mercoledì 6 marzo 2013

Di amianto si continua a morire



<Paolone non ce l’ha fatta>. Tiberio Paolone, 54 anni, è morto sabato notte. Me lo dicono i suoi amici, le persone che hanno lavorato con lui, domenica, a un pranzo sociale organizzato dal Movimento dignità e lavoro a Magenta (Milano). Lo dicono a bassa voce. Io Tiberio non lo conoscevo. Chiedo di cosa è morto. <Amianto>.  Si chiama mesotelia maligno monofasico epiteliomorfo la malattia che colpisce le persone che come lui sono state esposte e hanno respirato l’amianto. Tiberio Paolone, che viveva a Sedriano (Milano) la sua storia l’aveva raccontata sul sito dell’Aiea (Associazione italiana esposti all’amianto), lo scorso dicembre. L’assunzione nel 1981 alla Fiam (fabbrica italiana ascensori montacarichi), i turni alla puntatrice singola, il primo contatto con l’amianto, attraverso i guanti e i grembiuli, <necessari> per quell’attività. Nel 1987 divenne delegato sindacale, l’anno successivo iniziò la sua battaglia per eliminare l’amianto in fabbrica. Raccontava anche della scoperta della sua malattia, nel 2010, il ricovero in ospedale. E attaccava la legge di Riforma delle pensioni del dicembre 2011, che ha allungato l’età pensionabile e, pur riconoscendo <deroghe a categorie deboli>, non ha incluso in quel gruppo le persone che hanno contratto un tumore a causa dell’amianto. <La nuova riforma delle pensioni è impostata sull’aumento della speranza di vita, la legge n. 257 del 1992, che ha bandito l’amianto in Italia, ha individuato dei benefici contributivi come oggettiva conseguenza della diminuzione della speranza di vita per i malati colpiti da patologie correlate all’asbesto. Com’è possibile che la nuova normativa non ne abbia tenuto conto?>, scriveva Paolone. Ha cercato più volte di contattare il ministro del Lavoro Fornero, per avere una risposta a quella domanda. Il titolare di quel dicastero non gli ha mai risposto direttamente. Chi lo ha fatto al posto suo, ha sempre negato a Tiberio e a tutti gli ammalati di amianto la possibilità di vedersi riconosciuta quella deroga.
Lo scorso ottobre, partendo dalla storia di Tiberio, il senatore Pd Felice Casson ha presentato un’interrogazione parlamentare, sottolineando che “per il mesotelia la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si ferma poco al di sotto del 20% nella fascia di età compresa fra i 45 e i 54 anni e diminuisce progressivamente con l’aumentare dell’età, ed attualmente non esistono cure per estirparlo definitivamente”. E chiedendo al ministro del Lavoro se intendeva assumere iniziative, normative o politiche, per chiarire nel testo della legge le categorie “deboli” aventi diritto alla deroga. E se non ritenga <che i grandi invalidi del lavoro e i malati di mesotelioma possano essere considerati categorie deboli>. Non c’è stata nessuna risposta.

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