venerdì 22 gennaio 2016

Una vergogna magentina a 360 °

Al netto delle polemiche che sono scoppiate su FB tra vecchi e nuovi amministratori della Città di Magenta, ci teniamo,come Movimento Popolare Dignità e Lavoro, avendone titolo in forza dei 7anni di presidio e di lotte, a fare alcune precisazioni al fine di integrare l'informazione ai cittadini.
Ci rendiamo conto che l'articolo che Vi alleghiamo è molto lungo, ma vuole essere una panoramica corretta e completa della indegna partita che hanno, e stanno ancora, giocando ignobili speculatori.




Abbiamo letto, con attenzione gli articoli pubblicati su “l’Altomilanese”  di venerdì 15 gennaio u.s. e fa piacere che, finalmente, dopo circa sette anni (c’è la denuncia del Movimento Popolare Dignità e Lavoro datata giugno 2009) si ricorda che “ l ‘area (adesso ) vale oro”.
Lo stabilimento è stato chiuso proprio perché le proprietà avevano intenzione di speculare su quelle aree che valevano oro, ma già dall’anno 2000, e poi con gli accordi tra società (Snia e Novaceta) , e poi con l’avvento degli immobiliaristi del gruppo Cimatti nel 2002, e poi con l’acquisizione da parte di Unicredit nel 2005, poi con gli specialisti delle finte crisi industriali ( lo stesso Cimatti ed il gruppo di Lettieri ) per arrivare appunto alla fermata degli impianti nel 2009 ed  alla chiusura totale dello stabilimento. Cose che avevamo detto e “certificato“ noi e ribadito ufficialmente dalla Procura milanese, oggi, con una ventina di soggetti rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta.
Anche se il Movimento Popolare Dignità e Lavoro ha tenuta alta l’attenzione dell’intera vicenda per questi ultimi sette anni (ed ancora da prima),  è  vero, invece, che la stampa cittadina, pur riportando le segnalazioni che avvenivano unicamente dal gruppo movimentista magentino, non ha mai ritenuto opportuno sottolineare come questa battaglia fosse stata snobbata da tutte le forze politiche ed istituzionali del territorio e che tale battaglia, di verità e di civiltà, fosse combattuta da un movimento di cittadini, pur politico, che, anche per i motivi indicati, è stato costretto ad essere  palesemente in conflitto con la precedente amministrazione magentina e con quella attuale.
Ma oggi, nel 2016, i nodi finalmente sono venuti al pettine. Ci si ricorda che i terreni “valgono oro”, che la speculazione edilizia passa per la crescita degli indici volumetrici ( da 0,30 ad 1  !!! ) , e che tutta l’area è centrale, rispetto al territorio, ed è di gran pregio.
Ciò che ci fa letteralmente imbestialire, e dovrebbe suscitare lo stesso sentimento a gran parte dei magentini, è la superficialità con cui l’attuale amministrazione cerca di mascherare altre verità ed altre magagne. Abbiamo, quindi, il dovere di precisare che :
1.      Ad oggi, tutta l’area, i 216.000 m2 sono già “industriali”, grazie ad una mozione del febbraio 2004 presentata in consiglio comunale dall’allora consigliere Mario De Luca ed approvata ( dicono… all’unanimità )
2.      Se si vuole dire che dei 216.000 m2 , una parte, cioè i 45.000 m2 (“pregiati”) sono liberi, anche questa notizia e perlomeno fuorviante. Quei 45.000 m2, durante il secondo mandato della Giunta Del Gobbo, furono, dall’allora consiglio comunale, di cui fanno parte ancora oggi molti esponenti ( di maggioranza  e di opposizione ) , oggetto di una delibera che prevedeva il cambio di destinazione d’uso e su cui era possibile l’insediamento urbanistico (si parlava di attività ricettive, alberghi, etc..). Fu proprio il Movimento Popolare Dignità e Lavoro che, con una petizione popolare, e con un’osservazione accompagnata da 600 firme, ottenne che, se quelle aree, su cui comunque non era insediata alcuna attività industriale riconducibile alla produzione di Novaceta, fosse esteso un nuovo vincolo che prevedeva ( e prevede ancora ) di dover mantenere integre alcune aree di servitù, in particolare, i passaggi del metanodotto, dell’elettrodotto e di sette pozzi di emungimento acqua. Ora, siccome quelle infrastrutture sono interrate a meno di 1,5 metri di profondità, fino a nuova delibera comunale, che annullerebbe quella precdente, non è possibile costruire un bel niente. Se, quelle, infrastrutture fossero state nel frattempo smantellate e rimosse, sarebbe stato commesso un gravissimo illecito di cui qualcuno ne dovrà rispondere.
3.      L’area Cral, 14.000 m2, diventerà un Parco. Benissimo, ma perché non si dice che, se davvero quell’area diventerà Parco Pubblico, il merito è esclusivamente del Movimento Popolare Dignità e Lavoro che l’ha richiesto nel corso dell’assemblea pubblica del 9 ottobre del 2013 e che ha raccolto, tramite una petizione popolare, oltre 2000 firme di cittadini del territorio a cui deve andare tutto il ringraziamento possibile. Se il Movimento, non avesse fatto tutti i passaggi di cui sopra, se non fosse nata l’Associazione Ri-Parco Bene Comune, se i militanti del Movimento non avessero dimostrato, con il proprio lavoro, di aver bonificato, pulito e reso fruibile, da tutti, quell’area, oggi, col cavolo che Unicredit ( ammesso che ci sia già nero su bianco ) avrebbe concesso quell’area all’Amministrazione Comunale di turno !!! Ed ancora, sarebbe un fatto ignobile, visto da qualunque angolazione, se Unicredit ed Amministrazione Comunale si fossero accordati sul futuro dell’intera area utilizzando come merce di contrattazione l’area Cral, sarebbe un fatto grave ed ignobile !
L’area Cral deve diventare Parco Pubblico a  prescidere da qualsiasi accordo. Deve
diventare Parco Pubblico poiché lo era già, di fatto, dal 1924. Deve diventare Parco
Pubblico poiché abbandonato al degrado più assoluto da oltre sette anni. Deve diventare
Parco Pubblico perché lo chiedono 2000 cittadini. Deve diventare Parco Pubblico poiché lo
prevede la nostra Costituzione  agli articoli 41 e 42 . Deve diventare Parco Pubblico poiché
altre amministrazioni comunali, ad esempio Milano e Napoli, applicando la Legge, hanno
rese pubbliche aree private abbandonate e lasciate al degrado. Quindi, su quelle aree, non
dovrà esserci alcun accordo. Pubbliche e basta, da sottrarre ad Unicredit !
4.      L’Assessore Salvaggio, continua a dare una notizia, sempre la stessa, ormai da tre anni. Ma
      badate bene che, ciò non è indice di coerenza , ma dell’esatto contrario. Sempre durante
      l’assemblea pubblica dell’ottobre 2013 , l’Assessore Salvaggio dichiarava che Unicredit
      aveva speso 8 milioni di euro per bonificare l’amianto all’interno delle ex attività produttive
di Novaceta e che ne avrebbe spesi ulteriori due milioni entro il dicembre 2013 ultimando, così, lo smaltimento amianto. Ad oggi , invece, al di là che 8 + 2 = 10 ( e Salvaggio continua a parlare di 8 ) , al di la che la presunta rimozione dell’amianto non è terminata nel dicembre del 2013 ma ( ancora sottolineiamo presunta ) almeno due anni dopo, al di là che la bonifica vera e propria dell’area Snia e Novaceta non è stata mai fatta e nemmeno mai pensata, al di là che proprio a ridosso dei 45.000 m2 ( che la Giunta prevede come edificabili ) esiste, ad oggi, una mega concentrazione di amianto ( la centrale termoelettrica ) di cui nessuno, nemmeno l’attuale proprietà, vuole farsene carico, al di là di tutto questo, l’Assessore Salvaggio NON PUO’ continuare a dire che “ Unicredit ci è venuta incontro, spendendo 8 milioni di euro per la bonifica dell’amianto “. La verità è che Unicredit, ha rilevato le aree Novaceta nel 2005 quando lo Stabilimento produceva 14.000 tonnellate di filato ogni anno, esportandolo in tutto il mondo, con un fatturato di 80  milioni di euro. Unicredit ha tolto il lavoro ed il reddito ai dipendenti Novaceta. Unicredit, per assecondare l’ingordigia di pochi ( le sue e quelle degli altri amministratori, oggi a processo ) , ha mandato sul lastrico 400 famiglie di magentini. Poiché, per chi non l’avesse ancora capito, fatturare 80 milioni di euro / anno, significa solo un piccolo divivendo per gli azionisti, mentre chiudere tutto avrebbe garantito, agli stessi, molte decine di milioni di euro SUBITO !
5.         Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro  non si è “limitato” a denunciare ogni tentativo di speculazione sull'area ma ha provveduto anche a elaborare un progetto di parziale valorizzazione e riutilizzo dell'area (quella sospetta di prossime speculazioni e quella ignorata della Centrale Termica) e delle infrastrutture in essa presenti (dalla Centrale Termoelettrica ai locali ex Mensa per finire al metanodotto, elettrodotto ecc.), ovviamente dopo bonifica. Per la Centrale Termica, già nell'incontro pubblico del 2013, avevamo anticipato il progetto di trasformazione in Museo Tecnologico. Il Progetto, integrato da ulteriori proposte e da una previsione di nuova occupazione, è stato presentato ufficialmente al Comune come contributo al nuovo PGT.
Vorremo infine, nell’interesse di tutti, sapere, dall’Egregio Direttore di “l’Altomilanese” , dalle informazioni che Egli ha raccolto, se, e come, Unicredit è banca vicina al PD, ovvero se lo è solo a livello nazionale oppure, secondo l’Egregio Direttore, se lo è anche a livello locale.

Movivento Popolare Dignità e Lavoro
 

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