Il centro Città della Napoli storica, via Toledo, giù dai
quartieri spagnoli, a due passi tra piazza Carità e piazza Dante. Tra queste
due piazze, nel “centro” più popolare e popoloso del centro storico, si trova “
la Pignasecca”, un nugolo di vicoli, di “bassi”, di pescivendoli, di “puteche”
che vendono di tutto. Un brulicare di donne e di uomini che da sempre si mischiano con le donne e gli uomini dei
“quartieri alti”, il Vomero, che
raggiungono “ ‘e puteche da Pignasecca” ,per comprare a buon prezzo, utilizzando
la Funicolare di Montesanto che collega la collina ed il centro storico in soli
tre minuti !
Una strada , parallela alla via Portamedina alla Pignasecca,
è la via San Liborio.
Una strada a me molto cara, semplicemente perché ci sono nato, in una casa al
5° piano del numero civico 23. La via San Liborio ,
viene descritta da un grandissimo Eduardo De Filippo nella sua incommensurabile
“Filumena Marturano”. Siamo nell’estate del ’43, precisamente il 9 settembre ,
anche a Napoli viene affisso il seguente comunicato :
La Repubblica sociale chiama alle armi i giovani delle classi 1923, 1924
e 1925; per chi non si presenta, così come per i militari in forza l’8
settembre, è previsto: pena di morte e rappresaglie contro le famiglie.
“I giovani dai 18 ai 20 anni sono chiamati alle armi per entrare nel
nuovo esercito della Repubblica Sociale. Il bando è apparso stamani sui
quotidiani e comincia a vedersi nei manifesti affissi sui muri delle città. Non
ha firma, ma è attribuito al maresciallo Graziani, ministro della difesa
nazionale. Verrà chiamato “bando Graziani”. Con una minaccia mai apparsa in
precedenza, né in Italia né altrove, il testo fa capire la generale situazione:
“In caso di mancata presentazione dei militari soggetti alla predetta chiamata,
oltre alle pene stabilite dalle vigenti disposizioni del codice militare di
guerra, saranno presi immediati provvedimenti anche a carico dei capi
famiglia”. Tra qualche mese la minaccia sarà aggravata: contro i renitenti alla
leva, cioè i giovani delle classi 1923-1924-1925, e i “disertori”, cioè gli ex
militari che non si ripresentano ai loro reparti, c’è la pena di morte; e in
molti casi la pena sarà eseguita.”
Il civico 23 della via San Liborio è un enorme
palazzo di architettura spagnola. E' formato da 6 piani, oltre il livello terra
e di altri 4 piani sotto il livello
strada, un vero rifugio che si collega con i cunicoli della Napoli sotterranea.
I giovani Napoletani non si presentano ai comandi
nazi-fascisti e trovano riparo in quel rifugio naturale, dove, di fatto, stava
nascendo quella che diventerà l’insurrezione popolare passata alla Storia come
le Quattro giornate di Napoli.
Ma il rifugio sotterraneo, in breve tempo, diventa
saturo, c’è bisogno di altri spazi, sicuri, perché in quei giorni squadracce
fasciste, conducono i militari tedeschi in quei luoghi, più o meno conosciuti.
Il rischio è altissimo, fucilazione immediata.
Si pensa allora di far salire quei giovani ai piani
fuori terra, ai piani alti, liberando in parte
“ i rifugi” . Ma le squadracce
nazi-fasciste entrano anche nelle case, e se trovano quei giovani e chi li
protegge, non c’è pietà, esecuzioni in massa, immediata, nella stessa strada !
Ma i fascisti ed i nazisti non hanno fatto i conti
con Napoli ed i Napoletani. In breve tempo, alcune camere degli appartamenti,
in quel di Via San Liborio, vengono letteralmente murate ed all’interno, con
sistemi di areazione improvvisati e uscite di “servizio”, ospitano decine di
giovani, che aspetteranno solo qualche giorno, il tempo di organizzarsi, di far
circolare la notizia di tempi e luoghi, per un’azione sincronizzata in tutta la Città. Grande Coraggio e
determinazione del Popolo Napoletano.
“Quando i napoletani decidono di insorgere contro gli
occupanti nazisti, il popolo è stremato da anni di guerra, da privazioni, dalla
fame e dalla carestia: tra il 1940 e il 1943, inoltre, Napoli è oggetto di
pesanti bombardamenti da parte degli Alleati. La scintilla che accende la
rivolta, appunto, il 27 settembre del '43: nel corso di una retata tedesca
vengono catturati migliaia di napoletani; centinaia di uomini, così, si armano
e danno vita all'insurrezione. Uno dei primi scontri tra i napoletani e i
tedeschi avvenne al Vomero, quartiere collinare della città, dove gli insorti
arrestarono una vettura nazista, uccidendo il maresciallo alla guida. Sempre al
Vomero, i napoletani assaltarono l'armeria di Castel Sant'Elmo e, al termine
della prima giornata di scontri, anche gli arsenali delle caserme di via Foria
e via Carbonara.”
“Dal 27 al 30 settembre del 1943 i cittadini di Partenope
insorsero e, con coraggio e determinazione, da soli cacciarono via le truppe
naziste. Quando, il primo ottobre, gli Alleati fecero il loro ingresso in
città, la trovarono sì devastata, ma già liberata: Napoli divenne così la prima città in tutta l'Europa occupata a
cacciare via i soldati del Terzo Reich. L'intera città, inoltre, è stata
insignita della medaglia d'oro al valore militare”.
Ancora oggi i valori della Resistenza, e quelle date del 27 ottobre del ’43 e
del 25 aprile del ’45, mi sono sacre ( dette da un ateo sembra un paradosso ) !
La voglia di Resistenza, dalla più “sacra”, appena descritta
a quella che cerca di contrastare gli egoismi della nostra società
contemporanea, che si schiera nella difesa dei diritti di tutte e di tutti, che
sfida i sedicenti “potenti” imprenditori e speculatori , ad esempio nella
questione Novaceta, nel nostro territorio, ha visto, ormai da molti anni, il Movimento Popolare Dignità e Lavoro sempre
in prima linea. Quest'anno non ci sarà la manifestazione magentina, ma noi ci saremo lo stesso, virtualmente e col cuore, nelle strade, ad onorare i Partigiani di questo territorio con uno spirito di fratellanza che oggi, una becera politica vorrebbe distruggere.
RESISTENZA SEMPRE
!
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