lunedì 23 settembre 2013

Respirare l'amianto fa bene, la mafia non esiste, Berlusconi è una brava persona !

Gli articoli che seguono sono stati già tutti pubblicati da importanti testate giornalistiche ( Il Giorno, L'Espresso, Il Corriere della Sera, La Repubblica, ed altri ). Per approfondire e per sincerarsi dell'attendibilità delle informazioni successive basta ricercare in Internet, su qualunque motore,
le parole “chiave” di seguito riportate ed appariranno gli stessi articoli, tali e quali.
Ma cosa hanno in comune questi articoli. Cosa hanno in comune i loro protagonisti, i luoghi, le circostanze, gli affari, le tragedie.
Vi sembrerà paradossale, ma hanno in comune il nostro territorio. Non ci credete ? Seguiteci un po' .

Il primo “protagonista “ è Mario Chiesa. Negli anni 2004, 2005 , 2006 ed oltre, “vince” una gara d'appalto con Novaceta Magenta. Indovinate per cosa ? Per smaltimento di rifiuti speciali.
Qualche anno dopo viene arrestato nuovamente, dopo 17 anni da “mani pulite”. Eh si, il lupo perde il pelo ma non il vizio, e la prorietà Novaceta, che deve smaltire rifiuti, si rivolge a Mario Chiesa sapendo di trovare un'ottima collaborazione.

Leggete pure !

Arrestato Chiesa: ancora tangenti


L'ex presidente del Pio Albergo Trivulzio (già fermato nel '92 con la mazzetta da 7 milioni che diede il via a Tangentopoli) è considerato collettore di tangenti per un traffico di rifiuti.
Roberto Bonizzi - Mer, 01/04/2009 – 10:36

Il collettore di tangenti. Il "mariuolo", come lo definì Bettino Craxi prima di diventare il grande accusato. Rispunta 17 anni dopo e Mario Chiesa è sempre lui. Dentro a un'indagine per tangenti sui rifiuti illeciti. Lo chiamano "mister 10%", adesso. Come prima. Le mani sugli affari degli altri.
L'arresto : Chiesa è stato prelevato all'alba nella sua casa di Milano e portato in caserma, dove ha bevuto un caffè con l’ufficiale che gli ha notificato il provvedimento restrittivo prima di entrare a San Vittore. È accusato di associazione per delinquere finalizzata all’attività organizzata per il traffico e la gestione illecita di rifiuti, truffa aggravata ai danni di società pubbliche e private. "Abbiamo provato stupore - racconta il colonnello Michele Sarno, comandante dei carabinieri per la tutela dell’ambiente del gruppo di Treviso - quando dalle intercettazioni telefoniche abbiamo capito che ci siamo trovati davanti a un personaggio che ha fatto un po' la storia d’Italia".
L'indagine : Il vasto traffico illecito di rifiuti è stato scoperto dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Milano ha eseguito 10 provvedimenti restrittivi emessi dalla magistratura di Busto Arsizio.
Nel blitz, scattato 
alle prime ore di oggi, e coordinato dal gruppo tutela ambiente di Treviso, sono impegnati oltre 150 militari dell’arma della regione Lombardia e del secondo nucleo elicotteri di Orio al Serio, che stanno eseguendo anche 28 perquisizioni tra le province di Brescia, Milano, Como, Alessandria, Pavia e Varese.
L’indagine che segue quella chiamata Grisù del 2005 (19 arresti e 21 denunce), è iniziata nel giugno 2008 e ha accertato un un traffico illecito di rifiuti pari a 2.700 tonnellate.
Grande cervello Mario Chiesa sarebbe riuscito a far annullare una gara d’appalto, già vinta, rifare il bando e imporre come vincitrice una ditta della "società".
Per gli investigatori era il gran burattinaio del sistema al centro del quale c’era la Servizi ecologici Milano (Sem), la società di cui è amministratrice unica la sua seconda moglie, coadiuvata dal cognato, e in cui opera il figlio avuto da Chiesa dalla prima moglie.

Il secondo figlio è invece dipendente di un’altra società al centro dell'inchiesta, la Solarese. Chiesa sarebbe stato il grande elargitore: dava buoni benzina, buoni pasto e buoni d’abbigliamento facendo triplicare lo stipendio di chi partecipava al sistema. Lui avrebbe "controllato" le gare d’appalto vincendo al ribasso. Poi avrebbe "recuperato" con gli interessi facendo figurare quintali di smaltimento di rifiuti molto al di sotto di quelli reali, certificando servizi erogati, ma mai effettuati. Così il costo finale sarebbe "lievitato" del 10%.
Il mariuolo Mario Chiesa è uno dei dieci destinatari dei provvedimenti restrittivi emessi dalla magistratura di Busto Arsizio per un vasto traffico di rifiuti.
Chiesa, 65 anni, di Milano, è considerato dagli inquirenti il collettore delle tangenti nella gestione del traffico illecito di rifiuti. L’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio, secondo gli investigatori è
l’uomo del 10%. Il nome di Chiesa è fortemente legato all’inchiesta di Mani Pulite della magistratura di Milano degli anni ’90: è con il suo arresto, avvenuto il 17 gennaio 1992, fatto in flagranza di reato subito dopo avere intascato una busta con sette milioni di lire, una rata di quella che doveva essere la tangente per concedere l’appalto a una impresa di pulizia, che è iniziata la più nota inchiesta di Tangentopoli. Con l’arresto di Chiesa è emerso un vasto
retroscena di concussione e corruzioni a largo raggio che ha poi coinvolti numerosi esponenti della politica, della finanza e dell’imprenditoria.

Continuiamo il nostro “fil-rouge” e vediamo da chi è chiamato Mario Chiesa per far “smaltire” i rifiuti dal sito produttivo magentino. C'è una proprietà, la famiglia Cimatti, coinvolta in un crac finanziario di oltre 200 milioni di euro, e in bancarotta fraudolenta. C'è un dirigente di Norman '95 ( di proprietà dei Cimatti ) , tale Palenzona ( uomo forte di Unicredit ) che più tardi varcherà le soglie delle patrie galere, c'è un consulente della direzione di stabilimento, ex direttore generale , ligure ma residente a Marcallo con Casone, già beccato dalla Guardia di Finanza 5 / 6 anni prima per aver sversato in una cisterna da 500.000 kg di olio combustibile idoneo alla combustione, una enorme quantità di olio destinato, invece, allo smaltimento e proveniente da un altro sito industriale dismesso.

Questa associazione di delinquenti decide che i rifiuti tossici-speciali di Novaceta Magenta devono essere smaltiti da un pregiudicato delinquente, tale, appunto, Mario Chiesa.

Buona Lettura !
hursday 21 july 2011

Bocciata ieri la proposta di concordato preventivo, questa mattina il Tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della Norman 95, società immobiliare della famiglia Cimatti finita in crisi, dopo aver accumulato debiti per 200 milioni di euro. Negli anni Unicredit è stato il principale creditore della società (57 milioni), un legame suggellato dal fatto che il vicepresidente della banca, Fabrizio Palenzona, è stato anche vicepresidente della Norman dal 2001 al 2008. L’immobiliare della famiglia Cimatti è stata finanziata anche da Intesa Sanpaolo (45,4 milioni), Ubi (23,2 milioni) e da altri otto istituti per un totale di 150 milioni di debiti bancari, cui vanno aggiunti i debiti erariali e l’esposizione verso i fornitori.
«Risultando dalla situazione patrimoniale aggiornata debiti per un ammontare complessivo di oltre 50 milioni di euro - si legge nella sentenza - a fronte di un attivo stimato in circa 6 milioni di euro, la società versa in grave squilibrio patrimoniale tale per cui non risulta in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni».
Il timore dei banchieri è che da questo fallimento possano derivare complicazioni sotto il profilo penale per tutti gli ex amministratori della società. Non è un caso che sia stato tentato il possibile per evitare che si arrivasse alla dichiarazione ufficiale del crac. La proposta di concordato era stata accettata dalle banche, era stata ma bocciata dal 70% dei fornitori. Nel respingere l’istanza, ieri, i giudici hanno notato che il voto favorevole delle banche si è basato su considerazioni più «complesse» rispetto alla valutazione della probabilità di recupero dei crediti. Tradotto: più che a recuperare i soldi, nell’accettare il concordato i banchieri hanno forse pensato a evitare le eventuali complicazioni giudiziarie del crac.
È significativo che la proposta di concordato sia stata presentata da un trio di soggetti – Concilium, dalla Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria e alla Fondazione Crt (azionista quest’ultima di Unicredit) – dietro il quale si intravede l’ombra dell’uomo forte di Piazza Cordusio, grande regista peraltro della cacciata dell’amministratore delegato Alessandro Profumo.
Oltre che politico di riferimento della Crt, Palenzona è anche consigliere di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, mentre Concilium è una società controllata dall’imprenditore Vittorio Farina, patron della Ilte, una delle maggiori stamperie italiane, di cui, secondo la Procura di Napoli, sarebbe “procuratore" Luigi Bisignani. Ossia il lobbista al centro delle indagini sulla P4, agli arresti domiciliari da metà giugno, grande mediatore, secondo i pm napoletani, di nomine e favori nelle aziende controllate dal Tesoro. È almeno a partire dal 2005 che Palenzona e Bisignani hanno intessuto rapporti sempre più stretti. In una telefonata, finita nelle intercettazioni disposte dai magistrati napoletani, il vicepresidente di Unicredit parlava così a Bisignani: «L’unico amico mio che ho è Bisignani e Geronzi invece mi fa la guerra. Porca puttana io sono contento di avere amico Bisignani, ricordatelo è un onore per me». ( Fonte: www.linkiesta.it)

La Repubblica - Norman, trema un altro immobiliarista milanese
10.12.2009
di Ettore Livini
MILANO - Trema un altro pezzo dell´immobiliare milanese. Il tribunale meneghino dovrà decidere nei prossimi giorni il destino della Norman 95, la società controllata dalla famiglia Coen e da Massimo Cimatti e partecipata anche dal gruppo Ligresti (15% tramite Immobiliare Lombarda) e da Fondazione Cassa Alessandria (9,6%). Sul tavolo dei giudici due alternative: il fallimento con la liquidazione degli asset o il concordato preventivo del gruppo, messo in ginocchio da quasi 200 milioni di debiti, tra gli altri verso Unicredit (57 milioni), Intesa (45) e Ubi (23).
Il salvataggio della Norman è assai complicato anche per la conflittualità che ha visto contrapposti tra di loro negli ultimi mesi i soci, Coen da una parte, Fondazione e Ligresti dall´altra.
Una serie di scontri culminati a fine ottobre con un braccio di ferro sulla nomina dei liquidatori del gruppo, risolta (in attesa di accettazione degli interessati) conla scelta di Alessandro Manfredini per gli azionisti di riferimento e di Paolo Mariconda per conto delle minoranze.
I tempi, però, adesso sono strettissimi. I magistrati avrebbero subordinato il via libera a un´eventuale concordato – sempre che arrivino proposte serie – alla garanzia del pagamento degli stipendi arretrati ai dipendenti. E la loro decisione è attesa nelle prossime ore.
Un faro sul salvataggio di Norman – nel tentativo di arrivare a un piano di salvataggio in extremis – l´hanno acceso nelle ultime settimane la famiglia Ligresti e la Fondazione piemontese, il cui consigliere Fabrizio Palenzona (che è pure vicepresidente del creditore Unicredit) è stato a lungo numero due della società immobiliare di Cimatti. Nei giorni scorsi sarebbe stata preparata una sorta di bozza preliminare di intervento per evitare il crac, con la creazione di una newco che avrebbe tra i suoi soci alcuni dei creditori, Immobiliare Lombarda e le Fondazioni bancarie interessate (forse pure quella di Asti). Un interesse di massima per partecipare all´operazione sarebbe stato espresso anche dallo stampatore Vittorio Farina, da tempo attivissimo sul fronte del mattone. Il piano però potrà scattare davvero solo il tribunale non farà scattare il fallimento del gruppo.
Sotto il cappello della Norman, oltre ai debiti, ci sono anche degli asset di valore come Sansicario, cinque piani a reddito del Wtc a Bruxelles, alcuni progetti immobiliari a Milano e cespiti alberghieri. Le tre principali controllate sono la Sofie (partecipata al 42% da Fondazione Cassa Alessandria) specializzata nella valorizzazione di iniziative immobiliari, la Ream – una Sgr che nel capitale, oltre a Norman e Alessandria, ha anche la Fondazione cassa Asti – e Gladstone, la holding cui sono affidati i piani di sviluppo (completati per un terzo) sulla località sciistica piemontese.

Abbiamo dunque visto come i rifiuti speciali di Novaceta Magenta sono il “collante” per “galantuomi” che si chiamano Mario Chiesa, Cimatti, Palanzona, un residente di Marcallo con Casone, e poi di Unicredit e Norman '95.
La gentaglia di cui sopra ne hanno fatte di tutti i colori, ma i loro progetti di speculare sulle aree hanno incassato un colpo notevole ed imprevisto. Un knock-out inferto dal vincolo industriale sulle aree arrivato, a sorpresa, dal consiglio comunale di Magenta.
Si affacciano nella nostra Città altri personaggi di spicco ( sempre delle patrie galere ) . I nuovi attori sono : “ the family “, ovvero la famiglia Ligresti ( quasi tutti in gattabuia e qualcuno contumace ), Gianni Lettieri ( coinvolto in numerosi processi e fallimenti ) sponsorizzato alla candidatura a Sindaco di Napoli dai pregiudicati Nicola Cosentino, già deputato PDL e capogruppo di Lettieri ed il già delinquente, Silvio Berlusconi.
Lettieri dirà di Cosentino :” Cosentino è amico mio, ed allora ? “, Berlusconi dirà di Cosentino : per Cosentino, garantisco io ! “. Come si dice da pregiudicato a pregiudicato !
Infine ricordiamo i benefattori della Città di Magenta: Ligresti e Lettieri sono soci di    " I.& S. mediterraneo " che deteneva il 15% di Novaceta. 

Gianni Lettieri, il candidato sindaco di Napoli e il lato oscuro della sua attività imprenditoriale in un'inchiesta dell'Espresso
Una fortuna con origini misteriose, una scia di aziende fallite alle spalle, numerose amicizie nelle stanze del potere: l'inchiesta del settimanale L'Espresso fa luce sulle molte ombre del candidato sindaco del Pdl per le elezioni comunali di Napoli 2011, Gianni Lettieri.
Gianni Lettieri, il candidato sindaco di Napoli dato per favorito alle prossime elezioni comunali 2011, finisce sotto la lente d'ingrandimento del settimanale d'inchiesta L'Espresso. Secondo i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianfrancesco Turano, la fortuna economica dell'imprenditore napoletano prestato alla politica avrebbe“origini misteriose” mentre nel suo passato ci sarebbero una sfilza di imprese fallite. L'inchiesta prende spunto dalle parole del sentatore Emiddio Novi, che nel 2006 in Commissione Antimafia chiedeva: “Come mai da modesto imprenditore che alloggiava in un modesto appartamento di 120 metri quadri a Salita Arenella numero 9, in pochissimi anni si trasforma in un imprenditore di questo livello… Chi stava dietro questo signor Lettieri? Quali erano i rapporti di questo signore con la politica? Qual era il sistema di potere?”
L'Espresso sottolinea quanto poco si sappia dell'uomo della Confindustria Napoli e solleva dubbi sulla sua finanziaria Meridie, che – stando a quanto scrivono Fittipaldi e Turano – avrebbe all'interno un “fiduciario della ‘ndrangheta”. L'articolo continua ricordando che la laurea honoris causa viene conferita pochi mesi fa a Gianni Lettieri dall'università privata napoletana Parthenope, il cui preside sarebbe stato nominato nel collegio sindacale di una società dello stesso candidato sindaco di Napoli alle elezioni 2011.
L'Espresso mette in dubbio anche le capacità imprenditoriali di Gianni Lettieri, il cui nome sarebbe collegato a svariate aziende fallite o finite in liquidazione. Tra queste ci sarebbe proprio la finanziaria Meridie, che si trova in amministrazione straordinaria da Bankitalia. Altro affare condotto da Lettieri sarebbe l'acquisto del 25% della compagnia aerea Livingstone, finita in insolvenza a novembre. Infine, una controllata che costruisce pannelli fotovoltaici avrebbe subito una perdita netta di due milioni di euro.

Gianni Lettieri è candidato sindaco di Napoli per il centrodestra, ma è finito sotto processo per truffa con il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca
, che invece è di centrosinistra. Il motivo è la trasformazione di alcuni terreni su cui Lettieri aveva fabbriche di jeans a uso commerciale e residenziale. Nonostante questi fallimenti,L'Espresso elenca i numerosi sostenitori di Gianni Lettieri: vanno dal Cardinale Crescenzio Sepe, fino all'ex-governatore della Campania, Antonio Bassolino. Senza dimenticare l'uomo che lo ha proposto a Silvio Berlusconi, Nicola Cosentino – su cui spicca un mandato di arresto per associazione camorristica con il clan dei Casalesi.

...continua...


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