sabato 25 gennaio 2014

Assemblea del 23 gennaio 2014 : sul territorio, una nuova rivoluzione sociale...

Assemblea generale lavoratori Novaceta del 23 gennaio 2014

Allora, la notizia ormai è vecchia, i giornali li avete letto tutti, la Procura di Milano ha emesso 33 avvisi di garanzia ad altrettante “persone per-bene” che hanno rubato , prima, con la cassa integrazione e la mobilità parte del nostro stipendio, poi con il licenziamento, non solo tutto lo stipendio ma hanno lasciato i lavoratori in condizioni molto difficili. I 33  ci hanno frodato due volte, una volta come lavoratori dipendenti ed una seconda volta come cittadini a cui hanno chiesto contributi per sovvenzionare quegli ammortizzatori sociali di cui non c’era bisogno. Hanno quindi frodato anche lo Stato e con la complicità di altre strutture. E’ cosa assodata che cassa integrazione e mobilità vengono concesse per soli due motivi: crisi di mercato e ristrutturazione dell’azienda. Bene entrambe le motivazioni non si sono mai realmente presentate. La ristrutturazione, è sotto gli occhi di tutti, non c’è mai stata. Per quanto riguarda la crisi di mercato, possiamo dire che se si era avuto un piccolo calo delle vendite nel 2004, questa fu immediatamente coperta dalla fermata del primo produttore al mondo di acetato, l’americana Celanese! Inoltre, documenti interni Novaceta, relativi al settore vendite, confermavano una netta ripresa degli ordini, già dal 2005. Alla ripresa degli ordini, l’azienda risponde, invece, con una contemporanea decapitazione della struttura vendita. Spostano il dirigente storico e licenziano 3 venditori. In poche parole, gli ordini c’erano e non venivano evasi ! Embè, ste’ cose alla Procura gliele abbiamo dette e provate !
C’è da dire anche che cassa integrazione, mobilità e cessione rami d’azienda (come nel caso della centrale termoelettrica) non sono
attuabili se non c’è l’accordo col sindacato e con l’ente erogatore dei sussidi (Regione Lombardia). Ma un sindacato, come fa a sostenere che c’è crisi se non fa alcuna indagine di settore. Ci siamo sgolati, e ci siamo messi contro tutti, per dire che la cassa integrazione non andava firmata, poiché quella firma era la condanna alla fermata dello stabilimento. Credo che, a questo proposito, di avvisi di garanzia ne arriveranno ancora alcuni !
A questo punto potremo anche chiuderla qui, la soddisfazione è immensa, avevamo visto giusto e con largo anticipo. Resta il rammarico che una parte di lavoratori, per dire queste cose doveva dirle sul piazzale e non poteva dirle nelle assemblee generali poiché i sindacati confederali e padroni non volevano. Forse la fabbrica non si sarebbe fermata. Forse.
Oggi abbiamo la possibilità di tentare di riprenderci ciò che ci è stato tolto. Oggi la Procura di Milano ha detto esattamente quello che noi avevamo sottoscritto nell’esposto di giugno del 2009 :  “cagionavano il fallimento della società attraverso operazioni dolose “ e sottraevano, distruggevano e falsificavano i libri e le scritture contabili della società “.
La crisi industriale quindi non c’è mai stata, la fabbrica veniva chiusa per speculare sulle aree.
Poi, hanno dovuto in parte, abbandonare il progetto poiché hanno trovato il blocco delle aree che il sottoscritto aveva fatto passare in consiglio comunale già dal 2004, hanno trovato 600 firme che non hanno permesso nemmeno di mettere un dito, anche su quelle aree dove non c’erano capannoni con macchine di produzione, ed hanno trovato infine un presidio che dura da quasi cinque anni, formato da uno zoccolo duro straordinario con un unico obiettivo: i ladri dovranno restituire il maltolto. Cinque anni di azioni mediatiche e di azioni fisiche fino allo sfondamento del cordone di carabinieri. Fino a documentare che all’interno della fabbrica non si stava mettendo in sicurezza come avevano assicurato proprietà, sindacati e istituzioni, in accordo totale, durante una riunione in Prefettura, ma stavano smantellando la fabbrica. Il solo Movimento si oppose a non concedere ad UNICREDIT la possibilità di essere “un unico interlocutore” nella , così detta, messa in sicurezza dello stabilimento. Sapevamo bene che avrebbero, invece, smantellato la fabbrica, eppure tutti, TUTTI, tranne Dignità e Lavoro, firmarono, consentendo ad UNICREDIT, così legittimata, di portare all’interno le sue aziende che diedero inizio alle demolizioni.
Oggi, con i 32 avvisi di garanzia recapitati ad altrettante “brave persone”credo che sia nostro dovere, e per fortuna anche interesse, costituirci parte civile nel processo penale che, quelle persone, dovranno affrontare, ed auspicarci che la giustizia completi il suo corso con più condanne. Dopo di me, l’Avvocato Landi spiegherà, dal punto di vista tecnico-legale, cosa bisogna fare, ma ho prima l’obbligo di spiegare come è necessario muoversi e come è possibile e doveroso continuare, tutti insieme, questa battaglia che sarà anche azione politica e sociale sul nostro territorio.
Dicevo prima che uno zoccolo di teste dure ha tenuto in piedi, ed al caldo, questa vicenda, ma senza l’eccezionale apporto di altre persone che con Novaceta non c’entravano assolutamente nulla, questo risultato, e speriamo quelli futuri, non avremmo potuto ottenerli. Non faccio nomi, poiché potrei dimenticarne qualcuno. Senza l’aiuto di persone esterne, volontarie e solidali, non sarebbe stato possibile chiedere ed ottenere consigli comunali aperti, effettuare banchetti e volantinaggio per la città, fare raccolta firme, interviste sui giornali ed alle televisioni, cene di finanziamento, raccolta di prove, di documenti, di fotografie, riunioni settimanali e nei giorni di festa, e tante altre azioni, fatte da gente che, semplicemente, crede che è possibile un altro mondo, un mondo fatto anche di solidarietà, di civiltà, di giustizia. Dunque, quello che ci apprestiamo a compiere deve avere una spinta che si chiama solidarietà. Non tutti di noi potrebbero affrontare i costi di un processo civile, ma dobbiamo trovare una formula poiché questo processo si faccia e si possa  raggiungere l’obiettivo che, ad ognuno, venga restituito, insieme alla dignità, ciò che è stato tolto. Questo processo dobbiamo farlo ma, necessariamente, potrà essere affrontato solo se la parola che lo governerà sarà  s o l i d a r i et a’ ! 
Gli avvocati, mi hanno detto e vi diranno, che le azioni che intendiamo percorrere sono molto costose, ma il sottoscritto sa bene che se ognuno di noi dovesse, da solo, intraprendere un’azione giudiziaria, pure con prospettive di lieto fine, abbandonerebbe immediatamente la partita, l’impegno economico non sarebbe sopportabile. Ecco allora che dobbiamo crearci una formula diversa, una formula però che passi da quella stessa convinzione ed abnegazione, patrimonio di quelle persone, di cui prima ne sottolineavo il profilo, che credono che un altro mondo sia possibile.
L’idea, e lo chiederemo all’Avvocato, è quella che per ogni soggetto, costituitosi parte civile, che non potrebbe garantire l’adeguata copertura finanziaria delle spese del processo, ci sia anche un altro, o più soggetti, che si assumono l’onere e la responsabilità di finanziare chi non ce la fa. Senza solidarietà non sarebbe possibile. Chi può di più deve sopperire, con quote più alte, rispetto a chi non può.
Parlo di quote, ma stiamo parlando, invece, di “un salvadanaio, anche se gli avvocati non vogliono sentire di certezze di vittoria. Io, invece, ci voglio credere! Ed allora se qualcuno avrà versato qualcosa in più, gli sarà di ritorno qualcosa in più. Ma se non perseguiamo questa strada, allora non sarà possibile fare niente. Solo se ci saremo tutti,  l’azione, non solo giudiziaria, ma anche mediatica, come evento eccezionale in ambito nazionale, avrà peso e risonanza determinante.
Il Movimento Popolare Dignità e Lavoro, potrà, ancora di più, essere quella forza d’urto necessaria sul territorio per evitare o limitare i soprusi, le arroganze, le corruzioni, le ingiustizie che la politica, le istituzioni, le amministrazioni colluse hanno determinato. I fatti parlano chiaro: a questo risultato di oggi non ci ha portato la politica, le istituzioni o il sindacato. Anzi, questi soggetti quasi sempre li abbiamo avuto contro. A questo risultato siamo giunti attraverso l’impegno volontario di un gruppo di donne e uomini che hanno detto, e rubo  un’espressione spesso ripetuta dal Paolo : “ io la mia faccia sotto i loro piedi non me la faccio mettere “. Così si fa ! Bravo Paolo !
Il soggetto, quindi, che sopporterà l’onere organizzativo sarà il Movimento a cui dovrebbero aderire tutti i ricorrenti, ma attenzione, l’adesione non servirebbe a niente se fosse mirata solo a perseguire la vertenza Novaceta. L’adesione al Movimento Popolare Dignità e Lavoro deve essere una sottoscrizione ad una rivoluzione sociale da compiere sul nostro territorio. Ognuno dovrà sentirsi interprete e protagonista di un  nuovo percorso sociale, ognuno si dovrà attivare per cercare altri aderenti, magari nel proprio ambito familiare, ma anche nelle amicizie e nelle persone con cui si ha contatto giornaliero. Questa condizione sarà necessaria a far crescere quella solidarietà che servirà a finanziare il progetto giudiziario Novaceta, altrimenti non ce la facciamo. Verrà quindi creato un fondo dove per un certo numero di anni ognuno verserà una quota secondo le proprie possibilità. L’idea è quella di rateizzare i compensi degli avvocati, ad esempio, in un certo numero di anni . Verrà aperto un conto corrente, esclusivamente dedicato al “ fondo causa “, dove ogni singolo versamento verrà registrato in modo da avere una scheda individuale e personale.
Dicevamo, ed è determinante, che il Movimento cresca anche dal punto di vista di aderenti e simpatizzanti esterni. Questo per due motivi : il primo è quello che più iscritti, più attività ed iniziative sul territorio, più solidarietà, porterebbero ad incrementare anche quel “fondo causa”, chiamiamolo così. Il secondo motivo è quello che  un Movimento che conta sul territorio ha concrete possibilità di incidere sulle scelte sociali, economiche e di risanamento del territorio stesso. Ha possibilità di incidere sulle politiche occupazionali e del lavoro. Cose che non fa più la politica da quando il rosso, il nero, il bianco e l’azzurro è diventato un unico colore, il grigio, dove l’imperativo è quello di rubare innanzitutto. Oggi, ad esempio, il Movimento Popolare Dignità e Lavoro, sta affrontando battaglie durissime con le istituzioni locali , a proposito delle aree dismesse, dove non solo controlliamo che vengano fatte le bonifiche di legge, ma chiediamo anche che su quelle aree, oggi concreto simbolo di speculazioni, si attivino, con gli strumenti urbanistici che sono propri delle amministrazioni comunali, quelle politiche che sviluppano il lavoro e le necessità di tutti. Stiamo chiedendo alle istituzioni di attivarsi affinchè parte delle aree Novaceta, una volta bonificate, ritornino alla comunità. Parlo ad esempio del Cral, del parco, dei campi da calcio e da tennis, del campo di bocce, della pista dell’atletica. Tali ristrutturazioni potrebbero creare ulteriori posti di lavoro. Una gestione fatta, ad esempio, bene, con metodo ed organizzazione, da chi, come voi, ha speso una vita a crearle ed a valorizzarle quelle strutture. Stiamo chiedendo, con forza, che su tutto il resto di quelle aree, che dovranno restare vincolate ad industria o artigianato, o agricoltura, sia prioritaria l’occupazione di ex lavoratori Novaceta. Ma per fare questo, dobbiamo essere in tanti ed agguerriti. Pertanto è necessaria un’adesione convinta al Movimento, e se siamo in tanti, quindi anche quelli esterni al caso Novaceta, tutto sarà più semplice.
Per cui l’adesione al Movimento dovrà essere un’adesione sentita, culturale, di azione. Ovviamente, non si chiede la stretta militanza, lo zoccolo duro di cui parlavamo prima continuerà ad esserci in quanto indistruttibile, poi con l’esempio, con i risultati, siamo certi che molti di voi avranno voglia di dare una sferzata ad una società che ci riserva, oggi, rancori e frustrazioni. Auguri a tutti !
Mario 
Magenta, 23 gennaio 2014

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