mercoledì 25 giugno 2014

La storia che si vuole dimenticare

Non sono, ahinoi, uno storico, ma sono uno dei figli della classe operaia
che si ribella alla cancellazione dalla storia (dalla vita è ormai
cosa fatta...) e del ruolo (e la vita) dei lavoratori che, anche in questa
cittadina (di seguito trovate alcune riflessioni sulla questione
legata in particolare alla storia del Cral Novaceta)  mi fa chiedere se
la cosa ha qualche importanza o è soltanto una mia fisima. Ho constantemente l'idea di
cercare qualcuno che ricostruisca la storia della classe operaia a
Magenta e ne faccia emergere il ruolo dimenticato, anzi volutamente
dimenticato dai nuovi ceti (ma vecchi,  la piccola borghesia - quella
di Claudio Lolli - che governa in conto terzi la vita politica e
sociale di Magenta e dell'Italia)... ecco  alcune frasi:

La storia che si vuole dimenticare: quando erano gli operai a creare
centri di socializzazione.

Magenta è una città la cui storia, per tutto il secolo scorso, è segnata
da una fortissima presenza operaia (metà della popolazione negli anni
'70) e da grandi fabbriche (Saffa, Laminati Plastici, Novaceta,
Plodari.....), che con il loro lavoro hanno fatto di Magenta una città
ricca e dal benessere diffuso, che con le loro lotte assieme a quelle
degli studenti hanno svecchiato una mentalità classista e provinciale
e hanno dato significato alla parola partecipazione e democrazia,
hanno fatto di Magenta il centro del territorio, hanno permesso ai
politici del tempo di far partire progetti come il Parco del Ticino e
l'Ospedale nuovo.... hanno fatto in breve di Magenta una vera città.

Su questo sfondo nascono i circoli operai di fabbrica o dopolavoro o
Cral nelle grandi aziende accanto a quelli politicamente schierati
come la Casa del Popolo– Ideal e ai più tradizionali circoloni e
circolini. Circoli che non sono rimasti esclusivi dei dipendenti delle
aziende ma che “automaticamente” sono stati aperti e alla cittadinanza
tutta, diventando di fatto altri poli di libera aggregazione e
socializzazione, istituzioni cittadine a tutto tondo. Come il Cral
della Plodari o quello della Novaceta....

Con la chiusura delle fabbriche queste vere e proprie istituzioni
cittadine sono state cancellate senza che nessuno (pochi: tra cui gli
studenti del Bramante) levasse una voce a tutelarle o almeno a
riflettere sul vuoto che si andava creando, aiutati, in questo scempio, dalla
memoria corta degli amministratori, sempre più lontani dal mondo del
lavoro quando non succubi della mitologia del cosiddetto “libero
mercato” (delle braccia e della vita altrui !), quasi che la
chiusura della aziende fosse un fatto irreversibile o che il passaggio di
mano di stabilimenti e aree fosse una banale transazione commerciale e
non una ferita nel tessuto sociale, nell'identità e nella storia della
città.

Ne sembra che i 33 avvisi di garanzia emessi dalla Magistratura contro
proprietari e dirigenti della Novaceta, per aver depredato l'azienda
fino a portarla al fallimento, o che la chiusura della storica ex Saffa,
da anni abbandonata e spinta alla chiusura, abbiano scosso gli animi.
C'è chi progettava speculazioni sull'area della ex Novaceta c'è chi ha
già pronto centri commerciali e di divertimento sull'area ex Saffa.
C'è stato anche chi aveva progettato a Magenta un'area divertimenti e
ha insediato sale giochi su terreni agricoli !

Orazio

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