certe sono che il mercato europeo per la Fiat è oscuro, che le nuove produzioni sono rimandate sempre più in là, che il marchio Lancia sta per scomparire, ma soprattutto che molti altri anni di cassa integrazione e di redditi saccheggiati. attendono i lavoratori. Naturalmente anche solo per garantire loro questi salari da fame occorrerà che i soldi li metta lo stato con la cassa integrazione in deroga. E questa è un’altra certezza, che i soldi pubblici sono sempre i benvenuti e soprattutto richiesti come specificato nel velenoso comunicato stampa dell’azienda che chiama ancora una volta i sindacati complici a comportarsi da servi vigliacchi e sciocchi e ad attaccare, senza nominarla, la FIOM, colpevole di porre ostacoli “alle magnifiche sorti progressive” dell’azienda contro “gli interessi del paese e soprattutto degli stessi lavoratori”.
Gli utili per gli azionisti (1,2 miliardi), garantiti dall’attività in America, vanno abbastanza bene, ma l’azienda nel 2014 non raggiungerà i 6 milioni di vetture preventivate, ma si attesterà, secondo le previsioni di Marchionne solo a 4,8 milioni prodotte; in compenso l’indebitamento netto già alto (5,4 miliardi) è salito in soli tre mesi ai 6,5 miliardi.
Naturalmente Marchionne e Elkan fanno il loro gioco e i loro interessi, fortemente facilitati dal comportamento vergognoso di governo, partiti e media di pieno sostegno agli interessi privati degli azionisti dell’azienda, contro gli interessi dei lavoratori, dei territori interessati e del paese stesso.
In realtà siamo sempre al punto di partenza. L’impasse della più grande azienda italiana e le scelte dei suoi dirigenti pongono quattro ordini di problemi di primaria grandezza:
l’occupazione per molte decine di migliaia di lavoratori, anzi per molte centinaia di migliaia di considerando l’insieme del sistema produttivo delle automotive;
le ricadute che tutto questo ha sul tessuto produttivo e sulle regioni che ne sono più direttamente interessate;
la necessità di una indispensabile riconversione industriale (non si può continuare a produrre auto all’infinito); la crisi del mercato lo dimostra, ma soprattutto la impongono le esigenze ambientali e ecologiche;
la necessità quindi di un piano complessivo che ridisegni la mobilità, in un quadro di utilità pubblica, di compatibilità ambientali, di garanzia occupazionali e di reddito per tutte e tutti.
Pensare che tutto questo possano farlo dei privati è credere ai miracoli. L’intervento pubblico per cominciare anche solo ad affrontare questi problemi è inevitabile e necessario. Lo è perché in ogni caso lo stato è chiamato a mettere i soldi per gli ammortizzatori sociali per garantire gli interessi padronali e la “pace sociale”. Ma allora tanto vale utilizzare i soldi pubblici ad un livello anche più cospicuo, per dare una soluzione complessiva all’insieme delle sfide prima richiamate.
E’ per queste ragioni di fondo che il nodo dell’esproprio della Fiat è posto; questa azienda va sottratta agli interessi di famiglia Agnelli e soci e posta sotto il controllo pubblico, o, per meglio dire, sotto controllo sociale, cioè sotto il controllo dei diretti interessati, lavoratrici e lavoratori, ingegneri, organizzazioni sindacali, territori, per costruire insieme questo reale piano alternativo, che risponda ai diversi bisogni ed esigenze. E questo è ancora più necessario alla luce delle scelte violente e antidemocratiche della direzione e della proprietà attuale della Fiat
Si dirà che non ci sono le condizioni: non c’è la consapevolezza dell’opinione pubblica, né l’attenzione dei protagonisti, i rapporti di forza, ma, dentro la grande crisi e di fronte alle sfide drammatiche poste, i fatti, le coscienze, i rapporti di forza possono anche cambiare. Ai sindacati che vogliono difendere gli interessi dei lavoratori, alle forze politiche che pretendono di essere sulla stessa lunghezza d’onda chiediamo, perché ne hanno il dovere, di mettere in campo tutti insieme una vasta campagna politica e sociale per sostenere che la Fiat, e con essa, tante altre aziende, sono un “bene comune” e in quanto tali vanno difese, devono diventare di proprietà pubblica e sociale riconvertite in funzione dei bisogni della collettività.