giovedì 20 dicembre 2012

Prima della fine del mondo !


Manca solo qualche ora all'annunciata “fine del mondo”. Immaginiamo, per un minuto, che accada davvero e proviamo a pensare a quello che avremmo voluto fare, e che non siamo riusciti a fare, e poi pensiamo a quello che assolutamente dobbiamo fare prima dell'apocalisse.
Molti sono i rimpianti. Personalmente avrei voluto girare il mondo e parlare con tanta gente. Avrei voluto stringere le mani di tante donne e tanti uomini, avrei voluto accarezzare i volti di tanti bambini, di quelli sfruttati, di quelli denutriti, di quelli che hanno perso, o non hanno mai avuto, il sorriso. Avrei voluto regalare un giocattolo a quei bambini che sono costretti, invece, a “giocare” con armi vere, avrei voluto regalare un fiore a tutte quelle adolescenti costrette a prostituirsi e diventare schiave anche e principalmente nel nostro paese. Avrei voluto che fossero sbattuti in celle senza chiavi i loro sfruttatori, gli stupratori, i “caporali” e tutti quelli che si macchiano di crimini contro l'umanità. Avrei voluto...
Ritorno con i piedi per terra e mi guardo in giro. Guardo ciò che accade nei Comuni in cui vivo e vedo che donne e uomini di cultura diversa dalla mia, ma certamente “arricchente” per la nostra società, vengono cacciati dai luoghi di culto a Milano, come a Magenta. Vedo che bande di rigurgiti razzisti incendiano campi Rom, vedo che un certo cav. Banana si scandalizza per la presenza di “lucciole” nelle strade chiedendo di perseguitarle ma frequenta e protegge i tutor di costose ed esclusive “escort” (ogni riferimento a Lele Mora, Emilio Fede e Tarantini è puramente casuale) . Vedo che un capo di stato è indagato per sfruttamento della prostituzione minorile. Vedo che lo stesso è condannato per frode fiscale. Vedo che lo stesso bacia la mano di un dittatore criminale come lo è stato Gheddafi. Vedo che è amico del dittatore Lukascenko e fa affari con l'assolutista Putin. Vedo crimini contro i lavoratori e le loro famiglie a cui viene sottratto in modo fraudolento, lavoro, danaro, dignità e futuro. Vedo crimini contro l'umanità quando si avvelenano i nostri mari, i nostri fiumi, le nostre Città. Tutto per i “loro” profitti !
Leggo di 62 - sessantadue - consiglieri regionali indagati ( ma quanti sono i consiglieri in Regione Lombardia ? ) . Leggo di gentaglia che con i soldi pubblici banchetta, si diverte, paga conti milionari per feste nunziali, si compra le cartucce per andare a caccia, e leggo pure di altri consiglieri , evidentemente con problemi di identità, che con i soldici pubblici ( rimborsi elettorali ) comprano i lecca-lecca, oppure c'è chi compra i gratta e vinci, oppure chi acquista 75 cravatte da Marinella (e poi indossa sempre la stessa, di colore verde ) oppure c'è chi acquista pubblicazioni autobiografiche : “mignottocrazia”!
Credo che quello che dobbiamo fare, a qualche ora dalla fine del mondo, è augurare che questa gentaglia in qualche modo si salvi dall'apocalisse. Dobbiamo augurare loro di restare soli, tra cannibali, in un mondo senza bambini, in un mondo senza alberi, in un mondo inquinato e reso sterile dal loro egoismo.
........intanto...chi scrive non si è accorto che il famigerato 21 dicembre è già arrivato e che, purtroppo, la “fine di questo mondo” non è avvenuta. Allora cosa c'è di meglio dell'augurare un “mondo migliore” a tutte le persone per-bene, e sinceri auguri di Buone Feste a tutti i lettori, agli amici, ai compagni di lotte, ed anche a chi vuol “fare” una politica pulita, onesta, necessaria alla democrazia del nostro Paese.
Mario De Luca

mercoledì 12 dicembre 2012

La sinistra avrebbe bisogno di qualcosa di più e di differente, avrebbe bisogno di quella che Monicelli definiva «una botta, una rivoluzione»


Il principale elemento di novità delle primarie in Lombardia è certamente costituito dalla candidatura di Andrea Di Stefano, direttore di «Valori», sostenuto anche da Rifondazione Comunista.
E' quello che serve a sinistra? Fatto salvo il giudizio positivo per la persona, ci pare proprio non sia così.
Questa candidatura, oltre ad accettare un gioco che riteniamo falsato e che cancella le differenze politiche in nome di un'inaccettabile unità tra forze che non possono esserlo, rappresenta l'ennesima foglia di fico che nasconde le vergogne del centrosinistra e del PD che ne è il socio di maggioranza. La sua candidature porterà acqua al mulino del Pd, persino nella - improbabile - ipotesi vincesse: la moderazione, la subalternità al PD e la conseguente disillusione dell'esperienza della giunta Pisapia è sotto gli occhi di tutte/i quelle/i che vogliono guardare con onestà ai fatti e non dipende certamente da fattori personali.
Oltretutto questo sarà un regalo gradito ai grillini, che appariranno gli unici fuori dai giochi di potere.
Le elezioni in Lombardia dovranno decidere quale sarà la «nuova» classe politica che sostituirà Formigoni e la sua cricca nella gestione degli interessi del capitalismo lombardo - banche, finanza e aziende di gestione delle risorse pubbliche in prima fila.
Ambrosoli sembra oggi rappresentare il cavallo vincente, e le sue frequentazioni lo mostrano con evidenza: membro del CdA del Corsera (salotto bene del capitalismo lombardo), ha scelto come consulenti Marco Vitale (già assessore di Formentini), Roberto Mazzotta (ex Dc, ex presidente di Cariplo e Bpm), e così via. Consulenze che rappresentano anche un terreno di confronto con la Compagnia delle Opere, potenza economico-sociale già alle spalle di Formigoni, alla ricerca di nuovi referenti perché interessata a non perdere i legami con il potere lombardo (per lo stesso motivo nel 2004 appoggiò la candidatura di Penati alla Provincia di Milano).
Naturalmente non sarebbero così negativi nemmeno un Albertini o un Maroni, ma al momento non sembrano abbastanza stabili e capaci di ricostruire un blocco di potere affidabile - che invece un centrosinistra con al suo interno un Prc debole, fedele e disinnescato potrebbe meglio garantire. Così come potrà farlo a livello nazionale Bersani, uomo delle cooperative rosse, amico di Cielle (di cui frequenta costantemente il Meeting riminese), da sempre fedele traduttore delle misure di Bruxelles (sia la UE che la Nato), prima con il governo D'Alema e Prodi, poi con il sostegno al governo Monti-Napolitano.
 La sinistra avrebbe bisogno di qualcosa di più e di differente, avrebbe bisogno di quella che Monicelli definiva «una botta, una rivoluzione»cioè la ricostruzione di una sinistra anticapitalista, del suo pensiero, della sua pratica, non la riproposizione di vecchie esperienze e nemmeno una coalizione tutta politicista di organizzazioni e/o «autorevoli» esponenti del mondo sindacale, politico, intellettuale - troppo spesso abituati a navigare nelle pieghe del sistema e ormai poco utili a dare avvio o almeno ad accogliere e provare a espandere quella «botta».
Questo non è certamente il tema all'ordine del giorno dei prossimi tre mesi elettorali, ma all'interno di queste scadenze si potrebbe provare a costruire una posizione autonoma e alternativa al centrosinistracon un programma che provi a far pagare la crisi a chi l'ha provocata e recuperi risorse (attraverso innanzitutto il non pagamento del debito) per i bisogni di lavoratrici/lavoratori (più o meno precari/e), pensionate/i, disoccupate/i, giovani in cerca di un futuro dignitoso; con un profilo innovativo nelle candidature e nelle modalità di costruzione delle liste.
 L'appello «Cambiare si può», pur con tutti i limiti mostrati anche nell'assemblea romana del 1° dicembre e con le difficoltà di un progetto ambizioso, ha provato a porre questa necessità e sta provando a darle gambe. Perché in Lombardia invece non si può? Perché una parte di coloro che si dichiara alternativo al PD e al centrosinistra in Lombardia sceglie di allearsi con il PD stesso? Perché le assemblee del 14/15 dicembre che si terranno in Lombardia non provano invece a dare una svolta anche in questa regione?
Noi siamo convinti della necessità di questa svolta. Che «si possa» non è certo, ma almeno proviamoci, cominciando davvero a praticare autonomia, alternatività e indipendenza dalla «ala sinistra del capitale».

Piero Maestri

venerdì 7 dicembre 2012

Perché non ci interessano le primarie in Lombardia


Il meccanismo delle primarie non c’è mai piaciuto.
Rappresentano l’estremo grado di spettacolarizzazione della politica, tutto giocato sulla personalizzazione dello scontro tra candidati, più fittizio che reale, a beneficio del cittadino trasformato in “spettatore-votante”, come nei peggiori reality-show.

Una pantomima televisiva per oscurare la sostanziale omogeneità di contenuti, dal momento che le “ricette” proposte da tutti gli attori in gioco sono le stesse che ci hanno somministrato il centrosinistra di Prodi e il centrodestra di Berlusconi e che trovano nel governo di massacro sociale di Monti la loro massima espressione.
I risultati sono noti: secondo la stessa Banca d’Italia, per le famiglie italiane siamo al quinto anno di riduzione del reddito reale, che dal 2008 al 2011 era già sceso del 5 per cento.
 
Dispiace vedere che in Lombardia, in vista delle elezioni regionali, alcune forze politiche che pure si oppongono nazionalmente ad accordi col Pd, si prestino a una copertura a sinistra al medesimo “gioco degli specchi”, appoggiando una candidatura pur dignitosa come quella di Andrea Di Stefano.
 
La candidatura ufficiale del perbenista, cattolico e moderato Umberto Ambrosoli non è che una conferma di quanto sia illusorio pensare di poter “riformare” e condizionare il “centrosinistra” o credere in un “ravvedimento” del Partito democratico.
Ambrosoli, e in particolare la sua lista, rappresenta in Lombardia quel potere finanziario, quell'1% contro cui giustamente ci si scaglia in tutto il mondo, perché tra le cause principali della crisi capitalistica e agente fondamentale per farla pagare al 99%.
Parliamo dei Mazzotta, dei Bassetti e persino degli amici della Compagnia delle opere! Ci rendiamo conto? E' come portare gli operai Fiat che a Mirafiori hanno votato No a Marchionne a votare il candidato sindaco espressione di Marchionne, Piero Fassino, proprio con analoga procedura.
 
Né l’alternativa può essere rappresentata dalla protesta grillina, che pur facendosi portavoce di una condivisibile critica “antisistema”, è estremamente vaga e ambigua sul piano dei contenuti propositivi.
 
Anche in Lombardia esiste un’ampia area di persone che non si riconoscono nei due “poli” che hanno governato negli ultimi vent’anni e che non sono più disposte a subire la logica del “meno peggio”.
Così come a livello nazionale è necessario costruire un’alternativa alle politiche dell’attuale governo, in Lombardia occorre costruire un’alternativa vera al “formigonismo”.
 
E’ un’alternativa che per noi vive nei comitati contro la realizzazione delle grandi opere autostradali, Tem, Pedemontana e Brebremi, per un diversa idea di mobilità fondata sul trasporto pubblico e sulla ciclabilità, e nei comitati contro le speculazioni dell’Expo 2015.
Che vive nella battaglia delle lavoratrici dell’Ospedale San Raffaele e in generale nelle lotte di coloro che vogliono difendere la sanità pubblica e accessibile a tutti, contro il modello affaristico e clientelare delle reti di potere formigoniane.
Che vive nelle lotte degli studenti e delle studentesse, nelle resistenze in difesa dei servizi pubblici locali, di cui il referendum sull’acqua ha segnato un punto importante ma non definitivo.
 
Tutto ciò è incompatibile con la ricerca di un compromesso con il Partito Democratico, che in Lombardia sì è particolarmente distinto per la debolezza dell’opposizione al blocco di potere formigoniano e leghista.
Forse perché i soggetti e le forze che il Pd rappresenta, con quel blocco di potere spartiscono ottimi affari!
 
A livello nazionale, guardiamo con interesse all’appello lanciato dal cartello “Cambiare si può” al teatro Vittoria di Roma, pur sapendo che ci sono ancora importanti nodi politici da sciogliere affinché possa diventare uno strumento veramente utile.
 
Ci spiace constatare, lo ripetiamo, che alcune delle forze politiche nazionali che in tale appello si riconoscono, in Lombardia fanno scelte diverse, riproponendo la logica del compromesso al ribasso con il centrosinistra.
 
Per quanto ci riguarda, le primarie lombarde non ci interessano, perché nulla hanno a che fare con il progetto di alternativa di cui c’è veramente bisogno.




domenica 2 dicembre 2012

La risposta a chi dice che siamo in pochi !


Non solo siamo in tanti, ma abbiamo ambizione di crescere ! Questa potrebbe essere, in sintesi , il consuntivo della serata del 30 novembre scorso presso il Circolo Cooperativo di Robecco sul Naviglio.
L'incontro, promosso dal Movimento Popolare Dignità e Lavoro, aveva lo scopo di fare il punto in merito a numerose iniziative e progetti che il Movimento stesso sta perseguendo sul magentino. Dicevamo, siamo in tanti, l'incontro ha visto infatti la partecipazione alla cena di sottoscrizione un centinaio di persone in rappresentanza di Safosa di Gaggiano, della Maflow di Trezzano sul Naviglio  di Novaceta Magenta e di Comune Solidale con Sergio Prato. E' stata, inoltre, molto gradita l'adesione e la partecipazione dell'ANPI sez. di Vanzaghello. La serata ha avuto come ospiti d'onore il Senatore Ambrogio Colombo, il Senatore Gigi Malabarba, il Coordinatore Nazionale di Sinistra Critica Pietro Maestri, quella del Consigliere Provinciale PRC-PdCI Massimo Gatti ed infine, attesissima, la brava e coraggiosa cronista dell'Altomilanese, recentemente premiata come migliore cronista dell'anno, Ester Castano.
Avevamo presentato la serata con uno slogan : “ cena degli irriducibili “, dove normalmente tale aggettivo identifica piccoli gruppi, la risposta, invece , è stata eccezionale, tanta gente a dimostrazione del fatto che gli irriducibili sono ormai in tanti, sono tutti quelli stanchi ed insoddisfatti da una politica che non solo non da' risposte ma genera addirittura disgusto. Distacco quindi verso una politica che sul territorio ha espresso malaffare, corruzione delle istituzioni, collusioni e concussioni con le organizzazioni malavitose. E' molto triste sentire di voti venduti, di firme false, di sudditanza alle organizzazioni malavitose. La vendita di un voto, per qualsiasi prezzo, significa vendere non solo la propria dignità, ma il proprio futuro ed il futuro delle prossime generazioni. Vendere un voto significa rinunciare ai diritti, rinunciare a decidere, rinunciare ad avere una comunità libera. Significa anche rinunciare al sociale, rinunciare al lavoro, poiché quasi sempre, il malaffare si coniuga con le speculazioni edilizie e delle aree, come nel caso Novaceta e Saffa. Allora deve intervenire direttamente il popolo, la gente, le persone per-bene che vogliono cambiare qualcosa e che vogliono semplicemente essere liberi e pretendere lavoro e dignità. Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro in precedenti occasioni è stato in grado di bloccare alcune scelte, a Magenta, sul PGT, solo con l'apporto del consenso di tanta gente. Oggi, attendiamo da ben cinque mesi, la risposta dell'amministrazione magentina in merito ad una richiesta di consiglio comunale aperto sul tema lavoro e sulle aree Novaceta e Saffa. L' amministrazione comunale, in precedenti incontri con il Movimento Popolare Dignità e Lavoro, non ha ancora espresso il parere in merito alla concessione del consiglio aperto. Siamo stanchi di sentir parlare di ulteriori “tavoli” , inutili e che non hanno mai portato a nulla di concreto. Un Consiglio Comunale Aperto ha, invece, lo scopo di rendere pubbliche, in diretta, le intenzioni ed i progetti della proprietà delle aree, i progetti degli investimenti su quelle aree, le destinazioni d'uso che emergeranno dalle delibere comunali, la posizione dei sindacati, il “cerchiobottismo” della politica, e..scusate se è poco ! Tutto invece, probabilmente, si vuol fare ...nelle segrete stanze. Noi non lo permetteremo !
M.P.D.L.

mercoledì 21 novembre 2012

A ROBECCO SUL NAVIGLIO SI DISCUTE SULLA QUESTIONE OCCUPAZIONE NEL TERRITORIO

Un accorato appello !

Disoccupazione e disagio giovanile, mancanza di lavoro, corruzione, distruzione del territorio, speculazione edilizia, hanno una sola radice, quella della cattiva politica che si traduce in pessima amministrazione della cosa pubblica.
A Magenta, nel 2012 è nato un Movimento che ha ereditato dal Comitato Magentino Dignità e Lavoro momenti di lotta, di solidarietà, di estrema difesa dei diritti di tutti ed in particolare dei meno abbienti.
Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro  ha “assorbito avidamente e con pietà la storia
di tanta gente “ (rif.Eduardo De Filippo) , ed è giunta l’ora di fare veramente qualcosa, cominciando dal nostro piccolo, dalle nostre comunità, con umiltà e principalmente con onestà.
Ci siamo presentati, quest’anno, alle elezioni amministrative di Magenta insieme ad un’altra lista composta da persone per bene, fuori da ogni sudditanza politica ed appoggiando un candidato sindaco, pulito
e senza alcun “scheletro nell’armadio”. Per il nostro modo di pensare, infatti, non è stata possibile alcuna alleanza, con quel centro-sinistra magentino con il quale abbiamo condiviso pochissimo, talmente
diversi erano i programmi che riguardavano il sociale, il lavoro, l’occupazione, l’ambiente ed il territorio. Pur non riuscendo a raggiungere, per una manciata di voti, i numeri e quindi una rappresentanza in Consiglio Comunale, non ci riteniamo sconfitti, anzi siamo decisi a continuare le lotte che ci hanno sempre visti partecipi da molti anni. Siamo certi che molte persone per-bene condivideranno i nostri programmi, e molte persone, significa essere in tanti, significa avere la possibilità istituzionale di rimuovere dalle case comunali e dalle amministrazioni una classe politica obsoleta e disattenta verso le reali problematiche della gente. "Molte persone" significa avere la possibilità di essere ascoltati, di chiedere e decidere il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Il 30 novembre prossimo, alle ore 21.00, presso il Circolo Cooperativo di Robecco sul Naviglio, via Roma 11, nel corso di un incontro e di una buona cena, di solidarietà , parleremo di progetti e di lavoro sul nostro territorio ed  intendiamo parlare, confrontarci ed ascoltare la gente del magentino. Confidiamo in una
tua adesione.

sabato 17 novembre 2012

14 novembre, grande giornata di lotta europea contro le politiche di austerità


Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro  "condanna in modo netto l' aggressione poliziesca agli studenti a Roma e in numerose altre città, aggressione del tutto ingiustificata e motivata solo dalla volontà del potere di evitare che i cortei arrivassero in vista dei palazzi della politica" . Riportiamo di seguito un articolo pubblicato dal sito milanese di Sinistra Critica. Ne condividiamo totalmente il contenuto. Restiamo indignati dal comportamento delle forze "dell'ordine", restiamo indignati per gli ordini che i "manovali del manganello" eseguono con estremo zelo, restiamo disgustati perchè questo zelo viene espresso contro gli studenti e contro i lavoratori, contro cioè quelle categorie già massacrate da una crisi socio-economica prodotta dalle banche e da una classe dirigente corrotta. Centinaia di migliaia di lavoratori che perdono il posto di lavoro, milioni di giovani senza alcun futuro. Contro queste persone si manifesta l'indole fascista di gran parte dei componenti delle forze "dell'ordine " . Prende slancio la frustazione e la repressione di costoro che devono, ed hanno dovuto, schierarsi a protezione dei Fiorito, dei Belsito, dei Lusi, dei Berlusconi, dei Bossi, dei Brancher,dei Ciarrapico, dei Cosentino e di tanti altri ancora, tanto per fare un numero , di quei 117 parlamentari indagati o condannati che decidono per la nostra vita e le nostre speranze. A questi "galantuomini", le "forze dell'ordine" , incontrandoli, fanno scattare i tacchi in segno di saluto, alla gente onesta, ai lavoratori e studenti senza futuro, salutandoli, fanno scattare i manganelli !
M.P.D.L.
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14 novembre, grande giornata di lotta europea contro le politiche di austerità

Come in gran parte degli altri paesi della UE, oggi anche in Italia centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, di studentesse e di studenti, sono scesi in piazza oggi nella giornata dello sciopero generale europeo.
La mobilitazione ha rotto gli argini soprattutto grazie allo straordinario sviluppo nelle scuole di tutto il paese, tra le studentesse e gli studenti medi e tra gli insegnanti di un vasto movimento per la difesa della scuola pubblica, contro tutte le misure del governo che, in nome dell'austerità, puntano a una vera e propria distruzione della scuola pubblica, lasciando i giovani senza alcuna prospettiva del futuro.
L'irruzione sulla scena politica e sociale di un vero movimento di massa, di cui si avevano avuto le prime timide avvisaglie con la manifestazione del 27, e poi ancor più con la grande giornata romana degli insegnanti del 10 novembre.
Una ventata di aria fresca che ha, tra l'altro, scompaginato il misero castello di carte delle primarie del Pd e della contemporanea scimmiottatura del Pdl.
E' in questo quadro che si spiega la violenta reazione degli apparati polizieschi contro le/i manifestanti: porre da subito un argine contro lo sviluppo del movimento.
Sinistra Critica condanna in modo netto la aggressione poliziesca agli studenti a Roma e in numerose altre città, aggressione del tutto ingiustificata e motivata solo dalla volontà del potere di evitare che i cortei arrivassero in vista dei palazzi della politica. Cariche violentissime per spaventare, per "insegnare" ai giovani studenti di stare "al loro posto", nella gabbia stabilita dal sistema e di rinunciare a ribellarsi e lottare.
In tutta Europa le mobilitazioni circondano e assediano i luoghi del potere politico, parlamenti o palazzi governativi, ma anche i luoghi simboli del potere economico e finanziario. In Italia, dove il discredito della casta politica raggiunge i massimi livelli internazionali, secondo le compatibilità stabilite dalle “forze dell'ordine” occorre mantenere le proteste lontano, per evitare che l'opposizione contro l'austerità si combini con il rifiuto della “casta”, che altro non sono che i gestori politici delle scelte della borghesia.
Così centinaia di giovani sono stati fermati e identificati, numerosi sono stati denunciati, tantissimi sono stati picchiati a freddo. Sinistra Critica chiede l'immediato rilascio degli arrestati e l'archiviazione di tutte le denunce.
Il governo, evidentemente, sente che il clima nel paese sta cambiando e che sta esaurendosi quel torpore sociale che faceva dire a Monti nei suoi tour europei che tutto il popolo italiano condivideva la sua politica.
La mobilitazione odierna segna quindi un grande passo avanti nella costruzione di un movimento di massa plurale contro il governo delle banche e le sue politiche.
Bisogna continuare.
Le militanti e i militanti di Sinistra Critica si impegneranno fino in fondo per ampliare le dinamiche di lotta, per favorire l'autorganizzazione democratica delle/degli insegnanti, delle studentesse/degli studenti, delle lavoratrici e dei lavoratori e far convergere tutte le opposizioni sociali e politiche al governo Monti.
E' possibile costruire nuove occasioni di mobilitazione continentale, è possibile avanzare verso lo sciopero europeo contro i signori della finanza, le oligarchie borghesi europee e i governi e le istituzioni che ne difendono gli interessi.
Per questo non solo siamo dalla parte di chi è stato picchiato/a, fermato/a, arrestato/a, ma torneremo in piazza anche nei prossimi giorni, tutti e tutte insieme.
Esecutivo nazionale Sinistra Critica

giovedì 1 novembre 2012

VIOLENZA E RAPPRESAGLIA SOTTO IL CIELO GRIGIO DEL LINGOTTO.

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di Franco Turigliatto
Arroganza, brutalità, violenza è questo il linguaggio che la direzione Fiat ha usato ripetutamente nel corso della sua storia e che Marchionne esprime oggi fino in fondo. Il padrone sono io e utilizzo come mi pare la forza lavoro e, se lo stato di diritto presuppone ancora il rispetto della legge e delle sentenze della magistratura, passo direttamente alla rappresaglia, al ricatto più brutale, per seminare il risentimento, la rabbia e lo scontro diretto tra i lavoratori.
La famosa lotta di classe si esprime con ferocia a senso unico, come avviene da molti anni a questa parte e Marchionne tira la volata a tutto il padronato per riaffermare il totale dominio del capitale sul lavoro, facendo a pezzi quello che diverse generazioni di lavoratrici e lavoratori erano riusciti a costruire di diritti conquistati, unità, solidarietà all’interno della classe operaia. C’è piena sintonia tra i nuovi padroni industriali e finanziari del vapore e i personaggi che occupano i posti del governo; appartengono alla stessa classe, il loro linguaggio esprime le stesse concezioni, la pretesa di essere veramente la casta intoccabile, l’upper class, depositaria di un diritto superiore e divino sulla base dei rapporti sociali capitalisti; quei rapporti sociali che garantiscono loro profitti e rendite e che essi vogliono difendere con le unghie e coi denti, a partire dal cosciente progetto di infliggere una sconfitta storica al movimento dei lavoratori sul vecchio continente.
Marchionne non avrebbe potuto commettere le infamie che ha già commesso e sta commettendo, calpestando norme costituzionali e leggi ordinarie, se non ci fosse stato il pieno sostegno, non solo dei suoi compari capitalisti, ma dei governi che si sono succeduti, delle istituzioni, della stragrande maggioranza dei partiti politici, del ruolo vergognosamente complice dei sindacati strapuntino e dell’inerzia colpevole della stessa CGIL. Per non parlare del ruolo dei giornali che sono da anni un braccio fondamentale del padronato nella sua guerra contro classe lavoratrice.
Di fronte a questa ennesima ferita ai diritti è necessaria una grande risposta, un movimento unitario contro la protervia della Fiat, ma anche contro tutti coloro, governo in primis, che stanno portando avanti un vero e proprio massacro sociale. Chiediamo alle organizzazioni sindacali una risposta all’altezza, una vasta campagna di tutti quelli che hanno a cuore le sorti della classe lavoratrice e della democrazia stessa per fare argine alla offensiva della Fiat e dei padroni. E questo argine va costruito ora; già troppo tempo è passato senza che ci fosse una risposta all’altezza dello scontro imposto dalla classe padronale. Non si può lasciare andare in giro impunemente Marchionne, non si può lasciare nelle mani degli Agnelli la più grande azienda del paese.
Marchionne è forte e violento contro chi è più debole, mentre invece non è altrettanto bravo a competere coi suoi simili, cioè con gli altri produttori di auto in Europa, dove la Fiat da anni soccombe. L’attacco a Pomigliano serve anche a mettere in secondo piano il “famoso piano di rilancio” che aveva preannunciato per la fine di ottobre e che si è rivelato ancora una volta un generico “bidone” insussistente.
Poco di nuovo infatti sotto il cielo grigio del Lingotto, dove l’ennesimo “piano produttivo” della Fiat-Chrysler, è ancora una volta il gioco dei modelli che vengono di anno in anno spostati da uno stabilimento all’altro, in un susseguirsi di vaghe promesse, che non possono certo rassicurare le lavoratrici e i lavoratori e dare indicazioni certe su quelli che saranno i reali insediamenti produttivi del futuro. Le novità, se ci saranno, sono ipotizzate per il 2015, 2016 privilegiando le gamme alte di modelli e puntando sulle esportazioni. C’è da chiedersi quale sarà il mercato europeo dell’auto tra qualche anno, per ora presidiato saldamente dalle case tedesche.
Marchionne promette che non chiuderà altri insediamenti produttivi in Italia dimenticandosi che, nel frattempo, ha chiuso Termini Imerese, l’Irisbus e la Cnh di Modena
Le uniche cose certe sono che il mercato europeo per la Fiat è oscuro, che le nuove produzioni sono rimandate sempre più in là, che il marchio Lancia sta per scomparire, ma soprattutto che molti altri anni di cassa integrazione e di redditi saccheggiati. attendono i lavoratori. Naturalmente anche solo per garantire loro questi salari da fame occorrerà che i soldi li metta lo stato con la cassa integrazione in deroga. E questa è un’altra certezza, che i soldi pubblici sono sempre i benvenuti e soprattutto richiesti come specificato nel velenoso comunicato stampa dell’azienda che chiama ancora una volta i sindacati complici a comportarsi da servi vigliacchi e sciocchi e ad attaccare, senza nominarla, la FIOM, colpevole di porre ostacoli “alle magnifiche sorti progressive” dell’azienda contro “gli interessi del paese e soprattutto degli stessi lavoratori”.
Gli utili per gli azionisti (1,2 miliardi), garantiti dall’attività in America, vanno abbastanza bene, ma l’azienda nel 2014 non raggiungerà i 6 milioni di vetture preventivate, ma si attesterà, secondo le previsioni di Marchionne solo a 4,8 milioni prodotte; in compenso l’indebitamento netto già alto (5,4 miliardi) è salito in soli tre mesi ai 6,5 miliardi.
Naturalmente Marchionne e Elkan fanno il loro gioco e i loro interessi, fortemente facilitati dal comportamento vergognoso di governo, partiti e media di pieno sostegno agli interessi privati degli azionisti dell’azienda, contro gli interessi dei lavoratori, dei territori interessati e del paese stesso.
In realtà siamo sempre al punto di partenza. L’impasse della più grande azienda italiana e le scelte dei suoi dirigenti pongono quattro ordini di problemi di primaria grandezza:
l’occupazione per molte decine di migliaia di lavoratori, anzi per molte centinaia di migliaia di considerando l’insieme del sistema produttivo delle automotive;
le ricadute che tutto questo ha sul tessuto produttivo e sulle regioni che ne sono più direttamente interessate;
la necessità di una indispensabile riconversione industriale (non si può continuare a produrre auto all’infinito); la crisi del mercato lo dimostra, ma soprattutto la impongono le esigenze ambientali e ecologiche;
la necessità quindi di un piano complessivo che ridisegni la mobilità, in un quadro di utilità pubblica, di compatibilità ambientali, di garanzia occupazionali e di reddito per tutte e tutti.
Pensare che tutto questo possano farlo dei privati è credere ai miracoli. L’intervento pubblico per cominciare anche solo ad affrontare questi problemi è inevitabile e necessario. Lo è perché in ogni caso lo stato è chiamato a mettere i soldi per gli ammortizzatori sociali per garantire gli interessi padronali e la “pace sociale”. Ma allora tanto vale utilizzare i soldi pubblici ad un livello anche più cospicuo, per dare una soluzione complessiva all’insieme delle sfide prima richiamate.
E’ per queste ragioni di fondo che il nodo dell’esproprio della Fiat è posto; questa azienda va sottratta agli interessi di famiglia Agnelli e soci e posta sotto il controllo pubblico, o, per meglio dire, sotto controllo sociale, cioè sotto il controllo dei diretti interessati, lavoratrici e lavoratori, ingegneri, organizzazioni sindacali, territori, per costruire insieme questo reale piano alternativo, che risponda ai diversi bisogni ed esigenze. E questo è ancora più necessario alla luce delle scelte violente e antidemocratiche della direzione e della proprietà attuale della Fiat
Si dirà che non ci sono le condizioni: non c’è la consapevolezza dell’opinione pubblica, né l’attenzione dei protagonisti, i rapporti di forza, ma, dentro la grande crisi e di fronte alle sfide drammatiche poste, i fatti, le coscienze, i rapporti di forza possono anche cambiare. Ai sindacati che vogliono difendere gli interessi dei lavoratori, alle forze politiche che pretendono di essere sulla stessa lunghezza d’onda chiediamo, perché ne hanno il dovere, di mettere in campo tutti insieme una vasta campagna politica e sociale per sostenere che la Fiat, e con essa, tante altre aziende, sono un “bene comune” e in quanto tali vanno difese, devono diventare di proprietà pubblica e sociale riconvertite in funzione dei bisogni della collettività.

mercoledì 31 ottobre 2012

Facebook...che pa..e !



Certo che Facebook è uno strumento formidabile per la diffusione delle notizie, non importa se sono vere o false, se sono meritevoli d’interesse o tendenziose, l’importante è che circolano. Ricordo sempre con grande interesse una commedia, conosciuta solo da pochi, del grande Eduardo che si intitolava “ le bugie con le gambe lunghe” . Ebbene, il grande drammaturgo napoletano sosteneva che le bugie dovevano avere le gambe lunghe, perché avevano bisogno di girare per il mondo e diffondersi, sostituendosi alle verità che, al contrario, avevano sempre le gambe corte, poiché, se non erano di gradimento del padrone (la metafora è il riferimento ai media, quindi alle televisioni, ai giornali ed a tutti i mezzi di comunicazione), quest’ultimo “ gli spezza le gambe” , le fa diventare corte e non possono più raggiungere la gente. Quindi bugie che camminano e verità che restano ferme. Ricordo le bugie diffuse da Colin Power e da Bush quando in televisione, mostrando un’ampollina di vetro, dichiararono che bisognava invadere l’Iraq e destabilizzare Saddam Hussein poiché deteneva armi di distruzione di massa. Questa era la bugia “che doveva girare “, mentre le verità taciute erano gli interessi petroliferi. Andando poi sulle cose nostrane, fino a qualche mese fa, sulle televisioni italiane circolavano le notizie che per tutelare gli Italiani da un’inefficace e lenta giustizia bisognava fare (e sono state fatte) leggi come il falso in bilancio, la Cirielli, il lodo Alfano, etc. La verità nascosta era quella invece che tali leggi servivano solo e soltanto ad un presidente del consiglio che aveva bisogno di nascondere le nefandezze sue personali e delle sue aziende.
Arriviamo a casa nostra. Facebook ci fa leggere del Consigliere Comunale Manuel Vulcano promotore di un Consiglio Comunale aperto. In effetti l’iniziativa è stata promossa dal Movimento Popolare Dignità e Lavoro e da Comune Solidale. Pur riconoscendo al compagno Manuel interessamenti pregressi sulla questione Novaceta, c’è bisogno però di correggere la notizia, perché , così com’è stata data, non corrisponde a verità. Mettiamo tutto in ordine.
  1. La missione di un Consigliere Comunale è quella di raccogliere, gli umori dei concittadini, di ascoltare le loro problematiche, di dare loro voce istituzionale e coinvolgere la Giunta Comunale in modo tale da deliberare soluzioni indirizzate al benessere della comunità.
  2. I numeri ottenuti dalla lista Movimento Popolare Dignità e Lavoro / Comune Solidale durante l’ultima consultazione amministrativa magentina non hanno consentito una rappresentanza della stessa in Consiglio Comunale. Sono mancati una manciata di voti che sarebbero stati, invece, ininfluenti se la lista avesse fatto alleanze elettorali, cosa ritenuta non perseguibile a causa di assoluta mancanza di programmi condivisi.
  3. Movimento Popolare Dignità e Lavoro, già da subito dopo il responso elettorale, nel rispetto del vero spirito Leninista (nessuna alleanza se questa è solo fucina di poltrone), ha continuato le battaglie a sostegno delle lotte dei lavoratori e dei diritti di tutti.
  4. Il giorno 2 luglio u.s. il Movimento Popolare Dignità e Lavoro e Comune Solidale ha presentano una richiesta al Presidente del Consiglio di Magenta (e quindi ai Consiglieri,tutti) per un Consiglio Comunale aperto e per discutere in merito alle crisi occupazionali del territorio ed in particolare delle questioni Saffa e Novaceta (quest’ultima con 130 licenziamenti operativi dal 23 luglio).
  5. Al documento di cui sopra, protocollato il 09 luglio u.s. fa seguito un'intesa tra le parti per riproporre la questione dopo la pausa estiva.
  6. Ai primi di ottobre al Movimento Popolare Dignità e Lavoro viene chiesto, dal Consigliere Vulcano e dall’Assessore Garegnani un incontro preliminare in merito alla richiesta di Consiglio.
  7. Ieri sera infine, Vulcano ha partecipato alla riunione dei Capi-gruppo e, se lo riterrà opportuno, ci ragguaglierà nel merito delle decisioni assunte a fronte della nostra richiesta.
In attesa che i buoni propositi si traducono in fatti , facciamo “camminare” anche altre verità :

A - Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro, pur “senza poltrone” continua a fare tutto
quanto è possibile a sostegno dei cittadini, e nella fattispecie, ha chiesto un Consiglio
Comunale aperto già dal luglio scorso.

B - Solo in questi giorni, forse, il Consiglio Comunale stabilirà una data per il consiglio aperto.

C - Sebbene tutti i capi-gruppo risultassero informati in merito alla richiesta del M.P.D.L., il
solo Consigliere Vulcano ed Assessore Garegnani ( e ne diamo loro atto ), hanno
avuto la sensibilità di interessarsi al problema.

M.P.D.L.
Mario De Luca

lunedì 15 ottobre 2012

UNA BUONA NOTIZIA

E dopo Formigoni?

NOTA QUOTIDIANA
La crisi del sistema di potere che ha cementato il presidente della Lombardia è una buona notizia. Di quel potere il Pd è stato complice, come dimostra Penati. Ora si parla di Tabacci. L'alternativa, ovviamente, è un'altra.
La parola fine messa alla carriera politica del “governatore” della regione Lombardia Roberto Formigoni è una buona notizia.
Formigoni è presidente della regione Lombardia ormai da quasi 20 anni e certamente le condizioni politiche e sociali per le cittadine e i cittadini lombardi in questi stessi anni sono certamente peggiorate.
I motivi specifici per cui oggi il “governatore” è costretto ad abbandonare il suo posto – con tempi ancora incerti e che cercherà di condizionare con la sua solita arroganza decisionista – parlano d corruzione, di legami tra politica e malaffare, di sistema politico malato e reso quasi “ingovernabile” da chi avrebbe dovuto garantire proprio governabilità “a vita”.
Quello di cui poco si parla è però il “sistema Formigoni” e cioè la stretta relazione tra politica, economia (imprese) e finanza che il governatore ha costruito intorno a sé e alla Compagnia delle opere (e dintorni). Un sistema nel quale la progressiva privatizzazione di servizi formativi, sanitari e sociali è stata una grande occasione di business per le imprese amiche (specialmente del circuito della CdO) e la costituzione di un sistema di potere lombardo per cui i grandi appalti (dalle autostrade all’Expo), i fondi europei per lo “sviluppo”, i vari voucher per la gestione e finanziamento dei servizi rappresentavano (e ancora rappresentano) il cemento di un blocco di potere tra imprese, banche e ceto politico di centrodestra.
Un sistema che – come a livello nazionale e locale – è costruito sul debito pubblico che aiuta i profitti del sistema bancario e viene fatto pagare a lavoratrici e lavoratori (e disoccupate/i e pensionate/i) con le politiche di taglio ai servizi e di austerità.
Evidente l’accordo con la Lega Nord per la sua partecipazione a questo sistema di potere (tanto che l’unico che ha provato a metterlo in discussione – l’ex assessore leghista Alessandro Cè – prima è stato rimosso dal suo posto, poi dalla stessa lega Nord…).
Ma altrettanto evidente la connivenza del centrosinistra e delle sue espressioni economico-finanziarie, che hanno partecipato a questo sistema e che ne hanno condiviso le basi materiali e ideologiche: privatizzare, sostenere le imprese, un’economia regionale che sfruttasse i “grandi eventi” e gli appalti di cementificazione del territorio. L’esempio “fisico” di questa connivenza è la figura di Filippo Penati – che con Formigoni ha sempre lavorato con estrema tranquillità e condivisione nei suoi anni da presidente della Provincia.
Oggi il Pd guida la “rivolta morale” – mentre è stato incapace di condurre un’opposizione degna di questo nome sia sul piano istituzionale che su quello sociale e politico. Ma con quale credibilità?
Si parla di una candidatura di Bruno Tabacci per il centrosinistra, e sarebbe una scelta comprensibile: dopo aver guidato la transizione nel Comune di Milano (presentando un bilancio che si basa sul riconoscimento della legittimità del debito e quindi sui tagli della spesa), potrebbe “legittimamente” guidare anche questa transizione, ricostruendo un blocco di potere che faccia a meno di Formigoni, distribuisca meglio le risorse del potere stesso tra i vari gruppi di interesse politico-economici e lavi le mani alla politica ormai squalificata.
Di fronte a questo scenario non siamo sicuramente tra quelli che si mettono in moto per un appello a “primarie del centrosinistra” perché da lì non potrà passare alcuna alternativa.
L’alternativa può nascere e rafforzarsi solamente sulle ragioni e la forza di soggetti e movimenti sociali e territoriali – lavoratrici e lavoratori che difendono il loro posto di lavoro, studenti che vogliono un’altra idea e pratica della formazione gratuita e universale, cittadine/i in lotta contro la distruzione del territorio e dell’ambiente – e da loro provare a ricostruire le ragioni e la forza di un progetto di sinistra. Sarebbe interessante provarci.
Pietro Maestri

sabato 6 ottobre 2012

LETTERA APERTA A PIERLUIGI BERSANI




Ecco chi si propone alla guida del nostro Paese !
Dopo venti anni di  "macchiette" berlusconiane e di intrallazzi di PDL e Lega, affilano le armi ( tra di loro ) i Democratici di una se-dicente sinistra che di sinistra non ha nulla. E' sotto gli occhi di tutti il prosieguo dello sfascio del nostro Paese a cura del governo Monti sostenuto da PDL, PD e UDC. Un governo, quello attuale, che mira soprattutto alla salvaguardia degli interessi delle Banche, dei poteri forti e che nulla propone ( anzi ) per la tutela dei diritti dei lavoratori e per la salvaguardia dei posti di lavoro, delle imprese italiane, della cultura, delle nostre università, della nostra ricerca, dei nostri giovani.
Gli Italiani, in nome della più grande "bufala", il cosiddetto VOTO UTILE si apprestano a rieleggere i complici della disfatta del nostro Paese.
A distanza di due anni vogliamo ricordare la visita magentina di un possibile nuovo inquilino di Palazzo Chigi, vogliamo ricordare, nel nostro piccolo di Città di Provincia, le promesse non mantenute, vogliamo ribadire L'INUTILITA' DEL VOTO UTILE, vogliamo anche prendere, come abbiamo fatto da anni e molto prima delle amministrative magentine, le distanze da una sinistra locale che non ci appartiene e non ci rappresenta.
Vogliamo , invece, ricordare che a Magenta come nel resto del Paese esiste ancora una Sinistra di lotta, senza compromessi ed intrallazzi e che può, con orgoglio, ribadire che " NOI NON SIAMO TUTTI UGUALI"
Sinistra Critica ed il Movimento Popolare Dignità e Lavoro

Lettera aperta a Pierluigi Bersani

Caro Pierliuigi,
ti voglio raccontare  l’Italia. L’Italia delle mistificazioni, l’Italia che non c’è. L’Italia che appare ma che non esiste.  L’Italia che è lontana dai problemi  reali, l’Italia lontana dai problemi dei lavoratori. Insomma, ti voglio raccontare l’Italia “delle tre carte”.
Questa vince e questa perde ! L’Italia che spesso descrivi tu quando, giustamente, devi
sottolineare la inadeguatezza di chi ci governava (e diciamo anche di chi ci governa), quell’Italia che però, quando ti serve, la usi anche tu.
A seguito della tua visita magentina (era l’8 ottobre del 2010),scriveva un giornale locale :
” Visita improvvisa, ma fortemente voluta quella di Pierluigi Bersani,..prima davanti ai cancelli della Novaceta, realtà in crisi con centinaia di lavoratori…” .Grazie Pierluigi della tua visita, grazie, se non ci fosse stato un piccolo problema: i tuoi rappresentanti locali, pur pubblicizzando la notizia, non avevano avvertito il comitato dei lavoratori. Si erano però affrettati ad esporre le bandiere di partito. Allora, i lavoratori chiesero di non esporle, così come si era sempre evitato di esporre anche le bandiere di partito riferite a quei compagni che hanno trascorso invece, insieme ai lavoratori, il Natale, il capodanno, il ferragosto, che hanno volantinato in città, che hanno raccolto firme per far decadere aberranti delibere sul PGT cittadino.
Nonostante la “visita improvvisa”, avremmo voluto chiederti alcune cose, ma fummo interrotti da una persona, presente sul piazzale Novaceta solo in occasione del tuo arrivo, che, sostenendo il tuo “carisma”, sentenziò :”In questi anni si son dette tante parole, ma ci sono stati pochi fatti “. Così ti “assisteva” il sindacalista (Segretario di zona ) , presente quella mattina tra i lavoratori e supportato a sua volta solo da una decina di impiegati che dalla chiusura della fabbrica, a differenza dei circa duecento operai, non avevano perso un solo euro. Ebbene, viva la mistificazione. Quel pseudo sindacalista, tutore dei colletti bianchi e  del curatore fallimentare  ( a cui molte volte e pubblicamente ha rivolto ringraziamenti per il lavoro che stava compiendo ! ), tra i lavoratori in lotta, NON SI ERA MAI VISTO PRIMA !
Questo è il Paese che non c’è ! Hai parlato con chi non soffre, e non vogliamo
dire altro. Poi, raccontava ancora il giornale magentino, che la tua visita è continuata “in una realtà in espansione e capace di proporsi con forza anche sui mercati esteri “. Siamo contenti per questa realtà magentina. Ma qualora tu dovessi ricordarti di Magenta (evento calcolato statisticamente con probabilità eguali ad un secondo su duemila anni luce) e trovarti a colloquio col nuovo ministro dello sviluppo, cosa gli dirai ? Dirai che a Magenta tutto va bene ? Noi siamo, invece, quelli a cui va male e siamo anche un po’ incazzati perché, nel frattempo, siamo stati definitivamente licenziati. A proposito, ma la tua promessa di interessarti al caso Novaceta ( era l’8 ottobre del 2010 ) com’è finita ? I fatti ci dicono che in un anno, abbiamo ricevuto da te solo un assordante silenzio. Novaceta, infatti, giusto un anno dopo, ha dato inizio alla demolizione degli impianti.
Ah ! dimenticavo, nonostante la tua promessa non mantenuta ( ma a dire il vero anche di quelle fatte e non mantenute dal PDL e dalla Lega Nord ) le elezioni amministrative ti hanno premiato. Ti comunico, infatti, che a Magenta ha vinto il tuo partito e sono già cinque mesi che governa la Città. Anche questi “nuovi” amministratori locali hanno dei progetti sull’occupazione del magentino.
Tutta la Città sta’ facendo ogni scongiuro possibile !
Mario De Luca
Movimento Popolare Dignità e Lavoro

martedì 25 settembre 2012

..E ADESSO NON DITE CHE NON LO SAPEVATE !


Una risposta all'articolo apparso sul blog di “Piazza Liberazione”.

Da circa quattro mesi c'è chi sistematicamente ha “qualcosa” da dire e da ridire verso la nuova Giunta magentina e verso qualche consigliere di maggioranza ( in particolare uno ). In politica, ma direi in Democrazia è legittimo e forse, se si utilizza sempre un canale etico, è anche salutare. Avere qualcosa da dire, informare la cittadinanza, avere comunque delle opinioni è decisamente un bene.
Quindi “C.C.C.P. “ ( saranno quattro ? ) e “Velina Rossa” ( sarà uno dei quattro ? ) sono legittimati ad esprimere il loro dissenso verso consiglieri ed assessori che non reputano all'altezza di amministrare la Città di Magenta. Certo, da chi si chiama CCCP e Velina Rossa ci si aspettava critica e dissenso principalmente ( anche ) verso quella giunta di centro-destra che ha amministrato ( male ) Magenta negli ultimi dieci anni. Ed invece CCCP e Velina Rossa, in quei dieci anni, erano presi da altre cose, chi da nobilissimi doveri “genitoriali”, chi da manie pseudo culturali-editoriali, per cui negli ultimi dieci anni non si sono ne visti e ne sentiti. In poche parole di fare politica a Magenta, nemmeno a pensarci. Ma non si sono mai visti, ad esempio, a fianco di quella sinistra magentina, che fa la sinistra, a fianco di quelle lotte giuste, e faccio riferimento, ad esempio, alle lotte per la difesa dei diritti dei lavoratori, del lavoro, dell'ambiente. E chi l'ha visti ?
Poi, appunto dopo dieci anni, e dopo Pisapia a Milano ( ma direi dopo la sciagura del Cavalier Banana a Palazzo Chigi e del Celeste in Regione Lombardia ) hanno pensato ( e ci hanno pure azzeccato ! ) che il vento sarebbe cambiato anche a Magenta. Ed è qui che ...mi inceppo ! Perchè gli assessori ed i consiglieri tanto contestati da C.C.C.P. e Velina Rossa erano con questi ultimi alleati a Magenta in opposizione a PDL e Lega .
...ed allora ? Allora accade che gli accordi non vengono mantenuti. L'autonominato ed autoreferenziato, se-dicente candidato Vice-Sindaco viene umiliato alle preferenze da Puntero Rosado e sarà ignorato dal Sindaco eletto, che ignorerà anche qualsiasi “compagno” della comune “campagna” elettorale ! Tutto C.V.D.
Il “Parroco” eletto nomina la Sacra Famiglia e le aspettative di una svolta a Sinistra “per Magenta” naufragano definitivamente.
Qualche giorno dopo la salita all'altare, le occasioni per aprire polemiche, con i vincitori e con i coalizzati trombati si sprecavano. I vincitori immediatamente in lievitazione, autoreferenziati e arroganti, senza però rendersi conto di rappresentare solo un misero 24% dei cittadini magentini ( ovvero, viene da se che il 76% dei cittadini non li apprezza !). I trombati, poi, dopo un iniziale imbarazzo ( quando il Parroco gli suonava la tromba ) hanno deciso di sputare peste e corna su i loro stessi alleati. E fin qui...transeat, dicevano i nostri padri latini. Sono affari loro, anche se, come dicevamo avevamo avvertito, a chi oggi si lamenta, di evitare un'alleanza con un partito che, per vocazione ( soprattutto magentina ) non ha nulla a che vedere con la “Sinistra”. In effetti le critiche che oggi i trombati muovono all'attuale maggioranza ci trovano perfettamente d'accordo, ma, è mai possibile che solo oggi si accorgono di “un PD totalmente subalterno agli interessi delle Banche , della Chiesa, dei cementificatori e dei potenti e lobby economiche, con gli inevitabili riflessi e coniugazioni a livello locale di queste scelte ; Piano Regolatore, aree dismesse...”,ma questo PD, “a livello locale” di oggi, non è forse lo stesso del maggio scorso ? Quindi due sono i fatti, o l'alleanza è stata sancita con la promessa di qualche poltrona in cambio dei voti oppure, i trombati, di politica non ne hanno mai capito niente, distruggendo sul nascere, invece, un progetto di Sinistra alternativa al centro-sinistra che poteva contare su tutte le forze di sinistra del magentino. In questo caso, ovviamente, avrebbero dovuto rigettare da subito, al mittente, la proposta oscena ed insignificante di “primarie magentine”. E non c'è alcuna spiegazione, anche perchè se qualche trombato avesse preso il posto del Puntero Rosado, come avevano ipotizzato, risultava egualmente che il consigliere eletto non sarebbe stato “nelle condizioni di essere politicamente e amministrativamente autonomo rispetto alle decisioni ed alle scelte del PD” come riportato nello stesso articolo di CCCP !
Parliamo adesso di cose serie. Nell'articolo di CCCP si legge anche :” le istanze della Classe Operaia magentina è viva e attiva ...” ( finalmente sentiamo parlare come parla la Sinistra ) ...”il fronte operaio non è sopito, le lotte dure e resistenti degli operai della Saffa e della Novaceta sono lì ad indicare il segno, anche e nonostante le difficoltà di una evidente frantumazione della Sinistra magentina che non ha saputo, per evidenti logiche di tipo personalistico dei propri gruppi dirigenti, indirizzarsi su una forte aggregazione comune a sostegno della Classe Operaia magentina “. Ebbene il riscatto morale di questa parte della politica magentina , di chi si nasconde dietro la propria inerzia che dura da decenni, di chi non ha mai partecipato ad alcuna lotta , per scelta personale ed egoistica poiché “preso” per altre cose, di chi non conosce affatto le realtà delle problematiche magentine in materia del lavoro, di chi non si è visto MAI, nemmeno agli incontri istituzionali o di solidarietà a favore dei lavoratori Novaceta e Saffa, di chi non sa nemmeno degli esposti, dei ricorsi alla Procura della Repubblica contro gli scellerati speculatori delle aree, di chi non si è mai assunto alcuna responsabilità firmando, ad esempio, quelle denunce, ebbene, il riscatto morale di queste persone, può avvenire soltanto dopo un'ammissione di responsabilità, gravissime, per aver considerato utile un'alleanza con una forza politica come quella del PD ed aver lasciato per strada quella parte della vera Sinistra magentina che, ogni giorno continua a battersi a sostegno dei diritti ...di tutti.
M. D. L.

martedì 11 settembre 2012

COSTRUIAMO UN MOVIMENTO CONTRO LA CRISI E CONTRO MONTI!


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Le nuvole della "crisi del debito" sono cariche di tempesta. La fine dell'estate ci porta i tentativi governativi di "salvare l'euro" continuando a massacrare i lavoratori. L'Alcoa,i minatori del Sulcis,la Fiat,l'Ilva di Taranto e le tante vertenze aperte in difesa del posto di lavoro,ci parlano della fatica,delle sofferenze e delle resistenze di tanti luoghi di lavoro e di tanti territori.
Insieme ad essi il dramma dei precari e degli insegnanti,l'offensiva contro i lavoratori pubblici, l'aumento delle tasse universitarie e l'attacco alla scuola pubblica che produce anch'essa rabbia e resistenza.
Quello che occorre è la costruzione di un grande movimento unitario contro la crisi,l'austerità e le politiche del Governo Monti. Un grande movimento nel quale possano confluire le organizzazioni sindacali conflittuali, le tante RSU E I LAVORATORI IN LOTTA, I PRECARI E GLI STUDENTI, LE DONNE E LE POPOLAZIONI DEI TERRITORI DEVASTATI DALLA LOGICA MICIDIALE DELLE GRANDI OPERE e della cementificazione selvaggia, dalle diverse Val di Susa ai Comitati per l'acqua pubblica.
Il movimento contro l'austerità e il debito di cui si sente una disperata necessità può provare anche ad utilizzare strumenti che mettano in discussione le micidiali politiche varate nei mesi scorsi
dal governo Monti.
Tra questi strumenti vi possono rientrare sicuramente i due "referendum sociali" per la cancellazione delle modifiche all'articolo18 dello statuto dei lavoratori e la cancellazione dell'articolo 8 dell'ultima finanziari berlusconiana, che rendeva possibile le deroghe al contratto nazionale.
Sinistra Critica sceglie quindi di partecipare ai comitati promotori di questi referendum che si stanno definendo in questi giorni e si impegnerà nella raccolta di firme,cercando di farne una leva per il conflitto sociale e l'allargamento della mobilitazione nelle piazze,nei territori,nei luoghi di lavoro.In questo scenario ,e di fronte ai compiti che incombono sui soggetti del sindacalismo conflittuale e della sinistra di opposizione,non possiamo che esprimere grande preoccupazione per quanto maturato nell'ultimo comitato centrale della Fiom.Non ci convince la scelta di offrire un "patto" a Fmi,Uilm e Federmeccanica per il 2013 che sterilizzerebbe la battaglia per il contratto nazionale di lavoro -con l'illusione magari di evitare la politica degli "accordi separati"-in cambio della "defiscalizzazione del salario".Tantomeno ci convince l'offerta fatta sul terreno dell'apprendistato-ampliandone l'utilizzo da parte degli industriali- sul cuneo fiscale alle aziende che fanno investimenti produttivi o sull'uso delle risorse del fondo Cometa per sostenere "l'industria di qualità"(?).Ci sembra che tutto ciò non vada certo nella direzione dell'unificazione delle lotte in corso intorno ad obiettivi chiari,mobilitanti e soprattutto corrispondenti all'esigenza dei lavoratori di difendere il proprio salario e il proprio lavoro.Ancor meno ci piace il tentativo di azzeramento della segreteria,aprendo quindi di fatto una crisi nel gruppo dirigente,con l'obiettivo evidente di rimuovere la presenza delle componenti di sinistra al proprio interno che nell'ultima fase ,in diverse occasioni,hanno messo in discussione l'operato del gruppo dirigente centrale della Fiom.
Ci sembra che un sindacato conflittuale non può che nutrirsi del pluralismo e della dialettica anche aspra tra diverse posizioni al proprio interno. L'appiattimento burocratico non può che seminare disorientamento e frustrazione proprio tra coloro che sono in prima linea a reggere l'urto dell'offensiva padronale.
Esecutivo Nazionale Sinistra Critica

sabato 8 settembre 2012

Novaceta : Storia di affari e delinquenti


Storia di affari e delinquenti

Allora, il 23 luglio scorso sembra proprio chiusa l'era Novaceta. Dopo 58 anni di “Storia” sono stati notificati gli ultimi 135 licenziamenti. Si, dico gli ultimi poiché la sventura è cominciata almeno 11 anni prima, quando nell'azienda mettevano piede ( e mani ) un gruppo di dirigenti delinquenti che occupavano, appunto per delinquere, le più alte posizioni gestionali.
Ricordo, come se fosse ora, ridicoli nani, condensati di ignoranza e presunzione, messi lì a condurre ( si fa per dire ) un'azienda il cui futuro era già segnato, e bisognava fermare l'azienda in modo indolore, bisognava fare che tutto perseguisse una sorta di “naturalità”. Allora quale metodo più “naturale” poteva essere quello di affidare l'azienda a dirigenti incapaci e disonesti che “naturalmente” avrebbero condotto l'azienda alla chiusura.
Proprio in quel periodo i dirigenti incapaci avevano, però, all'interno dell'azienda un grosso problema, quello di coniugare la loro incapacità manageriale e tecnica con la grande capacità tecnica, organizzativa e ricca di esperienze, di una prima linea di impiegati, capi reparto e maestranze che, fuori da ogni logica speculativa, avevano nella testa un solo messaggio :” rendere Novaceta sempre più grande, innovativa, propositiva, affidabile e competitiva. Bene, nel giro di soli due anni, tutte queste figure furono letteralmente fatte fuori, chi con prepensionamenti milionari e chi, dove evidentemente non si poteva, attraverso spostamenti di ruoli e di mansioni “motivate” e “sponsorizzate “ da uno slogan coniato proprio dal capo del personale :” c'è bisogno di un salto di qualità ! “
I nani incapaci e disonesti si circondarono di “yes-men” di eguale e comprovata incapacità. Questi ultimi, però, avevano un ulteriore problema, quella di non conoscere la dimensione ( enorme ) della propria ignoranza. Si faceva veramente fatica ad incontrare, nel quotidiano, nella vita normale di persone normali, gente più ignorante di questi galoppini graduati a caso ! A scanso di equivoci, ed a tutela dei lettori in merito a racconti eventualmente conditi con possibili esagerazioni, si fa presente che gli episodi di seguito descritti furono già pubblicati, nel momento storico di riferimento, sul giornalino di fabbrica che veniva redatto e distribuito all'epoca. Ricordo episodi sconcertanti, al limite del surreale, come quando un “yes-man”, richiamato in azienda ( fu licenziato una quindicina di anni prima per comprovata incapacità ) a condurre un fondamentale settore dello stabilimento, “sfoggiava” le sue “conoscenze tecniche” teorizzando in merito ai motori elettrici e sostenendo che tale macchina elettrica quando è “vecchia” gira meno velocemente di un motore nuovo !!! Ricordo anche che il suo primo collaboratore ( yes-man a servizio di yes-man !!!!!!! ) che, con estrema serietà, chiamava, quale componente di circuiti elettrici, “fusillo” il fusibile e, con grande capacità di attrazione, indicava quale parametro di riferimento per la durezza dell'acqua il “grado Farheneit “ in luogo del grado Francese.
Ricordo che arrivai fino a contarli ed a definirli in un articolo “ dieci piccoli indiani “. Ricordo di un episodio grave. Provo a descriverlo : Alcune strutture, che avevano una vita di ormai 50 anni, avrebbero dovuto, progressivamente, essere revisionate, proprio per garantire sicurezza di continuità produttiva e sicurezza alle persone. Cosa normalissima per ogni azienda che intende continuare la produzione, ma evidentemente non così per Novaceta che, sebbene in salute e con forti ricavi, era stata destinata alla chiusura. Ma la cordata di ignoranti doveva servire proprio che si evitassero revisioni e manutenzioni che avrebbero avuto l'effetto opposto a quello prefissato dai vertici aziendali cioè quello di allungare la vita a Novaceta. Le strutture in questione erano due serbatoi in ferro a pressione atmosferica, contenenti acqua calda e collegati tra loro in vasi comunicanti. Uno di questi serbatoi ebbe un cedimento strutturale dovuto a normale corrosione per una vita di 50 anni di continuo esercizio. Ebbene, non ci crederete, i dirigenti e la cordata di yes-men diagnosticarono l'impossibile : “implosione del serbatoio “ !
La domanda che può venire spontanea è quella di non comprendere il perchè, dopo tanti anni, si ricordino questi episodi. La risposta è semplice perchè la strategia adottata è grave ed è coerente con la nostra analisi, e ricordare questi episodi, non significa sputare addosso a quelle persone ( che pure lo meriterebbero ! ) ma vuol dire ricostruire, passo dopo passo, una linea strategica che l'azienda aveva disegnato e che avrebbe dovuto condurre alla fermata degli impianti nel giro di tre-quattro anni ( poi vedremo, di seguito perchè questo non accade nel periodo previsto. Si ricorda che siamo a cavallo del nuovo millennio 1999 – 2000 ). Dunque, ritorniamo all'episodio che stavo narrando : un'implosione implica un errore umano, mentre un cedimento strutturale è un chiaro segnale di necessità di interventi seri di manutenzione programmata. Evitare dunque le manutenzioni, addebitando l'errore umano, era indispensabile al fine di accorciare “naturalmente” ( in modo delinquenziale ) la vita della fabbrica.
La natura mafiosa di qualche dirigente ( ovviamente si può essere mafiosi anche se liguri, lombardi, romagnoli o friulani ) si conclamò quando fu ordinato ad uno di quei capo-reparto ( successivamente “fatto fuori”) di utilizzare , come olio combustibile per bruciatori, un olio inquinante ad alto tenore di zolfo. Tale prodotto fu fatto arrivare clandestinamente da uno stabilimento dismesso dello stesso gruppo. Quell'olio fu introdotto in Novaceta illegalmente e non avrebbe dovuto essere bruciato. Solo grazie alla resistenza di quel capo-reparto ( poi fatto fuori ) , l'olio non fu bruciato e fu evitato un gravissimo inquinamento alla città di Magenta e dintorni. Seguì una denuncia all'ARPA ed alla G.d.F. che, intervenuti a sorpresa, posero sigilli alle cisterne, effettuarono i controlli del caso e, accertate le irregolarità gravissime, sanzionarono l'azienda ed il dirigente delinquente. L'olio illegale fu inviato presso le strutture autorizzate allo smaltimento.
Secondo voi, cari lettori, dove poteva andare un'azienda così guidata ? Si dirà ma com'è possibile che nessuno sapeva e nessuno diceva ? Eppure tutto quanto su descritto e molto altro ancora veniva periodicamente pubblicato, come si è detto, sul giornale di fabbrica il cui autore/editore veniva sistematicamente tacciato, invece, come chi “voleva far chiudere la fabbrica “. Nelle bacheche aziendali, alcuni lavoratori, avversando il silenzio, su questi episodi, delle organizzazioni sindacali confederali, postavano decine di comunicati e denunce che sistematicamente venivano distrutte purtroppo anche da operai schierati col padrone o ricattati o timorosi. Tale fenomeno significò dare un enorme assist ai dieci piccoli indiani che anziché diminuire, come nel romanzo di Agatha Cristie, fecero proselitismo. In quel periodo uscirono dalle fogne quelle persone che non avevano e non avrebbero mai contato un cazzo ( perdonate l'espressione, ma ci voleva !). Alcuni capi-turno addirittura rispolverarono il biglietto di punizione per quegli operai non “allineati e coperti”. Ricordo poi le cene di dirigenti Novaceta con rappresentanti dei lavoratori, delegati sindacali e segretari territoriali. Una commistione unica. Segretari territoriali visti a pranzo ed ospiti di dirigenti Novaceta a cui davano del “tu”, da vecchi amiconi o da , appunto, compagni di merenda. Ed è con questo clima di “amicizia” tra rappresentanze sindacali ed una buona parte delle RSU aziendali che si prepara la strada. La strategia è quella di non “disturbare il manovratore “, quella di tener buone le maestranze attraverso i messaggi che continuamente alcuni rappresentanti sindacali diffondevano ai lavoratori. Le assemblee di fabbrica non erano più quei luoghi dove si parlava con i lavoratori, dove si ascoltavano i diversi pareri e dove, unitariamente, si decideva la strategia sindacale da presentare alla direzione. Le assemblee di fabbrica erano diventate quegli appuntamenti dove le RSU ed i sindacalisti territoriali riportavano ai lavoratori le decisioni aziendali, in ogni ambito, in ogni contesto. Ed accade che vengono chiusi i reparti a valle della catena di produzione, adducendo scarsa vendita dei prodotti ritorti o orditi ( poi invece si portava il filato da lavorare ad altre aziende esterne ). Poi viene chiusa l'infermeria, ed eravamo in quel periodo oltre 500 dipendenti. La motivazione era quella che non si potevano sopportare i costi di un'infermiera ! Poi chiudono la mensa aziendale ( haimè, le nostre conquiste degli anni '70 ! ), poi decidono di fare il grande passo : chiudere la centrale termoelettrica che alimentava lo stabilimento. Tutto ciò senza alcuna opposizione del sindacato. Una vergogna !!!
Siamo appunto nel 2004 ed un consigliere comunale a Magenta, con un colpo a sorpresa presenta una mozione in consiglio comunale che chiedeva il blocco delle aree, su cui sorgeva Novaceta , a vocazione industriale. Un consiglio comunale preso in contropiede ; cinque consiglieri dell'allora maggioranza non si presentarono all'assise cittadina. La minoranza ( l'opposizione ) dei consiglieri diventò maggioranza numerica e tutti i presenti votarono a favore di quella mozione. Le aree su cui sorgeva Novaceta diventavano di fatto intoccabili ( almeno per molti anni seguenti ). Gli immobiliaristi, la famiglia Cimatti, nuovi padroni di Novaceta, rimasero con tanto di naso !!! Erano saltati tutti i loro progetti. Non sarebbero bastati quei quattro – cinque anni ( ormai alla scadenza in quel periodo ) per fermare la fabbrica. I tempi si sarebbero allungati di molto. Ed allora che, mentre il barile veniva continuamente raschiato, Cimatti vende le aree, col vincolo, ad Unicredit. Siamo nel 2005. Più tardi Cimatti cederà anche le attività ad altri ( ultimo un certo Lettieri ) in un orgasmo di società che nascono e ,subito dopo aver partorito il mostro di turno,muoiono.
Ma al peggio non c'è mai fine, sindacati corrotti, ex dirigenti delinquenti ( richiamati dai Cimatti ) devono sostenere la qualità del prodotto per cedere le attività e dimostrare che queste sono remunerative, ma nel frattempo, però, non pagano i fornitori, continuano a licenziare, spostano utili da una società ad altre. Prendono tempo poiché il blocco delle aree ha creato dei grossi problemi. Ormai il processo di fermata della fabbrica è irreversibile, ma costoro devono prendere quanto più tempo possibile . Cimatti deve rispondere in Tribunale del fallimento della società che ha rilevato proprio la centrale termoelettrica Novaceta.
Cercherà ancora sponde politiche attraverso i suoi amici bresciani e regionali in genere. Poi, come dicevamo, appare Lettieri...Gianni. Chi è costui ? Già presidente di Confindustria della Campania, già padrone e/o amministratore-socio di dozzine di aziende che rileva e successivamente chiude. Già in affari con i padroni della “monnezza” in Campania . Un soggetto che ha amicizie con la politica campana ( Nicola Cosentino ) e con quella nazionale ( Silvio Berlusconi ) . Un soggetto che, con il suo entourage di “mozzarellieri”, nel pieno del Berlusconismo si sente forte, potente e protetto. Continua imperterrito, Lettieri, in quello che sa fare ed in quello per cui è stato mandato a fare ( ciò quello in cui non è riuscito Cimatti ) . Nel giro di pochi mesi Novaceta è definitivamente ferma !
Tutto quanto viene dopo sarà anche oggetto ( insieme a tutta la storia ) di indagine da parte della Magistratura.
La storia ...è appena cominciata !
Sik Sik

DI SEGUITO RIPORTIAMO ARTICOLI DI STAMPA CHE RIGUARDANO GLI ULTIMI DUE PADRONI DI NOVACETA.
E' POSSIBILE CHE NESSUNO PAGHI ? E' MAI POSSIBILE CHE GENTE SIMILE E' AUTORIZZATA A DISTRUGGERE LA VITA DI CENTINAIA DI FAMIGLIE ?


    Lettieri: «Sì, è vero, sono un uomo di Berlusconi e di Cosentino»
    NAPOLI – Cosentino? «E’ una persona per bene, su di lui metto la mano sul fuoco». Così Gianni Lettieri intervenendo su Radio 24 alla trasmissione La Zanzara. Il candidato di centrodestra mette fine così alle scaramucce che nei giorni scorsi si erano accese con il coordinatore campano del Pdl dopo le affermazioni dell’imprenditore in cui affermava che le amministrative «non sono un referendum su Silvio Berlusconi e Nicola Cosentino», ricevendo a stretto giro la replica dello stesso Cosentino che a Lettieri faceva notare che «senza di noi non si vince». Pace fatta quindi, tanto che Lettieri ha aggiunto: «Sì, è vero, sono un uomo di Berlusconi e di Cosentino, e allora?».
Francesco Parrella
07 maggio 2011

Nicola Cosentino salvo ancora grazie alla Lega

Tratto da il Fatto Quotidiano
Con 298 sì e 309 no, la Camera dei deputati ha negato l’autorizzazione all’arresto di Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’economia dell’ultimo governo Berlusconi e attuale coordinatore regionale del Pdl in Campania. Il deputato di Casal di Principe è accusato dai pm napoletani di concorso esterno in associazione mafiosa, per i legami intrattenuti con i clan dei Casalesi.
Il voto è avvenuto a scrutinio segreto, ma determinanti per salvare Cosentino sono stati i voti della Lega. Umberto Bossi – riferiscono fonti parlamentari del Carroccio – ha preso inizialmente la parola spiegando che dalle carte non si evince nulla nei confronti del coordinatore campano del Pdl.



Domani Cosentino a giudizio con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica
L'ex sottosegretario all'Economia e deputato Pdl ha schivato l'arresto per il diniego del Parlamento. La Cassazione l'ha definito "socialmente pericoloso", nonostante le dimissioni dal governo e la riduzione del suo "peso politico"
di Vincenzo Iurillo

E dopo anni trascorsi sulla graticola di un’inchiesta mediaticamente fragorosa, è arrivato il giorno del giudizio anche per l’imputato di camorra Nicola Cosentino. L’appuntamento è per il 10 marzo, alle ore 9.30, al primo piano del Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere. Il collegio C della prima sezione penale del Tribunale sammaritano, presieduto da Giampaolo Guglielmo, inizierà a vagliare le accuse di concorso esterno in associazione camorristica avanzate dai pm della Dda di Napoli Giuseppe Narducci e Alessandro Milita nei confronti del deputato ed ex sottosegretario all’Economia, originario di Casal di Principe (Caserta), tutt’ora coordinatore campano del Pdl e king maker delle trattative elettorali locali a nome del partito di Berlusconi in vista delle elezioni amministrative. A cominciare da quella per il candidato sindaco di Napoli: nei giorni scorsi proprio Cosentino ha accompagnato dal premier l’ex capo di Confindustria Napoli Gianni Lettieri, che a breve potrebbe ottenere l’investitura ufficiale.

L’ordinanza di arresto nei confronti di Cosentino, firmata il 7 novembre 2009 dal Gip di Napoli Raffaele Piccirillo, è stata confermata due volte dalla Cassazione ed è sempre in vigore. Non viene eseguita per il diniego del Parlamento. L’ultima volta a dicembre la Cassazione ha definito Cosentino “socialmente pericoloso”.

Lettieri, l’imprenditore che piace alla P3 (Fatto Quotidiano, 22 aprile 2011)
È il 26 dicembre 2009 quando Nicola Cosentino dice al telefono: “Stiamo puntando tutto su (…) Lettieri”. Si riferisce a Gianni Lettieri, oggi candidato sindaco di Napoli, all’epoca papabile candidato alle elezioni regionali. E ne sta parlando con Pasqualino Lombardi, giudice tributario, accusato di appartenere alla “P3”. Lettieri fu scelto dalla “P3” in contrasto alla nomina di Stefano Caldoro sul quale, invece, si costruivano dossier infamanti. Lettieri risulta estraneo alla “P3” e ai dossier contro Caldoro. Quelle intercettazioni però restano un biglietto da visita: la “P3” puntava su di lui. E non solo la “P3”. Tra i suoi sponsor – sempre stando alle intercettazioni – comparivano Marcello Dell’Utri (condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa) che incontra a Palazzo Pecci Blunt, la residenza romana di Denis Verdini, il 26 novembre 2009. La stessa casa dove la “P3”, appena due mesi prima, secondo l’accusa, organizzava le strategia per intervenire sulla Corte costituzionale per il lodo Alfano. Tra i suoi sponsor, come abbiamo visto, c’è Cosentino (sottosegretario di governo, sul quale pende una richiesta d’arresto per il suo rapporto con il clan camorristico dei Casalesi).
È UNA FIGURA complessa, quella di Lettieri, indagato per concorso in falso e truffa dalla Procura di Salerno. L’inchiesta riguarda la realizzazione d’un centro commerciale polifunzionale e il trasferimento d’un ramo d’azienda. Secondo le accuse, Lettieri avrebbe goduto – grazie alla delocalizzazione – di un “ingiusto profitto”. Sul suo stesso profilo Facebook, Lettieri vanti il curriculum del grande imprenditore: “Presidente e amministratore delegato di Atitech, è presidente della MCM Holding SpA, cui fanno capo otto società controllate o collegate che occupano complessivamente circa 800 addetti”.
I LAVORATORI della “Cdi Surl”, pochi giorni fa, gli hanno scritto per ricordargli che dal 5 maggio rischiano di diventare disoccupati. E in tanti gli ricordano che molti dei suoi dipendenti, sin dagli anni Novanta, vivono grazie alla Cassa integrazione. Con la sua finanziaria “Meridie” nella quale, scrive l’Espresso, compare anche un fiduciario della ‘ndrangheta e, come socio, l’ex ad di Unipol Giovanni Consorte, indagato a Milano per la scalata alla a Bnl. Per Meridie la situazione non è florida, ma Lettieri incassa la fiducia di Letta e Finmeccanica, che sostengono la sua Atitech, società di manutenzione aeroportuale. Società che valgono decine di milioni di euro. Ora vuole la poltrona di primo cittadino. E non si può dimenticare la sua telefonata con Martino, il 28 gennaio 2010, quando la Cassazione stronca ogni possibilità di candidatura di Cosentino. “Quella cosa di Nicola – dice Martino – non è andata bene, lo sai? Per cui (…) diventa più o meno unilaterale l’investitura su di te (…)”. “Sì, ma se si toglie questo di mezzo…”, risponde Lettieri, riferendosi a Caldoro.
Vincenzo Iurillo e Antonio Massari

Palenzona il nuovo broker del potere

E' passato solo un anno da quando Fabrizio Palenzona cercava di posizionarsi al meglio per la successione alla presidenza di Mediobanca. A piazzetta Cuccia la spuntò Renato Pagliaro. Quell' avvicendamento in pratica ha segnato l' inizio di una complessa manovra volta a "staccare" progressivamente Generali dalla pesante influenza che negli anni si è costruita nei suoi confronti Mediobanca. Palenzona, un uomo di 150 chili di peso a cui il padre aveva insegnato che non bisogna "far politica" perché nella vita occorre lavorare. Due volte sindaco democristiano di Tortona, poi presidente della Provincia di Alessandria grazie a una candidatura in extremis da parte dell' Ulivo di Romano Prodi, riesce a proiettarsi al vertice della Fondazione Crt alla metà degli anni ' 90, osservatorio privilegiato per seguire tutti i passaggi dell' aggregazione bancaria promossa dal Credito Italiano e dal suo astro nascente Profumo. E quando quest' ultimo esce di scena con motivazioni ancora oscure erano in pochi a pensare che fosse proprio Palenzona ad avvantaggiarsene in prima persona. . Poi qualcosa è andato per il verso storto, complici due aumenti di capitale e l' ingresso di capitali libici al momento della bisogna, fino al «Vogliono mettere le mani sulla banca», sfogo di un Profumo amareggiato a poche ore dal voto di sfiducia del consiglio di amministrazione. Arrivato nonostante le pressioni del ministro dell' Economia Giulio Tremonti affinchè ciò non avvenisse. La svolta, a ben vedere, è arrivata lì. Unicredit respira aria di banca di "sistema" sul modello di ciò che ha voluto diventare negli anni la Intesa Sanpaolo di Giuseppe Guzzetti, Giovanni Bazoli e di Corrado Passera. ...Altre relazioni pericolose sono passate sotto i ponti del salvataggio della Norman 95, società di Massimo Cimatti finita in liquidazione con un debito vicino ai 200 milioni e salvata in extremis da una cordata composta dalla Ilte di Vittorio Farina e Luigi Bisignani, la Cassa di Alessandria e Orione Investimenti (controllata dalla Fondazione Crt). Tutte entità che in qualche modo gravitavano intorno a Palenzona, il quale, però, finora è riuscito a superare indenne tutte le vicende penali che l' hanno riguardato e di pari passo è riuscito ad accrescere le poltrone su cui è riuscito a sedersi con il potere che ne deriva. Mentre con i concorrenti di Intesa il ramoscello d' ulivo potrebbe essere rappresentato da quei pacchetti di azioni Mediobanca e Rcs su cui con il salvataggio di Ligresti da parte di Unicredit ha messo una solida ipoteca.
GIOVANNI PONS - 04 aprile 2011 – libera recensione da Affari e Finanza




La denuncia: sottratti beni per 120 miliardi di lire. La difesa: accuse infondate

Prestiti e affari con gli immobili Palenzona indagato per estorsione


MILANO - Un caso di «cannibalismo societario»: per la Procura di Milano - che indaga per l' ipotesi di «estorsione aggravata» Fabrizio Palenzona (esponente della Fondazione Crt, vicepresidente di Unicredit e consigliere di Mediobanca) e altri 7 dirigenti o consiglieri legali dell' ex Iccri (Istituto di credito delle casse di risparmio italiane) - In particolare l' indagine punta sugli immobili ceduti il 26 ottobre 1998 alla Norman di Cimatti (dove oggi è consigliere Palenzona) per 57 miliardi e dalla Norman ceduti, lo stesso giorno davanti allo stesso notaio, alla Levante Norditalia per 78 miliardi, con plusvalenza razzo di 21 miliardi.
Ferrarella Luigi